lunedì 20 maggio 2019

Valore pedagogico del reddito universale su blockchain

Sul valore pedagogico del reddito universale su blockchain
di: Marco Saba, 20 maggio 2019



"Chi sa fare, faccia. Chi non sa fare, insegni. E chi non sa insegnare ? Insegni pedagogia!"


A 40 giorni dall'inizio dell'esperienza del reddito universale su blockchain è ancora un po' presto per trarre delle conclusioni significative, ma proviamo ad inidividuare il potenziale pedagogico dell'iniziativa che si propone come banco prova per una riforma strutturale del sistema di gestione degli scambi in denaro, oltreché come sussidio universale per eliminare la povertà a livello globale, cosa che appare come primo ambizioso obiettivo.

Premetto che mi pongo come osservatore esterno di una iniziativa che è stata presa da un pubblico di appassionati proveniente da vari paesi e di estrazione sociale e culturale molto differenziata. I dati da cui elaboro delle osservazioni sono tratti da vari canali Telegram che in varie lingue trattano dell'esperienza, circa una decina, di cui il più affollato conta 2.300 partecipanti.

I due paesi che si stanno maggiormente interessando all'iniziativa sono l'Italia, con oltre diecimila redditi distribuiti, e la Nigeria con 900 redditi già assegnati. Le altre zone, Stati Uniti, America Latina, Svizzera, Danimarca, etc., non hanno ancora una significativa partecipazione. Gli Stati Uniti ad oggi hanno ad oggi solo circa 200 aderenti, nonostante che il movimento UBI (Universal Basic Income) abbia avuto là grande risonanza tanto che vari miliardari americani, almeno a parole, hanno sostenuto pubblicamente l'iniziativa: Bill Gates. Oprah Winfrey. Mac Miller. Carl Icahn. Brian Solomon. Steve Bertoni. Nathan Vardi. Elon Musk. Richard Branson. Ev Williams, Jack Dorsey e Larry Ellison. Un volontario ha anche realizzata un'APP che in pochi giorni è già stata scaricata da oltre mille utenti.


L'impatto di carattere pedagogico attiene al pubblico in generale, agli operatori istituzionali, ai politici, ai media e agli economisti o commentatori che ci propinano la versione ufficiale delle problematiche economico-monetarie, nonché alle numerose organizzazioni benefiche che inseguono obiettivi dichiarati che sarebbero appunto facilmente ottenibili col semplice reddito universale (Terzo settore, ONG, organizzazioni religiose, organizzazioni politiche, sindacati, etc.). Il pubblico professionalmente più direttamente interessato è quello degli operatori bancari e delle criptovalute.

L'esperienza del reddito universale su blockchain sta insegnando che è possibile fin da subito, con minima spesa, organizzare un sistema che provveda a distribuire mille euro, o l'equivalente in altre valute, sotto forma di contante digitale a corso libero, su blockchain. Il pubblico, infatti, non ha nessun costo da sostenere per accedere al borsellino elettronico (www.equacoin.cash), per aprire un negozio virtuale (https://secure.equacoin.cash/equazone/), per scaricare l'APP o per partecipare ai gruppi di discussione su telegram. L'unico onere è quello di pagare tutte le transazioni l'equivalente di un centesimo di euro utilizzando un centesimo di EquaCoin. Il fatto che tutto il movimento di volontariato si sostenga già solo con questo minimo contributo, enormemente inferiore al solo costo delle transazioni bancarie o quello su altre blockchain, permette di trarre delle prime conclusioni:

1 - Creare e distribuire denaro contante dal nulla su blockchain non ha costi significativi. In un recente articolo Thomas Fazi scrive: "Basti pensare al fatto che la stragrande maggioranza delle transazioni e del “denaro” circolante oggi sono digitali; dunque, non ci sarebbe bisogno di stampare e di distribuire alle banche vagonate di banconote da un giorno all’altro, ma in un primo tempo si potrebbe introdurre una nuova valuta a livello digitale. Dunque la cosa è tecnicamente fattibile, anche se ovviamente ci sarebbero dei costi, alcuni dei quali non sono quantificabili perché dipendono da fattori esogeni che sono al di fuori del controllo del paese...".
E mentre lui scriveva, si stava già realizzando quanto invece questi costi sono minimi. Ricordiamo che la creazione di denaro bancario costa oggi al pubblico tutto il capitale oltre agli interessi "legali", che sarebbero invece dovuti solo su prestiti in denaro a corso legale...

2 - Il sistema monetario, almeno per quanto riguarda la semplice gestione delle transazioni, può sopravvivere semplicemente facendosi pagare tutte le transazioni ed i bonifici, nazionali ed internazionali, solo un centesimo. Oggi i costi che paghiamo per l'home banking vanno da 0.58 centesimi a 80 euro a operazione, a seconda che sia nazionale o internazionale, con ulteriore costo del "borsello" (conto corrente) di circa 100 euro l'anno, che su blockchain è gratuito. E' evidente che ci sono margini spropositati che oggi stiamo pagando a chi fornisce i servizi tradizionali.

3 - Il sistema bancario potrebbe creare tutto il denaro che vuole senza alcun vincolo patrimoniale, così come fanno gli algoritmi, evitando di esporre false passività a bilancio che finiscono per gravare, direttamente o indirettamente, sempre sul pubblico.

4 - Il sistema politico potrebbe prendere atto che tutta la narrativa sul debito pubblico, fino ad oggi propinata al popolo sovrano, è costellata da assurdità insanabili che potrebbero legittimamente causare una rivolta. Una volta présone atto, si dovrebbe invertire rapidamente la rotta utilizzando tutti i media disponibili, prima che il pubblico si formi un'opinione definitivamente negativa sul reale scopo delle istituzioni in questa bolgia infernale di corruzione senza fine. I primi che dovrebbero muoversi facendo outing dovrebbero essere proprio coloro i quali traggono ed hanno tratto apparenti vantaggi - volenti o non volenti - da questa situazione: i mandarini da 300mila euro l'anno.

5 -Il governo dovrebbe studiare subito una specie di amnistia/condono, evitando il panico disordinato tra i corrotti pentiti, per favorire il processo di re-informazione e ri-educazione del pubblico attuato in contemporanea da tutti i media disponibili allo stato.

Questa ipotesi mi appare sinceramente l'unica strada percorribile seriamente per sanare la situazione e salvare il paese.

Il reddito universale incondizionato è, tra l'altro, un piano B attuabile fin da subito che ha i seguenti vantaggi:
1 - Non c'è necessità di uscire dall'euro;
2 - Non c'è necessità di uscire dall'Europa;
3 - Al momento opportuno, tutti gli euro tradizionali potranno essere cambiati con gli euro digitali ed i mini-bot cartacei, potendo quindi essere destinati a saldare il debito italiano;
4 - Il sistema non crea debito pubblico ma anzi lo risolve;
5 - Il sistema non peggiora i bilanci bancari;
6 - Il sistema aumenta il PIL ed incrementa la domanda interna europea;
7 - Il sistema toglie imediatamente dalla povertà almeno dieci milioni di italiani (tutti quelli che oggi non sono in grado nemmeno di pagarsi il riscaldamento invernale)
8 - Il sistema funziona da valvola di sfogo economico e dovrebbe risolvere o attenuare i casi di suicidio e violenza causati dalla disperazione economica.
9 - La microcriminalità dovrebbe scomparire.
10 - In cinque anni, il rapporto tra moneta circolante e debito aggregato arriverebbe a uno a uno, in caso d'implementazione immediata della misura.

Conclusioni

Si potrebbero distribuire 7mila miliardi di euro al mese a sette miliardi di persone (tutto il pianeta) con una spesa mensile effettiva di soli 70 milioni. Con 840 milioni l'anno, meno di quello che avanza all'Italia dal programma RdC ("Reddito di Cittadinanza"), si risolverebbe la fame nel mondo.

Partire dall'Italia restituisce dignità al paese e farebbe da capo-guida per tutti gli altri paesi europei che hanno a cuore la stabilità geopolitica del continente. Questa rivoluzione tecnologica pacifica offre una opportunità irripetibile di redenzione per creare davvero un NUOVO ordine mondiale, perché di quello vecchio siamo un po' tutti parecchio stufi. Attiviamo fin da subito tutte le organizzazioni del terzo settore e le ONG per diffondere la lieta novella.