Rahmatian,
A. (2018) Il denaro come debito legalmente esigibile. European
Business Law Review, 29(2), pp. 205-236.
Estratto
tradotto:
pp. 27-34 da: http://eprints.gla.ac.uk/142552/7/142552.pdf
5
La legge tedesca come esempio per l'esecuzione
del denaro bancario come debito: risultati di un'intervista
Quando
si cerca di trovare la base legale per la creazione di denaro
bancario attraverso il credito da parte delle banche commerciali,
vale la pena guardare le leggi in Germania. La tradizione del
Rechtsstaat [207] con il suo intrinseco principio della certezza
del diritto [208] e le esperienze della completa corruzione del
sistema costituzionale e giuridico nel Terzo Reich che l'idea del
Rechtsstaat avrebbe dovuto salvaguardare, hanno spinto l'ordine
giuridico tedesco a fornire regolamenti meticolosamente
dettagliati in tutti i settori del diritto per dare effetto al
principio di un potere esecutivo costituzionalmente completamente
responsabile, insieme ad un complesso sistema di tribunali
specializzati. E in effetti, c'è una norma che si occupa della
creazione di denaro bancario attraverso il credito da parte delle
banche commerciali. Il punto sorprendente è che questa norma
potrebbe essere interpretata come un divieto.
La
legge bancaria tedesca del 1998 (Kreditwesengesetz 1998, KWG),
prevede al §3(1)(3) che l'esercizio dell'attività di prestito o
di deposito è vietato se, per accordo o secondo la normale
prassi commerciale, è impossibile o reso seriamente difficile
disporre dell'importo del credito o dei depositi mediante il
ritiro in contanti. [209] Questo divieto risale a una
disposizione del Banking Act del 1961 [210] e aveva un
predecessore in un divieto simile in una legge del 1934, [211]
non a caso, dato che il crollo finanziario del 1929-31 era fresco
nella memoria della gente. [212] Una violazione di questa norma
rende nullo l'intero accordo; [213] inoltre, è un reato penale.
[214] L'idea di questo divieto di uso improprio del denaro
bancario o del pagamento senza contanti è che le banche possono
altrimenti fornire credito senza avere liquidità (contanti)
disponibile come attività di supporto e possono quindi
influenzare in modo sproporzionato, in particolare aumentando la
quantità di denaro e di conseguenza disturbando la stabilità
finanziaria di un'economia nazionale. Questa era esattamente la
ragione data per l'introduzione del divieto nel §3(3) della
legge bancaria del 1961; [215] la disposizione corrispondente nel
§3(1)(3) dell'attuale legge bancaria del 1998 è identica.
Questa norma impedisce anche la creazione di circoli di cambio
isolati nell'economia in cui la consegna di merci viene pagata
solo con l'accredito di un importo su un conto come corrispettivo
che non può essere ritirato e convertito in contanti. [216] Una
società o una banca potrebbe sennò ottenere teoricamente una
capacità infinita di concedere prestiti. Poiché i depositi non
potrebbero essere prontamente ritirati, una garanzia dei depositi
sarebbe dubbia. E' quest'ultima preoccupazione che i commentatori
considerano come il punto principale a cui la proibizione è
diretta, più che il pericolo per l'economia generale a causa di
un'espansione potenzialmente incontrollata del denaro attraverso
la concessione sfrenata di crediti bancari. [217] Questa
interpretazione cautamente restrittiva del divieto del §3(1)(3)
è rivelatrice, perché a prima vista sembra che questa
disposizione abbia esattamente in mente la creazione di denaro
bancario attraverso il credito. Come descritto in precedenza,
quando una banca fa un prestito, accredita sul conto del cliente
l'importo del credito e quindi si indebita perché la banca ha
tecnicamente l'obbligo di pagare il denaro del prestito (in
contanti): invece accredita l'importo del cliente con denaro
bancario, per cui allo stesso tempo il cliente diventa debitore
in quanto è debitore del denaro bancario prestato. Il cliente
potrebbe teoricamente ritirare il denaro prestato dal suo conto e
ottenere così del contante, se il contratto di prestito lo
permette. In caso contrario, ciò sembra essere un'inaccettabile
esclusione o restrizione del ritiro in contanti di una somma di
credito o di un deposito ai sensi del § 3(1)(3). I commentatori
ritengono che il divieto dell'articolo 3, paragrafo 1, punto 3,
sia applicabile solo se il prelievo di denaro contante è escluso
del tutto, o per accordo, o perché reso di fatto difficile, ad
esempio a causa di commissioni di prelievo sproporzionatamente
elevate, ma l'esclusione del prelievo di denaro contante in
singoli casi non è probabilmente contemplata. [218] Un tribunale
tedesco ha deciso che se una banca non esclude o inibisce in
generale i prelievi in contanti dei suoi prestiti o depositi, non
rientra nel §3, anche se la banca esclude frequentemente i
prelievi in contanti dai depositi di prestiti in singoli casi.
[219] C'è anche un'autorità che sostiene che se il pagamento in
contanti di un prestito non è disponibile, ma solo l'accredito
su un conto aperto per il mutuatario da cui possono essere
effettuati trasferimenti in contanti, questo non è una
violazione del §3. [220] La principale giustificazione per
l'opinione del tribunale era che "questa pratica corrisponde
a un bisogno sempre crescente di trasferimento di denaro senza
contanti" e la banca non elude in questo modo le misure di
politica monetaria della banca centrale tedesca. [221] La corte
sembra aver avuto in mente gli aspetti pratici delle transazioni
commerciali, ma apparentemente non ha apprezzato la base
concettuale della creazione di denaro. Anche le attività di
investimento di capitale non sono considerate soggette al §3.
[222]
I
contratti di credito spesso tacciono sulla questione del prelievo
di contanti, poiché il denaro bancario e il contante sono
generalmente considerati come effettivamente equivalenti. Ma se
il cliente può insistere su un prelievo in contanti dell'importo
del prestito (in modo che il divieto del §3(1)(3) sia
definitivamente evitato), [223] allora anche un numero abbastanza
piccolo di clienti di credito porterà all'immediato collasso del
sistema bancario, perché solo una quantità insignificante dei
prestiti bancari concessi è coperta da contanti. In Germania,
come in altri paesi, solo il contante è moneta legale. [224]
Cosa significa se il cliente può esercitare il suo diritto in teoria ma quasi mai nei fatti per ragioni sistemiche? Per
esempio, un cliente potrebbe chiedere l'indennizzo da una compagnia di
assicurazioni perché si è verificato l'evento assicurato, ma
solo se non lo fanno troppi altri clienti nella stessa
situazione? Così l'esercizio di certi diritti concessi a tutti
dipenderebbe dal numero di persone che si avvalgono di questo diritto
in un dato momento: una regola giuridica che beneficia tutti ma
non ognuno in una data situazione concreta. Si applica sempre in
generale ma mai in (tutti) i casi individuali, una versione
giuridica del paradosso di Zeno, e riflette accuratamente il
nucleo dell'attività bancaria.
Se
si applica la regola del §3, allora la violazione del divieto
vizia teoricamente il contratto di prestito, quindi il mutuatario
non deve rimborsare il prestito. L'interpretazione giudiziaria ha
attenuato considerevolmente questa conseguenza: il contratto di
prestito nel suo complesso non sarebbe reso nullo, solo il
divieto di prelievo di contanti lo sarebbe, perché lo scopo del
divieto non sarebbe quello di impedire i prestiti bancari. Ci si deve
chiedere se il prelievo di denaro non sia la parte più cruciale
del contratto di prestito, e se il divieto del §3 non sia
esattamente diretto ad impedire alle banche di gonfiare la loro
capacità di credito evitando di onorare i loro obblighi di
denaro in - tutti? - singoli casi di depositi da prestiti.
Creando moneta bancaria attraverso il credito, le banche
commerciali aumentano enormemente la quantità di denaro
circolante nell'economia (almeno circa il 95% di tutto il denaro
viene creato in questo modo), e il ritiro in contanti di questa
moneta bancaria (importo del credito) viene, se non impedito del
tutto, significativamente ostacolato attraverso la normale
pratica commerciale ("geschäftliche Gepflogenheit"),
che è esattamente ciò che il divieto del §3(1)(3) prevede.
Eppure, la creazione di moneta bancaria attraverso il credito da
parte delle banche commerciali esiste in Germania come altrove.
[226]
Nel
tentativo di risolvere questo problema, l'autore ha condotto
un'intervista con Hans Scharpf, avvocato di Francoforte sul Meno,
Germania, [227] specialista in diritto commerciale e nella lotta
alla criminalità dei colletti bianchi, nei suoi uffici di
Francoforte il 18 giugno 2015. Scharpf ha anche prodotto opuscoli
informativi e tenuto conferenze sui fondamenti giuridici del
sistema monetario in Germania, ed è stato impegnato in battaglie
legali con le banche affermando che i prestiti bancari concessi
sono nulli e inapplicabili. [228] L'intervista si è concentrata
sulle seguenti questioni: la regolamentazione del prestito
(bancario) nel diritto privato tedesco e i prerequisiti per la
sua esecutività in tribunale; se i prestiti bancari sono
esecutivi o meno e perché; l'esperienza con le banche e i
tribunali nel mantenere la posizione critica sulla legalità del
metodo di creare denaro tramite il credito.
L'esperienza
dell'intervistato è stata che il divieto del §3(1)(3) della
legge bancaria tedesca del 1998 dovrebbe effettivamente coprire
la creazione di denaro per mezzo di credito da parte delle banche
commerciali, ma i tribunali non si impegnano realmente con questo
argomento legale; la controargomentazione ironica è che le
banche non sono "imprese" o aziende nel significato del
§3, così che questo divieto non è diretto alle banche. [229]
Questo punto di vista non può essere sostenuto perché le banche
sono imprese nel senso del §1 del Banking Act, [230] e il
§3(1)(3) ha ovviamente in mente le banche commerciali: queste
sono le uniche "imprese" che possono beneficiare del
privilegio contabile di riclassificare i conti di deposito, invece
di creare conti fiduciari, che è la base della creazione di
denaro. Le pratiche tedesche e britanniche sono le stesse. O la
mancanza di interesse, o la mancanza di comprensione fa sì che
la magistratura tedesca non applichi il §3 e lo trasformi
effettivamente in lettera morta.
Poiché
il divieto del §3 non sembra operare, Scharpf usa (anche in
contenzioso) un argomento diverso per dimostrare che il sistema
di creazione di denaro da parte delle banche commerciali sembra
incompatibile con il diritto tedesco. La base di questo
ragionamento è il diritto privato e la disposizione sul prestito
del codice civile tedesco o BGB. Il BGB distingue tra un prestito
di denaro secondo il §488 BGB (Gelddarlehen) e un prestito di
cose fisiche (§607 BGB, Sachdarlehen). Secondo la regola del
§488, l'obbligo del prestatore in base al contratto di prestito
è di mettere a disposizione del mutuatario la somma di denaro
concordata per il prestito. Il semplice accredito di denaro
bancario sul conto del cliente non è una messa a disposizione
del mutuatario della somma di denaro prestata, lo sarebbe
solo tramite denaro contante. Il §488 parla di un "Geldbetrag"
(quantità di denaro), e una chiara definizione giuridica di
"Geld" (denaro) non esiste. [231] Tuttavia, i
commentatori giuridici considerano il denaro bancario come
denaro, e quindi l'obbligo del prestatore non è limitato a
pagare solo in contanti, [232] e ci sono pronunce della Corte
Suprema tedesca (BGH) a questo proposito. [233] Questo punto di
vista è tuttavia in contrasto con il principio peculiare del
diritto privato tedesco [234] secondo cui gli oggetti di proprietà o le
cose (Sachen) di diritto sono solo cose corporee (§90 BGB). Ciò
significa che il contante (fisico) è una cosa di diritto, ma non
il denaro bancario (incorporeo), un debito, poiché i
debiti/crediti non sono cose secondo il BGB. Spesso il denaro è
visto come un esempio di cose fungibili (vertretbare Sachen,§91
BGB), [236] e lo si può dedurre da altre disposizioni, [237] ma
alcuni autori limitano la categoria delle cose fungibili solo al
contante. [238] Si potrebbe quindi sostenere che solo il
contante, essendo una cosa, è denaro, mentre il denaro bancario,
non essendo una cosa di diritto, non lo è, nel qual caso
l'obbligo del prestatore nel §488 BGB di fornire "una somma
di denaro" non è stato assolto. La pratica giuridica
disinformata sembra vedere il denaro contante e il denaro
bancario ugualmente come 'denaro', mentre il BGB aderisce ancora
a una nozione ottocentesca di denaro. [239] Questo è
probabilmente lo stesso per molti avvocati che possono ancora
pensare che il denaro bancario sia in qualche modo sostenuto da
depositi o altre riserve (di contanti).
Un
ulteriore problema è che il denaro bancario è in realtà solo
una promessa di consegnare contanti, ma non rende il contante
(automaticamente) disponibile al mutuatario, come richiederebbe
una lettura rigorosa del § 488 BGB. [240] Secondo tale norma, il
denaro è messo a disposizione del mutuatario solo quando il
mutuatario ha ricevuto l'importo del prestito, e cioè quando il
denaro del prestito ha lasciato il patrimonio del mutuante ed è
diventato definitivamente parte del patrimonio del mutuatario;
[241] solo a questo punto sorge il dovere del mutuatario di
pagare gli interessi. 242] Questo sembra prevedere il prestito di
un privato ad un'altra persona e si applica presumibilmente anche
al denaro delle banche. Ma il meccanismo di creazione di denaro
da parte delle banche commerciali non sembra rispettare questa
regola: il denaro prestato sotto forma di denaro bancario non
proviene da attività bancarie esistenti e non esce dal
patrimonio della banca ma diventa un'obbligazione riclassificata
(da qui l'estensione del bilancio nei libri della banca). Così
il prestito è teoricamente annullabile, e il mutuatario potrebbe
esercitare un diritto di ritenzione e sospendere il rimborso
perché il prestatore non ha consegnato. [243] L'ultimo argomento
si applica anche se si scarta l'interpretazione restrittiva
specificamente tedesca delle cose/proprietà come se fossero solo
oggetti fisici. Secondo la nozione di proprietà
dematerializzata, la res come concetto giuridico -
indipendentemente dal fatto che sia reificata o meno in qualche
forma corporea - deve finalmente uscire dal patrimonio della
banca mutuante e deve finalmente diventare parte del patrimonio
del mutuatario per costituire un contratto di prestito esecutivo
con un diritto esecutivo al capitale e agli interessi.
Il
signor Scharpf ha affermato che i tribunali tedeschi considerano
il §488 BGB come la base appropriata per i prestiti bancari e
fanno valere i crediti derivanti da questi. Le linee di
argomentazione esposte in precedenza non hanno finora mostrato
alcun effetto reale. I tribunali applicano i contratti di
prestito e non affrontano alcuna argomentazione che metta in
discussione il fondamento giuridico del sistema di creazione di
denaro sottostante che porta a questi prestiti. Tuttavia, alcuni
giudici sembrano aver espresso qualche dubbio in conversazioni
private sul fatto che la base legale del prestito bancario che
crea denaro non sia così chiara. [244] 'Enforcement' può
davvero significare l'applicazione dell'equivalente di diritto
inglese di un mandato di esecuzione. A questo punto
(probabilmente non al momento della concessione del prestito
bancario) la proprietà di valore reale passa di mano. Quando i
prestiti sono incorporati in un titolo documentario direttamente
esecutivo (ad esempio, l'Hypothekenbrief, una forma di garanzia
garantita da beni, l'atto di ipoteca), l'esecuzione mediante il
sequestro di beni immobili, per esempio, può essere effettuata
immediatamente senza un processo intermedio in tribunale dove
potrebbero essere fatte delle osservazioni.
L'intervista
con il signor Scharpf ha confermato la tesi dell'autore. Il
denaro è un debito legalmente esigibile. È la legge che crea il
denaro e lo rende operativo, sia attraverso una legislazione
specifica (per esempio, la designazione del corso legale) o
attraverso l'esecuzione da parte dei tribunali di crediti
derivanti da prestiti in cui mancano regole giuridiche specifiche
e la base giuridica esatta è incerta. È il riconoscimento e
l'esecuzione da parte dei tribunali di una particolare sequenza
di registrazioni contabili da parte delle banche che trasforma
queste in un testo normativo e conferisce loro lo status di
denaro (a differenza della stessa procedura contabile se fatta da
non banche). Questo può essere il risultato di un'insufficiente
comprensione del processo di creazione del denaro come fonte dei
prestiti bancari applicati, ma, in ogni caso, l'esecuzione da parte dei
tribunali rende il denaro bancario "denaro". Così la definizione
usuale di denaro come mezzo di scambio, unità di conto, riserva
di valore non descrive adeguatamente l'essenza del denaro. Questo
punto di vista può sorprendere gli economisti, ma essi spesso
danno il denaro per scontato senza riflettere molto.
6
Conclusione
Il
concetto di proprietà dematerializzata spiega meglio i fenomeni
del denaro nel mondo commerciale moderno. Mostra che non c'è
alcuna ragione concettuale per limitare una definizione di denaro
al solo denaro contante e quindi per tralasciare il tipo di
denaro praticamente infinitamente più importante, il denaro
bancario come forma di debito, come hanno invece fatto i vecchi
teorici del denaro. [245] Alcune supposizioni degli avvocati sul
denaro possono derivare da una comprensione incompleta del
processo di creazione del denaro, specialmente in relazione al
denaro bancario. Una distinzione tra denaro contante, denaro
bancario, credito, debito può essere inappropriata alla luce
delle realtà del sistema monetario moderno. L'articolo ha anche
dimostrato che le fonti legali del processo di creazione di
denaro da parte delle banche commerciali sono piuttosto oscure:
sono presupposte e implicite dalla magistratura e dalla pratica
legale piuttosto che specificamente regolate dal legislatore.
L'applicazione di un certo sistema, sul presupposto che esso sia
già esistente, porta di fatto il sistema in vigore. Il denaro è
quindi un debito legalmente esigibile (ovviamente non tutti i
debiti legalmente esigibili sono denaro) ed è questa esigibilità
che conferisce a un fenomeno (specialmente un insieme di voci
contabili) la qualità di denaro nel diritto come strumento di
pagamento. L'idea pragmatica di Goode - ciò che il denaro è, è
determinato da ciò che è il pagamento [246] - ha senso solo con
questo sostegno teorico. Inizialmente non si tratta di pagamento,
ma di esecutività per mezzo della creazione di un debito
attraverso un metodo contabile specifico. Il pagamento è solo
una conseguenza.
Questo
dimostra anche che il denaro non è una vera e propria riserva di
valore, perché la qualità di debito del denaro incarna solo un
valore di aspettativa. Una comprensione giuridica del denaro
mostra anche che la distinzione degli economisti tra una teoria
"chartalista" o statale del denaro [247] e una teoria
funzionale del denaro [248] è in realtà una falsa dicotomia,
perché tutte le forme di denaro sono in definitiva creature
della legge: [249] dove non c'è (percepita) esecutività legale,
i mezzi di scambio non funzionano come denaro.
Note:
|
Rahmatian,
A. (2018) Money as a legally enforceable debt. European Business
Law Review, 29(2), pp. 205-236.
Extract:
pp. 27-34 from:
http://eprints.gla.ac.uk/142552/7/142552.pdf
5
German Law as an Example for Enforcement of Bank Money as Debt:
Findings from an Interview
When
trying to find the legal basis for the creation of bank money
through credit by commercial banks it is worthwhile looking at
the laws in Germany. The tradition of the Rechtsstaat [207] with
its inherent principle of legal certainty [208] and the
experiences of the complete corruption of the constitutional and
legal system in the Third Reich that the idea of the Rechtsstaat
was supposed to safeguard has prompted the German legal order to
provide meticulously detailed regulations in all areas of the law
to give effect to the principle of a constitutionally completely
accountable executive power, together with a complex system of
specialist courts. And indeed, there is a rule dealing with the
creation of bank money through credit by commercial banks. The
surprising point is that this rule could be interpreted as a
prohibition.
The
German Banking Act 1998 (Kreditwesengesetz 1998, KWG), provides
in §3(1)(3) that the conduct of lending business or deposit
business is prohibited if, by agreement or in accordance with
normal business practice, it is impossible or made seriously
difficult to dispose of the credit amount or of the deposits by
way of withdrawal in cash. [209] This prohibition goes back to a
provision of the Banking Act 1961 [210] and had a predecessor in
a similar prohibition in a law of 1934, [211] not surprisingly,
since the financial crash of 1929-31 was fresh in people’s
memory. [212] A violation of this rule renders the whole
agreement void; [213] in addition, it is a criminal offence.
[214] The idea of this prohibition of misuse of bank money or
cashless payment is that banks can otherwise provide credit
without having liquidity (cash) available as backing assets and
can therefore disproportionately strongly influence, particularly
increase, the quantity of money and consequently disturb the
financial stability of a national economy. This was exactly the
reason given for the introduction of the prohibition in §3(3)of
the Banking Act 1961; [215] the corresponding provision in
§3(1)(3) of the current Banking Act 1998 is identical. This rule
shall also prevent the establishment of isolated exchange circles
in the economy where the delivery of goods is only paid for with
crediting an amount on an account as consideration which cannot
be withdrawn and converted to cash. [216] A company or bank could
then theoretically obtain infinite capacity to grant loans. Since
deposits could not be readily withdrawn, a deposit guarantee
would be doubtful. It is this latter concern which commentators
regard as the principal point the prohibition is directed at,
more than the danger to the general economy because of a
potentially uncontrolled expansion of money through the
unrestrained grant of bank credits. [217]
This
cautiously restrictive interpretation of the prohibition in
§3(1)(3) is revealing, because at first sight it appears that
this provision has exactly the creation of bank money through
credit in mind. As described before, when a bank makes a loan, it
credits the customer’s account with the credit amount and
thereby indebts itself because the bank has technically the
obligation to pay out the loan money (in cash): instead it
credits the customer’s amount with bank money, whereby at the
same time the customer becomes debtor as he is borrower of the
bank money lent. The Customer could theoretically withdraw the
money lent from his account and so obtain cash, if the loan
agreement allows this. If not, this appears to bean unacceptable
exclusion or restriction of cash withdrawal of a credit amount or
a deposit under §3(1)(3).
Commentators
regard the prohibition of §3(1)(3) as applicable only if cash
withdrawal is excluded altogether, either by agreement, or
factually made difficult, for example because of
disproportionately high withdrawal fees, but the exclusion of
cash withdrawals in individual cases is arguably not covered.
[218] A German court has decided that if a bank does not
generally exclude or inhibit cash withdrawals of its loans or
deposits, it does not fall under §3, even where the bank
excludes frequently cash withdrawals from loan deposits in
individual cases. [219] There is also authority to the effect
that if cash pay-out of a loan is not available, but only
crediting to an account opened for the borrower instead from
which giro transfers can be made, this is not a violation of §3.
[220] The main justification for the court’s view was that
‘this practise corresponds to an ever-increasing need for
cash-less transfer of money’ and the bank does not evade the
monetary policy measures of the German central bank in this way.
[221] The court seems to have had the practicalities of business
transactions in mind but apparently has not appreciated the
conceptual basis of money creation. Capital investment business
is not considered as being subject to §3 either. [222]
Credit
agreements are often silent on the question of cash withdrawals
since bank money and cash are generally considered as effectively
equivalent. But if the customer can insist on a cash withdrawal
of the loan amount (so that the prohibition of §3(1)(3) is
definitely avoided), [223] then even a fairly small number of
credit customers will bring about the immediate melt-down of the
banking system, because only an insignificant amount of the
granted bank loans is backed by cash. In Germany, as in other
countries, only cash is legal tender. [224] What does it mean if
the customer can exercise his right in law but almost never in
fact for systemic reasons? For example, can a customer claim from
an insurance company because the insured event has occurred, but
only if not too many other customers in the same situation do the
same? Thus the exercise of certain rights granted to all depends
on the number of people availing themselves of this right at any
one time: a legal rule which benefits all but not everyone in a
given concrete situation. It always applies in general but never
in (all) individual cases, a legal version of Zeno’s paradox,
and it reflects accurately the core of banking business.
If
the rule of §3 does apply, then the violation of the prohibition
theoretically vitiates the loan agreement, so the borrower need
not repay the loan. Judicial interpretation has watered down this
consequence considerably: the loan agreement as a whole would not
be rendered void, only the prohibition of cash withdrawal would
be, because the purpose of the prohibition is not to prevent bank
loans. [225] One needs to ask whether the cash withdrawal is not
the most crucial part of the loan agreement, and whether the
prohibition of §3 is not exactly directed at preventing banks
from inflating their credit capacity by avoiding to honour their
cash obligations in – all? – individual cases of loan
deposits. By creating bank money through credit,commercial banks
increase enormously the quantity of money circulating in the
economy (at least about 95% of all money is created in this way),
and the cash withdrawal of that bank money (credit amount) is, if
not prevented altogether, significantly hindered through normal
business practice (‘geschäftliche Gepflogenheit’), which is
precisely what the prohibition of §3(1)(3) envisages. And yet,
the creation of bank money through credit by commercial banks
exists in Germany as anywhere else. [226]
In
an attempt to solve this problem, the author conducted an
interview with Hans Scharpf, attorney-at-law in Frankfurt am
Main, Germany, [227] a specialist in commercial law and in the
combat of white-collar crime, in his offices in Frankfurt on 18
June 2015. Scharpf also produced information leaflets and gave
talks about the legal foundations of the monetary system in
Germany, and has been engaged in legal battles with banks by
asserting that bank loans granted are void and unenforceable.
[228] The interview focused on the following questions: the
regulation of the (bank) loan in German private law and the
prerequisites for its enforceability in court; whether or not
bank loans are enforceable and why; the experience with banks and
law courts when maintaining the critical position about the
legality of the method of creating money by credit.
The
interviewee’s experience has been that the prohibition of
§3(1)(3) of the German Banking Act 1998 should actually cover
the creation of money by way of credit by commercial banks, but
the courts do not really engage with that legal argument; the
ironly counterargument is that banks are not ‘undertakings’
or businesses in the meaning of §3, so that this prohibition is
not directed at banks. [229] This view cannot be maintained
because banks are undertakings in the sense of §1 of the Banking
Act, [230] and §3(1)(3) obviously has commercial banks in mind:
these are the only ‘undertakings’ that can benefit from the
accounting privilege of reclassifying deposit accounts instead of
creating trust accounts, which is the basis of the money
creation. The German and the British practices are the same.
Either lack of interest, or lack of understanding makes the
German judiciary not apply §3 and so turns it effectively into a
dead letter.
Since
the prohibition of §3 does not seem to operate, Scharpf uses
(also in litigation) a different argument to show that the money
creation scheme by commercial banks seems incompatible with
German law. The basis of this reasoning is private law and the
loan provision of the German Civil Code or BGB. The BGB
distinguishes between a loan of money under §488 BGB
(Gelddarlehen) and a loan of physical things (§607 BGB,
Sachdarlehen). According to the rule of §488 the lender’s
obligation under the loan contract is to place the agreed loan
amount of money at the borrower’s disposal. The mere crediting
of bank money against the customer’s account is not a placing
of the loan amount of money at the borrower’s disposal, this
would only be cash. §488 speaks of a ‘Geldbetrag’ (amount of
money), and a clear legal definition of ‘Geld’ (money) does
not exist. [231] However, legal commentators regard bank money as
money, and so the lender’s obligation is not restricted to
paying out in cash only, [232] and there are pronouncements by
the German Supreme Court (BGH) in this regard. [233] This view is
nevertheless at variance with the peculiar principle in German
private law 234 that property objects or things (Sachen) in law
are only corporeal things (§90 BGB). This means that (physical)
cash is a thing in law, but not (incorporeal) bank money, a debt,
since debts/claims are not things according to the BGB. [235]
Often money is seen as an example for fungible things
(vertretbare Sachen,§91 BGB), [236] and one can infer this from
other provisions, [237] but some authors restrict the category of
fungible things to cash only. [238] One could therefore argue
that only cash, being a thing, is money, while bank money, not
being a thing in law, is not, in which case the lender’s
obligation in §488 BGB to provide ‘an amount of money’ has
not been discharged. The uninformed legal practice seems to see
cash and bank money equally as ‘money’, while the BGB still
adheres to a nineteenth-century notion of money. [239] This is
possibly the same with many lawyers who may still think that bank
money is somehow backed by deposits or other (cash) reserves.
A
further problem is that bank money is really only a promise to
deliver cash, but does not make cash (automatically) available to
the borrower, which a strict reading of §488 BGB would require.
[240] According to that rule, money is only made available to the
borrower when the borrower has received the loan amount, and that
is when the loan money has left the lender’s assets and has
definitively become part of the borrower’s assets; [241] only
at this point the borrower’s duty to pay interest arises. [242]
This seems to envisage the loan of a private person to another
person and applies presumably even to bank money. But the money
creation mechanism by commercial banks does not seem to comply
with this rule: the loan money in form of bank money does not
come from existing bank assets and does not leave the bank’s
assets but becomes a re-classified obligation (hence the balance
sheet extension in the books of the bank). Thus the loan is
theoretically voidable, and the borrower could exercise a
retention right and suspend repayment because the lender has not
delivered. [243] The last argument also applies if one discards
the specifically German restrictive interpretation of
things/property as being physical objects only. In accordance
with the notion of dematerialised property, the res as the
legal concept – irrespective of whether or not reified in some
corporeal form – must finally leave the lending bank’s assets
and must finally become part of the borrower’s assets to
constitute an enforceable loan agreement with an enforceable
claim to capital and interest.
Mr
Scharpf affirmed that the German courts consider §488 BGB as the
appropriate basis for bank loans and enforce claims arising from
these. The lines of argument set out before have, so far, not
shown any real effect. The courts enforce the loan agreements and
do not deal with any argumentation that questions the legal
foundation of the underlying money creation system bringing about
these loans. However, some judges seem to have voiced some doubt
in private conversation that the legal basis of the
money-creating bank loan is not that clear. [244] ’Enforcement’
can really mean the application of the English law equivalent of
a writ of execution. At this point (arguably not at the point of
the grant of the bank loan) property of real value changes hands.
Where loans are embodied in a directly enforceable documentary
title (e.g. the Hypothekenbrief, a form of asset-backed security,
mortgage deed), enforcement by seizing immoveable property, for
example, can be effected immediately without an intervening trial
in court where submissions could be made.
The
interview with Mr Scharpf confirmed the author’s thesis. Money
is a legally enforceable debt. It is the law which creates money
and makes it operative, either through specific legislation (for
example, the designation of legal tender) or through enforcement
by the law courts of claims arising out of loans where specific
legal rules are absent and the exact legal basis is uncertain. It
is the courts’ recognition and enforcement of a particular
sequence of accounting entries by banks which turns these into a
normative text and confers on them the status of money (unlike
with the same accounting procedure if done by non-banks). That
may be the result of insufficient understanding of the money
creation process as the source of the enforced bank loans, but,
in any case, the courts’ enforcement makes bank money to money.
Thus the usual definition of money as a means of exchange, unit
of account, store of value does not describe adequately the
essence of money. This view may startle economists, but they
often take money for granted without much reflection.
6
Conclusion
The
concept of dematerialised property explains better the phenomena
of money in the modern commercial world. It shows that there is
no conceptual reason to limit a definition of money to cash only
and so to leave out the practically infinitely more important
type of money, bank money as a form of debt, as older theorists
of money have however done. [245] Some assumptions lawyers make
about money may derive from an incomplete understanding of the
money creation process, especially in relation to bank money. A
distinction between cash, bank money, credit, debt may be
inappropriate in view of the realities of the modern monetary
system. The article has also demonstrated that the legal sources
of the money creation process by commercial banks are rather
obscure: they are presupposed and implied by the judiciary and
legal practice rather than specifically regulated by the
legislature. The enforcement of a certain system, on the
assumption that it is already in existence, in fact brings the
system into effect. Money is therefore a legally enforceable debt
(obviously not all legally enforceable debts are money)and it is
this enforceability which gives a phenomenon (especially a set of
accounting entries) the quality of money in law as the instrument
of payment. Goode’s pragmatic idea – what money is, is
determined by what payment is [246] – only makes sense with
this theoretical underpinning. Initially it is not about payment,
but about enforceability by way of creating a debt through a
specific accounting method. Payment is only a consequence.
This
also shows that money is not a store of value outright, because
the debt quality of money only embodies a value of expectation. A
legal understanding of money also shows that the economists’
distinction between a ‘Chartalist’ or state theory of money
[247] and a functional theory of money [248] is really a false
dichotomy, because all forms of money are ultimately creatures of
the law: [249] where there is no (perceived) legal
enforceability, the means of exchange will not operate as money.
Footnotes:
|
204
Vedi sopra al punto 3.
205
In Inghilterra: Civil Procedure Rules, Parte 70, Parte 83 e
seguenti; Insolvency Act 1986, Seconda Parte, ss. 251A e
seguenti. In Scozia: Bankruptcy and Diligence (Scotland) Act
2007, parti 4-11, Bankruptcy (Scotland) Act 2016, ss. 78, 109.
206
Se il debitore rimborsa il prestito in contanti, la money-res
bancaria (dal punto di vista della banca) è sostituita da
una money-res della banca centrale: un debito è
sostituito da un altro debito di origine diversa. In questo caso
il valore di aspettativa del denaro non si trasforma in valore
reale. Lo stesso vale effettivamente se il debitore trasferisce
denaro bancario da un altro conto per ripagare il suo prestito,
solo che (dalla prospettiva della banca) il denaro bancario (il
deposito del prestito) viene semplicemente distrutto.
207
Georg Jellinek, Allgemeine Staatslehre, 3a ed (Berlin: O
Häring,1914),248-249, 362, 613.
208
HansKelsen, Reine Rechtslehre (Wien: Österreichische
Staatsdruckerei, 1992), 257, 314.
209
§ 3 (1)(3) Kreditwesengesetz 1998 -Verbotene Geschäfte.
210
§ 3 (3) Gesetz über das Kreditwesen del 10 luglio 1961 (BGBl.
I, no. 149, p. 881).
211
§ 2 Gesetz gegen Missbrauch des bargeldlosen Zahlungsverkehrs
del 3 luglio 1934 (RGBl. I, p. 593). La legge del 1934 era un
prodotto tipico del fascismo paternalista economicamente
interventista e posticcio, ma cercava anche di sopprimere
l'emergere di monete complementari.
212
Vedi Jörg Schäfer, Die zivilrechtliche Qualifizierung des
Interbankenabkommens (Berlin: Duncker und Humblot,1990), 21.
213
Andreas Schwennicke, § 3 n. 20 in Andreas Schwennicke, Dirk
Auerbach, Kreditwesengesetz (KWG). Kommentar (München: C H
Beck,2009), 220; Andreas Schäfer, § 3 n. 30 in Karl-Heinz Boos,
Reinfrid Fischer, Hermann Schulte-Mattler, Kommentar zum
Kreditwesengesetz, 5th ed (München: C H Beck, 2016), 228,
entrambi con ulteriori riferimenti.
214
§ 54 Kreditwesengesetz 1998 (multa o reclusione fino a cinque
anni). I trasgressori sarebbero gli amministratori e gli altri
organi autorizzati ad agire per conto della società o della
banca.
215
La relativa dichiarazione nel materiale preparatorio del progetto
di legge bancaria del 1961 è citata in Schäfer, §3n20 in Boos,
Fischer, Schulte-Mattler, 226, e ampiamente in Bundesanstalt für
Finanzdienstleistungsaufsicht (BaFin), Merkblatt verbotene
Geschäfte (15 nov. 2012), pt. 4. Vedi www.bafin.de (visitato il
30 nov. 2016).
216
Schäfer, §3n19 in Boos, Fischer, Schulte-Mattler,226;
Schwennicke, §3 n 15 in Schwennicke e Auerbach, 218.
217
Questo è almeno quanto sostiene Schäfer,§3n21 in Boos, Fischer,
Schulte-Mattler, 226.
218
Schäfer, §3n23 in Boos, Fischer, Schulte-Mattler,227;
Schwennicke, §3 n 17 in Schwennicke e Auerbach,219.
219
OLG Stuttgart, 7 dicembre 1971, Versicherungsrecht (VersR)
(1972), 380-387, a 381.
220
OLG Frankfurt am Main, 29 marzo 1972, Wertpapier-Mitteilungen
(WM) (1972), 1196-1198, a 1197.
221
Ibidem.
222
Schäfer, §3n24 in Boos, Fischer, Schulte-Mattler, 227.
223
Lo stesso vale se il cliente ordina alla banca di pagare in
contanti a un terzo, ad esempio il venditore da cui il cliente ha
acquistato la merce.
224
§ 14 Bundesbankgesetz 1992.
225
OLG Stuttgart, 7 dicembre 1971, Versicherungsrecht (VersR) (1972),
380-387, a 381.
226
Come viene descritto anche dalla Banca centrale tedesca, vedi
Deutsche Bundesbank, Geld und Geldpolitik, cap. 3: Das Buchgeld
(2015), 69-74.
227
https://www.anwalt.de/scharpf (visitato il 26 nov 2016).
228
Ad esempio H. Schwan, Intervista con Hans Scharpf: "Im
Schuldenstreik", Frankfurter Allgemeine Zeitung, 18 maggio
2013.
229
Intervista Hans Scharpf, 18 giugno 2015.
230
§1(1) Legge sulle banche (KWG) 1998: "Le banche sono
imprese ... ("Kreditinstitute sind Unternehmen..."),
Schwennicke, §1nn1-4 in Schwennicke e Auerbach, 19.
231
Intervista Hans Scharpf, 18 giugno 2015.
232
Gerd Nobbe §488 n 28 in Hanns Prütting, Gerhard Wegen,
Gerd Weinreich, BGB Kommentar, 10th ed (München:
Luchterhand, 2015) 879.
233
BGH 11 ottobre 1995, VIII ZR 325/94, BGHZ 131, 66-75, al
paragrafo 24: l'importo del prestito è maturato per il
beneficiario se l'importo è stato pagato in contanti o
accreditato (come denaro bancario), ma non se è stato consegnato
solo un assegno.
234
Questo deriva da Savigny; per la storia di questo sviluppo
contrario al principio generale dello ius commune che riconosce
le cose incorporee come cose di diritto, per esempio anche il §
285 ABGB austriaco, si veda Thomas Rüfner, Savigny und der
Sachbegriff des BGB, in Stefan Leible, Matthias Lehmann, Herbert
Zech (eds), Unkörperliche Güter im Zivilrecht (Tübingen: Mohr
Siebeck, 2011), 33, 42-46.
235
Alexander Peukert, "Sonstige Gegenstände" im
Rechtsverkehr, in Stefan Leible, Matthias Lehmann, Herbert Zech
(eds), Unkörperliche Güter im Zivilrecht (Tübingen: Mohr
Siebeck, 2011), 95. I dettagli sono più complessi, che non
possono essere discussi qui.
236
Barbara Völzmann-Stickelbrock, §91n3 in Hanns Prütting,
Gerhard Wegen, Gerd Weinreich, BGB Kommentar, 10a ed (München:
Luchterhand, 2015), 77.
237
Es. §783 BGB (ordine, "Anweisung"): "denaro,
strumenti negoziabili o altre cose fungibili ... (corsivo
aggiunto).
238
Köhler, §23n6, 342.
239
Il §488 BGB (prestito di denaro) è stato introdotto in un
emendamento del 2002, quando la pratica bancaria attuale era già
pienamente stabilita. Non è chiaro se il legislatore emendatore
abbia apprezzato la moderna pratica bancaria o se abbia basato
l'emendamento su un'idea obsoleta del denaro.
240
Intervista Hans Scharpf, 18 giugno 2015.
241
Nobbe §488 n 26 in Prütting, Wegen, Weinreich,879.
242
Nobbe §488 n 40 in Prütting, Wegen, Weinreich,881.
243
Secondo il § 273(1) BGB. Intervista Hans Scharpf, 18 giugno
2015.
244
Intervista Hans Scharpf, 18 giugno 2015.
245
Mann, 5-6.
246
McKendrick, 488.
247
Knapp è stato comunemente considerato il principale
rappresentante di questa teoria, vedi Georg F Knapp, The State
Theory of Money, H M Lucas and James Bonar (eds) (Mansfield
Centre CT: Martino Publishing, 2013), 1. La stessa opinione anche
in Mann, 13-20.
248
Mises, 70-71. Un primo predecessore è Savigny, 408, 432, ma si
contraddice in effetti quando parla della carta moneta (a 413) e
del ritiro della moneta (a 451-452).
249
Per il supporto storico dell'argomento che il denaro è
un'istituzione legale, si veda Christine Desan, Money as a legal
institution, in David Fox, Wolfgang Ernst, Money in the Western
Legal Tradition: Middle Ages to Bretton Woods (Oxford: Oxford
University Press, 2016), 18, 29.
|
204
See above under 3.
205
In England: Civil Procedure Rules, Part 70, Part 83 et seq.;
Insolvency Act 1986, Second Part, ss. 251A et seq. In Scotland:
Bankruptcy and Diligence (Scotland) Act 2007, Parts 4-11,
Bankruptcy (Scotland) Act 2016, ss. 78, 109.
206
If the debtor repays the loan in cash, the bank money-res (from
the bank’s perspective) is replaced by a central bank
money-res: one debt is replaced by another debt of different
origin. In that case the expectation value of money is not
transformed into real value. The same effectively applies if the
debtor transfers bank money from another account to repay his
loan, only that (from the bank’s perspective) bank money (the
loan deposit) is simply destroyed.
207
Georg Jellinek, Allgemeine Staatslehre, 3rded (Berlin: O
Häring,1914),248-249, 362, 613.
208
HansKelsen, Reine Rechtslehre (Wien: Österreichische
Staatsdruckerei, 1992),257, 314.
209
§ 3 (1)(3) Kreditwesengesetz 1998 –Verbotene Geschäfte.
210
§ 3 (3) Gesetz über das Kreditwesen of 10 July 1961 (BGBl. I,
no. 149, p. 881).
211
§ 2 Gesetz gegen Missbrauch des bargeldlosen Zahlungsverkehrs of
3 July 1934 (RGBl. I, p. 593). The law of 1934 was a typical
product of economically interventionist and posturing paternalist
fascism, but also sought to suppress the emergence of
complementary currencies.
212
See JörgSchäfer, Die zivilrechtliche Qualifizierung des
Interbankenabkommens (Berlin: Duncker und Humblot,1990), 21.
213
Andreas Schwennicke, § 3 n. 20 in Andreas Schwennicke, Dirk
Auerbach, Kreditwesengesetz (KWG). Kommentar (München: C H
Beck,2009), 220; Andreas Schäfer, § 3 n. 30 in Karl-Heinz Boos,
Reinfrid Fischer, Hermann Schulte-Mattler, Kommentar zum
Kreditwesengesetz, 5th ed (München: C H Beck, 2016),
228, both with further references.
214
§ 54 Kreditwesengesetz 1998 (fine or imprisonment for up to five
years). The offenders would be the directors and other organs
entitled to act on behalf of the company or bank.
215
The relevant statement in the preparatory material for the draft
Banking Act 1961 is quoted in Schäfer, §3n20 in Boos, Fischer,
Schulte-Mattler, 226, and at length in Bundesanstalt für
Finanzdienstleistungsaufsicht (BaFin), Merkblatt verbotene
Geschäfte (15 Nov 2012), pt. 4. See www.bafin.de
(visited 30 Nov. 2016).
216
Schäfer, §3n19 in Boos,Fischer, Schulte-Mattler,226;
Schwennicke, §3 n 15 in Schwennicke and Auerbach,218.
217
This is at least what Schäfer,§3n21 in Boos,Fischer,
Schulte-Mattler, 226, maintains.
218
Schäfer, §3n23 in Boos,Fischer, Schulte-Mattler,227;
Schwennicke, §3 n 17 in Schwennicke and Auerbach,219.
219
OLG Stuttgart, 7 December 1971, Versicherungsrecht (VersR)
(1972), 380-387, at 381.
220
OLG Frankfurt am Main, 29 March 1972, Wertpapier-Mitteilungen
(WM)(1972), 1196-1198, at 1197.
221
Ibid.
222
Schäfer,§3n24 in Boos, Fischer, Schulte-Mattler, 227.
223
The same applies if the customer directs the bank to pay out in
cash to a third party, for example, the seller from whom the
customer has bought goods.
224
§ 14 Bundesbankgesetz 1992.
225
OLG Stuttgart, 7 December 1971, Versicherungsrecht (VersR)(1972),
380-387, at 381.
226
As is also described by the German Central Bank, see Deutsche
Bundesbank, Geld und Geldpolitik, ch. 3: Das Buchgeld (2015),
69-74.
227
https://www.anwalt.de/scharpf
(visited 26 Nov 2016).
228
E.g. H. Schwan, Interview with Hans Scharpf: ‘Im
Schuldenstreik’, Frankfurter Allgemeine Zeitung, 18 May 2013.
229
Interview Hans Scharpf, 18 June 2015.
230
§1(1) Banking Act (KWG) 1998: ‘Banks are undertakings ...’
(‘Kreditinstitute sind Unternehmen...’), Schwennicke, §1nn1-4
in Schwennicke and Auerbach, 19.
231
Interview Hans Scharpf, 18 June 2015.
232
Gerd Nobbe §488 n 28 in Hanns Prütting, Gerhard Wegen,
Gerd Weinreich, BGB Kommentar, 10th ed (München:
Luchterhand,2015) 879.
233
BGH 11 Oct 1995, VIII ZR 325/94, BGHZ 131, 66-75, at para. 24:
the loan amount has accrued to the payee if the amount has been
paid in cash or credited (as bank money),but not if only a cheque
has been handed over.
234
This derives from Savigny; for the history of this development
contrary to the general ius commune principle which recognises
incorporeal things as things in law, for example also § 285
Austrian ABGB, see Thomas Rüfner, Savigny und der Sachbegriff
des BGB, in Stefan Leible, Matthias Lehmann, Herbert Zech (eds),
Unkörperliche Güter im Zivilrecht (Tübingen: Mohr Siebeck,
2011),33, 42-46.
235
AlexanderPeukert, “Sonstige Gegenstände” im Rechtsverkehr,
in Stefan Leible, Matthias Lehmann, Herbert Zech (eds),
Unkörperliche Güter im Zivilrecht (Tübingen: Mohr
Siebeck,2011), 95. The details are more complex, which cannot be
discussed here.
236
Barbara Völzmann-Stickelbrock, §91n3 in Hanns Prütting,
Gerhard Wegen, Gerd Weinreich, BGB Kommentar, 10th ed (München:
Luchterhand, 2015), 77.
237
E.g. §783 BGB (order, ‘Anweisung’): ‘money, negotiable
instruments or other fungible things ...’ (emphasis added).
238
Köhler, §23n6, 342.
239
§488 BGB (loan of money) was introduced in an amendment in 2002,
when the present banking practice was already fully established.
Whether the amending legislator appreciated modern banking
practice or based the amendment on an out-dated idea of money is
unclear.
240
Interview Hans Scharpf, 18 June 2015.
241
Nobbe §488 n 26 in Prütting, Wegen, Weinreich,879.
242
Nobbe §488 n 40 in Prütting, Wegen, Weinreich,881.
243
Under §273(1) BGB. Interview Hans Scharpf, 18 June 2015.
244
Interview Hans Scharpf, 18 June 2015
245
Mann, 5-6.
246
McKendrick, 488.
247
Knapp has commonly been regarded as the principal representative
of this theory, see Georg F Knapp, The State Theory of Money, H M
Lucas and James Bonar (eds) (Mansfield Centre CT: Martino
Publishing,2013), 1. The same view also in Mann, 13-20.
248
Mises, 70-71. An early predecessor is Savigny, 408, 432, but he
contradicts himself in effect when he discusses paper money (at
413) and the withdrawal of currency (at 451-452).
249
For historical backing of the argument that money is a legal
institution, see Christine Desan, Money as a legal institution,
in David Fox, Wolfgang Ernst, Money in the Western Legal
Tradition: Middle Ages to Bretton Woods (Oxford: Oxford
University Press, 2016), 18, 29.
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