Pagine Dedicate

giovedì 11 dicembre 2025

BANCA D’ITALIA: UN VERO J’ACCUSE, “IL CAPITALE PERDUTO”

 







BANCA D’ITALIA / I DEPISTAGGI SULLO “SCIPPO” DEL SECOLO

Immaginate una Banca: viene venduta per 61 miliardi di vecchie lire, un piatto di lenticchie, e mesi dopo l’acquirente mette a segno il colpo del secolo, rivendendola per 6.000 miliardi sempre di vecchie lire. Sotto gli occhi della Banca di Vigilanza che non muove un dito.

Non è una storia distopica di fanta-finanza: invece si tratta della dirty story ruotata quasi 30 anni fa intorno alla maxi svendita del primo e più antico istituto di credito del Sud, il Banco di Napolipassato alla Banca Nazionale del Lavoro per quella risibile cifra e poi dalla ‘fortunata’ BNL a sua volta ceduto per quella stratosferica cifra al gruppo Intesa-Sanpaolo.

La sede della Banca d’Italia in Via Nazionale. Sopra, Mario Draghi

In qualunque paese al mondo sarebbero immediatamente finiti sotto inchiesta i vertici degli istituti coinvolti e, soprattutto, quelli della Banca d’Italia, il supremo organo di Vigilanza, dove per anni hanno dettato legge prima Carlo Azeglio Ciampi e poi, negli anni ruggenti, Mario Draghi, passato quindi ai fasti griffati BCE, poi premier nel famigerato 2021 (l’anno dei vaccini Covid killer); il quale ancora oggi in Europa e non solo è ritenuto un vero e proprio VATE, e mesi fa ha dettato le regole affinché la UE torni a contare qualcosa. Incredibile ma vero.

invece, a tutti quei vertici, per un’operazione degna della Banda Bassotti nella sua forma più smagliante, non è letteralmente successo nulla. Tutti zitti e muti. La classe politica ha assistito (complice) alla rapina del secolo, i media hanno ovviamente oscurato, la magistratura ha insabbiato, ma anche molto peggio: ha infatti messo sotto inchiesta e perseguitato quei consiglieri d’amministrazione onesti che avevano denunciato la combine!

Come al solito: i banditi liberi come fringuelli, a passare guai da mille e una notte chi osa denunciare le loro malefatte. Ennesimo, clamoroso, gigantesco esempio di come la Giustizia ormai sia morta e sepolta da anni, e resti solo una lontana, sbiadita Utopia.

UN VERO J’ACCUSE, “IL CAPITALE PERDUTO”

Il super giallo finanziario è al centro di un fresco di stampa, “Il capitale perduto – Una voce di dentro racconta perché il Sud ha perso le sue banche”, firmato da Gennaro Cortucci, dirigente al BancoNapoli per un trentennio, poi protagonista della estenuante battaglia giudiziaria contro i poteri forti, in primis il Moloch Bankitalia. A quasi 90 anni ha trovato la forza e il coraggio civile per denunciare maxi affari, trame & connection, facendo nomi e cognomi dei protagonisti di fatti & misfatti.

Un libro assolutamente da leggere, una vera cartina di tornasole per capire come ha funzionato e funziona ‘O Sistema capovolto, dove – finora – vincono i predoni, i grani affaristi, i super banchieri, i re della finanza e a soccombere sono i cittadini, i risparmiatori e chi osa alzare il sipario su business, collusioni & coperture che più losche non si può.

Non a caso, la prefazione è firmata dallo storico presidente e animatore per decenni di Adusbef, l’associazione a tutela dei risparmiatori, ossia Elio Lannutti, ex parlamentare 5 stelle e in prima linea per centinaia di battaglie contro le macroscopiche distorsioni del sistema creditizio e, soprattutto, il perverso ruolo giocato da Bankitalia. Nel 2010 ha firmato (con Andrea Cinquegrani e Rita Pennarola) un vero e proprio j’accuse, ‘BANKSTER – Molto peggio di Al Capone i vampiri di Wall Street e piazza Affari); ed in seguito ‘MORTE DEI PASCHI DI SIENA’ (a quattro mani con Franco Fracassi) sulle acrobazie finanziare targate e MPS e il giallo del ‘suicidio’ del responsabile per le comunicazioni David Rossi, ancor oggi ‘irrisolto’ dopo 10 anni di inchieste flop.

Diamo subito la parola a Lannutti.

 

ATTACCA ELIO LANNUTTI

Elio Lannutti

Così contestualizza i fatti: “Quel clamoroso processo di degrado ed immiserimento iniziò nel 1992 all’epoca di Mario Draghi direttore generale del Tesoro (ribattezzato ‘vile affarista’ dal Presidente della repubblica Francesco Cossiga), che sul panfilo Britannia iniziò le svendite dell’industria pubblica italiana ‘ai suoi amici di Goldman Sachs’. (…) E Romano Prodi era presidente dell’IRI quando decise la privatizzazione del Credito Italiano proprio tramite la Goldman Sachs”.

Tale contesto è stato il terreno più fertile per consentire lo scippo con destrezza di gloriosi istituto di credito meridionali, in primis il Banco di Napoli e il Banco di Sicilia, ex istituti di emissione, con il consenso assenso della Banca d’Italia e la grave complicità delle classi politiche meridionali, la cui inerzia e plateale miopia ha defraudato il mezzogiorno d’Italia della proprie banche”.

“Dopo la morte di Ferdinando Ventriglia avvenuta l’11 dicembre 1994, il Banco di Napoli subì un’ispezione della Banca d’Italia inviata dal governatore Antonio Fazio e dal capo della Vigilanza Vincenzo Desario. Il Governo, allora presieduto da Romano Prodi, con Carlo Azeglio Ciampi al Tesoro, gettò le basi per la svendita del Banco di Napoli, prima alla cordata INA-BNL per 61,4 miliardi delle vecchie lire (neppure 30 milioni di euro), dopo un paio d’anni al Sanpaolo IMI per 6.000 miliardi di lire”.

Si apre poi un secondo giallo, quello targato SGA, ossia la Società Gestione Attivi incaricata di recuperare i crediti difficili, ‘incagliati’. “Quei crediti – scrive Lannutti – furono quasi del tutto recuperati. E quel recupero è la dimostrazione più lampante di ostilità e pregiudizio della Banca d’Italia verso gli istituti di credito meridionali, con la disattenzione del potere giudiziario che non ha mai voluto indagare sulle reali motivazioni di quella svendita, ma, al contrario, ha portato in giudizio alcuni dirigenti che si erano opposti a quel destino deciso a Roma”.

aggiunge: “Prova provata delle deferenza della magistratura su un’autorità di vigilanza, che ha consentito crac e dissesti bancari a danno dei risparmiatori per centinaia di miliardi di euro, tra i quali il grave scandalo del Monte dei Paschi di Siena, che ha bruciato 65,7 miliardi di euro, la cui gestione dissennata  fu aggravata dall’autorizzazione concessa dall’ex governatore Bankitalia Mario Draghi ad acquisire Banca Antonveneta a un prezzo folle di 17,3 miliardi di euro, oltre il triplo del suo valore”.

A proposito di Cortucci: “Un cittadino e dirigente probo, coraggioso, perseguitato dalla Banca d’Italia, perché reo di aver fatto il proprio dovere, nel paese alla rovescia, tra i primi posti per corruzione, tra gli ultimi per libertà d’informazione, con il sistema politico economico-istituzionale che punisce gli onesti e i servitori dello Stato, per premiare cricche, ladri, faccendieri, lestofanti, bancarottieri, funzionali al potere dei manutengoli”.

 

SCRIVE CORTUCCI

Eccoci ad un paio passaggi salienti del libro, un vero pugno in faccia, un potentissimo j’accuse, una minuziosa ricostruzione, carta per carta, documento per documento, delibera per delibera non solo del maxi scandalo della ‘svendita’ ma anche di tante altre più che opache vicende passate attentamente ai raggi x. Per non parlare, poi, della via crucis che Cortucci e la sua famiglia hanno dovuto subire e i prezzi che hanno dovuto pagare, sotto il profilo economico e morale. Davvero ai confini della realtà.

A proposito della BNL che fa il botto comprando il BancoNapoli per 61 miliardi di lire, all’epoca il prezzo di un grande calciatore, scrive Cortucci: “E qui nascono una serie di interrogativi: la BNL non era di proprietà del Tesoro? Il presidente della banca, Mario Sarcinelli, non era stato un esponente di vertice della Banca d’Italia e direttore generale al Tesoro? Nel consiglio d’amministrazione della BNL non c’erano rappresentanti del Tesoro, tra i quali Mario Draghi? E’ mai potuto accedere che chi ha indetto l’asta, chi ha selezionato i partecipanti, chi vi ha preso parte e chi se l’è aggiudicata rappresentassero, in definitiva, lo stesso soggetto? Le leggi sul conflitto di interessi erano ancora in vigore o erano state sospese per l’occasione? Perché nessuno sollevò obiezioni, neppure il Mediocredito Centrale che tra l’altro aveva presentato un’offerta migliore? E’ vero che il Mediocredito Centrale, in contropartita, ottenne il Banco di Sicilia, anch’esso massacrato dagli ispettori della Banca d’Italia?”.

Interrogativi da novanta ed ai quali – incredibilmente – non è mai stata fornita una risposta. Neanche uno straccio. Vergogna.

Il libro è stato pubblicato da ‘Giannini Editore’, la più antica tipografia napoletana che da alcuni anni ha ripreso anche ad editare libri, inaugurando, tra l’altro, la molto gettonata collana ‘Sorsi’, agili volumetti tematici, come abbiamo illustrato nel pezzo messo in rete il 14 settembre scorso,

CARCERE & MINORI / “I FIGLI CANCELLATI”

 

Palazzo Ricca

Fortunatamente l’onore e la grande storia del Banco di Napoli sono stati preservati dalla Fondazione Banco di Napoli. Nella sede di Palazzo Ricca, in via dei Tribunali, l’Archivio storico e il Museo Il Cartastorie consentono ai visitatori di conoscere, visualizzare e “toccare con mano” le testimonianze storiche di quella grandezza.

 

 

 

 

La Voce ha scritto molte inchieste, soprattutto sulle acrobazie finanziarie dell’era Ventriglia e sulla ‘svendita’ del secolo finalizzata a coprire il buco della filale BNL di Atalanta, diretta da Claudio Ciampi (figlio di Carlo Azeglio) e alle prese col finanziamento di vorticosi traffici di armi. Ecco (fate attenzione ai link in basso) il pezzo messo in rete il 23 dicembre 2017,

L’INTESA CON IL BANCO DI NAPOLI / UN MISTERO LUNGO VENT’ANNI

 

 

E (attenzione sempre ai preziosi link), pubblicato il 3 aprile 2017,

BANDA D’ITALIA / TUTTI GLI ERRORI, ORRORI & OMISSIONI. E ORA ANCHE LO SCANDALO DELLA “SUA” CASSA

Nessun commento:

Posta un commento