giovedì 27 novembre 2025

Della serie Accordi Segreti: La Storia del Central Bank Gold Agreement

 

"Libero mercato ? Solo quando lo diciamo NOI!"

Accordi Segreti: La Storia del Central Bank Gold Agreement (CBGA)

Nel mondo ombroso della finanza globale, dove le decisioni di pochi possono scuotere i mercati di miliardi, esiste una serie di patti che operano nell'ombra, lontano dagli occhi del pubblico. Tra questi, il Central Bank Gold Agreement (CBGA) spicca come un esempio paradigmatico di coordinamento "segreto" tra le potenti banche centrali. Firmato in sale riunioni blindate e annunciato solo a posteriori, questo accordo ha regolato per due decenni le vendite di oro da parte delle istituzioni monetarie europee, influenzando il prezzo del metallo giallo e la stabilità economica mondiale. Ma era davvero segreto? O solo un velo di discrezione per evitare panico? Scopriamolo ripercorrendo la sua storia, dalle origini turbolente alla sua quieta dissolvenza.

Le Origini: La Crisi del 1999 e il "Washington Agreement"

Tutto inizia alla fine degli anni '90, in un'epoca di transizione verso l'euro e di instabilità finanziaria post-crisi asiatica. Le banche centrali europee, detentrici di immense riserve auree ereditate dal sistema di Bretton Woods, avevano iniziato a vendere oro per diversificare i portafogli e finanziare operazioni. Tuttavia, vendite non coordinate – come quelle annunciate dalla Banca d'Inghilterra nel 1999, che prevedevano la dismissione di 415 tonnellate – avevano fatto precipitare il prezzo dell'oro ai minimi storici, intorno ai 250 dollari l'oncia. Il panico si diffuse: minatori, investitori e persino governi rischiavano perdite colossali.

Per arginare questa spirale, il 26 settembre 1999, durante l'assemblea annuale del Fondo Monetario Internazionale a Washington D.C., 15 banche centrali europee firmarono il primo CBGA, noto anche come "Washington Agreement on Gold". I firmatari includevano la neonata Banca Centrale Europea (BCE), la Bundesbank tedesca, la Banca d'Italia, la Banque de France e altre, più la Banca Nazionale Svizzera. L'accordo stabiliva un limite collettivo alle vendite: non più di 400 tonnellate annue per cinque anni, con un tetto totale di 2.000 tonnellate. L'obiettivo? Stabilizzare il mercato, ripristinare fiducia e prevenire un crollo ulteriore. L'annuncio fece rimbalzare il prezzo dell'oro del 25% in pochi giorni, dimostrando il potere di questi patti "segreti".

Non era un accordo vincolante in senso legale stretto, ma un gentlemen's agreement: un'intesa morale tra istituzioni che detengono il monopolio della moneta. La segretezza iniziale servì a negoziare senza speculazioni, ma una volta rivelato, divenne un pilastro della trasparenza controllata nel mercato dell'oro.

L'Evoluzione: Rinnovi e Adattamenti

Il CBGA non fu un evento isolato, ma una saga in quattro atti, ognuno adattato alle mutevoli dinamiche economiche.

  • CBGA II (2004-2009): Rinnovato il 8 marzo 2004, poco prima della scadenza del primo, per altri cinque anni. Il limite annuo salì a 500 tonnellate, con un totale di 2.500 tonnellate, riflettendo un mercato più robusto. Nuovi firmatari si unirono, come le banche centrali di Cipro, Malta e Slovacchia, portando il numero a 19. In questo periodo, le vendite effettive rimasero ben al di sotto dei limiti, grazie a un prezzo dell'oro in ascesa (da 400 a oltre 1.000 dollari l'oncia), spinto dalla domanda asiatica e dalla crisi finanziaria del 2008.
  • CBGA III (2009-2014): Firmato il 7 agosto 2009, in piena recessione globale, ridusse il limite annuo a 400 tonnellate. Qui, l'accordo iniziò a mostrare crepe: le banche centrali stavano passando da venditrici ad acquirenti, con paesi come Cina e Russia che accumulavano oro per diversificare dalle valute fiat. Le vendite europee calarono drasticamente, e l'accordo servì più come segnale di stabilità che come freno effettivo.
  • CBGA IV (2014-2019): L'ultimo rinnovo, annunciato il 19 maggio 2014, eliminò i limiti quantitativi annuali, optando per un approccio più flessibile. I firmatari, ora 22 (inclusa la BCE e banche di nuovi membri UE), si impegnarono a non vendere "quantità significative" di oro, a meno che non fosse necessario per operazioni monetarie. Questo rifletteva un mercato maturo, con l'oro visto come asset strategico contro l'inflazione e le tensioni geopolitiche.

In questi rinnovi, la "segretezza" era più un protocollo di discrezione: negoziati privati per evitare fughe di notizie che potessero muovere i mercati, ma annunci pubblici per mantenere la trasparenza.

La Fine: Scadenza e Eredità

Il 26 settembre 2019, il CBGA IV scadde senza rinnovo. La BCE e i firmatari dichiararono che il mercato dell'oro era "sufficientemente maturo" e non richiedeva più un accordo formale. Non ci fu fanfara: solo un comunicato stampa che segnava la fine di un'era. Le conseguenze? Le banche centrali guadagnarono maggiore libertà, ma continuarono a coordinarsi informalmente. Invece di vendite, si assistette a un boom di acquisti: nel 2022, le banche centrali globali comprarono oltre 1.000 tonnellate d'oro, il massimo storico, guidate da Cina, Turchia e Russia.

L'eredità del CBGA è duplice: da un lato, ha prevenuto caos nel mercato aureo; dall'altro, ha rivelato come accordi "segreti" tra élite finanziarie possano modellare l'economia globale. Oggi, in un mondo di criptovalute e instabilità, l'oro rimane un baluardo, e il CBGA un capitolo chiuso ma influente nella storia della moneta.

In questa serie su "Accordi Segreti", il CBGA ci ricorda che dietro le quinte della finanza, patti invisibili tengono le redini del potere. Prossimo episodio: gli accordi di Basilea? Rimanete sintonizzati.

Vedi anche: GATA - Gold Anti-Trust Action Committee Inc. https://gata.org

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