Bankitalia: commento alla risposta di Barbagallo a Villarosa
di Marco Saba, presidente IASSEM , 16 febbraio 2017
Testo originale bankitalia: http://seigneuriage.blogspot.it/2017/02/la-risposta-della-banca-ditalia-allon.html
Commento riga per riga la risposta di
bankitalia. Intanto esaminiamo la domanda e la risposta a caldo
del capo della vigilanza osservando il video (da un minuto) del
fatto:
https://www.youtube.com/watch?v=WPmObU-V4lk
La risposta a caldo del capo della vigilanza Carmelo Barbagallo, "Le risponderò
privatamente...", è già abbastanza inaudita. Unica nel suo genere
in quella audizione del 17 gennaio 2017. Dopo 2 settimane (2
febbraio 2017), arriva la risposta da Banca d'Italia, non firmata e
senza carta intestata... Vediamola:
"L’On.Villarosa sembra riferirsi a un intervento
del deputato avv. Patrick Dimier al Grand Conseil del Cantone di
Ginevra, nel quale propone di tassare la creazione di moneta
da parte del sistema bancario. Il deputato rammenta che la
creazione di moneta non è solo quella della banca centrale, ma
avviene a opera di tutte le banche mediante la moneta scritturale
e si chiede perché, a differenza del signoraggio, su tale
creazione di moneta non sia applicato alcun prelievo a favore
delle finanze pubbliche."
- Certamente l'On. Villarosa si riferiva all'intervento dell'avv.
Dimier al PARLAMENTO del Canton Ginevra. Va tuttavia detto che la
Banca d'Italia, nel suo disordine bipolare, interpreta
differentemente il signoraggio se a percepirlo è direttamente lo
Stato oppure la banca stessa. Difatti nel sito Bankitalia
troviamo:
"Quando la moneta è prodotta dallo Stato, è quest'ultimo che,
spendendola ad esempio per acquistare beni e servizi, la mette in
circolo nell'economia e realizza immediatamente il controvalore,
al netto dei costi di produzione."
https://www.bancaditalia.it/compiti/emissione-euro/signoraggio/
Lasciando così intendere che se le banconote (181 miliardi) le avesse
stampate lo Stato, sotto forma di biglietti di Stato a corso
legale, sarebbe stato quest'ultimo a realizzare immediatamente il
profitto di 181 miliardi tolti i costi di tipografia che, ad onor
del vero, possono essere anch'essi pagati con nuova cartamoneta.
Ma, magicamente, se le banconote le emette la Banca d'Italia, ecco
che lo Stato percepisce solo l'interesse riversato da Banca
d'Italia sul PRESTITO delle banconote stesse al sistema bancario
generale... Il capitale sparisce attraverso l'iscrizione di un
falso passivo nel bilancio bankitalia "Banconote in circolazione"
che corrisponde al valore facciale delle stesse... Lo Stato
intelligente iscriverebbe al SUO attivo di bilancio una somma
corrispondente, inverando la passività bancaria, e facendosi
pagare effettivamente la somma del valore facciale, incamerando il
signoraggio al 100% anziché gli interessi che, a onor del vero,
non sono il signoraggio ma meri profitti da investimento...
Maggiori dettagli qui:
Tesoro sommerso: l'errore
contabile del ministro Padoàn
http://centralerischibanche.blogspot.it/2016/07/tesoro-sommerso-lerrore-contabile-del.html
Ma andiamo avanti nel testo della risposta:
"Una tale tassazione, sostiene, potrebbe dare un gettito
consistente; egli calcola che, se la Banque Cantonale de Genève
fosse tassata sui 2.700 miliardi di Franchi svizzeri di moneta
scritturale creata nel 2015, vi sarebbe un incasso tributario di
475 milioni di Franchi svizzeri."
Non entro qui nel merito del calcolo della tassazione svizzera
rammentando però che, sommando IRES e IRAP, la tassazione della
creazione di denaro bancario - che genera profitti cirrispondenti
tolte le spese - si aggira sul 30%. E qui stiamo parlando di 1.800
miliardi l'anno di impieghi bancari da parte delle banche
commerciali, effettuati creando una corrispondente quantità di
denaro. Quindi, per l'Italia, il danno è di 540 miliardi di tasse
non incassate sulla creazione del denaro digitale (i depositi a
vista).
Continuando:
"Il punto è che le banche già sono sottoposte
ovunque a una tassazione dei guadagni che esse traggono dal
fornire mezzi di pagamento, insieme a quelli che ricavano dalle
altre attività. Circa la possibile introduzione di una
nuova imposta sulla creazione di depositi (che
rappresentano la quasi totalità del denaro bancario), è probabile
che i maggiori costi determinati dall’imposta, pur se formalmente
in capo al sistema bancario, sarebbero comunque traslati sui
clienti delle banche, per esempio sui costi di apertura di conto
corrente. La traslazione dell’importo potrebbe non essere piena in
funzione, per esempio, del grado di concorrenzialità del mercato
del settore bancario e di caratteristiche della domanda di
depositi; tuttavia, in ultima analisi, sarebbe la collettività a
contribuire al pagamento di parte, o dell’intero ammontare,
dell’imposta."
Qua si pretende di affermare che - per tassare i PROFITTI della
creazione di denaro - sarebbe necessaria una NUOVA IMPOSTA.
Lasciando intendere che - col sistema attuale - tali profitti non
verrebbero tassati... Qui la Banca d'Italia bara clamorosamente,
perché il problema non è nell'introdurre una NUOVA tassazione, ma
bensì nel rettificare la stesura dei bilanci bancari che - come
più volte denunciato dal 2014, creano attualmente il denaro fuori
bilancio, ovvero non facendolo transitare - alla creazione - nel
conto dei flussi di cassa delle banche stesse. Le banche
attualmente non pagano tasse sulla creazione perché - violando le
norme IAS-IFRS 7 - versano il denaro sui depositi della clientela
senza prima contabilizzarli in entrata in cassa. Questo è un punto tecnico
importante poichè a seguito di tale pratica - dovuta anche al
fatto che non esiste un CATASTO della creazione di moneta bancaria
- si può affermare che tutta la moneta bancaria gira "in nero" -
orfana di certificazione di origine - e quando rientra nelle casse
delle banche sembra SPARIRE. Sparisce solo contabilmente,
all'azzeramento dei debiti, ma rimane nelle casse bancarie e non
si sa bene dove poi vada a finire... Uno spunto per una bella
ricerca da affidare alla nostra INTELLIGENCE ?
Aggiungo che
il fatto di pretendere che questo sia ammissibile, con la giustificazione
goliardica per cui al pagamento di tasse l'impresa è costretta ad
aumentare i prezzi (come accade di norma con l'IVA) e che quindi
non le pagherebbe per contenere i costi della clientela, si
commenta da sé...
Il resto del testo, per ora, non necessita di ulteriori commenti.
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