Banche: necessità dell'accertamento giudiziario dello stato d'insolvenza
Nel caso della Grecia, i primi che sono andati in banca hanno potuto ritirare. Poi la BCE con la complicità attiva della banca centrale greca, ha
tagliato la liquidità alle banche (distribuzione di banconote), che quindi hanno esaurito il denaro
molto presto, e le ha costrette a chiudere lasciando la massa dei
clienti all'asciutto.
Se ne desume che il fallimento di una banca deriva da decisioni
arbitrarie prese proprio dall'organo che ne dovrebbe rilevare
l'insolvenza secondo requisiti tecnico-contabili oggettivamente
riscontrabili (la vigilanza).
L'insolvenza delle banche, quindi, non è
causata da scarsità oggettiva di mezzi monetari determinata da "cattiva
gestione", quanto piuttosto dal fatto che la contabilità bancaria non
tiene conto della creazione di denaro (ad. es. nella contabilità dei
flussi di cassa, dove non si rileva la creazione di mezzi monetari) e
dal fatto che questo potere di creazione monetaria può essere revocato o
ostacolato - tramite l'esclusione dai circuiti di compensazione
interbancari o la mancata consegna di banconote - dalla banca centrale arbitariamente e per motivi
politici.
In sostanza, ai "crediti verso clientela" dello Stato
Patrimoniale non corrisponde l'evidenza della creazione dei mezzi
monetari atti a generarli. Allo stesso modo si può evidenziare che i
"debiti verso clientela" non hanno alcun rapporto coi "crediti verso
clientela", trattandosi di depositi (saldi attivi dei coni correnti) che
possono in tutto o in parte essere stati orginariamente creati da altra
banca. Eliminando i depositi (voce passiva), la banca non subirebbe un
danno - in questa contabilità assurda e fantastica che seguono le banche
- ma bensì rappresenterebbe un miglioramento dello stato attivo !
Il
corollario è che un Tribunale responsabile, di fronte alla segnalazione
d'insolvenza della vigilanza della banca centrale (i piromani-pompieri),
dovrebbe automaticamente provvedere d'ufficio all'accertamento
giudiziario dello stato d'insolvenza della banca, verificando
l'omissione dai flussi di cassa di tutta l'attività di creazione
monetaria effettivamente condotta durante l'esercizio. Scoprirebbe così,
il Tribunale, che il vero profitto della banca (o meglio, del suo
management...) si trova sottraendo dalla massa di denaro creato durante
l'esercizio, i puri costi di gestione che sono dell'ordine dell1% fino a
3% direttamente proporzionali alla dimensione della banca. (Le più
grandi costano di più)
Concludendo, le banche non possono
fallire poiché sono fabbriche di denaro dal nulla che però non
contabilizzano per sottrarsi alle responsabilità fiscali (enorme danno
all'erario) e sociali (esercitano politiche arbitrarie senza essere
sottoposte a scrutinio democratico e condizionano la sicurezza dello Stato tramite il
meccanismo del debito pubblico).
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