giovedì 13 maggio 2021

Bitcoin: corsa agli sportelli sui derivati ?

Bitcoin: corsa agli sportelli sui derivati ?

Di Marco Saba, 13 maggio 2021


Un amico recentemente mi ha sottoposto l’ennesimo progetto di una criptovaluta basata sulla blockchain di Ethereum e pensata per coinvolgere i commercianti ad usarla per l’e-commerce. La roadmap un po’ antiquata prevedeva la solita ICO e poi la creazione del wallet... vi spiego perché non mi convince.

Molti si chiederanno perché ad oggi l’unico progetto di e-commerce davvero funzionante con criptovalute sia Equazon, realizzato in ambiente Telegram, sulla blockchain Waves-NG. Vedi: https://t.me/equazon

I due argomenti sono correlati, nel senso che i colli di bottiglia per realizzare un sistema funzionante sono rappresentati dai costi di transazione e dalla velocità di trasferimento delle monete virtuali. Attualmente le due soluzioni classiche “alla moda” sono basate su blockchain Bitcoin o Ethereum (ERC-20), ambedue con costi di circa 20 euro per transazione. I tempi di trasferimento vanno mediamente da 7 minuti a 45 secondi. (Vedi: https://equazine.blogspot.com/2021/05/breve-comparazione-di-blockchain.html ) Il costo di 20 euro è proibitivo: immaginatevi di fare una consumazione in un bar o di ordinare un articolo su Amazon: chi vorrebbe pagarli con quel sovraprezzo ? Nessuno. E a questo andrebbe aggiunto di dover aspettare alla cassa qualche minuto per avere la conferma del pagamento, con conseguenti code sovietiche facilmente immaginabili (che si aggiungerebbero comunque a quelle già create dai governi psicotici con le assurde disposizioni liberticide dell’ultimo anno).

La blockchain utilizzata da Equazon, invece, prevede un costo di circa tre centesimi di euro a transazione e un tempo di circa 2 secondi per concludere il trasferimento del denaro dal compratore al venditore. Nel caso di prodotti digitali, la consegna automatica avviene contestualmente.

Quei progetti di e-commerce basati invece su blockchain diseconomiche e lente, non sono più decollati e gli investitori sono rimasti con un pugno di mosche.

Le soluzioni che ora si stanno cercando si basano sul concetto dei derivati. Per esempio, prendiamo proprio il porting di bitcoin ed ether sulla piattaforma DEX: quando un utente trasferisce i suoi bitcoin sul wallet Waves, in realtà manda i bitcoin ad un gateway che ha “prestampato” 21 milioni di Bitcoin-surrogati – anche se ancora ne esistono solo 18,7 milioni originali – che gli vengono accreditati sul wallet come BTC per muoverli nel circuito Waves. Questi BTC surrogati – come fossero banconote al posto dell’oro – si basano sulla fiducia nel fatto che se il cliente volesse “uscire”, cioè ottenere i bitcoin originali su un altro wallet esterno, l’organizzazione dietro al gateway (centralizzato) fornirebbe quei bitcoin in un wallet esterno. Ma in questo caso non potrebbe più muoverli P2P al costo di tre centesimi, ma ritornerebbe il costo originario di 20 euro per trasferimento. Una considerazione simile vale per gli ERC-20 di Ethereum.

Grecia - corsa agli sportelli Bancomat. Fonte: Dagospia

 

La corsa agli sportelli, cioè una richiesta in massa di trasferimento, metterebbe in evidenza la incapacità di “cambiare” tutti i bitcoin di Waves (21 milioni) per i bitcoin originali attualmente già minati (18,7 milioni). Questo rischio, dovuto alla ricentralizzazione della blockchain decentrata di Bitcoin, è simile oggi alla corsa agli sportelli presso una banca nel caso che tutti volessero ritirare i soldi sul conto ottenendo in cambio banconote o monetine, che sono solo una frazione del totale dei depositi creati dal nulla dalle banche (praticamente gratis ed esentasse). Questa considerazione, in un libero mercato, metterebbe subito in evidenza una differenza di cambio reale tra il bitcoin ufficiale e quello su Waves corrispondente al differenziale tra i due aggregati “monetari”. Il cambio viene tuttavia mantenuto artificialmente al pari. Il vantaggio per il pubblico è evidente: trasferire i surrogati (derivati) costa meno che trasferire gli originali (tre centesimi contro venti euro).

EquaCoin ha preferito nascere direttamente sulla blockchain di Waves, eliminando così da subito il pericolo della corsa agli sportelli. E’ stata una scelta lungimirante che ha permesso di avere oggi il primo mercato online per beni e servizi “reali”, anziché orientarsi verso l’utilizzo dei “coin” come puro strumento finanziario per meri giochi speculativi. Ed è per questo che si può parlare di “vera moneta” solo per un mezzo che, principalmente, serva proprio per scambiare i beni e servizi, la sua funzione monetaria naturale più importante. I Bitcoin e gli ERC-20 originali, che hanno necessità di essere scambiati nuovamente per denaro bancario o per loro derivati su qualche piattaforma, prima di essere spendibili, rimangono meri strumenti finanziari soggetti al fenomeno delle bolle speculative come quella famosa dei Tulipani (vedi: https://it.wikipedia.org/wiki/Bolla_dei_tulipani ). In sostanza, se domani Bitcoin ed Ether valessero zero, l’economia reale non ne risentirebbe. Mentre nel caso di token indipendenti usati veramente e direttamente come moneta, con un vero libero mercato nell’economia reale che li supporta, questo pericolo appare molto più improbabile.

Per un esempio clamoroso di euro-derivati su blockchain, vedi: 

Eurozona: OPA annunciata sul 100% dell'Eurosistema


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