venerdì 27 luglio 2018

Gergo monetario: molta confusione per nulla

Gergo monetario: molta confusione per nulla
di Marco Saba, 27 luglio 2018
(dedicato al neoscelto presidente della RAI Marcello Foa) 


A chi si avvicina per la prima volta alla questione della moneta, vengono presentate una serie di definizioni poco chiare che sembrano presentare un quadro parecchio confuso e conflittuale.

Quante definizioni di moneta ci sono ?

Per esempio: "moneta fiat", "moneta a corso legale", "moneta legale", "moneta scritturale", "moneta creditizia", moneta "bancaria", "moneta contabile", "moneta elettronica", "moneta digitale", "moneta virtuale", "moneta locale", "moneta complementare", "criptomoneta" o "criptovaluta", "moneta fiduciaria", "moneta contante", "moneta a corso forzoso", "moneta merce", etc.

Origini della confusione

Per non contare quando la stessa definizione vuol dire cose diverse nell'immaginario collettivo e nella tecnica contabile o bancaria.
Il caso piu' evidente e spesso oggetto di confusione riguarda i depositi bancari (moneta eletronica o digitale o bancaria, definita da Banca d'Italia "moneta legale" - da non confondere con "moneta a corso legale" che, nel caso dell'euro, consiste in monete metalliche e banconote create dal SEBC (BCE), anche se ultimamente aggiungono alla definizione la loro moneta elettronica definita come "riserve della BCE". Nella misura statistica "M1" la BCE ne considera tre: le monete metalliche, le banconote e i depositi bancari non vincolati. Cosa vul dire ? Che questi tre sono i principali aggregati di moneta conosciuti come "contante", ovvero "contante materiale" e "contante elettronico". Usare quindi la generica definizione di "contante" per indicare il solo "contante materiale" è fuorviante. Difatti, anche le norme contabili internazionali IAS-IFRS (IAS 7.6), recepite dall'Unione Europea e dalla dottrina contabile nazionale, identificano i "depositi a vista" in conto corrente come "contanti". Lo stesso dicasi per le norme contabili americane US-GAAP (ASC 942-230-20) e le svizzere SWISS-GAAP (FER 4).

Esiste davvero il pericolo di corsa agli sportelli ?

Ma allora, osserverà il lettore, tutto questo parlare di "corsa agli sportelli" non ha senso, visto che è contante sia la moneta metallica, sia la banconota che il deposito! Se, andando in banca, non hanno abbastanza "contante materiale" da darmi, possono sempre riempirmi una carta ricaricabile col "contante elettronico" presente nel conto corrente ! Esatto. Infatti, la pretesa di far credere al pubblico che il deposito debba essere convertito in contante materiale per essere usato quale moneta è solo un trucco per far credere che le banche abbiano bisogno dell'assistenza di qualcuno per poter erogare moneta, ovvero che le banche siano solo "intermediarie", nascondendo cosi' l'attività giornaliera di zecca clandestina.
Dire che il denaro nel deposito debba esserte convertito in banconote per essere efficace come contante è come dire che le banconote debbano essere convertite in monetine metalliche prima di essere efficaci come moneta.

La banca commerciale agisce come una zecca clandestina ?

Per quanto possa sembrare incredibile, attualmente le banche svolgono attività di zecca "clandestina" del contante elettronico a causa di una irregolarità contabile: le banche non indicano la creazione di moneta nelle entrate dei flussi di cassa, all'atto della creazione. La banca crea direttamente la cifra nel conto del cliente - crea un deposito, come dice la Banca d'Italia - registrando una uscita di cassa senza sottostante (flusso di cassa negativo, "va sottozero"...).
Nello Stato patrimoniale indica tutti i depositi come fossero passività, come se la banca non avesse mai consegnato il mezzo di pagamento elettronico. E' questo il motivo per cui, nel rendiconto finanziario e nel conto economico delle banche non risultano le cifre enormi del capitale creato ed utilizzato per gli impieghi.

Ma cos'è la "moneta legale" ?

La Banca d'Italia indica i depositi come moneta legale intendendo pero' che è "legale" perché non ha sottostante, non comporta nessun obbligo di rimborso, in natura o meno, da parte della banca. Il pubblico invece crede erroneamente che l'aggettivo "legale" sottintenda una qualche legge che governi la creazione di tale moneta. In realtà, con "moneta legale" (o moneta fiat) si intende una moneta che non è moneta-merce, ovvero non è moneta garantita da una contropartita di beni, come oro, argento od altro. Due concetti ben diversi...

Cosa si intende per "moneta" ?

La moneta è semplicemente il mezzo convenzionale che la gente utilizza per facilitare lo scambio di beni e servizi. La moneta è pubblica quando chi ci guadagna a crearla è lo stato (credito pubblico). La moneta privata si distingue in: moneta bancaria e moneta creata da altri privati. Se la moneta creata da privati imita in maniera indistinguibile la moneta a corso legale (biglietti di carta e monete metalliche), è falsa. La creazione ex novo di moneta scritturale (virtuale, elettronica, digitale, etc.) non è normata dalla legge, pertanto le banche vengono attualmente indicate solo come "intermediari" finanziari e non come "zecche autorizzate".

Due definizioni fuorvianti: "moneta contabile" e "creazione di depositi"

La "moneta contabile" non esiste, esiste moneta che alla creazione viene contabilizzata, oppure no. Le scritture contabili che utilizzano la moneta corrente implicano sempre che questa moneta da qualche parte esista, che sia materiale o meno. I depositi, contrariamente a quanto asserisce la Banca d'Italia, non possono essere "creati" senza che prima sia stato creato il sottostante. La creazione tout-court di scritture contabili di deposito senza contante sottostante sono senz'altro false scritture contabili (se il "depositato" non esiste, non puo' esservi alcun "deposito").

Ma la CONSOB cosa dice sulla moneta ?

Beppe Scienza in una corrispondenza privata, mi scrive - in risposta ad una mia sollecitazione a prendere posizione sulla questione della moneta bancaria creata fuori dai flussi di cassa - testualmente: "che le banche creino moneta non è magari noto al largo pubblico, ma fra gli studiosi della materia è cosa assodata.Vedi per es. cosa scrive la stessa Consob al riguardo: http://www.consob.it/web/investor-education/dalla-moneta-fisica " - dopodiché chiosa "che spiega anche come la bilancia di pagamenti crei o rispettivamente distrugga moneta." 

 Se andiamo a vedere la pagina in questione troviamo che il testo CONSOB già ad una prima lettura appare fuorviante contenendo informazioni inesatte (le banche non distruggono moneta, mai, semmai le banche centrali accumulano la moneta estera sotto forma di "riserve") o palesemente false (non sono le banche nel loro complesso che creano moneta ma la singola banca, vedi:
Werner, R.A., Can banks individually create money out of nothing? — The theories and the empirical evidence, International Review of Financial Analysis, Volume 36, December 2014, Pages 1–19
http://www.sciencedirect.com/science/article/pii/S1057521914001070
o semplicemente omissive (le banche creano moneta anche quando pagano gli stipendi, le consulenze, i fornitori, l'acquisto di nuove sedi, quando incassano cash e incrementano i depositi, etc.). Da qui nella mia risposta a Scienza:  
"Se questa enorme creazione, nel tempo, che avviene fuori bilancio (clandestinamente) - vedi:
Cash Flow Accounting in Banks— A study of practice, Ásgeir B. Torfason, University of Gothenburg, 2014
https://gupea.ub.gu.se/handle/2077/35272
non influisce secondo te, direttamente o indirettamente, sul risparmio gestito o sulla previdenza integrativa, ok, ne prendo atto...".
Evidentemente questa massa monetaria che sfugge a qualsiasi controllo superficiale non solo influenza quantitativamente il risultato del risparmio e della previdenza integrativa - basti pensare che dal 1880 ad oggi la lira si è deprezzata di 2,5 milioni di volte ! - ma influenza anche qualsiasi attività in cui poi venga investita dalle banche al momento del riflusso dove, ma solo contabilmente, sembra sparire inghiottita nel nulla. Basterebbe un'indagine sulla gestione operativa del conto accentrato della singola banca per rendersi conto del fatto che la moneta elettronica non viene distrutta...

(continua...)


martedì 24 luglio 2018

Carige, inchiesta per abuso di mercato: la Finanza in sede

Il caso 24 luglio 2018

Carige, inchiesta per abuso di mercato: la Finanza in sede

Matteo Indice
La sede centrale della banca Carige
La sede centrale della banca Carige
Genova - L’estate calda di Banca Carige si trasforma anche in un’inchiesta giudiziaria, aperta d’ufficio dalla Procura di Genova dopo scambi di bordate nei cda e a mezzo stampa.
Ieri mattina la Guardia di finanza si è presentata nella sede centrale chiedendo tutti i verbali dei consigli d’amministrazione e delle assemblee degli azionisti svoltisi dal gennaio 2017 ad oggi, oltre alle lettere ricevute dalla Bce nello stesso biennio (l’ultima risale a venerdì e critica il piano di conservazione del capitale, oltre a spingere verso le aggregazioni e a stigmatizzare l’elevato «tasso di avvicendamento» fra i manager andato in scena dal 2014 in poi, fine dell’era di Giovanni Berneschi travolto dagli scandali giudiziari). L’ipotesi degli inquirenti è al momento di abuso di mercato, con l’obiettivo di capire se alcune dichiarazioni rese a margine dei consessi ufficiali siano state differenti nella sostanza o strumentali, potenzialmente a discapito di titolo, risparmiatori e piccoli azionisti: il fascicolo è contro ignoti e le contestazioni potrebbero definirsi in modo più preciso nelle prossime settimane.
Carige sull’iniziativa dei pm precisa d’aver «messo a disposizione i verbali richiesti» e garantisce «massima collaborazione» alle autorità. Il titolo ieri, a causa delle varie turbolenze, ha perso il 4,65%.

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Nota Bene:

Assemblea Carige 2017: i video dell'intervento di Marco Saba e le risposte...

Marco Saba all'Assemblea Carige 2017 (1 di 4)


Assemblea Carige 2017: replica di Saba e controreplica dell'AD (2 di 4)

Assemblea Carige 2017, punto 5: intervento di Marco Saba (3 di 4)


Assemblea Carige 2017: replica finale di Tesauro (4 di 4)

https://www.youtube.com/watch?v=K8juKCFCFrY&t=1s


Il problema, denunciato da Saba nel 2014, sul sito della Banca Mondiale (2018):
The “accounting view” of money: money as equity (Part I)
http://blogs.worldbank.org/allaboutfinance/node/916
The “accounting view” of money: money as equity (Part II)
http://blogs.worldbank.org/allaboutfinance/node/917
The “accounting view” of money: money as equity (Part III)
http://blogs.worldbank.org/allaboutfinance/node/918

lunedì 16 luglio 2018

Iccrea porta in tribunale Bankitalia e Commissione Ue

Iccrea porta in tribunale Bankitalia e Commissione Ue

«Ridateci i soldi indebitamente versati al fondo di risoluzione»

Il numero uno di Iccrea Giulio Magagni Il numero uno di Iccrea Giulio Magagni
Iccrea contro Banca d’Italia. Oggetto: i contributi versati al Fondo nazionale di risoluzione, la cassa comune per il risanamento delle banche in crisi. L’Istituto centrale del credito cooperativo ha contestato «le somme effettivamente dovute» e ha chiesto «la restituzione delle somme indebitamente versate» negli ultimi tre esercizi. Si tratta di circa 37 milioni. Il nocciolo della questione è nelle modalità di calcolo che duplicherebbero l’onere perché non considerano la natura di Iccrea, ovvero banca «di secondo livello», cerniera tecnica e finanziaria tra le Bcc e il sistema creditizio italiano ed estero. Secondo Iccrea la richiesta ricevuta da Bankitalia di pagare i contributi al Fondo di risoluzione ha alla base «l’errata interpretazione e applicazione» della normativa comunitaria e in particolare non si è tenuto conto del fatto che le passività tra l’istituto centrale e le «sue» Bcc avrebbero dovuto essere considerate infragruppo. 

Iccrea Banca ha affidato la pratica allo studio legale internazionale Orrick affiancato dall’avvocato Andrea Gemma. Bankitalia si difende con tre avvocati interni confermando tutti i provvedimenti e sottolineando «l’infondatezza del ricorso». La causa è finita nelle aule dei giudici amministrativi che però hanno trasmesso tutti gli atti alla Corte di Giustizia dell’Unione Europea, «per la rilevanza degli interessi coinvolti e per la complessità dei valori in gioco». I giudici comunitari devono dirimere una serie di questioni pregiudiziali. Dopodiché la palla tornerà al Tar di Roma che deciderà se (e quanto) la Banca d’Italia dovrà restituire i soldi con cui Iccrea Banca ha contribuito, come tutte le altre banche proporzionalmente, al Fondo nazionale di risoluzione. Ma l’offensiva legale dell’agguerritissima banca guidata da Giulio Magagni, viaggia su un doppio binario: infatti sono stati chiamati in giudizio direttamente anche la Commissione Ue e il «Comitato di risoluzione unico» che in ambito Ue è l’organo decisionale supremo del meccanismo di risoluzione (applicato subito, da noi, per le banche Etruria, Marche Chieti e Ferrara). Iccrea vuole che il Tribunale del Lussemburgo annulli la decisione del Comitato in base alla quale Bankitalia ha adottato una serie di provvedimenti nei suoi confronti (i contributi). 

In aggiunta vuole essere risarcita per «il danno cagionatole dal Comitato … nell’esercizio delle sue funzioni di determinazione dei contributi dovuti». Per quanto legittimo, è assai raro che una banca italiana chiami in causa la banca centrale nazionale, che, tra l’altro, ha poteri di vigilanza, diretti o delegati dalla Bce. In questo caso l’affondo giudiziario si spinge al piano superiore e arriva fino alla Commissione Ue. Iccrea tuttavia si è chiusa a riccio alla richiesta di informazione sul complesso iter della controversia che, ad oggi, dovrebbe essere ancora ferma alla Corte del Lussemburgo. C’è un precedente, meno complesso, in materia: State Street Bank pochi mesi fa ha contestato a Bankitalia la contribuzione da 5 milioni, non dovuta - secondo loro - perché la controllata italiana aveva chiuso i battenti. Anche in questo caso le carte sono finite in Lussemburgo dove la vertenza ancora pende. I versamenti delle oltre 500 banche italiane al Fondo gestito da Bankitalia, che confluisce in quello europeo, sono stati pari a 748 milioni nel 2017 (762 nel 2016) , cioè il 10% delle contribuzioni Ue. Intanto è in dirittura d’arrivo il Gruppo bancario cooperativo Iccrea per il quale è stata fatta domanda di costituzione a Bankitalia e Bce. Vi aderiranno circa 150 Bcc con 4 milioni di clienti e un attivo di circa 150 miliardi; sarà tra i primi 4 gruppi bancari italiani.

15 luglio 2018 (modifica il 15 luglio 2018

TRATTAZIONE LOGICO-POSITIVA DELL’USURA BANCARIA

TRATTAZIONE LOGICO-POSITIVA DELL’USURA BANCARIA E IL SOGNO LEIBNIZIANO DEL CALCOLEMUS: LA BELLEZZA COME METODO, TRA (IN)CALCOLABILITÀ GIURIMETRICA E GIURIDICA... ANCHE DOPO LE SEZIONI UNITE
- DI MARCO ROSSI, Avvocato, managing partner dello Studio Rossi Rossi & Partners. Presidente del Comitato scientifico del Centro Studi Alma Iura. Collaboratore de Il Sole 24 Ore

http://www.almaiura.it/upload/Comunicazione/Articolo_Rossi.pdf

sabato 14 luglio 2018

Banche commerciali: ABC della creazione di euro e depositi


Banche commerciali: ABC della creazione di euro

Papier peint vinyle Arbre de l'argent avec des billets de banque en dollars US à la place des feuilles. - Arbres

Premessa: il denaro bancario (elettronico) è tutto creato dalle banche, unici soggetti che hanno accesso ai circuiti di movimentazione dello stesso (MOTI, SWIFT, CLEARSTREAM, EUROCLEAR, RTGSS, etc.).
Le banche utilizzano un proprio unico conto di cassa per tutte le operazioni dei flussi del denaro bancario chiamato normalmente CONTO ACCENTRATO. Le posizioni dei singoli clienti sono collegate alle operazioni sul conto accentrato. Le banche registrano contabilmente la movimentazione del denaro elettronico.
Le banche creano depositi e creano moneta (ammissione di Bankitalia con risposta scritta del 23 gennaio 2017 alla commissione finanze riunita Camera e Senato nel 2017, audizione dell’ispettore capo Carmelo Barbagallo. Testualmente: “creazione di depositi (che rappresentano la quasi totalità del denaro bancario).” e “strumenti monetari creati dal sistema bancario, denominati anche moneta bancaria e costituiti in larga parte dai conti di deposito.”).

Domanda: quando e come le banche commerciali creano “euro” ?

Risposta: le banche commerciali creano euro scritturali, creando depositi intestati alla clientela denominati in euro, in tre modi principali:

1 - quando la banca effettua prestiti o aperture di credito (crea un deposito a nome del cliente registrando un’uscita di cassa di denaro bancario della banca)

2 – quando la banca accetta depositi di contante materiale allo sportello (crea un deposito a nome del cliente registrando un’uscita di cassa di denaro bancario della banca, trattiene il contante versato senza annullarlo. Si tratta di clonazione, ovvero dematerializzazione del contante materiale senza distruzione o annullamento dell’originale)

3 – quando la banca paga forniture di merci, servizi o stipendi (crea un deposito a nome del cliente registrando una uscita di cassa di denaro bancario corrispondente. La passività corrisponderebbe ai beni e servizi acquistati, andando in pareggio...)

Domanda: cosa c’è che non va nella contabilizzazione della creazione ?

Risposta: il denaro viene creato effettivamente direttamente nel conto del cliente simulando una uscita di cassa senza corrispettiva previa entrata, dovuta alla creazione, nella cassa stessa della banca.

Esempio del primo caso sopra: la banca ha cassa zero. Crea cento euro nel conto del cliente (crea un deposito) e registra la corrispondente uscita di cassa. Ma, nella realtà, il deposito è creato ex novo senza che la cifra creata sia apparsa prima, ALLA CREAZIONE, come entrata nella cassa della banca (come se la banca avesse speso disponibilità preesistenti – o fosse andata sotto zero - invece di aver creato il denaro).

Risultato contabile: cassa della banca, meno cento euro (- 100), deposito del cliente: + 100. La banca lavora con flussi negativi di cassa (va sotto zero) che compensa, a fine giornata, col deposito del cliente CREATO DOPO l’uscita di cassa.
La banca è contabilmente a zero, anche se sono stati creati ex novo cento euro. La creazione del capitale è nascosta al pubblico contabilmente.

Il cliente ha cento euro sul conto che prima non c’erano, ma la banca è in pari, tra depositi e cassa.
Il cliente spende i 100 euro. La banca è a meno 100. Il cliente restituisce i cento euro piu’ gli interessi. La banca ora è a cassa zero (piu’ gli interessi) e il conto del cliente è a zero. Appaiono solo gli interessi pagati che risulteranno nel Conto economico della banca (ma il capitale sarà sparito contabilmente, mentre si troverà nel conto accentrato della banca dove è stato registrato quando il cliente ha ripagato il debito alla banca).

Quindi la banca, sostanzialmente, crea denaro fuori bilancio senza registrarselo, lo spende registrandone l’uscita, e “soffre” se non viene restituito interamente perchè rimane un falso buco di cassa dopo la creazione del deposito. Piu’ una banca è grande e piu’ sono le transazioni registrate quotidianamente nel conto accentrato della banca e piu’ sarà complesso ricostruirne tutti i movimenti.

Domanda: cosa non si legge nel bilancio finale della banca ?

Risposta: Nel bilancio finale della banca non si legge la creazione del denaro a favore della banca stessa che ne ha poi disposto con gli impieghi. La banca sfrutta, con un gioco scorretto di prestidigitazione contabile, l’art.1834 del codice civile. La banca pretende di finanziarsi – non causa pro causa, ex post factum – con gli stessi depositi che ha creato facendoli sembrare disponibili prima che li avesse utilizzati.

Domanda: perchè non si legge la creazione di denaro nei flussi di cassa o rendiconto finanziario della banca ?

Risposta: La banca commerciale sfrutta una eccezione contabile per le società d’intermediazione che le permette di riportare AL NETTO i flussi di cassa, senza indicarli in maniera progressiva. In questo modo è piu’ difficile ricostruire la mancata registrazione del nuovo denaro creato nella parte attiva (ENTRATE) dei flussi di cassa alla creazione. Le banche centrali, dal canto loro, non pubblicano nemmeno il Rendiconto Finanziario talché diventa impossibile ricostruire la creazione del denaro.

Domanda: Esiste un registro, tipo catasto, usato dalle banche per riportare la creazione di denaro bancario e dove i notai, ad esempio, possano controllare la provenienza del denaro usato dalle banche nei contratti (antiriciclaggio) ?

Risposta: No.

Domanda: Esiste o è mai esistito uno STUDIO DI SETTORE per le banche commerciali o la banca centrale ?

Risposta: No, per i codici ATECO 64.11.00 (Attività della Banca Centrale) e 64.19.10 (Intermediazione monetaria di istituti monetari diverse dalle Banche centrali) non esistono studi di settore.

Domanda: in sostanza, in parole semplici, cosa si vede nel bilancio annuale di una banca ?

Risposta: Un banchiere svizzero, Francois De Siebenthal, ha riassunto la situazione cosi’: “Analizzare il bilancio di una banca è inutile, è come guardare a una vasca da bagno per stabilire quanta acqua è rimasta. Senza un contatore dell’acqua a monte, non possiamo sapere quante volte la vasca è stata riempita e svuotata precedentemente. E, soprattutto, dov’è finita l’acqua che è passata nella vasca (il denaro non contabilizzato alla creazione, una volta che viene restituito alla banca)”.
In sostanza, l’enormità della situazione è visibile controntando il conto economico e lo stato patrimoniale. Le cifre enormi dello stato patrimoniale non trovano corrispondenza nemmeno nel rendiconto finanziario, che dovrebbe rivelare le fonti di finanziamento dell’azienda.

Domanda: che strumenti avrebbe il magistrato che volesse approfondire la situazione per la singola banca ?

Risposta: il magistrato puo’ avvalersi d’ufficio dello strumento dell’accertamento giudiziario dello stato d’insolvenza acquisendo dalla banca tutti i documenti contabili necessari ad appurare e ricostruire quanto sopra.

Domanda: cosa dicono le banche in merito ?

Risposta: recentemente un legale di una banca ha commentato cosi’ a proposito di un mutuo:
"Il mutuo erogato dalla banca con denaro da essa creato contabilmente come "euro", anche se la medesima non ne ha la facoltà, è pertanto valido perché il mutuatario lo ha comunque utilizzato...".

Domanda: cosa vuol dire dunque “euro scritturali” ?

Risposta: "Si potrebbe quindi sostenere che il denaro è sempre scritturale e che il denaro è intrinsecamente una unità di conto. La valuta, sotto forma di monete, banconote o altri oggetti fisici, può essere vista come manifestazione fisica dell'unità di conto. La valuta fisica sarebbe quindi solo un'altro modo per mantenere i conti, una forma più tangibile di contabilità."
- Banca centrale della Finlandia, The Great Illusion of Cryptocurrencies, 2018, pag.6


Domanda: dove trovare altra documentazione autorevole in italiano ?


Risposta:

- Falsità nei bilanci delle banche – in: “False attestazioni del credito bancario”, di G.B. Frescura, 2018

- “Il Non-Mutuo Bancario”, Avv. Silvio Orlandi, ed. Sindimedia, 2018

- Monete - antiche e nuove - sotto le lenti della contabilità moderna, di Biagio Bossone, Massimo Costa, 2018 (documento originale pubblicato in inglese nel sito della Banca Mondiale "The “accounting view” of money: money as equity" e qui tradotto):

- L’iniziativa del pubblico ministero e i poteri officiosi del Tribunale - in: “L’accertamento giudiziario dello stato d’insolvenza delle banche alla luce della riforma della legge fallimentare” - Prof. Emma Sabatelli, 2012

- “Note per uno studio di settore sull’attività bancaria”, di Marco Saba, 2014


CODICE CIVILE
TITOLO V
Delle Società
CAPO V — Società per azioni
Sezione IX. — Del bilancio
Art. 2423


    Redazione del bilancio

    - [1] Gli amministratori devono redigere il bilancio di esercizio, costituito dallo stato patrimoniale, dal conto economico e dalla nota integrativa.

    - [2] Il bilancio deve essere redatto con chiarezza e deve rappresentare in modo veritiero e corretto la situazione patrimoniale e finanziaria della società e il risultato economico dell'esercizio.

    - [3] Se le informazioni richieste da specifiche disposizioni di legge non sono sufficienti a dare una rappresentazione veritiera e corretta, si devono fornire le informazioni complementari necessarie allo scopo.

    - [4] Se, in casi eccezionali, l'applicazione di una disposizione degli articoli seguenti è incompatibile con la rappresentazione veritiera e corretta, la disposizione non deve essere applicata. La nota integrativa deve motivare la deroga e deve indicarne l'influenza sulla rappresentazione della situazione patrimoniale, finanziaria e del risultato economico. Gli eventuali utili derivanti dalla deroga devono essere iscritti in una riserva non distribuibile se non in misura corrispondente al valore recuperato.

    - [5] Il bilancio deve essere redatto in unità di euro, senza cifre decimali, ad eccezione della nota integrativa che può essere redatta in migliaia di euro.

giovedì 12 luglio 2018

CARIGE: si dimette Malacalza (Simul stabunt simul cadent)

Banca Carige: si dimette Vittorio Malacalza
12 luglio 2018, di Alessandra Caparello

http://www.wallstreetitalia.com/news/banca-carige-si-dimette-vittorio-malacalza/

Non si arrende la lotta intestina all’interno di Banca Carige. Dopo l’ex presidente Giuseppe Tesauro  rassegna le dimissioni anche il vicepresidente Vittorio Malacalza dal ruolo di consigliere all’interno del cda.

Il gesto di Malacalza in polemica con l’ad Paolo Fiorentino che, a detta del numero uno dell’istituto ligure, avrebbe delegittimato il suo ruolo di supplenza del Presidente nell’incontro con la stampa dello scorso 3 luglio, nel quale, anziché smentire la voce di supposte obiezioni della Bce a tale ruolo di supplenza, dice Malacalza nelle sua lettera di dimissioni, “la ha accreditata con una risposta evasiva e ambigua”.

La decisione è inoltre “determinata dalla divulgazione dell’intercettazione della conversazione telefonica tra Luca Parnasi e Paolo Fiorentino“.

domenica 8 luglio 2018

Monete - antiche e nuove - attraverso le lenti della contabilità moderna

Monete - antiche e nuove - attraverso le lenti della contabilità moderna

Biagio Bossone, Massimo Costa, 25 giugno 2018 

(Traduzione a cura di M.Saba. Originale inglese: https://voxeu.org/article/monies-old-and-new-through-lenses-modern-accounting)

Chairman, Group of Lecce; Member of the Surveillance Committee, Centre d'Études pour le Financement de Développement Local

Professor of Accounting, University of Palermo


 
Le monete circolanti come moneta a corso legale nelle giurisdizioni nazionali sono trattate come passività del debito degli Stati emittenti e sono segnalate come una componente del debito pubblico in base alle statistiche contabili nazionali (SEC 2010). Allo stesso modo, le banconote emesse dalle banche centrali e le riserve delle banche centrali sono contabilizzate come debito della banca centrale verso i loro titolari. E la moneta bancaria commerciale (depositi a vista) è contabilizzata come debito nei bilanci delle banche emittenti, mentre le criptovalute non sono passività di individui o istituzioni se sono create da entità private, ma sono passività di debito se emesse dalle banche centrali (CPMI, 2015).

In effetti, una corretta applicazione dei principi generali della contabilità solleva dubbi fondamentali sulle suddette concezioni del denaro. Il debito comporta un obbligo tra prestatore e mutuatario come parti contraenti, ma poi:
  • Quale obbligo deriva per lo stato dai diritti intrattenuti dai possessori di monete?
  • Quale obbligo deriva per una banca centrale dai diritti intrattenuti dai detentori di banconote o dalle banche che detengono riserve?
  • Quali obblighi derivano per le banche commerciali dall'ampia quota di depositi a vista che non vengono mai convertiti in liquidità o riserve di banche centrali (nemmeno durante i periodi di grave crisi finanziaria)?
  • E perché lo stesso strumento è una passività a debito quando è emesso dallo stato, e non lo è quando viene emesso dal settore privato?
Una corretta visione contabile del denaro ci consente di affrontare questi problemi a turno.

Il denaro statale non è debito

La convertibilità in forme di valore "più alte" (ad es. Metalli preziosi o passività emesse da paesi egemoni) è quasi scomparsa da quando le monete statali sono diventate FIAT (NdT: moneta decretizia) grazie a quando la convertibilità delle monete e delle banconote in argento o oro, e poi in dollari, è stata sospesa molto tempo fa, e le riserve delle banche centrali sono diventate irredemibili. Pertanto, sebbene questa moneta sia ancora segnata come debito nelle statistiche delle finanze pubbliche e nei bilanci delle banche centrali, non si tratta di una obbligazione nel senso che non comporta obblighi che implichino diritti creditori.

Le emissioni di moneta statale comportano transazioni in cui il denaro è venduto in cambio di altre attività (anche quando sono scambiate con crediti in base a contratti di prestito). I proventi derivanti dalla vendita di denaro rappresentano una forma di "reddito da rendita". Secondo le attuali pratiche contabili, questo reddito è (erroneamente) non segnalato nel conto economico dell'ente emittente ed è invece (erroneamente) accantonato tra le passività del debito.

Una corretta applicazione dei principi contabili generali dovrebbe invece riconoscere che la moneta statale non puo' essere considerata come debito. Le entrate associate alla sua emissione, e non distribuite, dovrebbero andare in utili non distribuiti e trattate come patrimonio netto. L'assimilazione del denaro al capitale netto richiede di andare oltre la distinzione tra passività in capitale e passività del debito come applicato per indagare sulla natura degli strumenti finanziari (Schmidt 2013, PAAinE 2008, PwC 2017). 2

Il denaro contabilizzato come patrimonio netto dell'emittente implica diritti di proprietà. Questi diritti non conferiscono ai possessori di denaro il possesso dell'entità che emette il denaro (come invece le azioni che danno agli investitori la proprietà di una società o i crediti residui sulle attività nette della società). Piuttosto, consistono in rivendicazioni sui beni della ricchezza nazionale, che i detentori di denaro possono esercitare in qualsiasi momento. Coloro che ricevono denaro acquistano potere d'acquisto sulla ricchezza nazionale e coloro che emettono denaro ottengono in cambio una forma di reddito lordo che è pari al suo valore nominale. Il reddito calcolato come differenza tra il reddito lordo derivante dall'emissione di moneta e il costo di produzione di denaro, noto come "signoraggio", è appropriato da coloro che detengono (o a cui è concesso) il potere di creare denaro.
 
Due annotazioni sono in ordine, a questo proposito. In primo luogo, le rendite da signoraggio sono sistematicamente nascoste e il signoraggio non è allocato al conto economico (dove naturalmente appartiene), mentre è registrato sul lato del passivo del bilancio (NdT: nello Stato patrimoniale), dando origine a falso in bilancio. In secondo luogo, il signoraggio "primario" dovrebbe essere distinto dal signoraggio secondario, il primo costituito dal reddito generato dal cambiamento delle scorte di moneta emesse e il secondo costituito dagli interessi attivi percepiti sul denaro emesso. Lo stato non riceve alcun signoraggio secondario dalle monete (non vengono prestate), mentre le banche centrali ricevono sia il signoraggio primario che secondario dalle banconote e dalle riserve, ma tipicamente contabilizzano solo il signoraggio secondario sulle banconote.

I depositi bancari sono passività "ibride"

Le banche commerciali creano i propri soldi emettendo passività sotto forma di depositi a vista (McLeay et al., 2014). Per fare ciò, non hanno bisogno di raccogliere depositi dai loro clienti (Werner 2014). Tuttavia, devono avvalersi del denaro e delle riserve necessarie per garantire i prelievi di contante dai clienti e per regolare gli obblighi nei confronti di altre banche che emanano dalle istruzioni del cliente per mobilizzare depositi per effettuare pagamenti e trasferimenti.
 
Pertanto, la moneta bancaria commerciale costituisce una passività di debito per le banche emittenti di depositi, poiché queste sono soggette all'obbligo di convertire i depositi in contanti a richiesta dai loro clienti e di regolare i pagamenti nelle riserve della banca centrale al momento richiesto dalle regole di regolamento dei sistemi di pagamento. in regime di riserva frazionaria le banche detengono solo una minima parte delle riserve rispetto ai loro depositi totali. Inoltre, gli importi delle riserve che utilizzano effettivamente per il regolamento degli obblighi interbancari sono solo una frazione del totale delle transazioni regolate. Il regime di riserva frazionaria e le economie di scala consentite dal sistema di pagamento e il comportamento dei depositanti riducono le riserve necessarie alle banche per sostenere i loro debiti.
 
Più in generale, in assenza di eventi avversi economici o di mercato che inducano i depositanti a convertire i depositi in denaro, le passività rappresentate dai depositi costituiscono solo parzialmente passività di debito della banca emittente (NdT: circa il 3%), che come tale richiedono una copertura di riserva. La parte restante delle passività (NdT: circa il 97%) è una fonte di reddito per la banca emittente - reddito che deriva dal potere della banca di creare denaro. In termini contabili, nella misura in cui questo reddito non è distribuito, è equivalente al patrimonio netto.
 
Questa doppia natura dei depositi a vista è stocastica in quanto, all'atto dell'emissione, ogni unità di deposito può essere un debito (se, con una certa probabilità, la banca emittente riceve richieste di conversione in contanti o regolamento interbancario) o capitale (con probabilità complementare) . 3
La duplice natura stocastica della moneta bancaria è coerente con i principi di contabilità generale definiti nel Quadro concettuale della rendicontazione finanziaria , che espone i concetti alla base degli International Financial Reporting Standards (IFRS). 4 Alla luce di questi standard, i depositi a vista sono uno strumento ibrido - in parte debito e in parte entrate. La parte del debito si riferisce alla quota di depositi che (probabilmente) saranno convertiti in denaro o riserve, mentre la parte relativa al reddito si riferisce alla quota di depositi che (probabilmente) non saranno mai convertiti in denaro o riserve. Questa quota di depositi è una fonte di entrate. Una volta accumulata e non distribuita, diventa capitale (patrimonio netto).
 
In applicazione dello IAS 8, lo IAS 32 si applica per la contabilizzazione di questo strumento di passività ibrida e prevede che la componente di debito debba essere separata da quella di capitale. 5 Da tale separazione deriva che, una volta identificata la componente del debito, la parte residua è patrimonio netto. 6

Le criptovalute sono sempre patrimonio degli emittenti

La corretta applicazione dei principi contabili generali ci consente anche di risolvere l'incoerenza richiamata fin dall'inizio, laddove le criptovalute non sono una passività di debito se sono emesse da entità del settore privato, mentre diventano tali se emesse da banche centrali.
 
Gli argomenti contabili sviluppati sopra chiariscono inequivocabilmente che in entrambi i casi le criptovalute rappresentano il capitale proprio delle entità emittenti.
 
Tale conclusione dovrebbe aiutare notevolmente le autorità monetarie e finanziarie nazionali nel plasmare norme trasparenti e coerenti nel settore delle criptovalute.

Implicazioni importanti

In conclusione, una serie di implicazioni critiche derivano da una corretta visione contabile del denaro:
  • Secondo le attuali pratiche contabili, il signoraggio è largamente sottovalutato, è sistematicamente nascosto e non è allocato a conto economico (dove naturalmente appartiene), mentre è iscritto a bilancio (NdT: nel solo Stato patrimoniale) tra le passività del debito, dando origine a falso in bilancio. 
  • L'applicazione di corrette pratiche contabili dovrebbe portare a "ripulire" i bilanci fiscali ei bilanci delle banche centrali dalla falsa pratica di considerare le monete statali come "debito".
  • Se il denaro è contabilizzato come debito, invece di essere considerato correttamente come capitale delle entità emittenti e ricchezza per la società che lo usa, inevitabilmente introduce un pregiudizio deflazionistico nell'economia, che merita un'analisi.
  • Le banche centrali con il potere di emettere la valuta nazionale possono 'creare' il proprio capitale, e possono farlo in qualsiasi momento ne abbiano bisogno. In altre parole, nella misura in cui una banca centrale conserva il potere di emettere moneta, non potrà mai trovarsi nella posizione di dover richiedere la ricapitalizzazione da parte del governo. Ne consegue che l'indipendenza della banca centrale non può mai essere minacciata da problemi di sottocapitalizzazione (la banca centrale può sempre assegnarsi una quota di ricchezza nazionale nominale.
  • A causa della doppia natura della moneta bancaria commerciale, una parte rilevante dei depositi (NdT: circa il 97%) che le singole banche riportano in bilancio come "debito verso i clienti" genera entrate molto simili al canone di signoraggio estratto dallo stato attraverso l'emissione di moneta statale (monete, banconote e riserve della banca centrale).
  • Proprio come i depositi a vista sono strumenti ibridi, anche le banche commerciali sono istituzioni ibride : come emittenti di depositi-debito, quando prestano denaro fungono da semplici intermediari; come emittenti di depositi-capitale, sono creatori di denaro. È importante sottolineare che, mentre il reddito guadagnato sui depositi-debito è da intermediazione, il reddito sui depositi-capitale è il signoraggio.
  • Il signoraggio bancario commerciale rappresenta un elemento strutturale di sottrazione di risorse reali nette dall'economia, con effetti potenzialmente deflazionistici su profitti e / o salari, conseguenze distributive e attriti tra capitale e lavoro: tutti gli effetti che dovrebbero essere studiati attentamente.
  • È necessario identificare e stimare le varie forme di signoraggio statale e commerciale, la quota di signoraggio restituita ai legittimi "proprietari" (i cittadini), i suoi effetti sull'attività economica e sulla struttura di incentivi dell'economia e la distribuzione della ricchezza nazionale attraverso la società.
  • Infine, considerazioni simili valgono per le criptovalute. Dovrebbero essere trattate in modo coerente e registrate come capitale delle loro emittenti, indipendentemente dalla natura privata o pubblica degli emittenti.

Riferimenti

Commissione per i pagamenti e le infrastrutture di mercato (CPMI) (2015), valute digitali , Bank for International Settlements, novembre.
 
ESA (2010), Sistema europeo dei conti, Eurostat, Commissione europea.
McLeay, M, A Radia e R. Thomas (2014a), "Creazione di denaro nell'economia moderna", Bank of England Quarterly Bulletin 54 (1): 14-27.
 
PricewaterhouseCoopers (PwC) (2017), Distinzione delle passività dal patrimonio netto .
 
Contabilità proattiva in Europa (PAAinE) (2008), "Distinzione tra passività ed equità", documento di discussione.
 
Schmidt, M (2013), "Equity and Liabilities - Una discussione sullo IAS 32 e una critica della classificazione", Contabilità in Europa 10 (2): 201-222.
 
Werner, RA (2014), "In che modo le banche creano denaro e perché le altre aziende non possono fare lo stesso? Una spiegazione per la coesistenza del prestito e l'assunzione di depositi ", International Review of Financial Analysis 36: 71-77.

Note finali

[1] Tranne nei casi in cui la banca centrale aderisce agli accordi sul tasso di cambio fisso, l'economia è dollarizzata o il paese è soggetto a un regime di currency board.
 
[2] International Accounting Standard (IAS) 32 definisce uno "strumento finanziario" come "un contratto che dà luogo a un'attività finanziaria di un'entità e una passività finanziaria o uno strumento rappresentativo di capitale di un'altra entità" e uno "strumento di capitale" come " qualsiasi contratto che dimostri un interesse residuo nelle attività di un'entità dopo aver dedotto tutte le sue passività "(paragrafo 11). Secondo queste definizioni, la moneta a corso legale non è né "credito" per i suoi titolari né "debito" per i suoi emittenti. È invece ricchezza netta del detentore e patrimonio netto (capitale) degli emittenti.
 
[3] La quota di depositi-debito (o di depositi di capitale come complemento) è una variabile stocastica influenzata da fattori comportamentali e istituzionali (ad esempio, abitudini di utilizzo di contante o regole del sistema di pagamento) nonché da eventi contingenti. Ad esempio, in periodi di stress del mercato, la quota dei depositi-debito tende ad aumentare, mentre tende ad essere inferiore quando vi è una forte fiducia nell'economia e nel sistema bancario in particolare. I fattori politici e strutturali che rafforzano tale fiducia (ad esempio, l'elasticità con cui la banca centrale fornisce liquidità al sistema quando necessario o un meccanismo di assicurazione dei depositi) aumentano la quota dei depositi-capitale. A parità di condizioni, la quota stocastica dei depositi di debito per una piccola banca è maggiore che per una banca più grande; viceversa, più grande è la banca, maggiore è la quota di capitale contenuta nei suoi depositi.
 
[4] Secondo il Framework, "Una passività è un'obbligazione attuale dell'entità di trasferire una risorsa economica come risultato di eventi passati." (Sezione 4.26) e, "I report finanziari rappresentano fenomeni economici in parole e numeri. Per essere utili, le informazioni finanziarie non devono solo rappresentare i fenomeni rilevanti, ma devono anche rappresentare la sostanza dei fenomeni che pretende di rappresentare. In molte circostanze, la sostanza di un fenomeno economico e la sua forma legale sono le stesse. Se non sono la stessa cosa, fornire informazioni solo sulla forma giuridica non rappresenterebbe fedelmente il fenomeno economico. "(3 Sezione 2.12 del Quadro concettuale)
 
[5] In particolare, lo IAS 8 (Sezioni 10-11) richiede che, "In assenza di un IFRS che si applica specificamente a una transazione, a un altro evento o condizione, ... la gestione deve fare riferimento e considerare l'applicabilità delle seguenti fonti. in ordine decrescente: (a) i requisiti degli IFRS che trattano questioni simili e correlate; e (b) le definizioni, i criteri di riconoscimento e i concetti di misurazione per attività, passività, entrate e spese nel Framework. "
 
[6] Cfr. IAS 32, sezioni 28 e.ss. È interessante notare che, nel caso regolato dal principio quotato, lo strumento ibrido ha la duplice natura di "passività-capitale" e non "passività-entrate"; tuttavia, il capitale e gli utili non distribuiti appartengono al capitale netto. In breve, il patrimonio può essere suddiviso in almeno due componenti principali: il capitale e gli altri contributi di proprietà, da un lato, e gli utili non distribuiti dall'altro. Lo IAS 32 prevede una regolamentazione per la suddivisione degli strumenti ibridi tra una parte attribuibile alle passività e una parte attribuibile al patrimonio netto. Sulla base delle definizioni del Framework, una volta identificata la componente riconoscibile come debito, la componente residua è attribuita al patrimonio netto.