sabato 28 settembre 2019

CARIGE: pubblicati i ricorsi pendenti contro BCE alla Corte UE


Vedere:

Carige, la carica del piccolo azionista: presenta a tribunale Ue due ricorsi contro la Bce

https://www.finanzaonline.com/notizie/carige-la-carica-del-piccolo-azionista-presenta-a-tribunale-ue-due-ricorsi-contro-la-bce

alla luce dell'art. 340 TFUE:

"... la Banca centrale europea deve risarcire, conformemente ai principi generali comuni al diritto degli Stati membri, i danni cagionati da essa stessa o dai suoi agenti nell'esercizio delle loro funzioni."

 Testi:

Lingua processuale: l’italiano

Parti
Ricorrente: Francesca Corneli (Velletri, Italia) (rappresentante: F. Ferraro, avvocato)
Convenuta: Banca centrale europea

Conclusioni
La ricorrente chiede che il Tribunale voglia:
Annullare la decisione del Comitato esecutivo della BCE, prot. L/LDG/19/182 del 29 maggio 2019, con la quale è stato negato l’accesso alla decisione della BCE di porre Banca Carige S.p.A., con sede a Genova - Italia in amministrazione straordinaria e al relativo fascicolo, con ordine alla convenuta di esibire e depositare in giudizio la predetta decisione e tutti gli atti presupposti, preparatori, connessi e consequenziali;
Con vittoria degli onorari e delle spese del giudizio.

Motivi e principali argomenti
Il presente ricorso ha per oggetto l’annullamento della decisione del Comitato esecutivo della BCE, prot. L/LDG/19/182 del 29 maggio 2019, con la quale è stato negato l’accesso alla decisione della BCE di porre Banca Carige S.p.A., con sede a Genova - Italia in amministrazione straordinaria e al relativo fascicolo, con ordine alla convenuta di esibire e depositare in giudizio la predetta decisione e tutti gli atti presupposti, preparatori, connessi e consequenziali.
A sostegno del ricorso, la ricorrente deduce quattro motivi.

Primo motivo, vertente sulla Violazione dell’art. 4 della Decisione BCE 2004/3, e sull’erronea applicazione dell’eccezione relativa alla riservatezza delle informazioni, tutelata come tale dal diritto dell’Unione.
Si fa valere a questo riguardo l’illegittimità della decisione impugnata, in quanto priva di elementi concreti, che indichino le parti riservate del documento controverso, la loro funzione e il loro scopo in seno alla BCE e i rischi che presenterebbe la loro divulgazione. Nel bilanciamento dei diversi interessi, si ritiene che il concreto interesse dei risparmiatori a tutelare la loro partecipazione azionaria nonché l’efficienza e la trasparenza della governance della società non possano che prevalere sulla generale e non motivata esigenza generale di tutelare i procedimenti di vigilanza.

Secondo motivo, vertente su un difetto di motivazione sul carattere riservato del documento richiesto.
Si fa valere a questo riguardo che La BCE non offre alcuna motivazione sulla natura “riservata” che avrebbe il provvedimento impugnato, limitandosi ad affermare in modo apodittico che la tutela dei propri procedimenti di vigilanza giustifica il diniego di accesso.

Terzo motivo, vertente sulla violazione degli art. 7, par. 1 e 8, par. 1, della Decisione BCE 2004/3, e su un difetto di motivazione.
Si contesta una grave violazione degli artt. 7, par. 1 e 8, par. 1, della Decisione 2004/3 e un difetto di motivazione, non sussistendo i presupposti per invocare una presunzione generale di riservatezza e non avendo la BCE comunque effettuato una valutazione concreta dei documenti per i quali è stato richiesto l’accesso.

Quarto motivo, vertente sulla violazione del diritto fondamentale ad una tutela giurisdizionale effettiva (Art. 47 della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea) e degli artt. 7, par. 3, e 8, par. 2, della Decisione BCE 2004/3.

Si evidenzia che la BCE non può vanificare del tutto gli interessi delle parti destinatarie del provvedimento, ivi compresi gli azionisti stessi della Banca, che hanno diritto a una tutela effettiva, ai sensi dell’art. 47 della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione, contro il c.d. “cattivo” esercizio del potere pubblico. La BCE ha violato anche gli artt. 7, par. 3, e 8, par. 2, della Decisione BCE 2004/3, poiché ha più volte richiamato un carico eccezionalmente elevato di lavoro, senza fornire alcuna prova al riguardo, al fine di prorogare di ulteriori 20 giorni il termine previsto per la risposta alla richiesta di accesso proposta dalla ricorrente.

Lingua processuale: l’italiano

Parti
Ricorrente: Francesca Corneli (Velletri, Italia) (rappresentanti: M. Condinanzi, L. Boggio e F. Ferraro, avvocati)
Convenuta: Banca centrale europea

Conclusioni
La ricorrente chiede:
che la decisione impugnata venga dichiarata nulla e non avvenuta, previo accertamento della sua illegittimità;
che la parte convenuta sia condannata alle spese; e
che il Tribunale voglia disporre, quale misura di organizzazione del procedimento, il deposito in giudizio dell’atto impugnato e della successiva decisione di proroga nelle rispettive versioni integrali.

Motivi e principali argomenti
Il presente ricorso si rivolge contro la decisione del Consiglio Direttivo della Banca centrale europea del 1° gennaio 2019, ECB-SSM-2019-ITCAR-11, adottata sulla base di un progetto di decisione del Consiglio di vigilanza ai sensi dell’articolo 26, paragrafo 8, del regolamento (UE) n. 1024/2013 del Consiglio1 , ai sensi degli articoli 69 octiesdecies, 70 e 98 del decreto legislativo n. 385 del 1° settembre 1993 («TUB») che recepiscono l’articolo 29 della direttiva 2014/59/UE del Parlamento europeo e del Consiglio, in combinato disposto con l’articolo 9, par. 2, del regolamento (UE) 1024/2013, di sciogliere gli organi di amministrazione e di controllo di Banca Carige S.p.A., con sede legale in Genova, e di sostituirli rispettivamente con tre commissari straordinari e con un comitato di sorveglianza composto da tre membri.

A sostegno del ricorso, la ricorrente deduce cinque motivi.

Primo motivo, vertente sulla violazione del principio di proporzionalità, degli artt. 28 e 29 della direttiva 2014/59/UE2 e degli artt. 69 octiesdecies e segg. del TUB.
Si fa valere a questo riguardo che le misure di intervento precoce esigono una gradualità di interventi che nella specie non è stata rispettata. La misura più invasiva disposta è, pertanto, illegittima e nulla.

Secondo motivo, vertente su un difetto di motivazione in relazione alle esigenze di proporzionalità e di gradualità che il sistema complessivo delle misure di intervento precoce impone.

Terzo motivo, vertente sulla violazione dell’art. 29, ultima frase, della Direttiva 2014/59/UE e del principio di buon andamento della pubblica amministrazione.
Si fa valere a questo riguardo che la nomina quali amministratori temporanei di componenti del precedente consiglio di amministrazione viola l’obbligo di esenzione da conflitto di interessi.

Quarto motivo, vertente sulla violazione dell’art. 70 TUB, sullo sviamento di potere, nonché sulla carenza di motivazione.
Si fa valere a questo riguardo che l’amministrazione straordinaria disposta a fronte di gravi violazioni o irregolarità rende il provvedimento contradittorio e incoerente.

Quinto motivo, vertente sulla violazione delle norme relative al diritto dell’azionista contenute nella direttiva (UE) 1132/20173 e nel codice civile italiano, anche quale attuazione dei principi fondamentali sanciti dalla Carta dei Diritti Fondamentali dell’Unione europea, dalla Convenzione europea dei Diritti dell’Uomo e dalla Costituzione, italiana, in materia di tutela della proprietà, del risparmio e dell’iniziativa economica privata oltre che di autodeterminazione del cittadino nelle scelte personali.
____________
1 Regolamento (UE) nº 1024/2013 del Consiglio, del 15 ottobre 2013, che attribuisce alla Banca centrale europea compiti specifici in merito alle politiche in materia di vigilanza prudenziale degli enti creditizi (GO 2013, L 287, pag. 63)

2 Direttiva 2014/59/UE del Parlamento Europeo e del Consiglio, del 15 maggio 2014, che istituisce un quadro di risanamento degli enti creditici e delle imprese di investimento (GU 2014 ,L 173, pag 190). 

3 Direttiva (UE) 2017/1132 del Parlamento Europeo e del Consiglio, del 14 giugno 2017, relativa ad alcuni aspetti di diritto societario (GU 2017, L 169, pag. 46).


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giovedì 26 settembre 2019

CAUSA CARIGE DA 25 MILIARDI: LA CORTE D'APPELLO SI RISERVA

CAUSA CARIGE DA 25 MILIARDI: LA CORTE D'APPELLO SI RISERVA - Genova, 26 settembre 2019.

All'udienza odierna per l'appello sulla causa CARIGE da 25 miliardi, l'avv. Della Luna ha chiesto di produrre il documento integrale che nomina i commissari della banca, così come precedentemente richiesto dal Tribunale. In subordine, di dichiarare la contumacia della banca. Il Tribunale si riserva e comunicherà la data della prossima udienza. Qui i documenti lacunosi presentati dagli avvocati di controparte:  http://centralerischibanche.blogspot.com/2019/09/il-caso-carige-gli-omissis-della-bce.html

Qui la precedente richiesta del Tribunale:

venerdì 20 settembre 2019

BANCHE, BOTTICI (M5S): INACCETTABILI LE PORTE GIREVOLI NELLA VIGILANZA UE

BANCHE, BOTTICI (M5S): INACCETTABILI LE PORTE GIREVOLI NELLA VIGILANZA UE 

(OPi - 19.9.2019) "Se la 'nuova' Unione europea dice di voler tutelare i risparmiatori, ma poi accetta il solito balletto di porte girevoli tra controllori e controllati come se niente fosse, allora non ci siamo proprio. Abbiamo appreso che Adam Farkas, numero due dell'Eba, ovvero l'Autorità europea di sorveglianza sul mercato bancario, ha appena firmato un contratto per diventare numero uno dell'Afme, Associazione per i mercati finanziari in Europa, per la quale inizierà a lavorare da febbraio 2020. L'Afme è una delle principali lobby finanziare a cui sono iscritte banche come Deutsche Bank, Citi, Goldman Sachs, Société Générale, Crédit Agricole, Unicredit e chi più ne ha più ne metta. Insomma, chi doveva controllare le banche ora passa direttamente a lavorare per loro. Il MoVimento 5 Stelle non ha certo accettato a scatola chiusa il nuovo corso europeo, con istituzioni che pure si sono impegnate a cambiare le tante cose che non hanno funzionato in questi anni. Un'operazione del genere non è accettabile e non è certo il giusto modo per inaugurare una nuova stagione". Lo comunica in una nota Laura Bottici, capogruppo M5S in Commissione finanze del Senato.

giovedì 19 settembre 2019

Perché l'economia non è ancora una scienza dei sistemi adattivi

Perché l'economia non è ancora una scienza dei sistemi adattivi

Di Greg Daneke

Originale: https://www.worldeconomicsassociation.org/newsletterarticles/adaptive-systems/

Gregory A. Daneke è professore emerito alla Arizona State University. Ha ricoperto altri incarichi di facoltà, tra cui: Michigan e Stanford, oltre a lavorare con istituti di ricerca in Europa e Canada. Ha anche consigliato agenzie governative, tra cui: Energia, Stato, GAO e Casa Bianca. È autore di oltre 120 pubblicazioni accademiche e almeno 1 diatriba.

Oltre centoventi anni fa Thorstein Veblen (1898) affrontò i suoi compagni economisti con le loro carenze intellettuali. Pur rifiutando il determinismo biologico (oltre che marxiano), Veblen ha sostenuto l'adozione di una prospettiva evolutiva che coinvolga l'interazione degli individui e delle loro istituzioni. La visione di Veblen è stata notevolmente migliorata in anni relativamente recenti dagli sviluppi negli approcci computazionali sotto la rubrica della teoria dei sistemi adattativi complessi (vedi, Daneke, 1999). Tuttavia, l'economia tradizionale o neoclassica rimane impantanata nel mito e nella magia, così come prigioniera di un'agenda ideologica perniciosa.

Veblen ha anche affermato che l'economia era più un'impresa filosofica normativa che una scienza, ed è diventata sempre meno scientifica dai suoi tempi. Tuttavia, le affermazioni tradizionali sullo stato scientifico naturale sono ancora abbastanza feroci. Veblen iniziò le sue osservazioni con l'audace dichiarazione del teorico francese (De LaPouge, 1897) secondo cui "l'antropologia è destinata a rivoluzionare le scienze politiche e sociali tanto radicalmente quanto la batteriologia ha rivoluzionato la scienza della medicina (p.54)". Oggi, tuttavia, la maggior parte delle osservazioni delle altre scienze sociali (specialmente riguardo all'evoluzione culturale) rimane un anatema per molti economisti. Come Margaret Thatcher ha affermato con orgoglio "non esiste una cosa che si chiama società".

A seguito dell'incapacità del mainstream di prevedere e tanto meno di spiegare la recente crisi bancaria globale, è stata oggetto di un diffuso attacco da parte di esperti, economisti eterodossi (nota, Colander, 2011) e persino un paio di premi Nobel. Tuttavia, il mainstream rimane praticamente incolume e in gran parte non pentito (Skidelsky, 2018). Alcune vecchie guardie sono state particolarmente petulanti, ma d'altra parte l'umiltà è sempre stata molto scarsa tra molti economisti tradizionali. Altri semplicemente aspettarono che la tempesta passasse, e in generale lo fece. Gli approcci non ortodossi catturarono un po 'il vento in poppa di breve durata, ma gradualmente tornarono al loro stato come, al massimo, tangenziale.


 Una particolare tangente, nota come sistema adattivo complesso (o semplicemente "complessità", nota: Arthur, 2014; Daneke, 1999; Haldane & May, 2011; Heilbing & Kirman, 2013; Keen, 2017; Elsner et. Al. 2015), acquisì una certa notorietà e molti dei suoi sostenitori sostenevano che avrebbe potuto migliorare alcuni dei problemi più urgenti che persistevano dal quasi collasso. L'economia essenzialmente della complessità utilizza una varietà di strumenti computazionali (matematica non lineare, reti neurali, automi cellulari, algoritmi adattativi, ecc.) per simulare l'interazione coevolutiva di agenti eterogenei (esibendo comportamenti cooperativi, reciproci e persino altruistici) e le loro istituzioni. Essa comprende elementi come la dipendenza dal percorso (rilevanza storica) e comprende i circuiti di feedback che amplificano la varianza. Inoltre, esplora la dinamica semi-spontanea e la creazione di nuove PROPRIETÀ EMERGENTI (dove "il tutto è una somma maggiore delle sue parti"). Il focus politico essenziale della complessità è la progettazione di istituzioni che migliorano la resilienza complessiva di un determinato sistema. Tra le altre cose, la resilienza enfatizza il GUASTO SICURO, piuttosto che lottare per la prova degli sciocchi, poiché le leggi di Murphy sostengono che "gli sciocchi sono così ingegnosi". Inoltre, include la non linearità che aiuta a identificare gli effetti a cascata attraverso le vaste reti commerciali che presentano rischi sistemici non apprezzati.

Allora perché così tanti economisti tradizionali continuano a ignorarlo? Mentre le regole non scritte del marchese di Queensberry suilla boxe intellettuale mettono fuorilegge il mettere in discussione le motivazioni di coloro che si trovano all'interno dello status quo ante (quelli all'esterno sarebbero una partita leale), è impossibile ignorare la loro agenda ideologica. Inoltre, la spiegazione più parsimoniosa è che l'economia tradizionale è principalmente un culto travestito da scienza. E come qualsiasi buon studio sull'economia politica dell'economia rivelerebbe, è così profondamente incorporato nelle principali università, fondazioni, gruppi di riflessione, sale di potere (legislativo, legale e finanziario) e la cultura in generale che scioglierlo, anche ai bordi, è un compito monumentale.


La maggior parte dei modelli e metodi del mainstream crea solo una sottile impiallacciatura della scienza, e raramente corrisponde al metodo scientifico che abbiamo appreso nella scuola elementare. Le sue teorie sono raramente derivate induttivamente. Più come una religione, il suo canone deriva deduttivamente dal dogma. Si basa su presupposti mal fondati tra cui, ma non solo, razionalità onnisciente universale, preferenze inalterabili ed equilibrio generale (vedi, Madrick, 2014). È anche principalmente antistorico (indipendente dal percorso). Inoltre, nella misura in cui è statistico, è principalmente statica comparativa e per lo più limitata alla lineare (ad es. la regressione).

L'occhio itterico rivolto ai recenti progressi nell'economia della complessità non è il risultato di considerazioni scientifiche. Inoltre, questo non è il primo morso del mainstream alla mela. Dopo la seconda guerra mondiale, i neoclassicisti decisero consapevolmente di rinunciare a gran parte della fusione di ingegneria, diverse scienze sociali e metodi computazionali (noti vagamente come ricerca operativa), che aiutarono significativamente a vincere la guerra (vedi, MacKenzie, 2002). Loro e i loro ricchi patroni hanno cospirato per inventare una miscela tossica di pensiero anti-sistema. La politica anti-New Deal / anti-keynesiana, lo "spavento rosso" e l'ipermilitarismo sono stati combinati con quantità eccessive di falso scientismo e applicati per screditare illogicamente la maggior parte dei metodi e concetti alternativi. Quando gli approcci dinamici e computazionali non lineari sono riemersi nelle vesti del caos e delle teorie della complessità nei primi anni '80, un piccolo culto di ideologi neoliberali aveva completamente catturato l'economia e faceva la parte del leone nei curricula delle scuole di business (ad esempio "il primato degli azionisti" vedi, Daneke & Sager, 2015). Più criticamente hanno anche dominato le sale del potere (governo e banche). Il mainstream adottò selettivamente e con riluttanza alcuni dispositivi concettuali (ad esempio la teoria dei giochi), ma solo quelli che potevano essere distorti per non sfidare le loro predizioni ideologiche.

Il copricapo coscienzioso dell'ideologia con la finta scienza è stato sostanzialmente rafforzato dagli sforzi di un piccolo ma tenace gruppo nato dalla Mont Pelerin Society (o in breve Pelerins, vedi Mirowski e Plehwe, 2009). Molti dei suoi membri e dei loro compagni di viaggio avrebbero ricevuto il loro falso Nobel in Economia (in realtà il Premio della Banca di Stato svedese). Poco dopo Ronald Reagan e Margaret Thatcher hanno esclamato "TINA" (non c'è alternativa), "Neoliberalism" (o quello che chiamo neofeudalismo, vedi Daneke, 2019) è diventato davvero l'unico gioco in città e in tutto il pianeta. I suoi elementi religiosi sono stati scolpiti nella pietra (tra cui: fondamentalismo di mercato, spese sociali notevolmente ridotte e privatizzazione, ecc.). Inoltre, nonostante il loro laborioso servizio alle forze competitive, i Pelerins hanno minato l'applicazione delle leggi antitrust, così come la deregolamentazione delle banche e la sanzione della corruzione politica e societaria. Di conseguenza, contribuirono a sancire un nuovo sistema feudale di disuguaglianze enormi, mobilità radicalmente ridotta e livelli leggermente più sottili di cleptocrazia rispetto a quelli delle repubbliche delle banane più arretrate.

In seguito alla sua evidente disfatta intellettuale, molti hanno suggerito che l'economia neofeudale sarebbe drammaticamente in declino; Au contraire Mon Amie. Ha coraggiosamente e apertamente esteso il suo sostegno una volta subliminale a una società più redditiera. Inoltre, hanno persino deviato efficacemente i contraccolpi populisti nell'ultra-conservatorismo e razzismo (vedi, Patenaude, 2019), nonché amplificando la "democrazia gestita" e il "totalitarismo introverso" (Wolin. 2008). L'ipocrisia suprema dell'esaltazione dell'anarco-capitalismo (esso stesso un ossimoro), mentre promuove l'oligarchia e il monopolio, è abbastanza sconcertante senza l'immolazione virtuale di interi sistemi sociali.


L'elezione di Donald Trump potrebbe benissimo essere il precursore della prossima fase di deconcentrazione (citata da Veblen e altri), un ritorno al totalitarismo vecchio stile. Al di là dell'arrivo di un demagogo demoniaco, Hanna Arendt (1951) descrive come questi sistemi più virulenti iniziano con un'atomizzazione sottile, ma vasta, popolare, l'alienazione e l'indebolimento della sfera pubblica. Tutti i partiti, i leader e le politiche esistenti vengono ridicolizzati. E i membri della stampa libera sono diffamati. Le masse che non hanno mai avuto un grande coinvolgimento nella politica si agitano e si mobilitano. Le antiche differenze etniche o culturali vengono amplificate e i capri espiatori vengono inventati e molestati. Questo suona familiare? Gli elementi finali che distinguono il fascismo frontale completo dalla versione morbida (che già abbiamo) comportano una sorveglianza accelerata e "l'uso sistematico del terrore".

Finora l'economia neofeudale ha semplicemente presieduto la conversione di economie ampiamente inclusive in stati rentier appassiti. L'immenso motore d'assedio del neofeudalismo è una macchina
di moto perpetuo del debito  che produce vaste montagne di ricchezza contraffatta. Come ha osservato Schumpeter (1934), le espansioni economiche sono generalmente seguite da un'eccessiva dipendenza dalla finanziarizzazione e da un declino dell'innovazione effettiva. L'economia americana, ad esempio, è completamente dipendente dalla mega-finanziarizzazione. Nel frattempo, sostiene la mostruosa militarizzazione in mezzo al suo abuso fallimententare di affrontare i "limiti della crescita" (à la Meadows, et.al. 1972) imposti dalle risorse e dai vincoli climatici su un pianeta finito. Gli economisti mainstream, ovviamente, continuano a negare qualsiasi limite, sostenendo che una terra fatata di mercati liberi e scoperta di prezzi aperti si limiterà a strappare i sostituti tecnologici fuori dall'etere e scalarli senza che l'economia reale salti un colpo, o si preoccupi di alcuna esternalità negativa per quella materia. Ma la vera ragione di questa mitologia è più banale. In un sistema globale in cui il denaro viene letteralmente "creato dal nulla" attraverso l'esplosione del credito e le speculazioni sui processi di rimborso / rollover, la crescita (specialmente nel sistema del debito stesso) è essenziale. Senza crescita esponenziale, i debiti non possono essere rimborsati con interessi, commissioni e rendite, per non parlare dei pagamenti su pile di scommesse secondarie a leva. 

L'economia americana, come Bernie Madoff ha cercato di dirci, è uno stupendo SCHEMA PONZI in cui è necessario creare continuamente più debiti per servire solo l'interesse sui debiti esistenti, ridurre le svendite o svalutazioni di attività iper-gonfiate e / o evitare di innescare la cascata dei fallimenti in mezzo a obbligazioni di swap di inadempienza non pagabili (per centinaia di trilioni di dollari). Questa metastizzazione dei derivati ​​aggiunge un livello completamente nuovo di follia ai sistemi finanziari globali che hanno bevuto l'intruglio annacquato neoclassico (nota, Williams, 2011), mentre si spartivano i favori del partito Pelerin.

Quando i rentier dominano il mondo, fornire uno spesso schermo fumogeno per massimizzare la ricchezza non meritata e improduttiva diventa la condizione sine qua non per gli economisti che sanno da che parte è imburrato il loro pane. Non è un caso che il denaro e il settore bancario siano assenti in modo evidente dalla maggior parte dei modelli macroeconomici, specialmente dopo la fusione delle teorie micro e macroeconomiche durante il primo regno dei Pelerin. Allo stesso modo la maggior parte dei macroeconomisti ignora l'accumulo di potere e il modo in cui le istituzioni esistenti accelerano la cattiva distribuzione delle risorse e delle opportunità.
 


Anche se gli economisti dovessero intensificare la loro adozione di strumenti e concetti di sistemi complessi, è improbabile che rompano il loro firewall autoimposto per quanto riguarda l'ecologia effettiva delle istituzioni. Troppe vacche e cleptocrati sacri sarebbero stati rivelati (e insultati). Inizialmente molti che si dilettavano in cose come i "modelli basati su agenti" presumevano di poter avere la loro torta e mangiarla. Cioè potrebbero semplicemente innestare queste simulazioni interattive (con agenti eterogenei e le loro strategie in evoluzione) sull'albero dell'economia neoclassica, ignorando tutte le istituzioni esistenti e in evoluzione. La loro piccola persona economica di pan di zenzero (homo economicus) che consente loro di gettare via tutta la pasta scomoda, potrebbe essere più facilmente diffusa con glassa non appresa. Nel frattempo, i relativamente pochi che hanno capito che la ricerca di sistemi complessi porterebbe ipotesi selvaggiamente diverse su come e per chi le nostre economie effettivamente lavorano potranno essere facilmente messi a bada.

Se l'economia deve mai cercare di migliorare la condizione umana, figuriamoci diventare una scienza evolutiva, deve seguire ulteriormente Veblen e adottare un approccio ecologico istituzionale (vedi, Daneke, 1999). Ricordiamo che la  "Theory of the Leisure class" di Veblen (1899) fornì una potente critica di una precedente "età d'oro", proprio come la nostra. Nei suoi vari libri, Veblen ha scandagliato i processi sociali che ostacolano o migliorano il funzionamento dell'economia e mettono in evidenza quelli che sostengono gli impulsi predatori. Veblen ha inoltre sostenuto che molte delle istituzioni economiche e finanziarie sono in realtà un ritorno al nostro passato più "barbaro" e spesso sopraffanno e degradano gli attributi positivi dell'industria (1904).
 


Quando si tratta di reintrodurre le caratteristiche culturali mal riposte dell'economia politica, la neutralità irrisolta dell'economia tradizionale invoca un approccio tecnocratico (e antidemocratico) cinico o un utopismo anarchico ingenuo (e non autentico). Presumendo per così tanto tempo che i processi politici erano irrilevanti, gli economisti tendono ad assumere visioni eccessivamente semplicistiche nei confronti dei test istituzionali e della riprogettazione. Una volta ho rimproverato ai miei colleghi di scienze politiche che erano così innamorati delle applicazioni neoclassiche (ad es. la Teoria della scelta razionale) che stavano rinunciando alle loro indagini perfettamente adeguate per diventare economisti mediocri. Ora il caso è ribaltato per economisti seri, ma mal equipaggiati. Se l'economia politica verrà ripristinata attraverso l'uso di strumenti di complessità e concetti evolutivi, i vari ingredienti (psicologia, antropologia, etica, ecc.) dovranno essere su un piano di parità.

L'economia della complessità senza sensibilità politica e culturale potrebbe semplicemente sostituire l'homo economicus con la machina economica. Persino eserciti di agenti molto diversi potrebbero produrre schemi di adattamento o preadattamento relativamente minori dopo esposizioni multiple all'ottimizzazione forzata della progredita IA (intelligenza artificiale). Questo sarebbe il primo caso della maledizione di "ottenere ciò che desideravamo" quando i miei colleghi dell'Università del Michigan reclamassero un "controllo della realtà artificiale per gli economisti". L'IA potrebbe scacciare il bambino della "perpetua novità" (nota, Holland, 2014) per amore di una vasca da bagno BIG DATA più grande. Inoltre, poiché le pile di algoritmi "semi-senza supervisione" che emergono dalle macchine "deep learning" (rete neurale) continuano a spostare i giudizi umani, potremmo trovarci in balia di modelli più impenetrabili di quelli attualmente usati come scuse per diffondere economie con disuguaglianze e incongruenze. I pregiudizi incorporati nei big data e amplificati da piccoli errori di codifica (oltre ai pregiudizi dei codificatori) e dalle inferenze bayesiane, potrebbero darci molti quadri politici distorti. Con la raccolta e la manipolazione dei dati che diventano la propria classe di attività, chissà a cosa potrebbero portare le "scatole nere" proprietarie? Riconsiderate il disastroso relitto causato dal ruolo dei "quanti" e del loro arcano offuscamento del rischio e della ragione in ambito bancario e finanziario.

La promessa dell'IA, sebbene esagerata per oltre mezzo secolo, potrebbe finalmente concretizzarsi. Certamente i progressi nella medicina e in altre industrie ad alta intensità di informazione potrebbero essere immensi. Tuttavia, anche quando è fatto seriamente e onestamente (ad es. NON semplicemente applicato come strumento per una maggiore sorveglianza e atomizzazione sociale), l'IA e i suoi obiettivi di brutale efficienza esacerbano il classico enigma di sostenere livelli ragionevoli di produzione e consumo. Per aggiornare un adagio moderno, "un robot può costruire un'auto [e persino guidare un'auto], ma un robot non acquisterà mai un'auto". Abbiamo anppena iniziato da remoto ad affrontare gli impatti sociali dell'imminente valanga algoritmica avanzata.

Questo secondo e più trasformativo stadio della rivoluzione dell'I.T. (tecnologia dell'informazione), con macchine che pensano per se stesse (ma non necessariamente come gli umani), NON è semplicemente un'altra scaramuccia nella guerra al lavoro lanciata decenni fa dai Pelerin e dai loro vari baby Borks del "Movimento per la legge e l'economia" (alcuni dei quali ora siedono nella Corte suprema degli Stati Uniti). Le istituzioni di giustizia del lavoro conquistate duramente vengono ora spazzate via dalla fiorente "Gig Economy". I ranghi del “Precariato” (proletariato impiegato in modo precario, vedi Standing, 2014) si gonfieranno presto con esuberi indotti dall'IA, così come legioni di rifugiati climatici e da conflitti bellici. Questi individui sfollati e privati ​​del diritto al voto sono facile preda per qualsiasi demagogo (destro o sinistro) che promette di ripristinare glorie passate o forgiare futuri utopici.

Gli impatti sull'occupazione possono tuttavia essere l'ultimo dei nostri problemi. Nonostante la debolezza del trattamento, Shoshana Zuboff (2019), professore di I.T. all'Harvard Business School, ha diagnosticato diversi disturbi sociali urgenti associati alla cosiddetta "Internet delle cose" e ai progressi dell'IA nel suo ampio volume di 700 pagine, The Age of Surveillance Capitalism: The Fight for a Human Future at the New Frontier of Power. Dopo anni di tifoseria per l'epoca dell'informazione, l'autrice fa luce sul suo lato oscuro che descrive come lo sviluppo di quello che lei chiama il "surplus comportamentale" (che è iniziato con Google) che sta inaugurando un'era completamente nuova di capitalismo monopolizzato e mal gestito. Implica persino che questo nuovo modello di business sia un'estensione della predominanza dei Pelerin. I segaioli con indosso una felpa nella Silicon Valley chiamano in realtà questo "esaurimento dei dati", e viene reintegrato per turbocaricare gli antichi processi sistemici di esproprio e espropriazione. Più sinistramente, forse, alcuni dei fornitori dei nostri vari nuovi dispositivi tecnologici non solo cercano di estrarre le nostre stesse essenze e mercificarle, ma vogliono riprogrammarci radicalmente e classificarci in coorti di IA inventate. Questo può equivalere a "intruppare" la loro vita prima ancora che abbiano la possibilità di viverla. Peggio ancora, si illudono che le loro macchine di autoapprendimento scopriranno in qualche modo le amalgame algoritmiche del controllo sociale su larga scala e che i risultati si riveleranno benigni.

Questa resurrezione di B. F. Skinner (1971) non riconosce l'arretratezza della sua scienza. Nella scienza in generale, il controllo è un vertice estremamente raro di teorizzazione predittiva costantemente rinnovata. Come tale è molto più raro, se non del tutto impossibile (e forse ripugnante), nelle scienze sociali. Proprio come gli economisti tradizionali, Skinner ha iniziato dalla parte sbagliata con strategie di modifica comportamentale e ha semplicemente ipotizzato di aver spiegato la "libertà e dignità" umana. In nessun posto forse è più necessaria un'indagine sulla complessa ecologia (incluso il comportamento delle macchine) che in questo campo (cercare, Daneke, di prossima pubblicazione).
 


Bene, in realtà, da un po 'di tempo è con noi un bisogno più urgente di un approccio ecologico approfondito all'economia. Sarà assolutamente vitale sottomettere l'asse bancario, petrolifero e delle armi. Tuttavia, anche se gli economisti tradizionali possono in qualche modo essere indirizzati a questo compito, non sono sicuro che ci sia tempo per salvare il capitalismo democratico, per non parlare del miglioramento di molte delle nostre crisi in corso. Anche nelle cosiddette "scienze pure" si fanno progressi, come osservò Max Plank, "un funerale alla volta". Inoltre, abbiamo a che fare principalmente con un edificio ideologico culturalmente fortificato piuttosto che con una scienza sociale. Inoltre, è improbabile che le élite sacrifichino i loro investimenti a lungo termine in un ripristino feudale così mascherato con successo. Inoltre, nel nostro attuale ambiente politico di "fatti alternativi" con il suo cinismo e nichilismo basati su Internet, non è chiaro se la scienza provata abbia più importanza. Tuttavia, la propaganda, la disinformazione, la sciagura politica e gli economisti che assecondano parassiti e pirati sono sempre stati gli ingredienti vitali nell'evoluzione (e / o devoluzione) dei sistemi economici. Quindi è meglio che ce ne occupiamo immediatamente. 

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From: pp.6-10 of WEA Commentaries 9(2), June 2019
http://www.worldeconomicsassociation.org/files/Issue9-2.pdf
 

mercoledì 18 settembre 2019

La capacità informativa nelle dichiarazioni dei flussi di cassa delle banche

Journal of Accounting Literature
Volume 43, Dicembre 2019, pp. 1-18

La capacità informativa nelle dichiarazioni dei flussi di cassa delle banche statunitensi
Zhan Gao *, Weijia Li, John O’Hanlon
Lancaster University, Lancaster, United Kingdom

Fonte: https://www.sciencedirect.com/science/article/pii/S0737460718300624

Sommario

Banche, utenti di rendiconti finanziari e regolatori di standard contabili sono da lungo tempo in disaccordo sull'informatività dei rendiconti finanziari (statements of cash flow, SCF) delle banche e mancano prove pertinenti in letteratura. Questo documento esamina l'informatività degli SCF delle banche commerciali statunitensi in due contesti in cui si presume che gli SCF siano utili.  La prima analisi verifica la rilevanza del valore incrementale degli SCF delle banche al di là di conti economici e bilanci e confronta gli SCF delle banche con quelli delle imprese industriali. Scopriamo che gli SCF delle banche hanno una limitata rilevanza del valore incrementale e sono molto meno rilevanti rispetto agli SCF delle imprese industriali.  La seconda analisi esamina e non trova alcun potere predittivo di difficoltà degli SCF delle banche, specialmente in presenza dei predittori normali di emergenza. Nel complesso, i nostri risultati sono coerenti con l'opinione secondo cui gli SCF delle banche hanno un'informatività limitata.


1. Introduzione

Da quando la SFAS 95 è entrata in vigore nel 1988, le GAAP statunitensi (Generally Accepted Accounting Principles, Principi Contabili Generalmente Accettati) hanno richiesto alle banche statunitensi, come alle imprese industriali, di fornire un rendiconto finanziario (SCF) che classifica i flussi di cassa in relazione alle attività operative, di investimento o finanziarie. Gli standard internazionali per la rendicontazione finanziaria (IFRS) hanno incluso un requisito simile per le banche e le altre imprese sotto la loro giurisdizione dal 1994. [1] Tuttavia, le banche hanno sempre sostenuto che, a differenza degli SCF delle imprese industriali, questi forniscono loro poche informazioni aggiuntive poiché il flusso di cassa non è una misura utile di prestazioni operative o condizioni finanziarie per le banche. [2] Inoltre, sostengono che le distinzioni tra attività operative, di investimento e di finanziamento non sono significative per le banche come per le imprese industriali. Nondimeno, i decisori degli standard contabili continuano a richiedere alle banche di fornire il rendiconto finanziario. Il dibattito di lunga data sull'informatività degli SCF delle banche e la mancanza di prove empiriche al riguardo motivano l'attuale studio.

Esaminiamo empiricamente l'informatività degli SCF delle banche in due contesti in cui gli SCF sono ritenuti utili. Innanzitutto, esaminiamo la rilevanza del valore degli SCF delle banche, incrementale rispetto ai loro conti economici e bilanci. Per fare ciò, seguiamo prima la letteratura precedente (ad esempio, Barth, Beaver, Hand and Landsman, 1999) e decomponiamo l'utile netto in ratei attivi e flusso di cassa operativo (CFO). Questa scomposizione considera solo la sezione operativa dell'SCF e potrebbe essere incompleta per le banche, a causa della preoccupazione relativa all'arbitrarietà di classificare le voci operative, di investimento e finanziarie delle banche. Pertanto, sviluppiamo formule che collegano l'utile netto a tutte e tre le sezioni dell'SCF, che può essere visto come una generalizzazione della decomposizione dell'utile netto.


Per esaminare l'affermazione secondo cui gli SCF sono utili per le imprese industriali ma non per le banche, confrontiamo gli elementi delle SCF delle banche con quelli delle imprese industriali in termini di pertinenza del valore incrementale. Sulla base di un campione di banche statunitensi dal 2004 al 2016, scopriamo che, in netto contrasto con le loro controparti negli SCF delle imprese industriali, ci sono poche prove che gli elementi aggregati (cioè i subtotali) negli SCF delle banche siano incrementalmente rilevanti in termini di valore nel presenza di reddito netto e valore contabile del patrimonio netto. Ciò vale anche per le singole voci negli SCF delle banche.

Vi sono indicazioni che gli SCF delle banche sono marginalmente rilevanti in termini di valore durante la crisi finanziaria del 2008. Troviamo anche prove che, a differenza delle imprese industriali, la distinzione tra elementi operativi e non operativi (investimenti e finanziamenti) degli SCF non è informativa per la valutazione delle banche.
In secondo luogo, esaminiamo il potere di previsione del disagio degli SCF delle banche durante la crisi finanziaria del 2008 e le sue conseguenze immediate.


Questa analisi è in parte motivata dalla nostra scoperta che gli SCF delle banche sono marginalmente rilevanti durante il periodo di crisi, e anche dal punto di vista dei setter standard che gli SCF possono essere utilizzati per valutare le prospettive di sopravvivenza a lungo termine delle banche (FASB, 1987, par. 59). Non troviamo alcuna prova che gli elementi SCF siano utili per prevedere il disagio bancario in presenza di predittori standard, tra cui dimensioni, coefficiente patrimoniale di livello 1, prestiti in sofferenza, leva finanziaria, ecc. Quindi, coerentemente con i precedenti risultati di rilevanza valore, la previsione di pericolo i risultati indicano una limitata informatività degli SCF delle banche.


Questo documento fornisce numerosi contributi. In primo luogo, colma una lacuna nella letteratura riguardante l'informatività degli SCF delle banche. I risultati suggeriscono che gli SCF delle banche non sono informativi nelle applicazioni primarie in cui si presume siano utili. In secondo luogo, le prove in questo documento sono rilevanti per il dibattito in corso sulla presentazione di SCF bancari, che riguarda sia le banche, gli utenti del bilancio e i setter standard. Mentre i risultati qui non suggeriscono che le banche dovrebbero essere esentate dalla pubblicazione di SCF, una delle implicazioni politiche potrebbe essere che le banche potrebbero essere autorizzate a pubblicare SCF in un formato su misura, in modo da poter utilizzare le risorse di reporting in modo più produttivo. Come più ampia implicazione nel contesto della considerazione dei setter standard di un modello di rendicontazione finanziaria che distinguerebbe le attività operative, di investimento e di finanziamento nel conto economico e nel bilancio in modo simile al SCF, potrebbe essere di utilità limitata richiedere le banche devono presentare il proprio conto economico e il proprio bilancio in questo modo. In terzo luogo, il documento sviluppa nuove formule che mettono in relazione il reddito netto con tutte e tre le sezioni del SCF, che generalizza la decomposizione del reddito netto e può essere utile a coloro che sono interessati a utilizzare le informazioni del SCF per valutare le banche e altre imprese.


Il resto di questo documento è organizzato come segue. La sezione 2 sintetizza le attività di impostazione degli standard contabili in relazione agli SCF delle banche e analizza la letteratura pertinente. La sezione 3 descrive il progetto di ricerca per i nostri test di rilevanza del valore, la sezione 4 descrive il campione e i dati per i nostri test di rilevanza del valore e la sezione 5 riporta i risultati di questi test. La sezione 6 descrive e riporta i test del potere predittivo di crisi degli SCF delle banche. La sezione 7 riporta le conclusioni.


1 Secondo sia le GAAP che le IFRS, le imprese possono scegliere di segnalare i flussi finanziari direttamente dalle operazioni (il "metodo diretto", al lordo) o di adeguare i proventi contabili ai flussi finanziari delle operazioni (il "metodo indiretto", al netto). La stragrande maggioranza delle aziende, comprese le banche, negli Stati Uniti e nella maggior parte degli altri paesi (ad eccezione dell'Australia) utilizza il metodo indiretto.

2 Questo argomento appare, ad esempio, nelle risposte a un documento di discussione congiunto FASB / IASB sulla presentazione del bilancio (FASB, 2008; IASB, 2008). Inoltre, l'EFRAG (2015) fornisce un buon riassunto delle obiezioni delle banche.


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7. Conclusioni

Esiste una controversia di vecchia data sull'utilità dei rendiconti finanziari  delle banche (SCF). Le banche hanno sostenuto che la natura della loro attività rende i loro SCF non informativi, soprattutto rispetto agli SCF delle imprese industriali; alcuni suggeriscono addirittura che le banche dovrebbero essere esentate dalla pubblicazione degli SCF. Come esemplificato nella SFAS 95 (FASB, 1987) e nelle recenti dichiarazioni, i regolatori dei principi contabili non sono stati persuasi da questi argomenti e hanno continuato a richiedere alle banche di fornire gli SCF. Alla luce delle limitate prove disponibili, sono state fatte richieste per ulteriori ricerche su questo tema (ad esempio, EFRAG, 2015).

In questo documento, riportiamo prove basate sugli Stati Uniti rilevanti per il dibattito sull'informatività degli SCF delle banche in due analisi. La prima analisi verifica la pertinenza del valore incrementale degli SCF delle banche al di là di conti economici e bilanci e confronta gli SCF delle banche con quelli delle imprese industriali. I risultati suggeriscono che gli SCF delle banche statunitensi hanno una rilevanza limitata del valore incrementale e molto meno degli SCF delle imprese industriali. Troviamo anche prove che, a differenza delle imprese industriali, la distinzione tra elementi operativi e non operativi (investimenti e finanziamenti) degli SCF non è informativa per la valutazione delle banche.


La seconda analisi esamina il potere predittivo di crisi degli SCF delle banche. Non troviamo alcun potere predittivo di crisi nelle voci del rendiconto finanziario in presenza di predittori standard per il disagio bancario. Pertanto, entrambe le analisi indicano che gli SCF delle banche, come attualmente presentati, mancano dei benefici incrementali, coerenti ed economicamente identificabili.


I risultati di questo studio contribuiscono al pool di prove che i decisori contabili standard potrebbero usare nelle loro deliberazioni qualora fosse presentato lo SCF. Sebbene non vorremmo affermare che i nostri risultati giustificano l'esenzione delle banche dalla pubblicazione degli SCF, potrebbe valere la pena esplorare la possibilità che le banche possano pubblicare gli SCF in un formato su misura, il che comporterebbe un uso più produttivo delle risorse di reporting. Inoltre, le prove presentate qui riguardo al limitato vantaggio derivante dalla distinzione delle attività delle banche possono essere rilevanti per coloro che sono interessati a utilizzare le informazioni degli SCF per valutare le banche. Sebbene questo studio si basi sugli SCF preparati in base ai GAAP statunitensi, la somiglianza tra il formato SCF in base ai GAAP statunitensi e agli IFRS suggerisce che i risultati sono rilevanti anche per il contesto IFRS, un punto riconosciuto dall'EFRAG (2015). Più in generale, i risultati del nostro documento hanno anche implicazioni per la considerazione dei setter standard di un modello di rendicontazione in cui il conto economico e lo stato patrimoniale potrebbero distinguere le attività in un modo simile a quello attualmente svolto dall'SCF. I nostri risultati suggeriscono che distinguere le attività operative, finanziarie e di investimento negli altri due bilanci potrebbe non essere utile per le banche come lo è per le imprese industriali.


Dovrebbe essere riconosciuto che la nostra analisi si basa su informazioni provenienti dagli SCF come attualmente costruiti, ed è possibile che un rendiconto finanziario di costruzione diversa possa fornire maggiori prove di informatività. Riconosciamo inoltre che la pertinenza del valore e il potere predittivo del pericolo sono solo due criteri in base ai quali si può giudicare l'utilità delle informazioni di bilancio.


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martedì 17 settembre 2019

Ancora sui flussi di cassa: EFRAG, ECON e appello a Irene Tinagli

La recente nomina della nuova presidente della commissione Affari economici e monetari del parlamento europeo ci offre lo spunto per fare un appello sull'adeguamento dei flussi di cassa alla realtà operativa delle banche.

L’eurodeputata del PD Irene Tinagli è stata eletta presidente della commissione Affari economici e monetari del Parlamento europeo
https://www.ilpost.it/2019/09/16/irene-tinagli-presidente-commissione-econ/

EFRAG - Statement of Cash Flows: issues for Financial Institutions https://www.efrag.org/Activities/335/Statement-of-Cash-Flows-issues-for-Financial-Institutions?AspxAutoDetectCookieSupport=1#

Dalla risposta della società delle banche pubbliche tedesche:
"Un principio fondamentale dell'IFRS è quello di mostrare una visione veritiera e corretta. Pertanto, vi è una violazione sistematica dei principi contabili e bancari in relazione alle informazioni finanziarie."
http://old.efrag.org/files/Short%20Discussion%20series%20-%20cashflow%20institutions/CL07_-_German_Public_Banks.pdf

 The informativeness of U.S. banks’ statements of cash flows, Journal of Accounting Literature - Volume 43, December 2019, Pages 1-18 https://www.sciencedirect.com/science/article/pii/S0737460718300624

Gruppo telegram: https://t.me/strumentiperlamente

lunedì 2 settembre 2019

Il caso CARIGE: gli omissis della BCE

Questi sono i documenti presentati al Tribunale di Genova dai sedicenti avvocati di CARIGE per la legittimazione a comparire su mandato degli amministratori...



Vedi anche: Il Tribunale ordina la presentazione del documento di nomina che conferisce i poteri agli amministratori


domenica 1 settembre 2019

Moneta delle banche commerciali e potere di signoraggio

L'industria che sembra andare meglio è quella della stampa... di moneta.


Moneta delle banche commerciali e potere di signoraggio

di Biagio Bossone e Massimo Costa, 2 aprile 2019

Fonte: https://moneymaven.io/economonitor/financial-markets/commercial-bank-money-and-seigniorage-power-Y9_NLU_d90eG7ioPxTFl6g/

Le banche non estraggono forse il signoraggio (come fanno i governi e le banche centrali) quando creano denaro tramite prestiti?


Che cos'è il "signoraggio"?

Derivato dall'antico francese SEIGNEUR per "signore", che significa "signore feudale" (il signore di un maniero), la parola "signoraggio" secondo il Dizionario di Oxford etimologicamente significa "diritto del signore a coniare denaro" e denota economicamente la differenza tra il valore del denaro e il costo di produrlo, dove il primo è uguale alle risorse reali che il denaro può acquistare o ai benefici economici che il prestito può guadagnare.

Il signoraggio appartiene storicamente ai governi, che nel corso dei secoli hanno stanziato risorse reali attraverso il monopolio della monetazione. È quindi una forma di tassazione, che lo stato impone all'economia e implica un netto trasferimento di risorse reali dall'economia allo stato. Nelle economie contemporanee, il monopolio dell'emissione di moneta a corso legale è assegnato a un'agenzia - la banca centrale - che può operare con vari gradi di indipendenza dal governo. Il signoraggio sul denaro emesso dalla banca centrale passa a quest'ultima, e parte di esso viene restituito allo stato.

Il signoraggio differisce dai profitti ricavati dall'intermediazione di risorse preesistenti e, in definitiva, poggia, come ogni rendita, sull'esistenza di un potere (quasi) monopolistico. Tuttavia, mentre un (quasi) monopolista detiene in genere il controllo esclusivo di una risorsa esistente (scarsa o addirittura irriproducibile), il creatore di denaro crea la risorsa stessa a volontà.


La domanda di interesse è: data l'intima relazione tra la monetazione e il signoraggio, non è il caso che anche le banche commerciali estraggano il signoraggio dall'economia (come fanno il governo e le banche centrali), una volta riconosciuto che creano di gran lunga la più grande quota di denaro utilizzata nell'economia? 

Uno di noi ha iniziato a indagare su questa domanda molti anni fa come parte di un programma di una ricerca della Banca Mondiale sulle questioni del settore finanziario (vedi qui), mentre l'altro ha avvicinato la stessa questione dal punto di vista della natura e della classificazione contabile delle voci del bilancio, essendo insoddisfatto delle opinioni generali soprattutto sui bilanci delle banche (vedi qui). Di recente, abbiamo unito le forze e approfondito la questione del signoraggio bancario commerciale nel contesto dell'approccio contabile al denaro che stiamo sviluppando assieme (vedere anche i nostri scritti su Economonitor qui e qui). 

Inoltre, condividiamo alcune delle nostre riflessioni sull'argomento, notando, per scopo di chiarezza, che usiamo la definizione generale di "banche commerciali" (d'ora in poi "banche") per le istituzioni che accettano depositi a vista da parte del pubblico e prestano denaro ai mutuatari sotto forma di depositi nei conti correnti.

Le banche estraggono il signoraggio? 

Mentre le banche creano denaro e il loro denaro è sostenuto solo in parte da denaro (costoso) ad alto potenziale (le riserve della banca centrale), esse estraggono il signoraggio dall'economia proprio come fa lo stato. Creando denaro, le banche forniscono all'economia il "bene pubblico" necessario per finanziare le attività economiche, offrendo così una maggiore elasticità all'economia e garantendo servizi decentralizzati di fornitura del denaro alla domanda dispersa. Tuttavia, mentre questi servizi a valore aggiunto potrebbero essere ricompensati da spese e commissioni e il rischio di credito implicito nel prestito potrebbe essere coperto da garanzie reali, i redditi da interessi che le banche guadagnano sul denaro che creano e prestano non riflettono alcun premio per un risparmio dei risparmiatori (come nell'economia neoclassica) o per gli agenti che si separerebbero temporaneamente dalla liquidità (come nella teoria delle preferenze di liquidità di Keynes). In effetti, si potrebbe concepire un regime decentralizzato di offerta di moneta in cui la fornitura di moneta è separata dal prestito e dove il signoraggio è socializzato, ovvero ridistribuito alla comunità (vedi qui).

Nei regimi di riserva frazionata, le banche commerciali creano il denaro che prestano sotto forma di depositi di nuova emissione. Le banche commerciali creano proprie passività sui depositi a vista accreditando i conti dei mutuatari con i fondi loro prestati; di conseguenza, nuove passività e attività vengono simultaneamente registrate nel bilancio della banca. In effetti, le banche creano denaro non solo quando prestano depositi ma anche quando li spendono, ad esempio per (ri) acquistare titoli o in cambio di contanti - sebbene in quest'ultimo caso non vi sia una nuova creazione di moneta netta nell'economia. Prestare i depositi presenta strette analogie con il vendere i depositi. Man mano che le banche emettono depositi ai clienti in cambio di contanti o fondi, le banche diventano proprietarie dei contanti e dei fondi ricevuti e acquisiscono i diritti per utilizzarli come desiderano (fatte salve le leggi e le normative esistenti). Anche se le banche sono vincolate all'uso che possono fare della liquidità e dei fondi ricevuti, come, ad esempio, nel caso di regolamentazione che prescrive i tipi di attività da detenere, esse (non i depositanti) sono le proprietarie dei beni acquistati ed esse (non i depositanti) sono le proprietarie del reddito generato attraverso questi beni acquistati.

Solo le banche commerciali, non i semplici intermediari finanziari, possono creare denaro in quanto sono le sole autorizzate dalla regolamentaziona i) a detenere depositi a vista dei clienti e ad emettere prestiti a clienti sotto forma di depositi in conto corrente e ii) a svolgere entrambe le operazioni sui conti dei clienti detenuti nei loro libri. Gli intermediari puri, d'altra parte, possono prestare solo fondi preesistenti (risparmi) e possono eseguire prestiti solo attraverso trasferimenti di fondi detenuti in conti bancari. Cioè: quando un intermediario puro finanzia fondi, ad esempio, accettando fondi dai clienti contro l'emissione di depositi a termine e estendendo i mutui ai compratori di case, l'intermediario riceve i fondi dai clienti sotto forma di depositi a vista (che detiene in un conto corrente presso una banca) e trasferisce tali fondi agli acquirenti di case sotto forma di depositi a vista (prelevati dallo stesso conto). In un tale esempio di pura intermediazione finanziaria, non esiste creazione di denaro e i fondi prestati agli acquirenti di case sono gli stessi fondi che erano stati originariamente risparmiati dai clienti dell'intermediario. Si noti che tutti i trasferimenti di fondi nell'esempio (vale a dire, dai clienti all'intermediario e dall'intermediario agli acquirenti di case) avvengono attraverso conti presso le banche.

È importante sottolineare che, quando si estendono i prestiti, le banche devono avvalersi delle risorse necessarie (mediante convenzioni interbancarie, regole del sistema di pagamento o regolamento della banca centrale) per estinguere gli obblighi che vengono attivati ​​quando i depositi prestati sono mobilitati dai clienti o quando sono rimborsati in cambio di denaro contante. Le risorse di regolamento necessarie alle banche commerciali sono costituite da 

1. riserve in contanti e riserve depositate presso la banca centrale 
2. riserve da liquidazione di pagamenti in entrata da altre banche 
3. prestiti dal mercato interbancario 
4. prestiti dalla banca centrale 
5. liquidazione immediata di attività non vincolate nel bilancio 
6. nuovi depositi di liquidità da vecchi e nuovi clienti (si noti che i nuovi depositi, non in contanti, possono consistere solo in depositi trasferiti da altre banche, che in quanto tali rientrano nella precedente voce 2). 

L'acquisizione e la detenzione di tali risorse sono attività costose per banche e si sottraggono al loro signoraggio. Pertanto, mentre in linea di principio le banche possono creare tutta la moneta che l'economia è disposta ad assorbire (in assenza di limitazioni istituzionali o vincoli), in pratica la loro creazione di moneta è una funzione del prezzo a cui viene prestata la moneta (il tasso di interesse), il rischio di credito inerente al prestito e il costo del finanziamento (vale a dire i termini e le condizioni alle quali le banche centrali si rendono disponibili alle banche commerciali). Come ha sostenuto James Tobin nel suo famoso Banche commerciali come creatori di "denaro", il prestito sarà esteso fino a quando "... i rendimenti marginali su prestiti e investimenti, tenendo conto dei rischi e dei costi amministrativi coinvolti, non supereranno il costo marginale per le banche di attrarre e trattenere i depositi " (p.9).

Tuttavia, quattro fattori consentono alle banche di economizzare sull'uso e sul costo delle riserve rispetto ai depositi creati, migliorando così la capacità di creazione di denaro e gli incentivi delle banche aumentandone il signoraggio associato. Questi fattori sono: 

- Il desiderio del pubblico di detenere depositi bancari commerciali che pagano meno interessi delle obbligazioni. Ciò è dovuto alla liquidità dei depositi a vista, supportata da tutto il complesso di soluzioni istituzionali, tecniche e di politiche di sicurezza che supportano la fiducia del pubblico nel loro uso come moneta (che comprende tra l'altro le infrastrutture di pagamento, la vigilanza bancaria, il sostegno della banca centrale per la liquidità, l'assicurazione sui depositi, ecc.) . Questo fattore consente alle banche di risparmiare sul costo delle passività rispetto ad altri tipi di intermediari finanziari. 

- La scala operativa alla quale operano le singole banche. Nei regimi di riserva frazionaria, le banche detengono solo una frazione delle riserve rispetto alle loro passività totali. Analogamente, il volume delle riserve effettivamente utilizzate per regolare le obbligazioni interbancarie e per il prelievo di contante dai clienti è solo una frazione delle transazioni totali regolate. Le economie di scala consentono alle banche di economizzare ulteriormente sull'uso delle riserve. Riguardano i) la condivisione delle transazioni di pagamento totali che una banca intermedia: maggiore è la percentuale di pagamenti in entrata (e, quindi, di riserve di regolamento ricevute) che la banca riceve dagli altri, tanto meno è necessario raccogliere e trattenere riserve per regolare i pagamenti in uscita, e ii) il numero di clienti: ciò consente alla banca di regolare una quota maggiore di pagamenti nei propri libri (pagamenti su "CONTO NOSTRO"), di espandere le sue fonti di riserve attraverso trasferimenti e pagamenti in entrata e di beneficiare di prelievi asincroni di depositi dai depositanti. Il consolidamento genera rendimenti crescenti per le banche, consentendo loro di creare passività (concedendo prestiti o vendendo depositi) con margini di riserva decrescenti necessari per la copertura. Pertanto, maggiore è la base dei depositi (scala) di una banca, maggiore è il signoraggio che la banca può estrarre dalla creazione del deposito. Le economie di scala nell'uso delle riserve si combinano con le economie di scala nella produzione bancaria, che la ricerca empirica mostra di essere significativa (vedi, per esempio, qui, qui e qui). 

- Il potere di mercato di ogni banca. Se si consentisse l'ingresso gratuito nell'attività bancaria commerciale, il signoraggio si ridurrebbe di conseguenza, poiché le banche si farebbero concorrenza sul lato passivo e patrimoniale del loro bilancio e il signoraggio diminuirebbe. In effetti, i regolamenti politici limitano il numero di ingressi bancari sul mercato, preservandone la solidità finanziaria e il franchising. Le banche commerciali sottraggono il signoraggio in conseguenza di tali restrizioni normative. Inoltre, il signoraggio è più elevato nei sistemi bancari più consolidati in cui le banche esercitano il loro potere quasi monopolistico ed estraggono grandi quantità da margini da tassi di interesse più elevati. 

- Le regole e tecnologie di regolamento del sistema di pagamento. Mentre il funzionamento di singole banche, come discusso in precedenza, influenza la domanda ottimale di ciascuna banca per le riserve a margine, le regole e le tecnologie di regolamento dei pagamenti determinano la necessità strutturale di riserve del sistema complessivo. Le regole del sistema di pagamento influiscono sulla domanda di riserve tramite due canali: adozione della modalità di regolamento (tipicamente netting o lordo) e della tecnologia. Ognuna delle due modalità ha un effetto drasticamente diverso sull'uso delle riserve da parte del sistema, con una compensazione che richiede molte meno riserve rispetto alla modalità lorda (a costo del rischio di credito più elevato per la compensazione). Allo stesso modo, reintroducendo elementi della compensazione nella modalità lorda, le moderne tecnologie (come i meccanismi di risparmio di liquidità) aumentano la velocità di circolazione delle riserve nei sistemi di pagamento e consentono alle banche di economizzare sull'uso delle riserve per un dato volume e valore dei pagamenti da ricolvere. Entrambi i fattori interagiscono con le economie di scala del sistema di pagamento e, a parità di tutti gli altri, influenzano il livello generale di signoraggio che le banche commerciali possono estrarre dall'economia. Esistono significative economie di scala nei sistemi di pagamento (vedere, ad esempio, qui e qui). 

A titolo di esempio dei suddetti fattori, prendi l'ipotetico caso di un'economia sfrenata con un sistema bancario completamente consolidato in cui tutti gli agenti detengono conti con una sola banca. In questo caso, tutti i pagamenti e i trasferimenti di denaro sarebbero "su di noi" per la singola banca. La banca avrebbe bisogno di risparmi per la liquidazione delle transazioni, non avrebbe alcun obbligo di debito nei confronti dei clienti e potrebbe infatti creare tutto il denaro che l'economia vorrebbe assorbire a un determinato tasso di interesse senza dover detenere (costose) riserve. Le passività di deposito della singola banca diventerebbero lo strumento accettato per estinguere i debiti all'interno dell'economia e sarebbero di fatto accettabili, tanto quanto il corso legale in qualsiasi economia. Ovviamente, nella realtà i sistemi sono popolati da una pluralità di banche. Tuttavia, in un sistema fortemente consolidato le maggiori banche (e il sistema nel suo insieme) presentano significative economie di scala nell'uso delle riserve ed estraggono un signoraggio extra che tali economie rendono possibile nei confronti di sistemi meno consolidati. 
E quindi ?
Nei regimi di riserva frazionaria, le banche commerciali creano denaro e quindi estraggono il signoraggio. 
Il punto è quanto sia rilevante questo signoraggio e quale sia il suo impatto sull'economia - domande le cui risposte, ovviamente, possono variare da paese a paese. Entrambe sono domande che richiedono un'ulteriore ricerca teorica ed empirica per identificare attentamente tutte le fonti di signoraggio bancario e quelle che ne derivano, per determinare la loro rilevanza quantitativa (in particolare in relazione a vari gradi di concentrazione del settore bancario e la concorrenza attraverso diverse giurisdizioni) e per comprendere i canali attraverso i quali il signoraggio influisce sull'economia. 
Nel nostro lavoro menzionato in precedenza, utilizzando i principi contabili internazionali, si afferma che il signoraggio bancario nel Regno Unito nel periodo 2007-2016 è stato in media più del 10% delle entrate fiscali del paese, e stime altrettanto elevate sono state ottenute da Macfarlane ed altri (2017). Mentre analisi più granulari sarebbero necessarie per valutare delle stime migliori, questi tentativi preliminari suggeriscono che il signoraggio bancario non è irrilevante dal punto di vista empirico, quindi l'attenzione dovrebbe essere dedicata agli effetti di incentivazione del signoraggio bancario sul prodotto e sulla distribuzione delle risorse dell'economia. Ricerche molto preliminari suggeriscono che il signoraggio bancario può influire, tra l'altro, su variabili quali la crescita della produttività del lavoro, l'inflazione, la dinamica dei prezzi relativa dei salari e dei prezzi dei beni capitali e l'intensità del capitale (vale a dire, la dotazione di capitale per lavoratore).
Mentre dichiarazioni più precise su queste relazioni dovranno attendere i risultati dell'analisi in corso, lo scopo di questo commento è stato fare luce su un argomento di ricerca, che fino ad oggi è stato quasi totalmente ignorato dalla letteratura economica.