Il corso legale,
o meno, della moneta: appunti per una memoria standard
- di Marco Saba, contabile forense
- di Marco Saba, contabile forense
Da: Economia politica, di Hosea Jaffe, Editoriale Jaka Book, 1998, pag. 54
“...per elevare
un mezzo di pagamento al rango di moneta è necessario un
riconoscimento ufficiale da parte della legge. (…) E’ evidente
che l’uso di un mezzo di pagamento specifico non può essere
imposto per legge, in quanto il mercato resta sempre libero di
scegliere i mezzi di pagamento preferiti e di rifiutare quelli che
l’autorità dello Stato cerca di imporre: ciò che però la legge è
in grado di fare è di individuare un mezzo di pagamento specifico e
di attribuire ad esso potere liberatorio, stabilendo che tale mezzo è
strumento legale per estinguere il debito. (…) Al giorno d’oggi,
il sistema dei pagamenti è basato sulla moneta emessa dalla Banca
centrale, moneta che, nell’ambito dell’economia nazionale,
possiede valore liberatorio in virtù di una esplicita norma di
legge.”
E, aggiungerei, fu
per questo che la banca centrale venne istituita come ente di diritto
pubblico posseduto da banche pubbliche negli anni 30 del secolo
scorso, e quindi si presumeva che il signoraggio, ovvero i profitti
derivanti dall’impiego della moneta creata, fosse diventato una
questione secondaria poiché il beneficiario finale, si supponeva,
sarebbe stato sempre lo Stato. Con la privatizzazione ufficiosa del
sistema, formalizzata con la Banca Centrale Europea, il signoraggio
sulle banconote (dichiarate “moneta a corso legale”) e sulla
moneta bancaria (dichiarata dalla Banca d’Italia “moneta
legale”), ambedue forme di moneta scritturale, veniva ritualmente
nascosto al pubblico con la finta assunzione che la creazione di tali
monete costituisse una passività per l’emittente.
In pratica si
simulava che la creazione di questo potere d’acquisto potesse
essere nascosta alle entrate dei flussi di cassa ma che anzi
rappresentasse un debito per le banche che, prima o poi, avrebbero
dovuto saldare. Questa palese finzione si dimostrò tale allorquando
passando dalla Lira all’Euro, nessun esborso venne pagato dalle
banche per saldare il finto debito, ma semplicemente vennero
scambiate le Lire, che poi vennero dichiarate fuori corso, con
altrettanti “Euro”, anch’essi registrati come false passività
e non come attività per chi la emette.
Il vero effetto
passivo della creazione ed emissione tramite impiego (spesa o
prestito) della moneta da parte delle banche, sta propriamente nel
mercato, il quale convenzionalmente cede prodotti e servizi in cambio
del simbolo monetario che riceve. Si può dire quindi che la banca
centrale, ormai privata, e le banche commerciali, evitando
di registrare la nuova moneta prodotta come entrata di cassa e
registrandola poi come falsa passività, ottengono un
ingente profitto occultato al pubblico.
Ovvero: la totalità della moneta scritturale creata
che copre anche le spese d’emissione.
La
magistratura nel primo caso, quello della banca
centrale e moneta a corso legale, si è
espressa, nella Cass. Sez. Un. n.16751 del
22 luglio 2006, scrivendo:
"...al
giudice non compete sindacare il modo in cui lo stato esplica le
proprie funzioni sovrane, tra le
quali sono indiscutibilmente comprese quelle di politica
monetaria, di adesione a trattati internazionali e di
partecipazione ad organismi sopranazionali: funzioni in rapporto
alle quali non è dato configurare una situazione di interesse
protetto a che gli atti in cui esse si manifestano assumano o non
assumano un determinato contenuto (in tema di difetto assoluto
di giurisdizione si vedano tra le
altre, benché in relazione fattispecie diverse da quella qui
presa in esame, Sez. un. 12 luglio 1968, n. 2452; 17 ottobre
1980, n. 5583; 24 M 13 ottobre 1988, n. 5740; 8 gennaio
1993, n. 124; 19 maggio 1993, n. 5691; 5 giugno 2002, n. 8157).
Discende da ciò il difetto
assoluto di giurisdizione in ordine all'azione proposta, riguardo
alla quale manca il potere di emanare una decisione di merito
da parte di qualsiasi giudice: ivi
compreso il giudice di pace, non potendo certo ipotizzarsi che
l'attribuzione a detto giudice del compito di decidere secondo
equità le controversie il cui valore non superi quello
indicato dal capoverso dell'art. 113 c.p.c. gli consenta di
emettere pronunce che eccedono i limiti generali della giurisdizione.
"
Manca
tuttavia una legge che disciplini la creazione di moneta scritturale
(moneta a corso "forzato" oltre i tremila euro) da parte delle banche non centrali nelle
loro interazioni col pubblico (la cosiddetta “creazione di
depositi” senza legittimo sottostante dichiarato).
Le
banche si nascondono dietro la definizione pretestuosa di “moneta
contabile”, ma quello che avviene realmente è che a
fianco delle scritture
contabili delle posizioni di credito e debito,
si ha una vera e propria creazione di
liquidità direttamente
sul conto corrente
della clientela, liquidità di cui il
titolare può disporre trasferendola direttamente
tramite computer o ritirandola facendosela
iscrivere su carte di pagamento ricaricabili
al portatore, ovvero
di carte nominative che possono però essere utilizzate anche da
persona terza cui la carta può essere di fatto ceduta, mimando
esattamente l’utilizzo del contante materiale costituito da
banconote e monete metalliche senza che sia necessario il previo
scambio con tale contante materiale.
Il
fatto che una piccola parte di tale moneta bancaria venga poi
scambiata usualmente con del contante materiale, non implica un rapporto di
garanzia, così come non è necessario scambiare tutte le banconote
in monetine affinché il loro valore ne sia “garantito”. Ma non
implica nemmeno
un onere per la banca, la quale può procurarsi il contante materiale
semplicemente creando dal nulla un altro deposito in moneta
scritturale
intestato al cedente (banca centrale).
Qui
non si discute dell’incesto dei rapporti tra Banca d’Italia e
Stato (basti pensare solo al servizio
vitale della Tesoreria di Stato affidato alla banca “centrale”
senza regolare gara d’appalto e rinnovato automaticamente ogni
vent’anni) in merito alla moneta a corso legale, ma dei rapporti
tra banche commerciali e cittadini ed imprese nell’ambito del
rapporto creditizio tra privati.
Il
fatto che la Banca d’Italia indugia anch’essa nelle irregolarità
contabili (per esempio, non pubblica il libro contabile obbligatorio
del Rendiconto finanziario)
fa capire perché la sua opera di vigilanza sia completamente
screditata rispetto agli aspetti qui descritti. Infatti, Paolo Tanga,
un ispettore della vigilanza a riposo, ci ha confermato che nelle
ispezioni le banche non vengono mai sottoposte ad un controllo di
regolarità del rendiconto dei flussi di cassa rispetto alla
creazione di moneta.
Occorre
quindi definire
la legalità della moneta bancaria come strumento di pagamento alla
luce delle irregolarità contabili che creano di fatto la
più grande tassa annuale occulta
pagata a istituzioni private da parte di questo paese: circa
mille miliardi all’anno secondo le statistiche della Banca
d’Italia, almeno il doppio secondo altre fonti, ma comunque in
eccesso dello stesso bilancio dello Stato ! Si
consideri che mille miliardi equivalgono a dieci volte il fatturato
di tutte le altre
mafie messe insieme che si aggira sui cento
miliardi.
Questa
mancanza di legislazione sulla moneta scritturale delle banche ha
creato oggi una situazione invivibile in cui lo
Stato viene visto sempre più come il
semplice braccio armato del cartello
bancario.
La disponibilità di circolante è stata artificialmente ridotta ad un solo euro in circolazione per ogni sei euro di debito aggregato, creando una mostruosa macchina di espropriazione continua ai danni della cosa pubblica. Infatti, non essendoci liquidità, la nazione è costretta a cedere beni reali per poter saldare i debiti scritturali impagabili ! I cittadini chiedono giustizia, una giustizia sempre più cara ed irraggiungibile per la fascia più povera della popolazione, quantificabile in almeno 15 milioni di persone. Dalla privatizzazione del sistema bancario in poi, ci sono anche stati migliaia di suicidi provocati indirettamente dalla disattenzione sul tema dell'anomala gestione del credito bancario..
La disponibilità di circolante è stata artificialmente ridotta ad un solo euro in circolazione per ogni sei euro di debito aggregato, creando una mostruosa macchina di espropriazione continua ai danni della cosa pubblica. Infatti, non essendoci liquidità, la nazione è costretta a cedere beni reali per poter saldare i debiti scritturali impagabili ! I cittadini chiedono giustizia, una giustizia sempre più cara ed irraggiungibile per la fascia più povera della popolazione, quantificabile in almeno 15 milioni di persone. Dalla privatizzazione del sistema bancario in poi, ci sono anche stati migliaia di suicidi provocati indirettamente dalla disattenzione sul tema dell'anomala gestione del credito bancario..
La
magistratura dispone dello strumento dell’accertamento
giudiziario d’ufficio, o su richiesta delle vittime,
con cui può imporre alla banca di consegnare i libri contabili e
verificare, quindi, quanto sopra asserito.
A proposito della presunta necessità di ricapitalizzazione delle banche: nell'economia, a parte gli spiccioli, c'è solo denaro creato dalle banche. Esse non hanno problemi di liquidità: i loro depositi crescono come i loro crediti. il loro bilancio è sempre bilanciato. Dal punto di vista dell'equilibrio finanziario, il potenziale di emissione monetaria è infinito. Inoltre, poiché la banca non ha mai difficoltà a "finanziare" i suoi crediti (ossia i depositi creati), essa non ha alcun incentivo a richiedere il rimborso dei crediti. Il suo signoraggio - la quantità di denaro in circolazione corrispondente a crediti su se stessa mai restituiti - non è finanziariamente limitato. Quello che può accadere è la caduta di valore del lato attivo dello stato patrimoniale che non compensa più le false passività dell'altro lato. Ma questo è risolvibile introducendo la contabilizzazione del valore nominale della moneta bancaria creata.
Se ci fosse un'altra priorità più degna di essere immediatamente considerata, fatecelo sapere.
Se ci fosse un'altra priorità più degna di essere immediatamente considerata, fatecelo sapere.
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