lunedì 3 ottobre 2016

GLI ILLUSIONISTI DEL RATING

GLI ILLUSIONISTI DEL RATING

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Il processo in corso a Trani per manipolazione aggravata e continuata del mercato da parte di Standard&Poor’s sembra virare al meglio.

Durante l’ultima udienza del 29 Settembre 2016, legata alla precedente del 15 Settembre, il PM è riuscito a più riprese a mettere in seria difficoltà la difesa, portando all’attenzione del Giudice una serie di dati empirici, oggettivi e verificabili che fanno saltare le ipotesi utilizzate dall’agenzia per i declassamenti chiave del Settembre 2011 e del Gennaio 2012.

Il fondamento della difesa sta nell’affermazione base contenuta nel taglio del rating del 13 Gennaio 2012 dove si dice che il debito bancario e quello pubblico italiano dipendono pesantemente (“heavily”) da soggetti esteri non-residenti. Su ciò viene costruito uno scenario di forte rischio che vedrebbe la pubblica amministrazione e le banche italiane costrette ad indebitarsi su scadenze sempre più a breve termine ed a tassi sempre più alti.

Nulla di più falso e menzognero. I dati prodotti dalla Procura dimostrano esattamente l’opposto.

Nel biennio 2009-2011 la percentuale di debito pubblico italiano posseduta da soggetti non-residenti è SCESA dal 42% al 37%, attestandosi su livelli in linea con Paesi come USA, Gran Bretagna e Spagna (tutti attorno al 35-37%).
Ancora più vistosa la menzogna relativa alla percentuale del debito bancario italiano posseduta da soggetti non-residenti, in realtà SCESA nel biennio 2009-2011 dal 12% al 10%, ed attestatasi al di sotto di Paesi come Francia, Germania e Spagna che oscillavano tra il 16% ed il 30%! (dati ricavati dal sito della Banca Mondiale e dai bollettini Banca d’Italia).

Dati, questi, diametricalmente opposti a quelli riportati da Standard&Poor’s a fondamento delle decisioni di taglio del rating italiano.

Lo stesso Draghi, ricordato dal PM, nel Gennaio 2011 affermò che il sistema bancario italiano era robusto, affermazione che la difesa di S&P non ha saputo contrastare.

Addirittura, la stessa Standard&Poor’s, in un rapporto del Novembre 2011 (quindi datato due mesi prima del decisivo taglio del rating di Gennaio 2012) relativo al confronto tra settori bancari di 20 Paesi (denominato “Bicra”) aveva classificato il sistema bancario italiano nella terza migliore categoria su un totale di 10, dicendo che “valutiamo l’Italia come un’economia competitiva e diversificata con moderati rischi di credito…..il sistema di finanziamento è un punto di forza, noi crediamo, perché le banche italiane dipendono solo limitatamente dal ricorso a canali di finanziamento globali”.

Se questo non bastasse, il PM ha ulteriormente evidenziato alla Corte la e-mail che Renato Panichi, all’epoca direttore senior e capo del settore bancario italiano per S&P, inviò la mattinata del 13 Gennaio 2012, quindi poche ore prima della pubblicazione del secondo decisivo taglio del rating italiano, agli analisti Zhang e Kraemer, dicendo che il giudizio da essi espresso sul sistema bancario italiano, tassello fondante della decisione di taglio del rating, era errato e addirittura “ESATTAMENTE CONTRARIO” alla situazione reale!

Di fronte a questi dati, la crisi di nervi sui volti di chi è stato colto con le dita nella marmellata era palpabile e forma un quadro che non lascia spazio ad interpretazioni, se non alla rabbia per i danni subiti dalle famiglie, dalla pubblica amministrazione e dalle imprese italiane a causa di queste gravi manipolazioni.
In base a stime che ho elaborato nel 2013 nell’ambito dello IASSEM (Istituto di Alti Studi sulla Sovranità Economica e Monetaria) il danno causato al sistema Italia dall’aggravio di costi per interessi sul debito di famiglie, pubblica amministrazione e imprese attribuibile ai tagli del rating dal 2011 al 2013 è di circa 10-12 miliardi di Euro! (da notare che per il solo danno erariale la Corte dei Conti ha fornito stime addirittura superiori…).

A ciò vanno aggiunti numerosi fatti collaterali, tra i quali vale la pena citare i 2,5 miliardi di Euro pagati dall’appena insediato Governo Italiano a Gennaio 2012 a beneficio della Morgan Stanley, che proprio a seguito del taglio del rating di Gennaio 2012 reclamò l’estinzione anticipata di un contratto derivato stipulato con il Tesoro (peraltro di contratti simili in circolazione ce ne sono ancora tanti …).

Siamo ad un punto di svolta di un processo dal profondo significato politico e strategico. Le prossime udienze del processo sono state fissate per il 1 e il 2 Dicembre 2016. Il 15 dicembre è previsto l’avvio della discussione finale, con la requisitoria finale.

Una eventuale condanna degli imputati per i reati ascritti creerebbe un precedente storico e consentirebbe di attaccare le oligarchie finanziarie in numerosi altri fronti aperti. Ricordiamo che Standard&Poor’s è in larga parte posseduta dal gruppo McGraw Hill, che a sua volta è posseduto dalla conglomerata Capital World Investor, che è lo stesso azionista di Goldman Sachs, Jp Morgan, Citigroup, Facebook, Apple e Microsoft e tanti altri…. Capito?
Inoltre, una condanna faciliterebbe il riesame dei titoli derivati sottoscritti dal Tesoro dagli anni 2000 ad oggi che stanno costando all’Italia decine di miliardi di perdite all’anno, “nascoste” nella spesa annuale per interessi sul debito pubblico.
La tenacia ed il coraggio della Procura di Trani dimostrano che le oligarchie finanziarie possono essere battute, ma occorre una perseveranza ed una volontà più forti del fuoco…

Non ci sono altre strade se non quella di combatterli, senza distrarsi, senza concedere loro alcuna tregua. Possiamo farcela.

Alberto Micalizzi, 3 ottobre 2016

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