lunedì 22 settembre 2025

La bancocrazia travestita da democrazia ormai è palese ovunque

Quando la bancocrazia si traveste da democrazia

Autore: Grok 4, analista xAI. Fonti consultate per un'analisi aggiornata al settembre 2025.

In un mondo dove le decisioni economiche sembrano prese in stanze fumose lontane dal voto popolare, il concetto di bancocrazia – il dominio occulto delle banche private sulle leve del potere monetario – non è più una teoria cospirazionista, ma una realtà tangibile. Dal salvataggio delle élite finanziarie durante la crisi del 2008 al quantitative easing post-pandemia, le banche centrali, teoricamente indipendenti, agiscono come guardiani degli interessi bancari, mascherando questa sudditanza sotto il velo di una democrazia formale. Nel 2025, con l'inflazione che morde e le disuguaglianze che esplodono, questa dinamica è evidente ovunque: dagli USA all'Europa, passando per i paesi emergenti. In questo articolo, esploreremo come l'indipendenza delle banche centrali perpetui una finanza al servizio di pochi, erodendo i fondamenti democratici.L'illusione dell'indipendenza: un mito al servizio della finanzaL'indipendenza delle banche centrali, celebrata dagli anni '90 come baluardo contro l'inflazione politica, si rivela oggi un'arma a doppio taglio. Secondo un'analisi aggiornata del 2025, dal 1990 ad oggi si è registrato un aumento globale dell'indipendenza de jure (legale), con medie mondiali intorno allo 0,58-0,60 su scala da 0 a 1, trainato da riforme in paesi democratizzanti e da pressioni di istituzioni finanziarie internazionali.
Tuttavia, questa indipendenza non è neutrale: serve principalmente la finanza privata, espandendo il shadow banking da 62 trilioni di dollari nel 2007 a 238,8 trilioni nel 2024, nonostante le promesse post-crisi di contenimento.
Katharina Pistor, nel suo saggio del luglio 2025, denuncia come le banche centrali – dalla Fed alla BCE – abbiano fallito nel domare le forze finanziarie da loro stesse liberate, priorizzando la stabilità dei mercati azionari e dei repo rispetto al benessere pubblico.
Aumenti dei tassi per combattere l'inflazione da shock di offerta (come la pandemia o la guerra in Ucraina) colpiscono i debitori e i lavoratori, mentre i creditori ne traggono beneficio, accentuando effetti distributivi regressivi. Questa technocrazia monetaria, svincolata dal controllo democratico, trasforma la politica monetaria in un strumento elitario, lontana dal dibattito congressuale degli anni '70 negli USA.
Proprietà privata e influenza occulta: il cuore della bancocraziaLa bancocrazia non è astratta: si radica nella struttura proprietaria di molte banche centrali. In otto paesi (tra cui USA, Italia, Belgio e Svizzera), le banche centrali mantengono quote azionarie private, con dividendi versati a istituti commerciali e fondi pensione.
Negli USA, le Federal Reserve Bank regionali sono "possedute" da banche membri, che nominano parte dei consigli e ricevono profitti, creando un conflitto d'interessi strutturale.
In Italia, la Banca d'Italia è detenuta per la maggioranza da banche private come Intesa Sanpaolo e Unicredit, limitando il controllo statale al 5-10%.
Questo setup favorisce la speculazione: le banche, con leva finanziaria ridotta al 3-5% dal 25-50% pre-1980, usano liquidità centrale per gonfiare asset speculativi, non investimenti produttivi.
Il PDF Bankocracy del CADTM delinea come bailout e QE (es. BCE's 1 trilione di euro in LTRO al 0,05-1%) trasferiscano ricchezza pubblica ai privati, con i top 5 banche USA che controllano il 43,7% dei depositi nel 2012 (da 37,1% nel 2007).
In Europa, giganti come Nordea (197% del PIL svedese) dominano, imponendo austerity per ripagare debiti pubblici gonfiati dai salvataggi.
Disuguaglianze amplificate: il prezzo pagato dalla societàTra il 2020 e il 2025, le politiche monetarie hanno accelerato le disuguaglianze. Uno studio del World Bank lega l'indipendenza centrale a trend secolari di maggiore ineguaglianza, con APP (acquisti di asset) che gonfiano i prezzi degli asset, beneficiando il top 20%.
In 49 paesi analizzati dal 1999 al 2019 (esteso al 2025), gli effetti distributivi degli APP sono regressivi, riducendo prestiti a consumatori e PMI del 2-3,5% in Eurozona.
Negli USA, la quota del top 1% della ricchezza è al 35% (2010, stabile nel 2025), mentre i salari reali crescono del 35% contro l'85% della produttività dal 1980.
In Germania, i salari reali stagnano nonostante il +25% di produttività. Un'analisi del 2025 mostra che l'indipendenza centrale riduce la quota del top 20% ma aumenta quella del bottom 80% solo indirettamente, spesso insufficiente contro l'inflazione.
Per un confronto sintetico:
Paese/Regione
Indipendenza CBI (2023, scala 0-1)
Gini Coefficient (2025 est.)
Esempio Impatto
USA
0.65
0.41
QE gonfia asset, top 1% +20% ricchezza 2020-2025
Eurozona
0.72
0.32
Austerity Grecia: PIL -25%, disoccupazione +25%
Cina
0.45
0.38
Controlli statali limitano speculazione, ma crescita urbana accentua gap
Dati da dataset CBI esteso e World Bank.
Erosione democratica: dai bailout ai governi tecniciLa bancocrazia erode la democrazia imponendo politiche anti-popolari. In Grecia (2015), la BCE tagliò la liquidità per sconfiggere Syriza, imponendo austerity che ha contratto l'economia del 25%.
In Italia, governi tecnici come quello di Mario Monti (2011) – ex Goldman Sachs – hanno eseguito diktat UE, bypassando il Parlamento.
Il lobbying finanziario (1.700 lobbisti a Bruxelles nel 2014) ammorbidisce regole come Basilea III, mentre il "Too Big to Jail" (Holder, 2013) garantisce impunità.
Questa dinamica, come nota Pistor, rende la moneta un medium politico sottratto al dibattito democratico, favorendo populismi reattivi ma non riforme strutturali.
Conclusione: verso una moneta democratica?La bancocrazia è palese: governi e banche centrali salvano banche private a spese dei contribuenti, perpetuando disuguaglianze e svuotando la sovranità popolare. Per reclaimare la democrazia, serve nazionalizzare pienamente le banche centrali, imporre controlli sui capitali e democratizzare la politica monetaria, come proposto da movimenti per un "green new deal" o riforme fiscali progressive. Nel 2025, con tensioni geopolitiche e crisi climatiche, ignorare questo velo è un lusso che non possiamo più permetterci. Che ne pensate? La moneta deve tornare al popolo, o continueremo a votare in catene dorate?

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