domenica 10 novembre 2024

Perché la BCE deve essere privata dei suoi superpoteri e della sua immunità

Perché la BCE deve essere privata dei suoi superpoteri e della sua immunità


Trascritto automaticamente da Speechnotes il: 11/9/2024, 8:20:51 PM
Durata totale della registrazione: 11:54.

{ 0:00 }
Bentornati a tutti al deep dive. Oggi faremo un deep dive nel mondo bancario.

Oratore 2: { 0:08 }
Oh, emozionante.

Oratore 1: { 0:09 }
È entusiasmante. In particolare, stiamo esaminando come la creazione di denaro viene effettivamente contabilizzata in questo sistema.

Oratore 2: { 0:16 }
Giusto.

Oratore 1: { 0:17 }
E il punto di partenza per tutto questo approfondimento è una lettera. Oh, OK. Era indirizzata a Christine Lagarde, che è la presidente della Banca Centrale Europea.

Oratore 2: { 0:28 }
Giusto.

Oratore 1: { 0:29 }
E questa lettera solleva delle domande serie, OK, sulla trasparenza bancaria. Oh.

Oratore 2: { 0:34 }
Mi piace già.

Oratore 1: { 0:35 }
Sì. Quindi la cosa interessante di questa lettera è che è stata pubblicata, OK, su questa piattaforma chiamata Central Richie Bonch OK, che si concentra sulle istituzioni bancarie e finanziarie italiane.

Oratore 2: { 0:45 }
Bene, oggi abbiamo a che fare con degli italiani.

Oratore 1: { 0:47 }
Sì. Quindi questo è incentrato sul sistema bancario italiano.

Oratore 2: { 0:50 }
Bene, ottimo.

Oratore 1: { 0:51 }
Ma penso che abbia implicazioni per tutte le banche. Capito. Globalmente, Va bene. E l'autore della lettera è Marco Saba. OK.

{0:59}
Ed è un resoconto forense.

Oratore 2: { 1:01 }
Quindi questo è un tizio che se ne intende.

Oratore 1: { 1:03 }
Lui se ne intende, sì. Quindi capisce davvero i dettagli dell'analisi finanziaria, OK. E sta sollevando delle serie preoccupazioni su potenziali passività.

Oratore 2: { 1:12 }
Bene, cosa sta dicendo questo tizio?

Oratore 1: { 1:14 }
Ebbene, la sua argomentazione centrale è che il modo in cui le banche contabilizzano la creazione di nuovo denaro quando emettono prestiti non ha senso.

Oratore 2: { 1:24 }
OK, allora scomponiamolo. Sì, aiutami a capire. OK, allora diciamo che vai in banca. OK, vuoi ottenere un prestito per, non so, 10.000 dollari. OK, i soldi appaiono sul tuo conto, giusto? Ma da una prospettiva contabile, la banca sta trattando questo come se stesse semplicemente spostando fondi preesistenti. Ma da dove provengono in realtà quei 10.000 dollari iniziali?

Oratore 1: { 1:46 }
Ottima domanda. Ed è qui che le cose si complicano un po'. OK, quindi è come se i soldi uscissero dal nulla, giusto? Ma la contabilità non ne mostra davvero l'origine.

Oratore 2: { 1:56 }
Fornisce dettagli specifici su dove questa discrepanza si manifesta effettivamente nella contabilità?

Oratore 1: { 2:00 }
Lo fa. Indica il rendiconto dei flussi di cassa, che è fondamentalmente una registrazione di tutto il denaro in entrata e in uscita da una banca.

Oratore 2: { 2:07 }
Ha senso?

Oratore 1: { 2:08 }
E quando una banca concede un prestito, creando nuovo denaro nel processo, giusto, registra un deflusso di denaro su questo estratto conto, OK, ma non c'è alcuna voce di afflusso corrispondente, giusto, per contabilizzare da dove proviene quel nuovo denaro in primo luogo?

Oratore 2: { 2:22 }
Quindi sostanzialmente dicono, oh, abbiamo prestato questi soldi. Sì, ma non dicono da dove vengono.

Oratore 1: { 2:26 }
Esattamente.

Oratore 2: { 2:27 }
OK. Quindi è come se lo stessero creando dal nulla.

Oratore 1: { 2:30 }
Sì. E le loro pratiche contabili in un certo senso chiedono quell'interesse e fanno sembrare che stiano solo spostando denaro esistente.

Oratore 2: { 2:36 }
Ora è qui che la cosa diventa ancora più interessante. Saba ha effettivamente contattato la Banca Centrale Europea.

Oratore 1: { 2:43 }
Lo fece.

Oratore 2: { 2:43 }
Ne abbiamo parlato nel 2018.

Oratore 1: { 2:45 }
Cosa hanno detto?

Oratore 2: { 2:46 }
Bene, hanno riconosciuto che estendere i prestiti ha un impatto sul flusso di cassa di una banca, OK. Ma sostengono che non ci sarebbe alcun impatto netto sulla posizione di cassa della banca.

Oratore 1: { 2:58 }
Quindi affermano che creare nuova moneta non modifica la loro situazione finanziaria complessiva.

Oratore 2: { 3:02 }
Questo è quello che stanno dicendo.

Oratore 1: { 3:03 }
Non è contraddittorio?

Oratore 2: { 3:04 }
Sembra un po' contraddittorio, vero? È come dire che abbiamo appena stampato 1.000.000 di euro ma il saldo del nostro conto corrente non è cambiato esattamente. Quindi questa apparente contraddizione è ciò che porta Saba a preoccuparsi di potenziali problemi legali per la BCE.

Oratore 1: { 3:18 }
Problemi legali?

Oratore 2: { 3:19 }
Sì, in realtà delinea 2 principali responsabilità. La prima è che la contabilità della EC BS su come viene creato il denaro è difettosa. E per evidenziare davvero questo punto, ha inviato una lettera a Ernst and Young.

Oratore 1: { 3:33 }
Chi sono?

Oratore 2: { 3:34 }
Sono i revisori EC BS, e questo risale al 2019. OK, mettere in discussione proprio queste pratiche contabili. Certo. Non ha ricevuto risposta. Wow. Quindi questa è la responsabilità n. 1 delle pratiche contabili discutibili, giusto? E poi una mancanza di trasparenza quando queste pratiche vengono messe in discussione.

Oratore 1: { 3:50 }
Bene, qual è la seconda responsabilità?

Oratore 2: { 3:52 }
Bene, la seconda responsabilità deriva dal ruolo di EC BS come supervisore delle banche commerciali, OK.

{ 3:58 }
Quindi Saba sostiene che non affrontando questa discrepanza contabile, la BCE sta fallendo nei suoi doveri di vigilanza. OK.

Oratore 1: { 4:06 }
Ma ciò potrebbe danneggiare gli Stati membri e le banche stesse.

Oratore 2: { 4:10 }
Ha qualche esempio in merito?

Oratore 1: { 4:11 }
Lo fa. Utilizza un esempio del mondo reale, la carrozza della banca italiana.

Oratore 2: { 4:15 }
Oh sì, ne ho sentito parlare.

Oratore 1: { 4:16 }
Loro, che sono stati posti sotto l'amministrazione della BCE.

Oratore 2: { 4:19 }
Quindi sta dicendo che questo non è solo un rischio teorico, giusto? È qualcosa che potrebbe realmente accadere.

Oratore 1: { 4:24 }
Esatto. Sta indicando un caso concreto in cui questo problema contabile potrebbe aver avuto conseguenze nel mondo reale.

Oratore 2: { 4:30 }
In che modo questa contabilità errata può danneggiare potenzialmente le banche?

Oratore 1: { 4:35 }
Ebbene, Saba sostiene che questa prassi contabile crea la falsa apparenza di una costante necessità delle banche di immettere nuova liquidità per bilanciare quella che sembra una posizione di cassa negativa.

Oratore 2: { 4:48 }
Ah, capisco.

Oratore 1: { 4:49 }
Quindi sostiene che questa percepita necessità di nuovi fondi esercita un'indebita pressione sulle banche, che sono costrette a cercare costantemente nuove fonti di denaro.

Oratore 2: { 4:57 }
Il che potrebbe portarli a prendere decisioni più rischiose.

Oratore 1: { 4:59 }
Esatto. E questo può poi avere ripercussioni sull'intera economia.

Oratore 2: { 5:02 }
Quindi è come un effetto domino.

Oratore 1: { 5:04 }
Sì, è come se fossero su questo tapis roulant finanziario dove continuano a correre e correre.

Oratore 2: { 5:07 }
Giusto, ma in realtà non arrivano mai da nessuna parte.

Oratore 1: { 5:09 }
Stanno solo cercando di restare a galla.

Oratore 2: { 5:11 }
Esatto. E Saba suggerisce che questa pressione costante per trovare nuovi soldi potrebbe portare le banche ad assumersi più rischi di quanto dovrebbero.

Oratore 1: { 5:20 }
Che alla fine potrebbe portarli al collasso. Esatto. Questa è roba affascinante.

Oratore 2: { 5:25 }
È e ciò che è frustrante è che c'era questo barlume di speranza per affrontare questo problema. Quindi menziona questo gruppo chiamato European Financial Reporting Advisory Group.

Oratore 1: { 5:36 }
È un boccone amaro.

Oratore 2: { 5:37 }
Si chiama EF Rag, OK. E in realtà hanno lanciato un progetto nel 2002, OK, che mirava a riformare il rendiconto finanziario, OK, specificamente per le istituzioni finanziarie.

Oratore 1: { 5:50 }
Quindi cercavano di risolvere il problema.

Oratore 2: { 5:51 }
Questo. Stavano cercando di risolverlo, ma sfortunatamente quel progetto è stato abbandonato prima di giungere a conclusioni concrete.

Oratore 1: { 5:57 }
Oh wow, quindi ci ritroviamo con questo problema potenzialmente enorme, giusto? Senza una soluzione chiara.

Oratore 2: { 6:03 }
Purtroppo.

Oratore 1: { 6:04 }
E per rendere l'intera situazione ancora più intricata, sì, Saba menziona che in questo momento ci sono dei casi giudiziari pendenti in Italia.

Oratore 2: { 6:11 }
Non c'è modo.

Oratore 1: { 6:12 }
Che sono direttamente collegati a questo stesso problema.

Oratore 2: { 6:15 }
Wow, non si tratta solo di teoria, sta diventando realtà.

Oratore 1: { 6:18 }
Sta diventando reale. Quindi quei casi giudiziari in Italia, sembrano come se questo andasse effettivamente in tribunale.

Oratore 2: { 6:22 }
Sì, non è più solo un dibattito accademico.

Oratore 1: { 6:24 }
È una cosa seria.

Oratore 2: { 6:25 }
Sì, questi casi mettono davvero in luce le implicazioni concrete delle preoccupazioni di Saba.

Oratore 1: { 6:30 }
Voglio dire, pensateci. Se i tribunali cominciassero a stabilire che queste pratiche contabili sono fuorvianti o illegali, oh cielo, questo potrebbe avere conseguenze enormi.

Oratore 2: { 6:38 }
Sì, potrebbe avere un impatto sulle banche ben oltre l'Italia, giusto? Se i tribunali italiani stabilissero un precedente legale, potrebbe incoraggiare simili sfide in altri paesi.

Oratore 1: { 6:47 }
Sì, perché le preoccupazioni di Saba non si limitano solo alla BCE, giusto? Questo potrebbe essere un problema globale.

Oratore 2: { 6:52 }
Sostiene che si tratta di un problema sistemico.

Oratore 1: { 6:55 }
Giusto, questa discrepanza contabile.

Oratore 2: { 6:56 }
E potenzialmente colpirà le banche di tutto il mondo.

Oratore 1: { 6:59 }
Cosa significa questo per la persona media che sta ascoltando questo messaggio in questo momento?

Oratore 2: { 7:04 }
Immaginatevi cosa succederebbe se le banche fossero sempre sotto pressione per trovare nuovi fondi.

Oratore 1: { 7:08 }
Sì, per via di quel tappo contabile.

Oratore 2: { 7:10 }
Potrebbero essere più propensi ad approvare prestiti a mutuatari più rischiosi.

Oratore 1: { 7:14 }
Persone che potrebbero non essere in grado di restituirlo.

Oratore 2: { 7:16 }
Esattamente.

Oratore 1: { 7:16 }
E questo potrebbe portare a tassi di interesse più elevati.

Oratore 2: { 7:19 }
Per tutti.

Oratore 1: { 7:20 }
Quindi potrebbe essere più costoso ottenere un mutuo o un prestito per l'auto.

Oratore 2: { 7:24 }
Anche una carta di credito.

Oratore 1: { 7:25 }
E se quei prestiti rischiosi cominciassero ad andare male?

Oratore 2: { 7:28 }
Sì, ciò potrebbe destabilizzare l'intero sistema finanziario.

Oratore 1: { 7:30 }
Sì, perché è tutto connesso.

Oratore 2: { 7:32 }
È come un effetto domino.

Oratore 1: { 7:33 }
Un prestito inesigibile potrebbe innescare una reazione a catena.

Oratore 2: { 7:36 }
E questo potrebbe avere un impatto sui tuoi risparmi e sui tuoi investimenti.

Oratore 1: { 7:38 }
Quindi non si tratta solo di un cavillo contabile.

Oratore 2: { 7:40 }
No, è molto più grande di così.

Oratore 1: { 7:42 }
Ciò potrebbe rappresentare una vulnerabilità importante per il sistema finanziario.

Oratore 2: { 7:44 }
Esattamente.

Oratore 1: { 7:45 }
Ecco perché quel progetto E frag che è stato abbandonato è così interessante, giusto? Stavano effettivamente cercando di affrontare questo problema di petto.

Oratore 2: { 7:52 }
Stai cercando di arrivare alla radice del problema.

Oratore 1: { 7:55 }
E ti fa chiedere perché è stato abbandonato? Sì. Era semplicemente troppo complicato?

{ 7:59 }
Forse. Oppure c'erano altre forze in gioco?

Oratore 2: { 8:02 }
Come le persone che traggono vantaggio dal sistema attuale.

Oratore 1: { 8:05 }
Sì, ti fa riflettere.

Oratore 2: { 8:06 }
Solleva davvero interrogativi su chi detiene il potere nel mondo finanziario.

Oratore 1: { 8:10 }
E quanto sono trasparenti.

Oratore 2: { 8:11 }
Sì. Queste decisioni vengono prese nel migliore interesse pubblico?

Oratore 1: { 8:15 }
Questo è ciò che dovremmo essere tutti.

Oratore 2: { 8:16 }
Chiedere. Ed è qui che entri in gioco tu, l'ascoltatore.

Oratore 1: { 8:19 }
Cosa possiamo fare?

Oratore 2: { 8:20 }
Tutto inizia con la consapevolezza, con la comprensione che il sistema finanziario non è solo una cosa astratta.

Oratore 1: { 8:26 }
Giusto, riguarda tutti noi.

Oratore 2: { 8:27 }
Ha un impatto sulla tua vita, sui tuoi risparmi, sul tuo futuro.

Oratore 1: { 8:30 }
Quindi, più comprendiamo come funziona il sistema.

Oratore 2: { 8:33 }
Meglio sarà per noi.

Oratore 1: { 8:34 }
Possiamo prendere decisioni consapevoli e promuovere un cambiamento positivo.

Oratore 2: { 8:38 }
Esattamente.

Oratore 1: { 8:39 }
Ma cosa possiamo fare in realtà? Non possiamo semplicemente riformare il sistema bancario globale da soli. Bene.

Oratore 2: { 8:43 }
Forse non è proprio così, ma possiamo restare informati, leggere articoli, ascoltare podcast.

Oratore 1: { 8:49 }
Mi piace questo.

Oratore 2: { 8:50 }
Partecipa alle discussioni, fai domande.

Oratore 1: { 8:52 }
Più comprendiamo.

Oratore 2: { 8:53 }
Più saremo preparati.

Oratore 1: { 8:54 }
Quindi è come avere una road map finanziaria. Esatto.

{ 8:57 }
Più ne sai, più facile sarà affrontare gli imprevisti che si presentano lungo il cammino.

Oratore 2: { 9:02 }
E la conoscenza è potere, giusto? Più sappiamo del sistema finanziario, migliori saranno le decisioni che potremo prendere sui nostri soldi.

Oratore 1: { 9:09 }
E possiamo chiedere conto a chi detiene il potere. Sai, è affascinante pensare che qualcosa come la contabilità, sì, possa avere un impatto così grande sul sistema finanziario globale.

Oratore 2: { 9:19 }
Sì. È facile pensare a questo come a un campo tecnico noioso, giusto? Ma quando ci pensi davvero, quei numeri su un bilancio, sì, possono influenzare tutto.

Oratore 1: { 9:29 }
Noi alla grande. Ed è come, sì, Saab sta davvero concentrandosi su questo punto di pressione con questa dichiarazione di flussi di cassa. Sì, e come riflette la creazione di denaro.

Oratore 2: { 9:38 }
È un buon punto, giusto? Il rendiconto finanziario dovrebbe essere una chiara immagine di dove il denaro entra e esce all'interno di una banca, giusto? Ma se quell'immagine è distorta.

Oratore 1: { 9:49 }
In caso contrario.

Oratore 2: { 9:50 }
Preciso. Se non mostra la realtà di come viene creato il denaro, sì, è davvero difficile dirlo, Sì. Quanto è sana una banca. Come?

Oratore 1: { 9:58 }
L'intero sistema è stabile.

{ 9:59 }
È come se cercassi di usare una mappa completamente sbagliata.

Oratore 2: { 10:02 }
Sì, è come muoversi in un labirinto con una mappa difettosa.

Oratore 1: { 10:05 }
Esatto. Pensi di andare nella direzione giusta, giusto? Ma ti troverai di fronte a un muro.

Oratore 2: { 10:09 }
Esatto, ed è per questo che ciò che Saab afferma sulla trasparenza è così importante.

Oratore 1: { 10:14 }
Abbiamo bisogno di un sistema stabile. Sì, questo aiuta l'economia reale, giusto? Dobbiamo sapere che la contabilità è accurata. Sì. Che riflette la realtà.

Oratore 2: { 10:25 }
Che mostra come il denaro si muove realmente nel sistema.

Oratore 1: { 10:28 }
Assolutamente. Quindi cosa significa tutto questo? Sì, per la persona media che ascolta questo.

Oratore 2: { 10:33 }
Beh, penso che questa lettera, sì, sia un buon modo per ricordarci che non possiamo semplicemente fidarci della parola delle istituzioni finanziarie.

Oratore 1: { 10:39 }
Oppure regolatori.

Oratore 2: { 10:40 }
Sì, dobbiamo essere informati. Dobbiamo fare domande.

Oratore 1: { 10:44 }
Dobbiamo capire come funziona il sistema.

Oratore 2: { 10:46 }
Funziona davvero per noi o per qualcun altro?

Oratore 1: { 10:49 }
Esatto. E pensatela in questo modo, OK, non lascereste che un meccanico lavori sulla vostra auto se non aveste idea di come funziona un'auto. Lo stesso vale per le vostre finanze.

Oratore 2: { 10:59 }
Più comprendiamo, sì, migliori saranno le scelte che potremo fare. Come?

Oratore 1: { 11:03 }
Riguardo ai nostri soldi.

Oratore 2: { 11:04 }
Riguardo ai nostri risparmi, ai nostri investimenti, ai nostri prestiti.

Oratore 1: { 11:07 }
Tutto. E forse, forse se poniamo le domande giuste, sì, possiamo effettivamente contribuire a creare un sistema migliore.

Oratore 2: { 11:14 }
È possibile.

Oratore 1: { 11:15 }
Più trasparente.

Oratore 2: { 11:15 }
Più responsabili.

Oratore 1: { 11:16 }
Più stabile.

Oratore 2: { 11:17 }
Per tutti.

Oratore 1: { 11:18 }
Sì, quindi abbiamo solo scalfito la superficie. Sì, ma puoi saperne di più nelle note dello show.

Oratore 2: { 11:22 }
Ci sono link a tutto il materiale originale.

Oratore 1: { 11:24 }
E mentre leggete questa roba, voglio che ci pensiate. OK, quali altri problemi potremmo non aver notato?

Oratore 2: { 11:32 }
Ci sono altre cose che stiamo trascurando?

Oratore 1: { 11:33 }
Già, cosa possiamo fare per risolverli?

Oratore 2: { 11:35 }
Sia da soli, sì, sia insieme.

Oratore 1: { 11:37 }
Creare un futuro finanziario migliore per tutti.

Oratore 2: { 11:40 }
È una bella domanda.

Oratore 1: { 11:41 }
Lo è. Lo è.

Oratore 2: { 11:42 }
Tenete a mente queste domande mentre vi muovete nel mondo finanziario. Assolutamente. Quindi alla prossima volta.

Oratore 1: { 11:48 }
Siate curiosi.

Oratore 2: { 11:49 }
Rimani informato.

Oratore 1: { 11:50 }
E continua a porti queste domande difficili, sì.

Oratore 2: { 11:53 }
Ci vediamo la prossima volta.


--- Fine della trascrizione ---

martedì 29 ottobre 2024

How the English Crown Lost Monetary Sovereignty

 

How the English Crown Lost Monetary Sovereignty

The transition from credit instruments governed directly by the royal sovereign , such as Tally Sticks (willow sticks with sums of money engraved on them and split lengthwise in two, one part for the creditor and one for the debtor. They were reunited by fitting together when the debt was settled), to Bills of Public Faith ( written undertakings by the Crown to pay a certain sum ) and finally to the consolidation of the power of the Bank of England marked a crucial step in the loss of the English monarchy's direct control over the issuance of money. This evolution was at the centre of a radical transformation in the management of public finances and political power in England, leading ultimately to a dependence of the state on private bankers.

1. Tally Sticks: Instruments of Royal Debt
Tally sticks were introduced around the 12th century and were used extensively until the mid-19th century. They were wooden sticks on which the Crown's debts and taxes to be collected from its subjects were recorded. They were split in half to represent transactions, with one half held by the debtor and the other by the creditor. Tally sticks represented a form of implicit trust between the ruler and his subjects and served as a secure means of payment accepted in the kingdom.

This form of debt not only allowed the Crown to accumulate funds without the use of cash, but ensured that control remained closely tied to royal authority. The strength of tally lay in the honor and legitimacy of the sovereign, whose power derived directly from “sovereignty” and not from private actors.

2. Bills of Public Faith: Financing Tools in Crises
As time passed and government spending increased (often to support wars or other emergencies), the Crown began issuing Bills of Public Faith to obtain credit from its subjects and merchants. These bills were not based on physical goods like tally sticks, but on an official promise of repayment guaranteed by the public treasury. They were used primarily as short-term debt and enjoyed public trust, fueled by the reputation of the monarchy.

During the English Civil War and afterwards, the Bills of Public Faith were used to finance the defence of the kingdom and other urgent obligations. However, the pressure of having to continually pay these debts strained the royal finances and weakened the Crown's ability to maintain exclusive control over the currency. The Crown's growing dependence on private credit and loans exposed the state to the growing influence of creditors, especially the great banking and merchant families.

3. The Founding of the Bank of England: The Transfer of Monetary Power
In 1694, the Bank of England was founded by order of King William III, but under heavy pressure from bankers and financiers. The official purpose of the bank was to provide the Crown with funds to finance its wars against France, but with the key condition that the Bank would issue money in its own name in the form of banknotes, marking the beginning of the issuance of private “fiduciary” money.

The creation of the Bank of England represented a private financial putsch that gradually replaced royal monetary sovereignty with corporate control. The Bank became the Crown's primary creditor, with the ability to issue money based on public debt rather than physical assets such as gold or tally sticks.

4. The Process of Disempowerment of Royal Sovereignty over Money Issue
With the founding of the Bank of England, control of money issue was transferred to the bank itself. This meant that the Crown now had to rely on a private source for credit. The bank began lending funds to the government in exchange for government bonds (promises to repay the money by the government), introducing public debt as a permanent system of state financing.

This transition had far-reaching effects:

Growing indebtedness: The state became increasingly indebted to private bankers.
Loss of financial sovereignty: The Crown lost direct control over money and resources, having to submit to the conditions and interest imposed by the Bank of England.
Stability for private bankers, instability for the state: The introduction of permanent public debt created a stable system for creditors, while the state, and therefore taxpayers, had to deal with a growing debt load.

5. Long-Term Consequences and Modernization of the Banking System
The Bank of England, with its independent authority to issue money, has been the model for modern central banks, reducing the role of the monarchy and gradually leading to the separation of state and monetary management . In the long term, this separation has favored the emergence of the international debt-based banking system and marked the beginning of the centralization of finance in the hands of unaccountable autonomous institutions (see: “ Group of Thirty ”) represented today in Italy by Governor Fabio Panetta of the private “Banca d'Italia” which has managed the “State Treasury” since 1894.

The founding of the Bank of England thus represents a turning point in which sovereign power over money was transferred from monarchs to a privately controlled financial structure, giving rise to the modern system of finance based on public debt and the power of bankers to influence government policies through control of money.

This transformation, long fought over, is considered by many scholars to be a sort of “silent coup d’état”, in which financial control and, to a large extent, even the decision-making power of the kingdom was subordinated to private finance.

Subsequent attempt, later rebuffed by Churchill, to recover monetary sovereignty:

The Act that introduced legal tender in England (1914-1928)

venerdì 25 ottobre 2024

Cronologia della questione bancaria

 Da: Il Guaio Babilonese

Cronologia dettagliata degli eventi

Questa cronologia è basata sulle informazioni fornite nel testo La Sciagura Babilonese e potrebbe non essere completa o completamente accurata a causa della natura frammentaria delle fonti.


III Millennio a.C.

  • Inizio del III Millennio a.C.: Nascita delle città-stato sumere e sviluppo di un sistema monetario basato sui templi, dove l'unità di scambio era determinata dal volere del dio locale e registrata sui registri del tempio. (Capitolo II)
  • Intorno al 2350 a.C.: Hammurabi, re di Babilonia, emana il suo codice di leggi, che include la legge numero 7, volta a reprimere la manipolazione privata dell'unità di scambio. Questa legge suggerisce che i principi di creazione di moneta privata tramite ricevute contro depositi di valore presso persone di "reputazione" erano già noti. (Capitolo II e IV)

II Millennio a.C.

  • Intorno al 1570-950 a.C.: Il potere monetario internazionale inizia a influenzare gli eventi politici. L'uso e l'abuso della moneta ad anello durante il regno del faraone Pepi II (VI dinastia) potrebbero aver contribuito al collasso del governo reale in Egitto. (Capitolo III)
  • Intorno al 1500 a.C.: I Fenici, esperti navigatori e commercianti, iniziano a diffondere l'uso della moneta d'argento nel Mediterraneo. (Capitolo IV)

I Millennio a.C.

  • VIII-VI secolo a.C.: Sviluppo dell'industria mineraria in Europa, con conseguente aumento dell'afflusso di argento sui mercati del Vicino Oriente. L'argento diventa un mezzo di pagamento effettivo a tutti i livelli di transazione. (Capitolo V)
  • VIII-VII secolo a.C.: I mercanti-cambiavalute babilonesi iniziano a esercitare un controllo crescente sul sistema monetario internazionale. Il loro potere deriva dalla loro capacità di manipolare l'offerta di argento, creando un sistema di credito basato sulle loro riserve di metallo prezioso. (Capitolo VI)
  • VII secolo a.C.: Pheidon, re di Argo, introduce la moneta d'argento ad Egina e un sistema standardizzato di pesi e misure nel Peloponneso. (Capitolo XI e XII)
  • VII-VI secolo a.C.: In Lidia vengono emesse le prime monete private in elettro, segno del crescente potere dei mercanti-cambiavalute. L'Assiria, bisognosa di armi, è costretta ad accettare le condizioni di pagamento imposte dai mercanti-cambiavalute lidi. (Capitolo VII)
  • VI secolo a.C.: Licurgo introduce le sue leggi a Sparta, vietando la circolazione di moneta in metalli preziosi e istituendo un sistema monetario basato su barre di ferro. Questo sistema mira a preservare la coesione sociale e a prevenire l'accumulo di ricchezza individuale. (Capitolo XII)
  • IV secolo a.C.: La maggior parte degli stati greci, inclusa Sparta, cede alla pressione dei mercanti-cambiavalute e adotta la moneta d'argento come mezzo di scambio principale. (Capitolo XI)

Epoca Romana

  • III secolo a.C.: L'espansione romana porta all'istituzione di un sistema monetario basato sull'argento, influenzato dai mercanti-cambiavalute. Si sviluppa un sistema bancario simile a quello moderno, con un'ampia circolazione di assegni e deleghe di pagamento. (Capitolo XIII)
  • I secolo a.C.: Il senatore romano Lucio Flacco tenta di limitare il flusso di metalli preziosi verso est, ma viene ostacolato dai mercanti-cambiavalute. (Capitolo XIII)

XVI secolo d.C.

  • 1593 d.C.: L'arrivo dei marrani spagnoli e portoghesi nei Paesi Bassi contribuisce al crescente potere dei mercanti-cambiavalute, che controllano il commercio internazionale di metalli preziosi. (Capitolo VIII)

XVII secolo d.C.

  • XVII secolo: Guglielmo III d'Inghilterra, salito al trono grazie alle macchinazioni dei mercanti-cambiavalute di Amsterdam, concede loro la creazione della Banca d'Inghilterra, un'istituzione apparentemente statale ma in realtà controllata dai mercanti-cambiavalute. (Capitolo XIV)

Personaggi principali

Hammurabi: Re di Babilonia (circa 2350 a.C.), famoso per il suo codice di leggi, tra cui la legge numero 7, volta a reprimere la manipolazione privata dell'unità di scambio.

Fenici: Popolo di abili navigatori e mercanti che ha svolto un ruolo fondamentale nella diffusione della moneta d'argento nel Mediterraneo a partire dal 1500 a.C. circa.

Pheidon: Re di Argo (VII secolo a.C.), che ha introdotto la moneta d'argento ad Egina e un sistema standardizzato di pesi e misure nel Peloponneso.

Licurgo: Legislatore spartano (VI secolo a.C.), che ha introdotto un sistema monetario basato su barre di ferro per prevenire l'accumulo di ricchezza individuale e preservare la coesione sociale.

Mercanti-cambiavalute babilonesi: Gruppo di mercanti che ha gradualmente acquisito il controllo del sistema monetario internazionale a partire dall'VIII-VII secolo a.C., sfruttando la loro capacità di manipolare l'offerta di argento e di creare credito basato sulle loro riserve di metallo prezioso.

Lucio Flacco: Senatore romano (I secolo a.C.) che ha tentato di limitare il flusso di metalli preziosi verso est, scontrandosi con l'opposizione dei mercanti-cambiavalute.

Marrani spagnoli e portoghesi: Ebrei sefarditi convertiti al cristianesimo che, a seguito della loro espulsione dalla penisola iberica, si sono stabiliti nei Paesi Bassi nel XVI secolo, contribuendo al crescente potere dei mercanti-cambiavalute.

Guglielmo III d'Inghilterra: Re d'Inghilterra (XVII secolo), salito al trono grazie all'appoggio dei mercanti-cambiavalute di Amsterdam. In cambio del loro sostegno, ha concesso la creazione della Banca d'Inghilterra, un'istituzione apparentemente statale ma in realtà controllata dai mercanti-cambiavalute.

Amschel Rothschild: Fondatore della dinastia bancaria Rothschild (XVIII secolo), famoso per la frase: "Datemi il controllo della moneta di una nazione e non mi importerà di chi fa le sue leggi".


Personaggi menzionati:

  • Pepi II (Faraone d'Egitto)
  • Alyatte (Re di Lidia)
  • Creso (Re di Lidia)
  • Sadyattes (Mercante Lidio)
  • Solone (Legislatore Ateniese)
  • Alessandro Magno
  • Cicerone (Oratore e politico romano)
  • Augusto (Primo imperatore romano)

Ulteriore Cronologia da Il Paese dell'Utopia, "The Land of Utopia" di Giacinto Auriti:
 

Cronologia degli Eventi


1694: Fondazione della Banca d'Inghilterra. William Paterson, il fondatore, introduce il sistema di emissione di moneta basato sul prestito, segnando l'inizio dell'era dell'usura.

Inizio del XIX secolo: John Adams riconosce l'ignoranza sulla moneta, il credito e la circolazione come la causa principale dei difetti del governo americano.

1862: Pubblicazione dell'Hazard Circular, che rivela l'intenzione dei capitalisti europei di utilizzare il debito di guerra per manipolare la circolazione monetaria e impedire la circolazione dei greenbacks.

XX secolo: Il romanticismo permea la cultura del Novecento, ma manca la consapevolezza filosofica e scientifica per risolvere i grandi problemi dell'epoca.

1971: Fine degli accordi di Bretton Woods. L'abolizione della convertibilità del dollaro in oro dimostra l'inutilità della riserva aurea e conferma la natura convenzionale del valore monetario.

1993: Giacinto Auriti pubblica "L'ordinamento internazionale del sistema monetario", introducendo la teoria del "valore indotto" della moneta.

1995: Il senatore Natali presenta il disegno di legge "Proprietà popolare della moneta" al Senato italiano.

2000: Il Tribunale di Chieti emette un'ordinanza che riconosce la legittimità del SIMEC, una moneta alternativa basata sul principio della proprietà popolare.

2001: Il SIMEC viene pubblicato sul Catalogo euro-unificato della moneta italiana.

Anni 2000: Introduzione dell'euro. L'articolo 107 del Trattato di Maastricht vieta l'interferenza degli Stati membri con la Banca Centrale Europea (BCE) nella fase di emissione, creando una situazione analoga a quella dell'Argentina con la Federal Reserve.

Crisi della FIAT: La mancanza di liquidità, causata dalla perdita di controllo sulla Banca d'Italia e dalla politica di rarefazione monetaria della BCE, contribuisce alla crisi della FIAT.

Crisi Argentina: La Federal Reserve esige il pagamento dei debiti argentini, dimostrando il potere dei "Damocle pro tempore" che controllano le banche centrali e la fragilità del sistema monetario internazionale.


Personaggi Principali

Giacinto Auriti: Economista italiano e professore di Diritto Internazionale, noto per la sua teoria del "valore indotto" della moneta. Auriti sostiene che il valore della moneta è creato dalla collettività che l'accetta e non dalla banca che la emette. Propone la "proprietà popolare della moneta" come soluzione per restituire ai cittadini il controllo del sistema monetario.

Ezra Pound: Poeta e intellettuale americano, considerato uno degli economisti eretici. Pound critica il sistema monetario internazionale basato sull'usura e riconosce l'importanza di comprendere la natura della moneta, del credito e della circolazione.

William Paterson: Fondatore della Banca d'Inghilterra nel 1694. Introduce il sistema di emissione di moneta basato sul prestito, trasformando i cittadini da proprietari a debitori della propria moneta.

John Adams: Secondo Presidente degli Stati Uniti d'America. Riconosce l'ignoranza sulla moneta come la causa principale dei difetti del governo americano all'inizio del XIX secolo.

Carlo Marx: Filosofo, economista e sociologo tedesco. Nel suo libro "Il Capitale", denuncia la truffa del sistema bancario che si appropria del valore creato dalla collettività emettendo moneta come prestito.

Umberto Agnelli: Imprenditore italiano e presidente della FIAT. Evidenzia l'importanza delle strategie monetarie nella crisi della FIAT, sottolineando la mancanza di liquidità causata dal sistema bancario internazionale.

Silvio Berlusconi: Presidente del Consiglio italiano. Promette di ridurre le tasse e gli sprechi fiscali, ma Auriti lo critica per non aver affrontato il problema del debito pubblico causato dall'emissione di moneta come prestito.

Wim Duisenberg: Primo presidente della Banca Centrale Europea. Viene paragonato a "Damocle pro tempore" per il suo potere di far precipitare la spada del debito sui paesi europei, come avvenuto con l'Argentina.

Alan Greenspan: Presidente della Federal Reserve americana. Viene accusato di aver causato la crisi argentina esigendo il pagamento dei debiti non dovuti, dimostrando il potere dei "Damocle pro tempore" che controllano le banche centrali.

Lord Bennet: Banchiere inglese, citato da Auriti come esempio della superiorità culturale (non morale) dei grandi usurai. Afferma che per battere il fascismo sarebbero bastati cinque anni, mentre per battere Napoleone ce ne erano voluti venti.

Alberto De Stefani: Ministro del Tesoro del primo governo fascista. Critica la "quota 90", la rivalutazione della lira voluta da Mussolini, per aver causato il fallimento di molte imprese e aver indebolito l'Italia in vista della guerra.

Senatore Natali: Promotore del disegno di legge "Proprietà popolare della moneta" al Senato italiano nel 1995.



Bibliografia sulla questione contabile bancaria

lunedì 21 ottobre 2024

Dall'archivio: Storia della Moneta a Prestito (Sistema Debito)

 

8 maggio 2014

Storia della Moneta a Prestito (Sistema Debito)

cambia valute, banchieridi L. Acerra

Gli scavi archeologici di Sir Leonard Wooley (1920) misero in luce l'esistenza di un antico sistema di transazioni e pagamenti tra mercanti basato sulle tavolette d'argilla. L'importanza di questo fenomeno tra l'altro e' preannunciato dalla posizione di rilievo che ha nell'antico codice di leggi Hammurabi (3° sec. a.C) all'articolo 7, il divieto per i mercanti non autorizzati di creare ricevute di argilla che entrano nella massa monetaria circolante. 

Cerchiamo di capire cosa significa “mercanti non autorizzati”. In occasione delle grandi fiere tra i mercanti sumeri (1) fu creato un sistema interno di pagamenti che aveva l'obiettivo di generare un volume di commercio enorme con uno spostamento minimo di preziosi o monete. In particolare, si costituì un banco della fiera, che assegnava in prestito somme di valuta d'argilla ai mercanti che ne facevano richiesta. 

Le tavolette in argilla erano promesse di pagamento che perdevano in larga parte la natura di riscossione dalla fonte di emissione e garantivano piuttosto il fluire di cifre di denaro da un acconto ad un altro. All'inizio e alla fine delle fiere dei mercanti, ognuno portava il suo ‘libro contabile’ su cui comparivano tutte le lettere di pagamento in entrata o in uscita. 

L'obiettivo era quello di cancellare voci attive e passive di tutti per quanto possibile, spostando cifre tra i vari depositi dei partecipanti. Con questo metodo i mercanti erano al riparo da furti del mezzo monetario, perché il pezzo d'argilla era valido solo in questo contesto estremamente controllato. Come fa notare anche Mei Kohn (1999), alla fine di tutto il processo di appianamento, molto poco rimaneva da essere saldato in contanti, e comunque in un clima di fiducia verso il banco di fiera, l'appianamento con preziosi poteva essere rimandato nel tempo. L'importante era la partecipazione al “gioco”.

La massa monetaria in argilla era creabile solo dal banco di fiera. Per mantenere una tale massa monetaria in argilla i mercanti dovevano pagare un interesse nei confronti dell'ufficio di emissione. Nonostante ciò e nonostante il banco di fiera non garantisse in modo automatico la rimborsabilità in 'preziosi' di tali tavolette d'argilla, la tentazione ad accettare il sistema stava nel privilegio immenso di entrare a far parte del businessPer la prima volta nella storia dunque si verificava che chi riceveva una massa monetaria in uso, lo faceva riconoscendo a chi emetteva il diritto di creare massa monetaria nel momento del prestito e dunque di poterci fare sopra una crestaLa massa monetaria d'argilla del banco di fiera consentiva a persone che si consideravano privilegiate di svolgere la funzione di scambio senza dover movimentare (con grande rischio) i “preziosi”, che erano estremamente costosi da usare come mezzo di scambio. Pero' si doveva accettare il diritto di quei qualcuno al di sopra dell'economia reale di creare e prestare la moneta virtuale ufficiale. 

Più che un 'aggio del signore', ai tempi dei babilonesi era una cresta del banco di fiera. Non si volevano usare preziosi o monete per il flusso di scambi tra pezzi grossi della economia (i mercanti). Il banco di fiera si faceva carico di regolare gli appianamenti dei partecipanti nel breve e nel lungo termine.

L'arricchimento dei mercanti beneficiari di queste emissioni di moneta-prestito era garantita dal continuo svolgersi dei loro affari di grossisti e quindi dall'interfacciarsi dei mercanti con l'intera società e collettività. Dunque chi era proprietario di queste tavolette d'argilla era ben felice di tenerle senza convertirle in "preziosi", che avevano sia il prezzo della custodia che quello del trasporto. 

Il sistema basato sull'appianamento di acconti e di assegni è incredibilmente efficiente oggi nel minimizzare la necessità di transazioni 'in contanti', ma abbiamo prove che lo fosse già nel XV secolo: tra il 1456 e il 1459, una banca a Genova ricevette dall'estero 160.000 lire in ricevute (lettere di credito) e il 92.5% di tale quantità fu saldata con spostamenti sui conti correnti interni, e solo il restante 7.5% fu pagato in contanti (Spufford, 1986). All'epoca dei babilonesi le ricevute in argilla erano un sistema di appianamento equiparabile ad assegni bancari in cui uno non sente mai la necessita' di spostare preziosi.

In breve i creatori del banco di fiera e i loro associati diventarono così potenti che al re-sacerdote non restava che assegnare loro un posto al proprio fianco in veste di custodi delle ricchezze del Tempio. Pensate al controllo a distanza che questa elite di mercanti aveva sulla produzione e distribuzione di armi, oppure sugli accordi tra grossisti di beni di prima necessità, e vedrete immediatamente che il loro potere era superiore a quello del regnante. 

Questa confraternita di banchieri internazionali aveva un particolare interesse affinché i regni che cadevano sotto la sua influenza trasformassero il loro sistema monetario in uno basato su argento e oro. 
Come è possibile ciò, direte voi, visto che i grandi commerci dei mercanti si basavano proprio sul principio di minimizzare i pagamenti con monete metalliche? 
Il dilemma è solo apparente. I mercanti dell'elite vollero tenere per se le conoscenze delle tecniche di appianamento bancarie e di emissione di lettere di credito. Infatti avendone capito le potenzialità e la potenza, pianificavano di trarre vantaggi personali da questo meccanismo. 
D'altro canto vennero proposti come strumenti di scambio oro e argento, ben sapendo che l'uso di questo tipo di contanti non era né facile né economico. Il sistema dei metalli preziosi come base monetaria, dietro l'apparenza di logicità, costituiva invece uno strumento di instabilità economica.

L'adozione di questo sistema monetario basato su oro e argento costrinse i governanti di tutto il mondo ad una corsa affannosa all'approvvigionamento di metalli preziosi, che già nel VI secolo a.C. viene testimoniata dall'agitazione con la quale Xenofonte chiede al governo di Atene di acquistare 10.000 schiavi, da dare in affitto ai proprietari delle miniere di Laureion, dove però sembra che il filone di argento si fosse già da tempo avviato all'esaurimento.
Le numerose tavolette in argilla che sono state ritrovate in Atene pochi anni dopo mostrano che l'esportazione di argento ad Oriente stava man mano causando nella città-stato greca dei vuoti di contanti che venivano con successo riempiti dalle ricevute in argilla create dai banchieri e accreditate sui loro acconti e su quelli dei loro più utili agenti greci.

Il potere economico che si è attribuito a un'alleanza di potenti banchieri babilonesi iniziò appena possibile a costituire delle filiali sulla costa della Grecia e nelle piccole isole del Mediterraneo. Individui che "scrivevano in aramaico", emissari dell'elite di mercanti internazionali, raggiunsero le coste e le isole della Grecia mescolandosi tra i mercanti o i rifugiati provenienti dalla Siria e da Aram dopo le sconfitte inflitte dagli Assiri. Questi emissari avevano straordinarie capacità di procurarsi qualsiasi oggetto o somma di denaro,. Dietro di essi compariva sempre il mercante di schiavi. Alcuni greci presto capirono che era nel loro interesse personale fare affari con essi, persino se ciò significava accettare il sistema di denaro dei mercanti orientali. La loro ricchezza era sostenuta dalla loro abilità di ottenere qualsiasi risorsa fosse richiesta, grazie alle loro connessioni internazionali. E in breve tempo questi uomini avevano iniziato a trattare anche nella terra ospitante mediante oro, argento e ricevute in tavolette di argilla create da loro stessi come mezzo di scambio.

L'isola di Delo, sebbene praticamente improduttiva e senza speciali vantaggi, divenne molto ricca; un potente centro di commercio e di attività bancaria, e soprattutto un centro d'intenso commercio di schiavi. Lo straordinario commercio all'ingrosso a Delo non avrebbe potuto essere originato da nient'altro se non l'accettazione dei prestiti del Tempio da parte di quei forestieri-banchieri. Tali persone erano competenti cambia-valute, nati e formati tra le braccia dei maestri di sofisticazione finanziaria delle città di Babilonia, Aram, Fenicia, etc.

Il Professor Rostovtsev riferisce di un acquisto di grano a Delo da parte di un certo Sinotes di Isticea (una città del regno che era in Macedonia) nel quale egli osserva che l'acquisto fu effettuato con denaro anticipato da un banchiere di Rodi. Ciò suggerisce che le operazioni bancarie di Rodi erano interconnesse con quelle di Delo e che le riserve di argento del tempio di Apollo a Delo funzionavano anche come riserve per gli emissari di Rodi. Delo, la cui santità era rispettatissima, avrebbe costituito un deposito di metalli preziosi molto più sicuro rispetto a Rodi. Oskar Seyffert nel Dictionary of Classical Antiquities scrive: "Delfi, Delo, Efeso e Samo erano usate correntemente come banche per prestiti e depositi, sia da individui che da governi".

Tale flusso di 'credito' e metalli preziosi a Delo permise alla piccola isola di rimpiazzare parzialmente Atene come nuovo centro da cui il "controllo monetario internazionale" e i suoi emissari arrivarono per controllare le finanze di quell'area di Mediterraneo.

cambiavalute, che costituivano la base di questa piramide di profitto, erano chiamati nell'antica Grecia trapezitae, perché si servivano di un banchetto a quattro gambe detto tetra peza
Seffert scrive:
"I trapezitae sedevano ai loro banchetti nelle piazze del mercato, il centro di tutte le transazioni di affari. Essi ricevevano denaro in deposito per custodirlo, facevano da cambia-valuta e prestavano anche il denaro. I banchieri tenevano un accurato resoconto delle ricchezze da loro gestite. Se una persona faceva un pagamento ad un'altra che anch'essa aveva un deposito alla stessa banca, il banchiere semplicemente trasferiva la somma in questione da un acconto ad un altro. Questo tipo di business era di solito in mano a forestieri che avevano acquisito la residenza".
Il prof. Humphrey Michell (The Economics of Ancient Greece, p334) scrive che fu Fidone, il progressista Re di Argo, che per primo permise, nel 680 B.C., l'introduzione del sistema monetario del tipo babilonese, basato sulle valute in oro e in argento. 'Progressista' naturalmente significava un re pronto a dare ascolto alle lusinghe del "controllo monetario internazionale" e dei suoi emissari, e che desse loro carta bianca in cambio dell'appoggio ottenuto per la sua ascesa al trono.

Il prof. Ure, in Tyranny of Athens, mostra che l'ascesa alla tirannia di Pisistrato fu strettamente correlata con l'argento proveniente dalle miniere della Tracia ed egli sottolinea che può difficilmente essere considerata una coincidenza che la cacciata dei discendenti del tiranno Pisistrato (510 a.C.) avvenne quasi immediatamente dopo aver perso le miniere della regione della Tracia, rifornimento monetario molto importante. Il che equivale a dire che se si dissolveva la fonte di metalli preziosi sui quali si fondava il potere del locale banchiere, il regnante che egli aveva promosso diventava obsoleto e inutile e poteva essere buttato via come uno straccio vecchio. Lo stesso accadde per i tiranni Trasibulo a Mileto, Ortagora a Sicione, Cipselo a Corinto, Procle a Epidauro, Teagene a Megara, Panezio a Leontini, Cleandro a Gela, Falaride ad Agrigento, e così via.

Vediamo un altro esempio d'interazione tra potere politico e mercanti. Creso, figlio primogenito del re Aliatte di Lidia (610-561 a.C.). Sapendo delle ambizioni del padre di conquistare la Caria, Creso si accinse a chiedere un prestito per imbastire l'azione militare. Nicola di Damasco scrive:
"Con questo suo proposito in mente si recò da Sadiatte, il più ricco mercante della Lidia. Costui, occupato nelle sue abluzioni mattutine, prima fece aspettare un Creso impaziente alla porta. Poi gli accordò di entrare, ma ciò fu solo per comunicargli che rifiutava di concedergli il denaro: "Se devo prestare denaro a tutti i figli di Aliatte," egli gridò, "non ce ne sarebbe abbastanza". Respinto, Creso si recò ad Efeso. Lì un amico di origine Ionica, Pamfeas, dopo aver saputo della ragione della sua visita, ottenne una somma di mille stateri d'oro da suo padre, Teocaride, che era in possesso di una considerevole fortuna, che egli si affrettò a portare al principe che ne aveva bisogno. Grazie a questi aiuti finanziari, Creso, rifornitosi di truppe, fu il primo a unirsi all'esercito del padre, di cui riguadagnò il favore, e che lo ebbe come alleato nella spedizione che avrebbe conquistato la Caria. Creso più tardi si vendicò di Sadiatte, che lo aveva cacciato via, confiscandogli l'intero suo tesoro". 

L'episodio illustra un chiaro esempio dello sforzo dell'elite dei mercanti di controllare la successione politica. Infatti la vera ragione del rifiuto del prestito a Creso, era che il potente mercante Sadiatte si era già impegnato ad appoggiare Pantaleone, fratellastro di Creso, che era visto chiaramente come più adatto, condiscendente e "non tutto d'un pezzo" rispetto al determinato Creso.

Sebbene la condotta oltraggiosa di Sadiatte nei confronti di Creso suggerisca che il banchiere considerasse la sua posizione inviolabile, quest'ultimo preferiva scegliersi i regnanti che con meno probabilità avrebbero creato problemi. La sua rude arroganza nel far aspettare a lungo Creso alla porta, per poi riceverlo e rifiutargli senza mezzi termini il prestito di denaro richiesto, sicuramente costituì uno stimolo che portò Creso a voler capire di più sul raggiro del sistema del denaro basato sulle misure di metalli preziosi. Un imbroglio questo che permetteva alla gente della peggior specie (come Sadiatte) di beffarsi dell'autorità del re.

I risultati della sua indagine sicuramente lo portarono a capire che, affinché il suo status di regnante avesse davvero un senso, sopra ogni altra cosa era necessario che l'emissione di massa monetaria fosse rimossa dal controllo di persone private, e ciò lo indusse ad effettuare una riforma monetaria nel suo regno.

Allora, l'elite internazionale dei banchieri diede rifornimenti di soldati mercenari e il meglio delle armi a Ciro. Creso li aveva offesi, non solo sottraendo il loro tesoro tenuto dall'emissario Sadiatte, ma anche eliminando i conii dei mercanti e facendo tornare al regnante il suo potere essenziale, cioè il controllo dell'emissione monetaria. Bisognava fare di questa vicenda un esempio che potesse funzionare da deterrente di simili azioni da parte di altri principi, e per operare fu scelto l'ambizioso Ciro, che non era altro che un insignificante principe persiano. La ferocia dell'annientamento da parte di Ciro dello sventurato Creso, che fu scuoiato vivo, senza dubbio fu effettuata allo scopo di ricordare ad altri re che mentre il loro potere era nazionale, c'era un altro potere internazionale, al di sopra e oltre quello di un qualsiasi regnante locale.

Dopo la totale umiliazione di Creso, avendo Ciro dato prova della sua sollecitudine nel promuovere i piani dei suoi sostenitori finanziari, il passo successivo fu la conquista relativamente facile di Babilonia, che fu organizzata per lui 14 anni dopo. Ciro fu da allora in poi nominato Il Grande. Il giovane principe di Anzan nella Susiana divenne il regnante di un impero esteso dal Caucaso all'Oceano indiano, dal Mediterraneo all'Asia centrale. Egli restaurò e allargò i poteri dei Guardiani del Tempio di Babilonia, come testimoniano le inusuali circostanze dei sacerdoti del Tempio che osannano l'invasore e che ricevono privilegi e speciali concessioni da lui. 

Della stessa pasta erano i tiranni che erano saliti al trono nel 7° secolo a.C., come re Fidone di Argo, che abbiamo già detto e che appena insediatosi inventò la prima moneta di argento ad Egina, e ritirò dalla circolazione le precedenti sbarre di ferro che erano servite come denaro.

In questo modo, nel giro di poco tempo i banchieri internazionali si sarebbero insediati in tutte le città-stato greche e di lì sarebbero stati in grado di finanziare l'opposizione a qualunque potere, interno o esterno, che sperava di distruggere o anche ritirare le forme di finanziamento da quei poteri di cui organizzavano la distruzione. 

Quei 'banchieri riconosciuti', avendo la facoltà di regolare i volumi di valuta e di emettere il denaro, potevano letteralmente ridere in faccia ai re e a qualsiasi altro potere politico. È stato un banchiere, il famoso Amschel Rothschild (primo della lunga dinastia dei banchieri Rothschild), a proferire la seguente famosa frase: "Lasciatemi emettere e controllare il denaro di una nazione, e mi sarà indifferente chi vada ad occupare la funzione di scrivere le leggi".

La scoperta della pietra filosofale dell'economia (appianamento delle transizioni tramite un sistema pre-bancario) e il suo uso a vantaggio strettamente privato permise dunque ad un'elite di mercanti-banchieri di usurpare al regnante il potere essenziale del Tempio: cioè la creazione e la distribuzione dell'unità di scambio, il che originariamente era il potere del loro Dio di garantire il benessere e il buon vivere, nello stato, dei suoi abitanti.

Le sventurate masse dell'Antico Oriente non immaginavano neppure lontanamente che il regnante che essi vedevano era tutt'altro che un essere divino sulla Terra, e che si trattava invece di un burattino manipolato dalle forze segrete esercitate dall'elite dei banchieri che cospiravano per diventare i controllori privati della invisibile emissione di denaro.

Dei nuovi tiranni della Grecia, tra il 650 e il 500 a.C , il Professor Heichelheim scrisse: "Questi tiranni erano per lo più membri della nobiltà essi stessi, che avevano guadagnato tale titolo usando le nuove possibilità politiche ed economiche del loro tempo per rovesciare i loro stessi pari e soggiogare temporaneamente la città-stato".
La possibilità di armare eserciti non veniva negata ai tiranni condiscendenti con l'elite che manipolava la vita finanziaria delle nazioni. 

Alessandro Magno istituì molte nuove zecche, ognuna posta sotto il controllo di ricchi mercanti-banchieri, e questi sicuramente lo ricompensarono non facendogli mancare armi ed eserciti.

In corrispondenza di questo periodo storico, che aveva visto la transizione delle città-stato greche al sistema monetario basato sui metalli preziosi, con una resistenza più straordinaria del solito di Sparta con le leggi di Licurgo (che magari vedremo in un altro articolo), alcuni storici segnalano anche la "singolare iniziativa" nel V secolo a Clazomene (nel Golfo di Smirne): una piccola crisi era scoppiata perché il debito di 20 talenti di argento contratto per pagare delle truppe mercenarie aveva imposto per molti anni l'incombenza del pagamento di 4 talenti di interessi annui, senza che i clazomenei fossero riusciti ad ammortizzare tale debito. I regnanti pensarono allora di emettere 'denaro rappresentativo' in ferro del valore nominale totale di 20 talenti, che i cittadini furono obbligati a prendere in cambio delle monete di argento. L'argento così ottenuto fu usato per estinguere immediatamente il debito, e ne avanzò per essi una rendita annua di 4 talenti, precedentemente assorbita dal pagamento degli interessi sul debito, che fu usata per risarcire in pochi anni il denaro rappresentativo emesso.

Il passaggio dal sistema monetario basato su argento e oro a quello delle ricevute-denaro create dai banchieri è stata una costante nella storia dell'umanità. 

Un esempio per tutti, quello del Regno di Napoli nel XVI secolo, a dimostrazione dell'instabilità intrinseca del sistema monetario basato sull'argento; a dimostrazione del fatto che, dopo la sua introduzione, una crescente carenza di metalli preziosi fosse un pericolo continuo per uno stato, e del fatto che il passaggio alla legalizzazione delle ricevute dei banchieri è una tappa obbligata in seguito alle inevitabili crisi di liquidità.

Nel Regno di Napoli, all'epoca di Filippo II di Spagna (1543-1598), c'era un'enorme fuoriuscita di fondi, sia a beneficio del Regno Papale (grazie agli istituti religiosi operanti nel Regno di Napoli), sia a beneficio di Fiorentini e Genovesi (cioè i banchieri che operavano nel Regno e inviavano i profitti alle loro terre natìe). Un'altra causa di fuoriuscita di argento era che il Regno dipendeva dall'importazione della maggior parte delle materie prime e prodotti industriali (Serra, 1994). Per ultimo, ma certo non in importanza, la madre-patria spagnola operava un ulteriore prosciugamento sul budget del Regno di Napoli, soprattutto per le guerre che finanziava senza sosta (più di 2 milioni di ducati delle finanze del regno furono inviate all'estero tra il settembre 1564 e il febbraio 1569 come pagamenti per gli eserciti, in munizioni, vitti e stipendi) (De Rosa 1987). 

Queste fuoriuscite impoverivano la circolazione monetaria del Regno, che era basata sul ducato d'argento e quindi essenzialmente denaro metallico. 

Come rimedio per la carenza di moneta il governo era spesso obbligato ad importare argento per coniare monete. Riscontriamo comunicazioni con carattere di estrema urgenza, come nel 1556, quando il Fiduciario della Zecca, Gio. Batt. Ravaschiero, viene spronato dal viceré a procedere “quanto prima possibile, dato l'urgente bisogno di pagare i mercanti che avevano fatto dei prestiti alla Corte" (Archivio Generale de Simanca, Visitas de Italia, fascio 348, fasc.n.7). Per inciso, indovinate un po' chi erano i Ravaschiero? Essi erano i potenti banchieri di Genova aventi una filiale in quel tempo anche a Napoli !! Cioè la zecca era sotto il controllo del banchiere privato.

Nuovi fondi erano necessari per sostenere le guerre spagnole contro olandesi e turchi e, poiché in una situazione di cattivi raccolti non era possibile incrementare il carico fiscale, terre demaniali e fortezze del Regno (come quelle di Montecorvino e Olevano nel Principato citra), dovevano essere vendute (Palermo 1846). Quando ciò non era possibile, il governo era una volta ancora obbligato a chiedere a mercanti e banchieri nuovi prestiti e, in vista dell'urgenza, ad accettare di pagare interessi fino al 15%. (Camera della Sommaria, 1576).

Nel luglio 1582, il viceré dovette riconoscere che il denaro circolante nel Regno era scarso e impose nuovamente il divieto di esportare denaro d'argento, sotto pena di severe sanzioni (Vario 1772). Eppure i provvedimenti ebbero scarso effetto, anche quando il viceré stabilì la pena di morte per coloro che effettuavano tale contrabbando. Due anni dopo, nel 1584, era chiaro che la scarsità di moneta stava compromettendo il commercio e l'economia. 
Il viceré tentò un altro approccio per ottenere una certa quantità di denaro circolante. Il 27 ottobre 1594 fu stipulato un accordo con il banchiere Antonio Belmosto, che garantì il trasferimento entro 2 anni al regno di Napoli di 1 milione di scudi (in moneta sonante e in lingotti di argento), in cambio di certi benefici finanziari (De Rosa 1987).

A peggiorare e complicare il disastro economico ci furono gli errori commessi in materia monetaria: il rapporto tra valore intrinseco della moneta napoletana e valore nominale fu mantenuto alto, in un tempo in cui le altre nazioni vicine, tutti gli stati europei tra cui la Sicilia, avevano ridotto il contenuto di argento nelle loro monete (Turbolo 1626). I sovrani del Regno di Napoli, involontariamente e forse mal consigliati, avevano creato una situazione in cui era vantaggioso esportare metalli preziosi, sia in monete che in lingotti, perché il ducato aveva un valore maggiore delle valute straniere. 

Assaliti dalla necessità di fornire denaro per il commercio e non potendo più continuare ad acquistare metalli preziosi da inviare alla zecca, intorno al 1570 il governo iniziò a permettere la circolazione dei certificati di credito, "fedi di credito", emesse dai Monte di Pietà che erano stati istituiti a Napoli nel 1539, autorizzando le casse dello stato ad accettarli come pagamenti delle tasse e per altri pagamenti. Poco tempo dopo, nel 1597, Girolamo Ramusio riferisce che “nel Regno di Napoli ci sono ora lettere di credito per il valore di mezzo milione di monete d'oro, che appartengono a gentlemen napoletani ed altre persone che cercano titoli nobiliari e cariche, offrendo molto denaro, alcuni di essi per acquistare tali riconoscimenti nobiliari, altri per non perderli. Questi desideri e ambizioni sono molto utili al Re, perché Sua Maestà vende il titolo di principe a 20.000 scudi, di duca a 15.000, di marchese a 10.000, e di conte a 5.000…”. (Relazioni, 1992).

Certificati di credito non erano nuovi nel Regno di Napoli. Ora però le fedi non solo erano prova di depositi (allo stesso modo dei depositi notarili), non solo esse venivano emesse come prestiti, ma soprattutto esse erano trasferibili per girata, così che esse diventavano il mezzo di scambio del popolo.

Concedendo ad un certo numero di istituzioni lo status di banche, il governo aveva raggiunto due scopi: 
1) quello di rimpiazzare parte della moneta metallica del regno (che era diventata sempre più costosa a causa della necessità di importare argento) con denaro a prezzo zero per il re; 
2) quello di assicurare per il regnante dei prestatori, poiché tali banche potevano dare prestiti al governo e alla città di Napoli a tassi di interesse inferiori a quelli di mercato. 

Per dare a tali istituti di prestito un'autorevolezza maggiore, i regnanti gradualmente trasferirono nelle loro casse i fondi del Regno.
Un altro vantaggio era che le banche, per le transazioni tra i loro clienti, semplicemente registravano e trasferivano le cifre su acconti, cioè vigeva l'appianamento dei crediti per intermediazione bancaria (venne adottato il sistema bancario del registro a partita doppia).

Entro l'inizio del 17° secolo si era innestata una tendenza sempre maggiore contro i pagamenti in contanti, come sottolinea Marc'Antonio De Santis, "mentre in passato i banchieri consideravano un affronto il non pagare tutti quelli che si presentavano per monetizzare le ricevute”, le banche ora consideravano un grande affronto il fatto che qualcuno si presentasse da loro e domandasse di essere pagato in contanti, per lettere di credito fino a 200 scudi” (De Santis 1997).

Pietro Colletta descriverà, nel capitolo IX della Storia del Reame di Napoli (edita da G. Capponi, 1834), le vicende disastrose tra il 1791 e il 1799, quando i Napoletani scoprirono a loro spese che il volume di fedi di credito superava di gran lunga i depositi di tali istituti di credito (massa monetaria creata dunque moltiplicando riserve):
"I pubblici officii, i privati, la stessa casa del re, depositavano al banco il proprio danaro, là tenuto sicuro perché guardato o guarentito. Una carta detta fede di credito, accertava il deposito. Le fedi circolavano come danaro, nulla perdevano al cambio, guadagnavano ai tempi delle maggiori fiere del regno per il comodo e la sicurezza di portare in un foglio somme grandissime.
Milioni di ducati stavano in quelle casse. I pagamenti dei legati e molto danaro del regno si facevano per carte di banco. Il credito le sosteneva: ma il loro abuso fu svelato: le fedi già soperchiavano di decine e decine di milioni la moneta. (..) I depositari, traendo in folla ed a furia i loro crediti, fecero vóte le casse; e, trattenuti gli ultimi pagamenti, fu distrutto il prestigio della fedeltà. Essendo grande il danno perché infinite le relazioni coi banchi, divenne unanime nella popolazione il grido e lo spavento contro i reali. Il governo svergognò e punì molti uffiziali di banco per frodi vere o apposte. E non però migliorando le condizioni, e vedendo le polizze rifiutate nel commercio, comandò che valessero nelle private contrattazioni antiche o presenti: così, offendendo e nuocendo alle ragioni dell'universale.
Nacque allora nei fogli di cambio la indicazione di moneta fuori banco, la quale regge ancora, e forse, scordata la origine (perciò ne parlo) starà in eterno" (Colletta 1834). 
Colletta intende dire che l'emissione di banconote da parte di privati aveva senso fin tanto che erano promesse di qualcosa, l'oro, ma oggi ci si dimentica di questa origine del denaro, di questa promessa del controvalore (eventualmente tenuta in deposito dall'emettitore), e si consente ai privati di creare masse monetarie senza contropartita o deposito alcuno, e con danno per la popolazione.

L'obiettivo era raggiunto.

Il passaggio da questi metalli preziosi al pagamento con ricevute non era né casuale né una novità. Era già avvenuto nell'antica Mesopotamia e avverrà inevitabilmente in ogni altra parte del mondo ed in ogni epoca come conseguenza delle distorsioni e stress enormi che venivano procurati naturalmente e artificialmente alle popolazioni che se ne servivano.

Era proprio per questo motivo che l'elite internazionale di mercanti-banchieri teneva tanto che fosse introdotto il sistema monetario basato sull'argento. Si contava di poter usare il suo potere destabilizzante a proprio vantaggio più e più volte nel corso della storia. Di lì il passo era breve a che i governi delle nazioni fossero costretti a far nascere la massa monetaria di interi popoli come debito verso una classe privilegiata di banchieri internazionali.

Le Banche Centrali
Storicamente si fa risalire il “baco” della creazione delle Banche centrali alla Bank of England. Essa inizierà a creare banconote, a dare prestiti, e in breve ad esercitare il solito vecchio abuso: la creazione del mezzo di pagamento, gravato di un interesse, a vantaggio di una banca privata che non aveva in deposito tutto il valore delle ricevute.

William III ed i suoi successori non s'interesseranno più della natura matematica o dell'origine dei prestiti fatti dai "banchieri riconosciuti". 

La storia della civiltà, da questo punto di vista, ha visto silenziosamente sconfitti quasi tutti i 'grandi.' Anche per Napoleone fu impossibile resistere alla pressione dei poteri addetti all'emissione di denaro. 

Nell'aprile del 1800 il grande generale francese permise l'istituzione della National Bank of France, una banca privata che emetteva banconote dal nulla, o meglio dal privilegio concessogli di moltiplicare riserve.

Non avrebbe Napoleone potuto decidere di far emettere il denaro dallo Stato stesso invece che da banchieri privati? La risposta la troviamo nelle sue contingenti necessità militari. Essendo un gruppo interconnesso di potenti mercanti-banchieri di diversi stati divenuti fedeli tra di loro, essi avevano guadagnato una posizione tale da poter negare, a coloro che meno rendevano loro omaggio e privilegi, sia approvvigionamenti di monete che delle armi del tempo. Un generale di un esercito si muoveva in quello che era un terreno ideale per l'affermarsi dei banchieri, la necessità di diventare forte militarmente lo obbligava a dover chiedere il loro appoggio.

Lo sapeva Napoleone cosa stava facendo istituendo (nel 1800) tra i suoi sudditi un sistema economico dove l'emissione di denaro era impacchettata e regalata ai banchieri emissari dell'elite internazionale? 
Si, lo sapeva. La questione dell'emissione del denaro da parte di questi tizi non era a lui ignota, come testimoniano alcuni passaggi nelle sue Memorie:
"Quando una nazione dipende dal denaro di banchieri privati, sono questi e non i leader di governo a controllare la situazione, poiché la mano che dà sta sopra quella che prende. Il denaro non ha fazione, i finanzieri non hanno né patriottismo né decenza; il loro unico scopo è il guadagno".
Sta di fatto che egli permise ad "alcuni sostenitori del colpo di stato del 18 brumaio di fondare la National Banque of France, a cui venne concesso il monopolio privato dell'emissione di banconote francesi (Ferguson 2001).

Nel 1806 Napoleone dirà: "La Banque National non appartiene solo ai suoi azionisti; appartiene anche allo stato che le ha concesso il privilegio di creare denaro" (Crouzet 1999). Se l'elite dei banchieri avesse avuto la possibilità di rispondergli pubblicamente avrebbe gridato: "E noi ti abbiamo concesso il privilegio di diventare Napoleone I" (il 2 dicembre 1804 egli assume su proposta del senato la corona di Imperatore).
A questo punto l'imperatore, in questo dialogo semi-segreto con i banchieri, avrebbe concluso ribadendo con fermezza: "L'Etat c'est moi" (lo Stato sono io), cioè sono io come regnante a dover garantire al mio popolo la sorgente del mezzo di scambio, la moneta, e non voi!".

Ma con i creatori del denaro dal nulla Napoleone dovette convivere. Non gli fu possibile resistere alle pressioni e dunque creare una realtà che non concedesse anche in Francia il monopolio privato dell'emissione di denaro ai banchieri internazionali. 

Egli comunque pretese di acquisire delle quote della Banca Nazionale (Koerner 1995), e ciò gli fu consentito anche perché portava sempre nuove riserve d'oro alla Banca stessa. Infatti nel 1803, Napoleone vendette il territorio ad ovest del Mississippi al terzo presidente degli Stati Uniti, Thomas Jefferson, per 3 milioni di dollari in oro ("Louisiana Purchase"). Successivamente avrebbe cercato di svuotare le Banche degli stati conquistati (a volte senza successo, come testimonia il famoso l'episodio in cui scoprì che le camere di sicurezza della Bank of Amsterdam erano assolutamente vuote). 
L'ombra dei banchieri internazionali fu su di lui durante tutto il periodo dell'impero (durante cui costruì e armò eserciti con somme ingenti di denaro), finanche nel 1815 quando, dopo il ritorno dall'isola d'Elba, fu un prestito della Eubard Banking House di Parigi che permise l'equipaggiamento dell'esercito napoleonico dei "100 giorni".

Goethe scrive: "La storia di Napoleone produce in me un'impressione come quella procuratami dalla lettura dell'Apocalisse nella Bibbia. Tutti noi abbiamo la sensazione che ci deve essere qualcosa di più in essa, ma non abbiamo idea di cosa sia." 
Quel qualcosa così mirabilmente intuito e descritto da Goethe, e che la gran parte delle popolazioni e degli storici non sono riusciti a vedere: l'esistenza di forze internazionali molto ricche che dietro le quinte possono dare poteri enormi a regnanti ambiziosi e a favore di guerre (da Ciro il Grande ad Alessandro il Grande, a Cesare, etc. etc., vedi capitolo II), e che in cambio chiedono solo di poter controllare l'emissione di denaro.

A quel tempo c'era la dinastia dei Rothschild, banchieri internazionali, di cui Carmack (1998) scrive: "Mayer Rothschild aveva cinque figli: il primo, Amschel, rimase nella città natale Francoforte, il secondo Salomon fu spedito a Vienna, il terzo Nathan fu mandato a Londra, il quarto, Karl, si recò a Napoli, il quinto, Jakob, andò a Parigi." (v. correlati)

Le banche dei Rothschild, cooperando all'interno della famiglia e utilizzando le tecniche di riserva frazionale bancaria, diventano incredibilmente ricche, tanto che lo scrittore Ignatius Balla nel 1913 stimerà che la loro ricchezza personale ammonti ad oltre due miliardi di dollari (di allora). Già nel 1818 il segretario del principe austriaco Metternich, scrivendo dei Rothschild, affermava che "essi sono le persone più ricche d'Europa", e in effetti già allora avevano quasi completamente assunto il controllo azionario della Banca centrale d'Inghilterra. Con essi erano indebitati la Prussia, l'Austria e la Russia, avendo accettato grosse somme per armare gli eserciti contro Napoleone. Fu il giovane Nathan Rothschild (il volto dell'elite dei banchieri a Londra) a far pervenire al Duca di Wellington l'oro necessario per organizzare l'attacco di Waterloo!
Aveva ragione Napoleone, scrivendo che di queste persone non ci si poteva fidare. L'imperatore aveva, è vero, messo alcuni suoi parenti nel Consiglio della Banca di Francia, ma non aveva potuto impedire che, contemporaneamente a lui, i Rothschild finanziassero anche i suoi nemici.

In generale, coloro tra i sovrani ai quali poteva sembrare che le loro azioni e piani più sordidi fossero finalizzati al semplice gioco dell'imperialismo o del dominio di uno contro l'altro, non si rendevano conto che per il vertice della piramide di potere tutto ciò fosse funzionale al progredire del controllo monetario internazionale.

David Rockefeller, presidente della Chase Manhattan bank, ha spiegato nel 1991 al Congresso di Baden Baden: “Siamo riconoscenti al Washington Post, al New York Times, al Time Magazine ed altre eccezionali riviste i cui direttori hanno partecipato alle nostre riunioni ed hanno rispettato le loro promesse di mantenere la discrezione per quasi 40 anni (sul piano "neo-liberale" di bypassare la volontà delle singole nazioni, ideando e finanziando istituti quali FMI WTO, N.d.A.). Non ci sarebbe stato possibile sviluppare tale piano per il mondo se fossimo stati esposti alle luci dei riflettori dei mass-media e della pubblicità durante questi anni” (Bilderberger Meeting, giugno 1991).

E aggiungeva:
“Il mondo è pronto a marciare verso un governo mondiale. La sovranità sovra-nazionale di un'elite di controllo di banchieri internazionali è sicuramente molto più auspicabile della auto-determinazione nazionale praticata nei secoli scorsi”.
Più volte nella storia della civiltà, erano fioriti (quasi istantaneamente e dal nulla) potenti mercanti-banchieri, nonostante un generale stato di assenza di contanti; a Londra, Amsterdam, Venezia, Firenze, persino nell'antica Atene e nelle città-stato dei Sumeri.

L'attività dei mercanti-banchieri di Londra nel XVIII secolo sarà così descritta da Jevons: "Una piccola stanza fa da ufficio, ricevute di prestiti e debiti ammontanti in media a 20 milioni di sterline al giorno sono liquidati dagli operatori senza l'uso di un sola moneta o banconota. E di ciò il pubblico non sa nulla, si usa questo meccanismo tenendolo in assoluta segretezza". Ignoto alle masse era soprattutto il fatto che grazie a questo tipo di appianamento dei pagamenti e grazie alla confidenza del pubblico nel denaro-cambiale bancario, tali istituti venissero messi nella condizione di moltiplicare riserve.

Parte dell'articolo è tratto dal saggio The Babylonian Woe, di David Astle
Link al documento (lingua inglese)
https://archive.org/details/TheBabylonianWoeByDavidAstle

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Bibliografia sul sistema di credito babilonese:
Davies, Glyn. A history of money from ancient times to the present day, 3rd ed. Cardiff: University of Wales Press, 2002.
Goetzmann, William N., 1999, "Financing Civilization", Yale University, USA
Stolper, Matthew W., "Entrepreneurs and Empire", 1985. Leiden: Nederlands Instituut voor het Nabije Oosen.
Mathew Stolper (1985) ha spiegato che le maggiori città-stato avevano Templi dove i mercanti-banchieri permettevano ai propri clienti di effettuare pagamenti mediante "lettere di credito" e ha ricostruito il mosaico delle transazioni finanziarie della famiglia Murashu (la cui residenza affacciava sul Tempio di Nippur, una città vicina ad Ur).
Jevons (1875) scrive: "Se due città-stato, o due comunità o due parti hanno frequentissime transazioni tra di loro, alternativamente vendendo e comprando, sarebbe una fatica assurda e un ostacolo l'appianare il pagamento in contanti immediatamente ad ogni singola transazione, poiché è quasi certo che un debito corrispondente sarà creato in breve tempo nella direzione opposta. Molte somme vengono creditate e debitate e questo per molte volte, e alla fine le differenze che rimangono da appianare con il contante sono nulle o di molti ordini inferiori al volume di affari creato".
Schmandt-Besserat, Denise (1978), «The earliest precursor of writing», Scientific American, Vol. 238, N. 6, June 1978. 
Schmandt-Besserat, Denise (1978),  «El primer antecedente de la escritura», «Investigación y Ciencia», número 23, agosto 1978.
Schmandt-Besserat, Denise, "Before Writing", 1992. Austin: The University of Texas Press.
Schmandt-Besserat (1978) fa notare che "lo stesso sistema di tavolette in argilla è stato trovato in un'area ampissima che va da sud (Karthum) a nord (Mar Caspio), e da est (le rive dell'Indo) ad ovest (le coste del mediterraneo), dall'età antica 3300 a.C. fino al regno di Dario. La lingua ufficiale è l'aramaico. Ci rimangono quasi mezzo milione di queste tavolette in argilla (Bahrain 1999).

Bibliografia su Napoleone.
Crouzet, Francois, "Politics and banking in revoluzionary and Napoleonic France", p.45; in: "The states, the Financial system and economic modernization", Sylla/Tortella, CAMBRIDGE, 1999
Ferguson, Niall, "Soldi e Potere", Ponte alle Grazie Ed., 2001
Koerner, Martin, "Public credit", p530, in: "Economic systems and state finance", Richard Bonney, Oxford, 1995
"Memorie di Napoleone", in: "Bulletin", February 1989 & November 1991 issues, P.O. Box 986, Ft. Collins, CO 80522
Millett, Paul. Lending and Borrowing in Ancient Athens. 1991. Cambradge: Cambridge University Press.
Jevons 1875
Mitchell    "The Economics of Ancient Greece",
Seffert, Oskar, "Dictionary of Classical Antiquities"
Rostovstev Heichelheim Ure  "Tyranny of Athens"
David Morris "Bringing the Money Back Home- Local currency and barter foster stronger communities", Utne Reader 1991

Bibliografia sul Regno di Napoli
A.S.N., Camera della Sommaria, 1569 Consulte, vol 3, ff. 30 et seq.
A.S.N., Camera della Sommaria, 1576, Consulte, vol.7, p.217.
De Rosa Luigi, "Economic Crisis in the Kingdom of Naples in the Days of Phillip II" in: De Rosa, Il Mezzogiorno spagnolo tra crescita e decadenza (Mondadori - Il Saggiatore, Milano 1987
De Santis, M.A., Secondo discorso ecc. op. cit. in L De Rosa. Il Mezzogiorno agli inizi ecc. op. cit., p.54.
Friedman, Milton, "FDR, Silver, and China." Journal of Political Economy 100 (February 1992): 62-83.
Palermo F., "Narrazioni e Documenti sulla Storia del Regno di Napoli dall’anno 1522 al 1667", (Firenze 1846), p.208.
Relazioni, (1992), Istituto Italiano per gli Studi Filosofici, Corrispondenze diplomatiche veneziane da Napoli, Relazioni (henceforth Relazioni), (Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato, Roma 1992), p.148.
Serra A., “Breve trattato delle cause che fanno abbondare li Regni d’oro e d’argento” (1613) in L. De Rosa (ed.), Il Mezzogiorno agli inizi del ’600, (Laterza, Roma-Bari 1994), pp.89 et seq.
Turbolo G. D., Discorsi e relazioni sulle monete del Regno di Napoli (1629), in L. De
Rosa (ed.), Il Mezzogiorno agli inizi del ‘600, op. cit., pp.302 et seq.)
Vario D.A., Pragmaticae, Edicta, Decreta, cit, 1772, vol.I, pp.540-541.