venerdì 5 dicembre 2025

Come Shakespeare vede banche e banchieri nelle sue opere

 Shakespeare non tratta esplicitamente le "banche" come istituzioni moderne—nate secoli dopo la sua epoca—ma usa il concetto di usura (usury) come lente per esaminare avidità, morale, potere economico e relazioni umane. L'analisi cattura bene questa complessità, con un focus su conflitti etici e sociali. Espanderò su di essa, confermando i punti chiave con riferimenti testuali e critici, e strutturando i temi per chiarezza. Userò una tabella per confrontare le opere principali, evidenziando come l'usura simboleggi non solo transazioni finanziarie, ma anche "debiti" emotivi, morali e naturali.

Temi Principali nell'Opera di Shakespeare

L'usura è spesso metafora di sterilità morale (denaro che "genera" denaro senza vita reale) contro fertilità naturale (procreazione, amicizia). Shakespeare la ritrae come corrosiva per la società, ma ambigua: condannata come peccato, yet usata poeticamente per esortare alla "generosità" in amore o vita.

  1. L'Usura come Conflitto Morale e Sociale (The Merchant of Venice) Quest'opera è il fulcro del tema, contrapponendo l'usuraio Shylock al mercante Antonio. Shylock odia Antonio per prestare gratis, abbassando i tassi: "I hate him for he is a Christian; / But more for that in low simplicity / He lends out money gratis and brings down / The rate of usance here with us in Venice" (Act 1, Scene 3). Antonio replica definendo il denaro "barren metal" che non dovrebbe procreare, citando la Bibbia contro l'usura (Deuteronomio 23:19-20). Shylock difende il profitto con la parabola di Giacobbe (Genesi 30), paragonando interessi a pecore che si riproducono: "thrift is blessing, if men steal it not." La crudeltà emerge quando Shylock preferisce vendetta (la libbra di carne) al triplo del debito, mostrando usura come veleno sociale oltre che economico. Critici notano l'ambivalenza elisabettiana: usura era legale ma moralmente controversa, spesso legata a stereotipi antisemiti.
  2. L'Avidità e l'Ingratitudine dei Creditori (Timon of Athens) Qui, l'usura distrugge legami sociali. Timon, rovinato, è assediato da creditori descritti come "devils" (Act 4, Scene 3). Alcibiade condanna l'usura come vizio senile: "Pity not honour'd age for his white beard; / He is an usurer" (Act 5, Scene 4), legandola a corruzione. Timon maledice l'oro come "yellow slave" che corrompe: "This yellow slave / Will knit and break religions, bless the accursed" (Act 4, Scene 3), metafora per come denaro/usura inverte valori morali. L'usura è "malattia sociale," erodendo nobiltà e amicizia in un'economia capitalista nascente. Shakespeare, forse collaborando con Middleton, usa Timon per criticare l'etica usuraia dell'epoca giacobita.
  3. Metafore sull'Usura e la Contabilità Shakespeare impiega linguaggio finanziario metaforicamente, spesso per amore/procreazione. Nei Sonetti, il giovane è "profitless usurer" (Sonnet 4) per non riprodursi: "Having traffic with thyself alone, / Thou of thyself thy sweet self dost deceive." Ma in Sonnet 6, procreazione è "not forbidden usury" che "happies those that pay the willing loan." Distingue usura finanziaria (peccato) da "usura d'amore" (benedizione). In Measure for Measure, Natura è "creditor" che presta talenti aspettando ritorno (Act 1, Scene 1). In Othello, Iago sminuisce Cassio come "counter-caster" (contabile), opponendo aritmetica a azione reale (Act 1, Scene 1). In A Lover's Complaint, lacrime su lacrime sono "like usury, applying wet to wet," eccesso inutile.

Confronto Tematico tra Opere

Per sintetizzare, ecco una tabella che compara i temi dell'usura:

OperaFigura dell'Usuraio/CreditoreMetafora PrincipaleConflitto Morale/SocialeRiferimento Critico
The Merchant of VeniceShylock (avidità vendicativa)Denaro "sterile" vs. fertile (biblico)Usura abbassa tassi, erode comunità; preferenza per vendetta su profittoAmbivalenza elisabettiana su usura legale ma immorale
Timon of AthensCreditori come "devils"Oro come "yellow slave" corrompeUsura distrugge amicizia/nobiltà; vizio senileRisposta a etica usuraia giacobita
Sonnets (es. 4, 6)Giovane come "profitless usurer"Usura "forbidden" vs. d'amoreAvarizia in non procreare; debito verso naturaAmore "merchandised" come scambio
Measure for MeasureNatura come "creditor"Prestito talenti con ritornoDoveri naturali come transazioniNatura parsimoniosa esige compenso
OthelloCassio come "counter-caster"Contabilità vs. azione realeDisprezzo per "aritmetica" in guerra/amoreRiduce abilità a mera teoria

In sintesi, Shakespeare vede l'usura come forza distruttiva—avidità che corrompe legami e valori—ma la usa poeticamente per esortare a "investire" in vita/procreazione. Questa visione riecheggia dibattiti elisabettiani su economia emergente, dove usura era legale dal 1571 ma condannata religiosamente. Se colleghi a contesti moderni come nei libri sul signoraggio bancario, Shakespeare anticipa critiche a sistemi che privatizzano profitti e socializzano perdite, simili a odierne bolle finanziarie. Per approfondire, raccomandiamo edizioni annotate come la Folger Shakespeare Library.

L'Usura in King Lear: Un'Analisi Approfondita

Shakespeare non tratta l'usura in King Lear (1605-1606) con la stessa centralità tematica che riserva ad altre opere come Il Mercante di Venezia o Timone d'Atene, dove appare come pratica finanziaria immorale e distruttiva. In King Lear, non ci sono riferimenti diretti al termine "usury" (usura) né a prestatori di denaro, interessi o transazioni economiche esplicite. Tuttavia, il concetto emerge in forma metaforica e simbolica, intrecciato ai temi di debito morale, ingratitudine filiale, disuguaglianza sociale e "prestito" della vita stessa. Questa assenza diretta riflette il focus del dramma sulla tragedia familiare e cosmica, ma critici moderni e rinascimentali identificano echi di usura attraverso giochi di parole, debiti non pagati e critiche all'avidità.

1. L'Assenza Diretta dell'Usura e il Contesto Storico

  • Nessun Prestito Finanziario Esplicito: A differenza di Shylock (Merchant), che incarna l'usuraio vendicativo, King Lear non presenta scene di prestiti monetari. Le ricerche testuali (basate sul full text del dramma) confermano che parole come "usury", "interest", "lend" o "borrow" appaiono raramente e in contesti non economici. Ad esempio, "borrow" è usato da Kent in Act 1, Scene 4: "If but as well I other accents borrow, / That can my speech defuse..." – qui indica "prendere in prestito" accenti per mascherarsi, non denaro. Termini come "debt" o "owe" si riferiscono a obblighi morali, non finanziari.
  • Contesto Elisabettiano: Nell'Inghilterra di Shakespeare, l'usura era legale dal 1571 (con tassi al 10%), ma condannata moralmente come peccato (basato su testi biblici come Esodo 22:25). In King Lear, Shakespeare sposta l'attenzione dall'economia alla politica e alla famiglia, ma usa metafore economiche per criticare l'ingratitudine come "debito non ripagato". Critici marxisti vedono nel dramma una critica al proto-capitalismo, con Lear come re che "divide" il regno come un investimento fallito.

2. L'Usura Metaforica: Il "Prestito" della Vita e il Pun su "Usurp'd"

Un elemento chiave per approfondire l'usura è il potenziale gioco di parole in Act 5, Scene 3, linea 317 (edizioni variano), dove Kent commenta la morte di Lear: "The wonder is he hath endured so long. / He but usurp'd his life."

  • Analisi del Pun: In inglese elisabettiano, "usurp'd" (usurpato, preso illegalmente) suona simile a "usury'd" (preso con usura, borrowed with interest). Critici interpretano questa linea come metafora di vita "presa in prestito" dalla morte, con il tempo come interesse da pagare. Lear ha "usurpato" una esistenza prolungata oltre il suo corso naturale, pagando con sofferenza e follia – eco dei Sonetti, dove la vita è un debito con "Love's gentle usury" (Sonnet 9). Questo collega all'usura come "sterilità fertile": il denaro genera denaro senza vita, come Lear "genera" caos dividendo il regno.
  • Contesto nella Scena: Lear muore tenendo Cordelia morta, dopo aver "prestato" il regno alle figlie ingrate. La vita di Lear è un "prestito" non ripagato, terminato con bancarotta emotiva. Come nota un'analisi, è "a life temporarily borrowed from death... less 'owned' than 'owed'."

3. Debito Filiale e Ingratitudine come Forma di Usura

L'usura in King Lear si manifesta come debito morale non onorato, specialmente nei rapporti familiari – parallelo all'usura finanziaria che erode legami sociali.

  • Il "Prestito" del Regno: In Act 1, Scene 1, Lear divide il regno come un investimento, aspettando "interessi" in forma di amore: "Which of you shall we say doth love us most? / That we our largest bounty may extend..." Goneril e Regan offrono lusinghe false (come interesse esagerato), mentre Cordelia rifiuta: "Nothing, my lord." Lear la disereda, ma alla fine riconosce il "debito" non pagato dalle figlie maggiori.
  • Ingratitudine come Default: Goneril e Regan "prendono" il potere senza restituire cura, echoing l'usuraio che esige più del prestato. Lear in Act 2, Scene 4: "Ingratitude, thou marble-hearted fiend, / More hideous when thou show'st thee in a child / Than the sea-monster!" Qui, l'ingratitudine è peggiore dell'usura, perché familiare.
  • Povertà e Disuguaglianza: Durante la follia, Lear riflette su disparità economiche, collegabili all'usura come causa di povertà. In Act 3, Scene 4: "Poor naked wretches, whereso'er you are, / That bide the pelting of this pitiless storm, / How shall your houseless heads and unfed sides, / Your loop'd and window'd raggedness, defend you / From seasons such as these? O, I have ta'en / Too little care of this!" E poi: "Take physic, pomp; / Expose thyself to feel what wretches feel, / That thou mayst shake the superflux to them..." Questo invoca ridistribuzione, opposta all'usura che accumula ricchezza. Edgar come "Poor Tom" (Act 3, Scene 4) incarna il povero beggar, vittima di sistemi ingiusti.

4. Confronto con Altre Opere e Interpretazioni Critiche

Per contestualizzare:

  • Paralleli con Timone d'Atene: Lì, creditori sono "devils"; in Lear, figlie sono "marble-hearted fiends" – entrambi mostrano avidità che distrugge.
  • Interpretazioni Moderne: Analisi marxiste vedono Lear come critica al feudalesimo verso capitalismo, con usura implicita nella diseredazione (povertà come debito sociale). Studi ebraici collegano a Merchant, ma in Lear l'usura è secolarizzata in tragedia umana. Difficili passaggi come "the promised end" (Act 5, Scene 3) evocano "fine" di un debito cosmico.
TemaQuote ChiaveInterpretazione Usura-Related
Debito della Vita"He but usurp'd his life." (Kent, 5.3)Vita come prestito usurario dalla morte; pun su "usury'd".
Ingratitudine Filiale"Ingratitude, thou marble-hearted fiend..." (Lear, 2.4)Figlie "prendono" regno senza "interesse" di amore; default morale.
Disuguaglianza Sociale"Poor naked wretches..." (Lear, 3.4)Critica a "pomp" (ricchezza) che ignora poveri; anti-usura come ridistribuzione.
Povertà come Maschera"Poor Tom... Madman and beggar too." (Old Man, 4.1)Povertà come conseguenza di avidità familiare; eco di debiti non pagati.

In sintesi, l'usura in King Lear è sottile e metaforica, simboleggiando debiti non ripagati in relazioni umane e sociali, culminanti nella "bancarotta" di Lear. Questo arricchisce la visione shakespeariana dell'usura come forza corrosiva, estesa oltre il denaro alla vita stessa. Per ulteriori letture, consulta edizioni commentate come Arden Shakespeare.

mercoledì 3 dicembre 2025

Si avvicina lo scenario previsto da La Grande Stangata ? (fallimento CSD, per cause legali)

Le ultime notizie prefigurano il rischio previsto nel 2024 nel libro LA GRANDE STANGATA

(Vedi sotto l'articolo il dettaglio dei gruppi italiani esposti)

Da: BBC- Belgium urges Europe to drop plan for frozen Russian assets to aid Ukraine

Il Primo Ministro belga Bart de Wever ha scritto al capo della Commissione Europea avvertendo che il piano dell'UE è "fondamentalmente sbagliato".

Il Belgio ha accusato l'UE di "minimizzare" le sue preoccupazioni riguardo a un piano per utilizzare i beni russi congelati detenuti in Europa per sostenere l'Ucraina.

"Continuiamo a chiedere un'alternativa, ovvero che l'UE prenda in prestito le somme necessarie sui mercati", afferma il Ministro degli Esteri belga Maxime Prévot.

La proposta dell'UE, sostenuta dal Cancelliere tedesco Friedrich Merz, prevede la trasformazione di 140 miliardi di euro (123 miliardi di sterline) di beni statali russi detenuti in Belgio in un "prestito di riparazione" per sostenere finanziariamente Kiev il prossimo anno.

La maggior parte dei paesi dell'UE sostiene il piano e alcuni hanno criticato i belgi per averlo bloccato. Il Belgio sostiene che una tale mossa metterebbe a repentaglio un accordo di pace a breve termine e rischierebbe azioni legali da parte della Russia in futuro.

La Russia ha condannato la proposta e uno dei suoi principali banchieri ha minacciato l'UE di 50 anni di contenzioso se l'idea diventasse realtà.

La Commissione europea è pronta a proporre soluzioni per risolvere la situazione di stallo, ma Maxime Prévot ha lamentato che il testo presentato mercoledì "non risponde alle nostre preoccupazioni in modo soddisfacente".

L'UE mira ad approvare l'accordo controverso per la consegna di beni russi all'Ucraina

I paesi dell'UE hanno già utilizzato i profitti generati da circa 210 miliardi di euro di beni russi congelati per finanziare la difesa in corso dell'Ucraina dopo l'invasione su vasta scala del febbraio 2022.

Ma l'utilizzo dei beni stessi si è rivelato molto più controverso.

I leader dell'UE voteranno sul prestito di riparazione in un vertice a Bruxelles alla fine di questo mese, ma è tutt'altro che chiaro se si raggiungerà un accordo.

Il Belgio è stato il più critico nei confronti del sistema, poiché la maggior parte dei beni congelati dall'UE - 185 miliardi di euro - sono depositati presso Euroclear, il depositario centrale di titoli con sede a Bruxelles.

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Vedi: 

Il Fallimento di un CSD Europeo: Ipotetico Scenario di Reipoteca e Conseguenze a Catena

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Il governo belga sostiene che sopporterebbe il peso di qualsiasi azione legale russa se emergessero problemi futuri da un prestito dell'UE all'Ucraina finanziato con questi beni.

Maxime Prévot afferma che i rischi sono evidenti: "Se la Russia ci porta in tribunale, avrà tutte le possibilità di vincere e noi, il Belgio, non saremo in grado di rimborsare quei 200 miliardi di euro, perché rappresentano l'equivalente di un intero anno di bilancio federale".

"Significherebbe la bancarotta per il Belgio".

Il ministro degli Esteri Maxime Prévot ha avvertito che i rischi legali potrebbero rivelarsi disastrosi per il Belgio.

Il primo ministro Bart De Wever ha già scritto alla presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen, lamentando che il piano è "fondamentalmente sbagliato".

E, in una mossa apparentemente coordinata, la responsabile di Euroclear, Valérie Urbain, ha avanzato un'argomentazione simile.

De Wever, nazionalista fiamminga, ha affermato che gli altri paesi dell'UE devono fornire al Belgio una garanzia giuridicamente vincolante che il rischio sarebbe stato condiviso in caso di fallimento del prestito all'Ucraina o di revoca delle sanzioni alla Russia.

Ciò potrebbe essere difficile, poiché la Banca centrale europea ha affermato che non sarebbe in grado di agire come prestatore di ultima istanza.

Il primo ministro belga ha proposto che l'UE eroghi un prestito di 45 miliardi di euro all'Ucraina per il prossimo anno, utilizzando disposizioni che possono essere attingute all'attuale bilancio condiviso dei 27 Stati membri.

Ma il Cancelliere tedesco Merz ritiene che questa non sia la strada migliore.

Ha affermato che l'utilizzo dei beni russi congelati per sostenere l'Ucraina è "sempre più urgente" e ha esortato i suoi colleghi leader a unirsi a questa idea.

"L'Ucraina ha bisogno del nostro sostegno. Gli attacchi russi si stanno intensificando. L'inverno si avvicina, o meglio, siamo già in inverno. E a questo proposito, spero che si possa giungere a una soluzione comune all'interno dell'Unione Europea", ha aggiunto.

L'Alto rappresentante per la politica estera dell'UE, Kaja Kallas, concorda. Un prestito di riparazione rafforzerebbe la posizione dell'Europa contro Mosca, sostiene, e servirebbe da incentivo per il Presidente Vladimir Putin a sedersi al tavolo della pace.

Veerle Colaert, professoressa di diritto finanziario presso l'Università KU di Lovanio, ha dichiarato alla BBC di ritenere che le preoccupazioni del Belgio siano giustificate.

"Euroclear ha l'obbligo contrattuale di restituire il denaro alla banca centrale russa a prima richiesta. L'unica ragione per cui non lo sta facendo sono le sanzioni", ha affermato.

"Se le sanzioni venissero revocate e in quel momento Euroclear non avesse i fondi perché prestati all'UE, il Belgio dovrebbe intervenire, ma l'importo in questione è semplicemente troppo elevato. Ecco perché il Belgio vuole garanzie giuridicamente vincolanti e a richiesta dagli altri Stati membri per condividere il rischio."

La prospettiva che le riserve estere detenute in Europa vengano utilizzate per altri scopi potrebbe seriamente minare la fiducia nel sistema finanziario europeo, ha aggiunto la Colaert.

Ha sostenuto che l'opzione migliore sarebbe quella di ottenere un prestito per Kiev sui mercati.

Tra le due possibili strade, ha affermato: "In entrambi i casi l'Europa deve rimborsare i soldi. Il vantaggio di prelevare i fondi congelati di Euroclear è che sono senza interessi, ma non privi di rischi."

La Russia ha promesso di reagire se l'Unione Europea utilizzerà i beni sovrani russi congelati per un prestito all'Ucraina.

Uno dei suoi banchieri più importanti, Andrei Kostin, ha affermato che Mosca scatenerebbe mezzo secolo di contenziosi, se il piano fosse approvato dall'UE.

Il signor Kostin, presidente e amministratore delegato di Vneshtorbank (VTB), una delle principali banche statali russe, ha affermato che è inaccettabile che tali fondi vengano erogati all'Ucraina.

"Per quanto riguarda il sequestro dei nostri soldi, alla fine possiamo farne a meno", ha affermato. "L'unico problema è che questi soldi potrebbero essere usati per la guerra, non per la pace".

A ottobre, i leader dell'UE non sono riusciti a concordare un piano.

A fine novembre, Ursula von der Leyen ha dichiarato che la Commissione si stava preparando a presentare un testo giuridico ai 27 paesi dell'UE per delineare il funzionamento del prestito di riparazione.

Ci si aspettava che ciò sarebbe avvenuto entro quest'ora, ma i disaccordi pubblici sembrano aver ritardato il processo.

Mentre Washington e Mosca sembrano dettare il ritmo dei colloqui, gli Stati membri dell'Europa stanno ancora lottando per raggiungere un accordo sul finanziamento del loro alleato assediato.

servizio di Bruno Boelpaep

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I più grandi portafogli italiani esposti in caso di fallimento di Euroclear sono probabilmente quelli gestiti dalle principali istituzioni finanziarie del paese, che utilizzano Euroclear per la custodia e il settlement di titoli internazionali, bond e altri asset cross-border. Euroclear, come ICSD (International Central Securities Depository), è ampiamente utilizzata dalle banche e dagli asset manager italiani per operazioni su mercati esteri, quindi le entità con i maggiori asset under management (AUM) o total assets sarebbero le più esposte a rischi operativi, di custodia o di liquidità in uno scenario di fallimento (sebbene Euroclear sia altamente regolamentata e considerata sistemica).

Basandoci su dati recenti sul size delle istituzioni italiane, ecco i principali:

Banche italiane più grandi per total assets (dati aggiornati al 2025):

  • Intesa Sanpaolo: Circa 944 miliardi di EUR in total assets, leader nel mercato italiano. Con operazioni internazionali, utilizza Euroclear per settlement di titoli esteri e repo.
  • UniCredit: Circa 881 miliardi di EUR in total assets. Ha una forte presenza paneuropea e si affida a Euroclear per custody cross-border.
  • Banco BPM: Circa 245 miliardi di USD (equivalente in EUR simile).
  • Monte dei Paschi di Siena (MPS): Significativa esposizione attraverso asset gestiti, con total assets intorno ai 130-150 miliardi di EUR (post-ristrutturazioni recenti).
  • BPER Banca: Tra i top 5-6, con asset oltre i 100 miliardi di EUR.

Asset manager e gruppi assicurativi più grandi per AUM (dati 2025):

  • Generali Group: Il più grande asset manager italiano, con AUM globali intorno ai 700-800 miliardi di EUR (parte di un merger che porta a 1.9 trilioni in joint venture). Esposto tramite investimenti in bond e securities internazionali custoditi via Euroclear.
  • Anima Holding: Circa 205 miliardi di EUR in AUM, il più grande asset manager indipendente italiano.
  • Altri rilevanti: Gruppi come Arca Fondi (parte di Banca Popolare di Sondrio) o Fideuram (Intesa), con AUM oltre i 100 miliardi di EUR ciascuno.

giovedì 27 novembre 2025

Della serie Accordi Segreti: La Storia degli Accordi di Bretton Woods

 


"Libero mercato ? Solo quando lo diciamo NOI!"

Accordi Segreti: La Storia degli Accordi di Bretton Woods

Nel cuore della finanza internazionale, dove le decisioni prese in conferenze remote possono ridisegnare l'economia globale per decenni, gli Accordi di Bretton Woods emergono come un capolavoro di diplomazia "segreta". Firmati in un hotel isolato tra le montagne del New Hampshire durante la Seconda Guerra Mondiale, questi patti hanno creato il sistema monetario post-bellico, ancorando il mondo al dollaro USA e istituendo istituzioni come il FMI e la Banca Mondiale. Non un trattato vincolante in senso stretto, ma un'intesa tra potenze alleate per evitare il caos economico degli anni '30. Erano davvero segreti? O solo negoziati discreti per prevenire instabilità? Esploriamo la loro storia, dalle origini in tempo di guerra alla loro inevitabile dissoluzione, rivelando come abbiano plasmato il mondo che conosciamo.

Le Origini: La Conferenza del 1944 e la Nascita del Sistema

La genesi degli Accordi di Bretton Woods risale al luglio 1944, quando 730 delegati da 44 nazioni alleate si riunirono per 22 giorni all'Hotel Mount Washington a Bretton Woods, New Hampshire. La conferenza, convocata dagli Stati Uniti e dal Regno Unito, mirava a ricostruire l'ordine economico internazionale dopo la devastazione della guerra e la Grande Depressione. I principali architetti furono l'economista britannico John Maynard Keynes e l'americano Harry Dexter White, che proposero piani contrastanti: Keynes voleva un sistema equilibrato con una moneta internazionale (il "bancor"), mentre White spinse per un dominio del dollaro USA.

Gli accordi, firmati il 22 luglio 1944, stabilirono un sistema di cambi fissi: il dollaro USA era convertibile in oro a un tasso fisso di 35 dollari l'oncia, e le altre valute erano ancorate al dollaro con fluttuazioni limitate all'1%. Questo "gold exchange standard" garantiva stabilità e facilitava il commercio internazionale. Inoltre, vennero create due istituzioni chiave: il Fondo Monetario Internazionale (FMI) per gestire i prestiti a breve termine e stabilizzare le valute, e la Banca Internazionale per la Ricostruzione e lo Sviluppo (poi Banca Mondiale) per finanziare la ricostruzione post-bellica. La "segretezza" era relativa: i negoziati furono condotti a porte chiuse per evitare speculazioni, ma l'accordo fu ratificato pubblicamente, con gli USA come egemoni grazie alla loro supremazia economica.

L'Evoluzione: L'Età dell'Oro e le Sfide

Per quasi tre decenni, gli accordi di Bretton Woods rappresentarono l'"età dell'oro" della crescita economica. Il sistema favorì la ricostruzione europea attraverso il Piano Marshall e promosse la liberalizzazione commerciale con il GATT (General Agreement on Tariffs and Trade). Le nazioni europee e il Giappone accumularono dollari, mentre gli USA garantivano la convertibilità in oro. Tuttavia, crepe apparvero negli anni '60: l'eccesso di dollari all'estero (dovuto a deficit USA per guerre come il Vietnam e spesa sociale) erose la fiducia nel sistema. Paesi come la Francia iniziarono a convertire dollari in oro, prosciugando le riserve USA. Nel 1967, il "London Gold Pool" – un accordo tra banche centrali per stabilizzare il prezzo dell'oro – collassò, segnando l'inizio della fine.

Il sistema si adattò con misure tampone, come la creazione dei Diritti Speciali di Prelievo (DSP) nel FMI nel 1969, una sorta di moneta internazionale. Ma le pressioni inflazionistiche e speculative resero insostenibile il peg al dollaro.

La Fine: Il "Nixon Shock" e il Passaggio ai Cambi Fluttuanti

Il 15 agosto 1971, il presidente USA Richard Nixon annunciò la sospensione unilaterale della convertibilità del dollaro in oro, noto come "Nixon Shock". Questo pose fine agli accordi di Bretton Woods, portando al sistema di cambi fluttuanti attuale. I tentativi di salvataggio, come gli Smithsonian Agreements del 1971, fallirono rapidamente. Le cause? Squilibri strutturali, inflazione USA e la crescita di economie rivali come Germania e Giappone. Senza più l'ancora aurea, il dollaro divenne una valuta fiat, ma mantenne il dominio grazie al suo ruolo nelle transazioni globali.

L'Eredità: Un Mondo Post-Bretton Woods

Gli accordi di Bretton Woods hanno lasciato un'eredità duratura: il FMI e la Banca Mondiale continuano a influenzare l'economia globale, anche se criticati per politiche neoliberiste. Hanno promosso stabilità e crescita negli anni '50-'60, ma anche disuguaglianze, preparando il terreno per la globalizzazione e le crisi finanziarie moderne. Oggi, in un'era di criptovalute e tensioni geopolitiche, si discute di un "Bretton Woods II" per riformare il sistema monetario.

In questa serie su "Accordi Segreti", gli accordi di Bretton Woods ci ricordano come patti forgiati in tempi di crisi possano ridefinire il potere economico. Prossimo episodio: gli accordi del petrodollaro? Rimanete sintonizzati.

Della serie Accordi Segreti: La Storia degli Accordi di Basilea

 

"Libero mercato ? Solo quando lo diciamo NOI!"

Accordi Segreti: La Storia degli Accordi di Basilea

Nel labirinto della regolamentazione finanziaria internazionale, dove le regole vengono forgiate in riunioni a porte chiuse e influenzano trilioni di dollari, gli Accordi di Basilea rappresentano un capitolo emblematico. Nati sotto l'egida del Basel Committee on Banking Supervision (BCBS), questi patti – spesso negoziati in discrezione per evitare turbolenze sui mercati – hanno ridefinito i requisiti patrimoniali delle banche globali, imponendo standard per prevenire crisi sistemiche. Non sono accordi vincolanti in senso stretto, ma linee guida che i paesi adottano volontariamente, con un velo di segretezza iniziale per coordinare le potenze economiche senza allarmare investitori. Dalla loro genesi negli anni '70 alla recente evoluzione, ripercorriamo questa saga, che ha trasformato il mondo bancario da un far west di rischi a un sistema più resiliente – o almeno così si spera.

Le Origini: La Nascita del Comitato di Basilea e il Concordat

La storia inizia nel 1974, in un contesto di caos finanziario globale. Il crollo del sistema di Bretton Woods nel 1971, con la fine della convertibilità del dollaro in oro, aveva destabilizzato i mercati valutari. A ciò si aggiunse il fallimento della Bankhaus Herstatt in Germania Ovest nel giugno 1974, che causò perdite per milioni di dollari a causa di transazioni valutarie non regolate, evidenziando la necessità di una supervisione transfrontaliera. I governatori delle banche centrali del Gruppo dei Dieci (G10) – tra cui USA, Germania, Francia, Italia e Regno Unito – istituirono il Committee on Banking Regulations and Supervisory Practices, poi ribattezzato Basel Committee on Banking Supervision (BCBS), con sede presso la Bank for International Settlements (BIS) a Basilea, in Svizzera. La prima riunione si tenne nel febbraio 1975, con l'obiettivo di rafforzare la stabilità finanziaria attraverso una cooperazione regolare e lo scambio di best practices.

Il primo "accordo segreto" fu il Basel Concordat del 1975, un documento che delineava i principi per la supervisione delle filiali bancarie estere, dividendo le responsabilità tra autorità ospitanti e madri. Rivisto nel 1983 come Principles for the supervision of banks' foreign establishments e nel 1992 come Minimum standards for the supervision of international banking groups, questo patto pose le basi per una vigilanza consolidata, evitando duplicazioni e lacune. Nel 1997, vennero pubblicati i Core Principles for Effective Banking Supervision, un set di 29 principi (ultima revisione aprile 2024) su poteri supervisori, intervento precoce e conformità, adottati da oltre 140 paesi.

L'Evoluzione: Da Basel I a Basel IV

Gli Accordi di Basilea veri e propri – noti come Basel I, II, III e le riforme successive – si svilupparono in risposta a crisi successive, con negoziati spesso condotti in riservatezza per raggiungere consensi tra giurisdizioni diverse.

  • Basel I (1988): Negli anni '80, la crisi del debito latinoamericano espose la debolezza dei capitali bancari. Dopo un consultative paper nel dicembre 1987, l'accordo fu approvato nel luglio 1988 dai governatori G10 e implementato entro il 1992. Introduceva un requisito minimo di capitale dell'8% sugli attivi ponderati per rischio (risk-weighted assets, RWA), coprendo rischi di credito e, dal 1996, rischi di mercato (con emendamenti per netting e value-at-risk). Adottato globalmente, segnò il passaggio da una vigilanza "strutturale" a una basata sul capitale.
  • Basel II (2004): Proposto nel giugno 1999 e rilasciato nel giugno 2004 dopo ampie consultazioni, Basel II introduceva tre pilastri: requisiti minimi di capitale (più sensibili ai rischi, con approcci standardizzati o interni), revisione supervisoria e disclosure per la disciplina di mercato. Mirava a premiare banche con migliori sistemi di risk management, includendo rischi operativi e integrando nel 2006 il trading book. L'adozione variò per tempi, con enfasi sulla cooperazione internazionale.
  • Basel III (2010-2019): La crisi finanziaria 2007-2009, con fallimenti come Lehman Brothers, rivelò lacune in leverage, liquidità e governance. Nel settembre 2008 furono emessi principi per la gestione del rischio di liquidità. L'accordo, approvato nel dicembre 2010 e endorsed dal G20, rafforzava Basel II con requisiti più alti: focus su common equity, buffer di conservazione e anticiclico, leverage ratio, Liquidity Coverage Ratio (LCR) e Net Stable Funding Ratio (NSFR). Phased in dal 2013 al 2019, includeva requisiti per banche sistematicamente importanti. Nel 2017-2019, riforme (spesso chiamate "Basel IV") revisionarono rischi di credito, CVA, operativi e introdussero un output floor per limitare variabilità RWA.

Il Comitato, cresciuto a 45 istituzioni in 28 giurisdizioni, monitora l'implementazione tramite il Regulatory Consistency Assessment Programme (RCAP) dal 2012.

La Fine? O Solo un'Evoluzione Continua

Gli Accordi di Basilea non hanno una "scadenza" formale, ma evolvono con le crisi: dalla pandemia COVID-19 alle tensioni geopolitiche, il BCBS continua a emettere guidance, come su rischi climatici e digitali. Nel 2024, l'UE ha discusso rinvii per Basel III, riflettendo dibattiti su equilibrio tra stabilità e crescita. L'eredità è controversa: hanno prevenuto fallimenti bancari, ma critici li accusano di favorire grandi banche e complessità eccessiva.

In questa serie su "Accordi Segreti", gli Accordi di Basilea ci insegnano come patti forgiati in sale blindate possano plasmare l'economia mondiale. Prossimo episodio: gli accordi di Bretton Woods? Rimanete sintonizzati.

Della serie Accordi Segreti: La Storia del Central Bank Gold Agreement

 

"Libero mercato ? Solo quando lo diciamo NOI!"

Accordi Segreti: La Storia del Central Bank Gold Agreement (CBGA)

Nel mondo ombroso della finanza globale, dove le decisioni di pochi possono scuotere i mercati di miliardi, esiste una serie di patti che operano nell'ombra, lontano dagli occhi del pubblico. Tra questi, il Central Bank Gold Agreement (CBGA) spicca come un esempio paradigmatico di coordinamento "segreto" tra le potenti banche centrali. Firmato in sale riunioni blindate e annunciato solo a posteriori, questo accordo ha regolato per due decenni le vendite di oro da parte delle istituzioni monetarie europee, influenzando il prezzo del metallo giallo e la stabilità economica mondiale. Ma era davvero segreto? O solo un velo di discrezione per evitare panico? Scopriamolo ripercorrendo la sua storia, dalle origini turbolente alla sua quieta dissolvenza.

Le Origini: La Crisi del 1999 e il "Washington Agreement"

Tutto inizia alla fine degli anni '90, in un'epoca di transizione verso l'euro e di instabilità finanziaria post-crisi asiatica. Le banche centrali europee, detentrici di immense riserve auree ereditate dal sistema di Bretton Woods, avevano iniziato a vendere oro per diversificare i portafogli e finanziare operazioni. Tuttavia, vendite non coordinate – come quelle annunciate dalla Banca d'Inghilterra nel 1999, che prevedevano la dismissione di 415 tonnellate – avevano fatto precipitare il prezzo dell'oro ai minimi storici, intorno ai 250 dollari l'oncia. Il panico si diffuse: minatori, investitori e persino governi rischiavano perdite colossali.

Per arginare questa spirale, il 26 settembre 1999, durante l'assemblea annuale del Fondo Monetario Internazionale a Washington D.C., 15 banche centrali europee firmarono il primo CBGA, noto anche come "Washington Agreement on Gold". I firmatari includevano la neonata Banca Centrale Europea (BCE), la Bundesbank tedesca, la Banca d'Italia, la Banque de France e altre, più la Banca Nazionale Svizzera. L'accordo stabiliva un limite collettivo alle vendite: non più di 400 tonnellate annue per cinque anni, con un tetto totale di 2.000 tonnellate. L'obiettivo? Stabilizzare il mercato, ripristinare fiducia e prevenire un crollo ulteriore. L'annuncio fece rimbalzare il prezzo dell'oro del 25% in pochi giorni, dimostrando il potere di questi patti "segreti".

Non era un accordo vincolante in senso legale stretto, ma un gentlemen's agreement: un'intesa morale tra istituzioni che detengono il monopolio della moneta. La segretezza iniziale servì a negoziare senza speculazioni, ma una volta rivelato, divenne un pilastro della trasparenza controllata nel mercato dell'oro.

L'Evoluzione: Rinnovi e Adattamenti

Il CBGA non fu un evento isolato, ma una saga in quattro atti, ognuno adattato alle mutevoli dinamiche economiche.

  • CBGA II (2004-2009): Rinnovato il 8 marzo 2004, poco prima della scadenza del primo, per altri cinque anni. Il limite annuo salì a 500 tonnellate, con un totale di 2.500 tonnellate, riflettendo un mercato più robusto. Nuovi firmatari si unirono, come le banche centrali di Cipro, Malta e Slovacchia, portando il numero a 19. In questo periodo, le vendite effettive rimasero ben al di sotto dei limiti, grazie a un prezzo dell'oro in ascesa (da 400 a oltre 1.000 dollari l'oncia), spinto dalla domanda asiatica e dalla crisi finanziaria del 2008.
  • CBGA III (2009-2014): Firmato il 7 agosto 2009, in piena recessione globale, ridusse il limite annuo a 400 tonnellate. Qui, l'accordo iniziò a mostrare crepe: le banche centrali stavano passando da venditrici ad acquirenti, con paesi come Cina e Russia che accumulavano oro per diversificare dalle valute fiat. Le vendite europee calarono drasticamente, e l'accordo servì più come segnale di stabilità che come freno effettivo.
  • CBGA IV (2014-2019): L'ultimo rinnovo, annunciato il 19 maggio 2014, eliminò i limiti quantitativi annuali, optando per un approccio più flessibile. I firmatari, ora 22 (inclusa la BCE e banche di nuovi membri UE), si impegnarono a non vendere "quantità significative" di oro, a meno che non fosse necessario per operazioni monetarie. Questo rifletteva un mercato maturo, con l'oro visto come asset strategico contro l'inflazione e le tensioni geopolitiche.

In questi rinnovi, la "segretezza" era più un protocollo di discrezione: negoziati privati per evitare fughe di notizie che potessero muovere i mercati, ma annunci pubblici per mantenere la trasparenza.

La Fine: Scadenza e Eredità

Il 26 settembre 2019, il CBGA IV scadde senza rinnovo. La BCE e i firmatari dichiararono che il mercato dell'oro era "sufficientemente maturo" e non richiedeva più un accordo formale. Non ci fu fanfara: solo un comunicato stampa che segnava la fine di un'era. Le conseguenze? Le banche centrali guadagnarono maggiore libertà, ma continuarono a coordinarsi informalmente. Invece di vendite, si assistette a un boom di acquisti: nel 2022, le banche centrali globali comprarono oltre 1.000 tonnellate d'oro, il massimo storico, guidate da Cina, Turchia e Russia.

L'eredità del CBGA è duplice: da un lato, ha prevenuto caos nel mercato aureo; dall'altro, ha rivelato come accordi "segreti" tra élite finanziarie possano modellare l'economia globale. Oggi, in un mondo di criptovalute e instabilità, l'oro rimane un baluardo, e il CBGA un capitolo chiuso ma influente nella storia della moneta.

In questa serie su "Accordi Segreti", il CBGA ci ricorda che dietro le quinte della finanza, patti invisibili tengono le redini del potere. Prossimo episodio: gli accordi di Basilea? Rimanete sintonizzati.

Vedi anche: GATA - Gold Anti-Trust Action Committee Inc. https://gata.org

mercoledì 26 novembre 2025

Come riportare a casa l'ORO: Operazione "Rimpatrio Ombra"


Scenario Ipotetico: Operazione "Rimpatrio Ombra"

Immaginiamo un contesto geopolitico teso, intorno al 2030, in cui tensioni internazionali e instabilità finanziaria spingono la Banca d'Italia a considerare il rimpatrio discreto delle sue riserve auree custodite all'estero, senza attirare l'attenzione dei mercati globali o di attori stranieri. L'oro italiano, circa 2.452 tonnellate, è in gran parte depositato presso la Federal Reserve di New York (circa 1.200 tonnellate), la Bank of England a Londra (circa 400 tonnellate) e la Banca dei Regolamenti Internazionali a Basilea (circa 100 tonnellate), oltre a quello già in Italia a Roma e in altre sedi nazionali. Un rimpatrio pubblico potrebbe causare speculazioni, variazioni nel prezzo dell'oro e persino reazioni diplomatiche, quindi si opta per un'operazione clandestina denominata internamente "Rimpatrio Ombra".

Podcast

Fase 1: Pianificazione Interna e Copertura

All'interno della Banca d'Italia, un piccolo team ristretto – composto dal Governatore, due vice e esperti del Dipartimento Mercati e Sistemi di Pagamento – si riunisce in sessioni segrete, lontano dagli uffici principali, forse in una sede secondaria come Palazzo Koch a Roma ma in orari non convenzionali. Non vengono coinvolte delibere formali del Direttorio per evitare registrazioni ufficiali; invece, si usano comunicazioni crittografate e documenti cartacei distrutti dopo l'uso. Il pretesto ufficiale è una "revisione contabile di routine" sulle riserve, comunicata vagamente al MEF (Ministero dell'Economia e delle Finanze) senza dettagli sensibili, per non attivare consultazioni con la BCE che potrebbero far trapelare informazioni.

L'obiettivo è vendere porzioni di oro estero in modo frammentato, per non superare i limiti del Central Bank Gold Agreement (CBGA), che regola le vendite per evitare impatti sul mercato. Si decide di procedere con tranche da 50-100 tonnellate alla volta, spalmate su mesi, per mimetizzarsi tra le normali operazioni di mercato.

Fase 2: Vendita Clandestina dell'Oro Estero

La Banca d'Italia, attraverso intermediari fidati come broker anonimi sul London Bullion Market (LBMA), inizia a vendere l'oro custodito all'estero. Ad esempio:

  • Presso la Fed di New York: Si ordina un "trasferimento virtuale" dell'oro a un acquirente privato (un fondo sovrano asiatico o un consorzio di investitori russi), che paga in dollari USA. La transazione è registrata come un semplice "scambio di asset" nei libri contabili della Fed, senza specificare il rimpatrio. Per mantenere la segretezza, si usano conti offshore in giurisdizioni neutre come la Svizzera, e la Banca d'Italia finge di reinvestire i proventi in titoli di Stato USA, ma in realtà accumula liquidità.
  • Similmente a Londra e Basilea: Vendite analoghe, forse a trader cinesi o mediorientali, con consegne "over-the-counter" (OTC) che evitano i mercati pubblici. Per camuffare l'operazione, la Banca d'Italia coordina con alleati discreti nella BCE, presentando le vendite come "riequilibri di portafoglio" per motivi di diversificazione, senza menzionare il rimpatrio.

In totale, supponiamo che vengano vendute 1.000 tonnellate in sei mesi, generando miliardi di euro in liquidità, trasferiti su conti protetti dalla Banca d'Italia.

Fase 3: Ricompra con Consegna Fisica a Roma

Con i fondi ottenuti, la Banca d'Italia avvia la fase di riacquisto, ma solo da venditori disposti a consegnare fisicamente l'oro in Italia, per garantire il rimpatrio. Questo avviene attraverso una rete di intermediari "fidati" – forse società di logistica specializzate in metalli preziosi come Brinks o Malca-Amit, o persino minatori sudafricani e australiani con stock freschi.

  • Selezione dei Venditori: Si contattano privatamente entità che possiedono oro "good delivery" (lingotti standard da 400 once, certificati LBMA). Ad esempio, un produttore russo o un raffinatore svizzero che ha oro estratto recentemente. L'offerta è attraente: prezzo leggermente sopra il mercato spot, più incentivi per la consegna diretta.
  • Logistica Clandestina: Le consegne fisiche avvengono in convogli blindati o via aerea con voli charter non dichiarati. L'oro arriva all'aeroporto di Fiumicino o al porto di Civitavecchia, scortato da forze speciali italiane (come i NOCS o guardie private autorizzate). Da lì, trasferimento notturno al caveau della Banca d'Italia in Via Nazionale a Roma, o a un deposito secondario fortificato. Per evitare tracciabilità, le transazioni sono pagate in criptovalute convertite o bonifici multipli attraverso banche estere, mascherati come "acquisti di commodity per hedge funds".
  • Copertura Mediatica: Qualsiasi leak viene gestito con disinformazione: ad esempio, annunciando "esercitazioni di sicurezza" intorno ai depositi o attribuendo movimenti a "manutenzioni tecniche".

Fase 4: Bilanciamento e Chiusura

Una volta rimpatriato l'equivalente dell'oro venduto (1.000 tonnellate), la Banca d'Italia aggiorna i bilanci interni in modo retroattivo, registrando l'operazione come un "riequilibrio geografico" approvato ex post dal Direttorio. La BCE viene informata solo parzialmente, con dati aggregati che non rivelano la natura clandestina. Il risultato: l'oro è ora prevalentemente in Italia, riducendo rischi geopolitici (come sequestri in caso di sanzioni USA o UK), senza aver causato panico sui mercati.

Video:


Rischi e Conseguenze Ipotetiche

In questo scenario, i rischi includono fughe di notizie che potrebbero far crollare il prezzo dell'oro o provocare indagini UE per violazione dell'indipendenza delle banche centrali. Se scoperta, potrebbe portare a sanzioni dalla BCE o tensioni diplomatiche. Tuttavia, se eseguita con successo, rafforzerebbe la sovranità finanziaria italiana in un mondo instabile.

Questo è puramente uno scenario ipotetico e narrativo, non basato su fatti reali o piani esistenti, e in realtà tali operazioni sarebbero accusate di violare norme di trasparenza e coordinamento europeo.

A Game-Theoretic Reconstruction of Social Equilibrium

Institutional Mechanics and Strategic Stabilization 

A Game-Theoretic Reconstruction of Social Equilibrium

Source

Abstract This paper advances a unified theory of institutional engineering by integrating

sociological observation with formal game-theoretic modeling. Rather than treating equilibrium

selection as a matter of historical accident or cultural inertia, we demonstrate that stable social

orders emerge from deliberate strategic design. We introduce a novel taxonomy—Category I

(evolved, path-dependent) versus Category II (designed, engineered) equilibria—and illustrate it

through historical norms (Chinese foot-binding), modern institutions (traffic conventions), and a

radical banking reform proposal: Quantitative Balancing (QB). QB reclassifies bank deposits as

direct Treasury liabilities, transforming the financial system’s payoff matrix, eliminating pooling

equilibria of opacity, and generating a unique, stable Nash equilibrium via negative feedback loops.


Keywords: coordination games, equilibrium selection, institutional design, Quantitative Balancing,

focal points, social stability


1. Introduction: The Architecture of Social Order

Social stability is neither random nor merely cultural; it is the outcome of identifiable strategic

equilibria. The companion manuscript “Equilibrium in Society” surveys a wide array of

coordination problems—from imperial Chinese gender norms to contemporary banking crises. This

paper moves beyond description to prescription: institutions must be understood as Equilibrium

Engineers that deliberately manipulate focal points and payoff structures to escape inefficient

outcomes.

We propose a sharp dichotomy:

• Category I (Evolved) Equilibria: sticky, path-dependent norms that arise organically

through repeated play and often lock societies into Pareto-inferior states.

• Category II (Designed) Equilibria: deliberately engineered systems—ranging from

international traffic standards to accounting reforms—that solve specific coordination

failures by altering incentives ex ante.

2. Game-Theoretic Foundations

2.1 Nash Equilibrium and the Selection Problem

A strategy profile s* is a Nash equilibrium if uᵢ(sᵢ, s₋ᵢ) ≥ uᵢ(sᵢ, s*₋ᵢ) ∀ sᵢ ∈ Sᵢ, ∀ i.

Social dilemmas rarely lack equilibria; they suffer from multiplicity. The core sociological

challenge is therefore the selection mechanism σ: Eₙₑ → s*.

2.2 Payoff vs. Risk Dominance

In the Stag Hunt, mutual stag-hunting is payoff-dominant but risk-dominated by mutual hare-

hunting. Risk dominance explains persistent stagnation even when superior outcomes are common

knowledge (Harsanyi & Selten, 1988).

12.3 Evolutionarily Stable Strategies and Possession

Maynard Smith’s “Bourgeois” strategy in the Hawk-Dove game—aggress if owner, yield if intruder

—is an ESS because it exploits the arbitrary but salient asymmetry of possession (Maynard Smith

& Price, 1973; Fabbri & Manzoni, 2021).

3. Category I: Evolved Equilibria and Super-Modular Traps

3.1 Chinese Foot-Binding: A Red Queen Trap

Foot-binding was a supermodular signaling game intensified by expanding male civil-service

opportunities (Fan et al., 2023). Pluralistic ignorance sustained the practice: families privately

disliked it but believed deviation would ruin marriage prospects. Only an exogenous shock—the

1912 ban—shifted the payoff matrix and destroyed the bad equilibrium.

3.2 Ethnic Segregation Paradox

Klašnja & Novta (2016) show that segregation reduces conflict under high polarization (by

lowering interaction frequency) but increases it under low polarization (by preventing reassuring

signals in Assurance games).

3.3 Battle of the Sexes in Marriage Markets

Scarcity of one sex shifts bargaining power dramatically (Chiappori et al., 2015), proving that even

“cultural” gender equilibria are highly sensitive to demographic parameters.

4. Category II: Designed Equilibria and Institutional Engineering

4.1 The Vienna Convention as Focal-Point Technology

The 1968 Vienna Convention on Road Traffic solved a global pure-coordination problem by

standardizing signs (red octagon = STOP) across 78 countries, dramatically reducing cognitive load

and creating hyper-salient Schelling points.

4.2 The Fragility of Mass Protest: Hong Kong 2019

Cantoni et al. (2019) document strategic substitutability: when citizens learned turnout would be

high, individual participation fell—an ironic “complacency tipping point” exploitable by

authoritarian regimes.

5. Quantitative Balancing: A Category II Solution for Finance

5.1 The Current Banking Game

Modern fractional-reserve banking is a coordination game with hidden information. Accounting

opacity creates a pooling equilibrium in which risky and safe banks are indistinguishable,

incentivizing excessive risk-taking (the “hare” strategy).

5.2 Reclassifying Deposits as Treasury Liabilities

Quantitative Balancing (Saba, 2024) treats customer deposits as direct obligations of the sovereign,

not the bank. This produces three immediate effects:

21. Banks pay an explicit seigniorage fee (≈30 bps) on deposits, internalizing systemic risk.

2. The Treasury becomes an active stabilizing player, earning revenue to backstop crises.

3. Depositors face zero run risk because their claims are now government debt.

The new payoff functions yield a unique Nash equilibrium (proven via strict diagonal concavity of

the Jacobian; Saba, 2024).

5.3 Empirical Validation (Monte Carlo, 38.3 trillion USD/EUR/GBP/JPY deposits)

• Systemic default probability: −23 bps

• Bank ROA compression: only −3 bps

• Treasury revenue gain: +30 bps

5.4 QB as the Ultimate Accounting Focal Point

Just as the red octagon eliminates ambiguity at intersections, reclassifying deposits as “Government

Debt” removes all doubt about ultimate liability, ending bank runs by design.

Figure 1: Payoff Matrix Transformation Pre- and Post-Quantitative Balancing

(QB)

To illustrate the transformation in the three-player game (Banks, Treasury, Depositors), I simplify it

to a representative 2-player payoff matrix between the Bank (row player, strategies: Prudent,

Balanced, Aggressive) and Depositors (column player, strategies: Keep Deposits, Monitor,

Withdraw/Run). Payoffs are (Bank, Depositors), with Treasury's role implicit in post-QB

adjustments (e.g., seigniorage tax τ ≈ 0.3 reducing high-risk incentives). Numbers are illustrative,

based on the paper's description of moral hazard, opacity leading to pooling equilibria pre-QB, and

uniqueness post-QB via risk internalization.

Pre-QB: Multiple equilibria exist due to hidden information— a good one (Prudent, Keep) and a

bad one (Aggressive, Withdraw) where runs occur.

Post-QB: Payoffs adjusted by reclassifying deposits as Treasury liabilities, eliminating run risk

(σ=0) and imposing τ on banks for money creation. This yields a unique stable equilibrium at

(Prudent, Keep), as aggressive strategies become dominated.

Pre-QB Payoff Matrix Keep Monitor Withdraw

Prudent

(4, 5) (3, 3)

(1, 2)

Balanced

(5, 4) (4, 2)

(0, 1)

Aggressive

(6, 3) (2, 1)

(-2, 0)

Post-QB Payoff Matrix (with τ adjustment) Keep Monitor Withdraw

Prudent

(4, 5) (3, 4)

(2, 3)

Balanced

(3, 4) (2, 2)

(0, 1)

Aggressive

(1, 3) (0, 1)

(-1, 0)

Notes: Nash equilibria marked in bold (pre-QB: two, including the run-prone; post-QB: one stable).

The transformation shows elimination of the bad run equilibrium through negative feedback

(diagonal strict concavity in the Jacobian, per Saba 2024). This visualizes how QB stabilizes by

making prudent strategies dominant.

36. Conclusion: From Observation to Social Mechanism Design

Category I equilibria reveal how societies can become trapped in costly conventions through no

one’s malevolent intent. Category II equilibria demonstrate that deliberate institutional engineering

—whether a road sign or an accounting rule—can permanently shift societies toward superior

outcomes.

Quantitative Balancing exemplifies the power of mechanism design at scale: a single ledger

reclassification resolves a multi-trillion-dollar coordination failure. The lesson is clear—institutions

are not passive reflections of culture; they are active architects of equilibrium.

References

Cantoni, D., Yang, D. Y., Yuchtman, N., & Zhang, Y. J. (2019). Protests as strategic games:

Evidence from Hong Kong. Quarterly Journal of Economics, 134(2), 1021–1077.

Chiappori, P.-A., Iyigun, M., & Weiss, Y. (2015). The Becker-Coase theorem reconsidered. Journal

of Demographic Economics, 81(2), 157–177.

Fabbri, M., & Manzoni, G. (2021). Possession is nine-tenths of the law… in a Hawk-Dove game.

Working Paper.

Fan, X., Chen, L., & Luo, Y. (2023). The shaping of a gender norm: Marriage, labor, and foot-

binding in historical China. Working Paper.

Harsanyi, J. C., & Selten, R. (1988). A General Theory of Equilibrium Selection in Games. MIT

Press.

Klašnja, M., & Novta, N. (2016). Segregation, polarization, and ethnic conflict. Journal of Public

Economics, 141, 51–64.

Maynard Smith, J., & Price, G. R. (1973). The logic of animal conflict. Nature, 246, 15–18.

Saba, M. (2024). Quantitative Balancing: A Nash Equilibrium Framework for Transparent Bank

Accounting. Working Paper.

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martedì 25 novembre 2025

I piedini cinesi, il segnale di stop e il bilanciamento quantitativo

Cosa c'entrano i piedini cinesi, il segnale di stop e il bilanciamento quantitativo?

A prima vista, sembrano tre cose che non hanno nulla in comune. Una è un'antica e dolorosa pratica estetica cinese (il loto d'oro). L'altra è un pezzo di metallo rosso a un incrocio. L'ultima è un complesso concetto di stabilità finanziaria discusso nei circoli accademici.

Eppure, secondo la teoria dei giochi e l'analisi dell'equilibrio sociale presentata nel paper "Equilibrium in Society", questi tre elementi sono facce della stessa medaglia. Raccontano tutti la stessa storia: come gli esseri umani cercano di coordinarsi per sopravvivere e prosperare, e perché a volte rimangono intrappolati in situazioni disastrose.

Benvenuti nel mondo degli Equilibri Multipli.

1. I Piedini Cinesi: La Trappola del "Cattivo Equilibrio"

Per secoli, in Cina, le famiglie hanno fasciato i piedi delle loro figlie. Era doloroso, disabilitante e, sorprendentemente, molte famiglie non volevano farlo. Ma lo facevano lo stesso. Perché?

Il paper ci offre la chiave di lettura: si tratta di un problema di coordinamento. Immagina un "gioco" sociale in cui l'obiettivo è trovare un buon marito per tua figlia. Se la norma sociale (il Focal Point) è che "le spose rispettabili hanno i piedi piccoli", allora deviare da questa norma (non fasciare i piedi) significa condannare tua figlia a non sposarsi.

Anche se tutti i genitori, segretamente, avessero preferito smettere, nessuno poteva farlo per primo da solo.

  • Se smetto solo io: Mia figlia è emarginata (payoff negativo).

  • Se smettiamo tutti insieme: Le ragazze sono sane e si sposano comunque (payoff positivo per tutti).

In termini di teoria dei giochi, la società era bloccata in un Equilibrio di Nash inefficiente. Tutti stavano facendo la scelta "migliore" data la scelta degli altri, ma il risultato collettivo era terribile. È servita un'enorme campagna di coordinamento esterno (associazioni contro la fasciatura che facevano promettere alle famiglie di non fasciare i piedi e di non far sposare i figli maschi a donne con piedi fasciati) per "spostare" la società verso un equilibrio migliore.

2. Il Segnale di Stop: La Soluzione al Caos

Passiamo al traffico. Arrivate a un incrocio contemporaneamente a un'altra auto. Chi passa?

  • Se passate entrambi: Incidente (disastroso).

  • Se frenate entrambi: Stallo (inefficiente).

  • Se uno passa e l'altro aspetta: Ottimo.

Questo è il classico gioco della Battaglia dei Sessi (o talvolta del Chicken Game). Entrambi volete passare, ma soprattutto volete evitare lo scontro. Senza regole, ogni incrocio è una scommessa nervosa.

Qui entra in gioco l'Istituzione. Il paper spiega come le società creino regole o "punti focali" per risolvere questi dilemmi senza bisogno di comunicare ogni volta. Il segnale di STOP (o la convenzione di guidare a destra) elimina l'incertezza. Crea un'aspettativa condivisa: "So che tu ti fermerai, quindi io posso passare". Non è solo un cartello; è un dispositivo di coordinamento che stabilizza le interazioni sociali.

3. Il Bilanciamento Quantitativo: Evitare la Corsa agli Sportelli

Infine, arriviamo alla parte più tecnica citata nel documento: il Bilanciamento Quantitativo (Quantitative Balancing).

Pensate a una banca. Come spiega il paper analizzando la "Caccia al Cervo" (Stag Hunt), la fiducia è fragile.

  • Buon Equilibrio: Tutti lasciano i soldi in banca, la banca investe, tutti guadagnano.

  • Cattivo Equilibrio (Corsa agli Sportelli): Ho paura che tu ritiri i soldi, quindi corro a ritirarli anch'io. La banca, anche se solida, fallisce.

Il Bilanciamento Quantitativo (citato nel paper in riferimento al lavoro di Saba, 2025) è la versione moderna e macroeconomica del segnale di stop. È un meccanismo di regolazione e intervento usato dalle banche centrali per assicurare che il sistema non scivoli dal "buon equilibrio" (stabilità) al "cattivo equilibrio" (panico).

Proprio come non possiamo coordinarci da soli per smettere di fasciare i piedi senza un accordo esterno, i mercati finanziari a volte non riescono a coordinarsi sulla stabilità senza un "garante" che bilanci le aspettative.

Siamo tutti giocatori

Che si tratti di norme estetiche crudeli, di evitare incidenti d'auto o di prevenire crisi finanziarie, la struttura sottostante è la stessa. Siamo attori razionali (ma non troppo, come ricorda il concetto di razionalità limitata) che cercano di indovinare cosa faranno gli altri.

Capire la "teoria dei giochi" non serve solo a vincere a poker o a investire in borsa. Serve a capire perché la società funziona in un certo modo e, soprattutto, come possiamo "hackerare" le regole del gioco per spostarci tutti insieme verso un equilibrio più felice.