martedì 30 giugno 2020

Commissariamento Carige, la Corte Ue dà ragione a Malacalza




Commissariamento di Carige, la Corte Ue dà ragione a Malacalza: «Potrà accedere agli atti della Bce»

Banca Carige


Genova - Importante punto a favore della famiglia Malacalza nella battaglia legale su Carige, l'istituto di cui era primo socio con il 27,5%. La Corte di giustizia europea ha annullato il provvedimento con cui Bce ha negato alla Malacalza Investimenti "l'accesso a vari documenti relativi alla decisione" del consiglio direttivo che il primo gennaio 2019 ha commissariato la banca, condannando l'authority a pagare le spese legali. Durante il commissariamento Carige aveva poi varato un aumento da 700 milioni e fa capo oggi al Fitd.
La sentenza della quarta sezione del tribunale europeo è stata decisa e pubblicata oggi sulla gazzetta ufficiale europea. I Malacalza avevano presentato ricorso il 7 agosto dello scorso anno. Il commissariamento di Carige è scattato a inizio 2019 e da subito la famiglia azionista aveva chiesto di aver accesso ai relativi documenti, oltre a chiedere di conoscere le interlocuzioni tra l'autorità e i consiglieri della banca nel mese precedente, incluse le parti relative alla prospettata conversione del subordinato per 320 milioni, precedentemente sottoscritto d'urgenza dal Fitd tramite lo Schema volontario.

La sentenza consentirà ora ai Malacalza di chiedere la documentazione relativa al commissariamento Carige, per poter quindi - si presume - impugnare il provvedimento stesso disposto sulla banca. Carige ha concluso il commissariamento a fine gennaio 2020, ma non è un unicum solo per esser stata l'unica banca italiana commissariata direttamente dalla Bce, oltre che l'unica ad oggi ad essere felicemente uscita da una procedura. La singolarità della vicenda sta anche nell'intervento della Bce scattato su una raffica di dimissioni in consiglio che aveva portato alla decadenza dell'intero board, con un commissariamento che non sembra intervenuto su un dissesto o una evidente 'mala gestio', ma ha invece rinominato tra i commissari i membri degli stessi organi disciolti: Pietro Modiano (già presidente) e Fabio Innocenzi (già amministratore delegato, il terzo commissario era Raffaele Lener).


A fine dicembre 2018 il consiglio Carige che si è di fatto autodisciolto aveva convocato un'assemblea per varare un aumento di capitale da 400 milioni, sul quale i Malacalza si sono astenuti impedendo che la delibera passasse. Il rafforzamento di Carige è poi avvenuto a fine 2019 con un aumento di capitale da 700 milioni, in cui il Fitd ha messo la maggior parte, oltre a convertire per 313 milioni il bond convertibile sottoscritto tramite lo Schema volontario, mentre la trentina Cassa centrale banca ne ha messi circa 70 milioni. Carige ha poi rafforzato i coefficienti anche con l'emissione di un nuovo subordinato per 200 milioni.

A inizio 2020, con aumento Carige ormai varato e prima ancora che la prima assemblea della banca sotto il controllo Fitd nominasse i nuovi vertici della banca ligure, Malacalza ha chiesto un risarcimento per oltre 480 milioni di euro al Fondo interbancario, a Cassa centrale e alla stessa Carige, sostanzialmente puntando contro il "trasferimento forzoso di ricchezza" dai vecchi ai nuovi azionisti. La famiglia Malacalza aveva investito circa 430 milioni in Carige tra acquisto di azioni da Fondazione e Bpce e aumenti di capitale (2015 e 2017), senza considerare i vari consulenti ingaggiati. Malacalza Investimenti fa capo per un 48% ciascuno ai fratelli Davide (tramite Hofima) e Mattia Malacalza e per il 4% al fondatore del gruppo Vittorio Malacalza.

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