Rahmatian, A. (2018) Il denaro come debito legalmente esigibile. European Business Law Review, 29(2), pp. 205-236. Estratto tradotto: pp. 27-34 da: http://eprints.gla.ac.uk/142552/7/142552.pdf 5 La legge tedesca come esempio per l'esecuzione del denaro bancario come debito: risultati di un'intervista
Quando si cerca di trovare la base legale per la creazione di denaro bancario attraverso il credito da parte delle banche commerciali, vale la pena guardare le leggi in Germania. La tradizione del Rechtsstaat [207] con il suo intrinseco principio della certezza del diritto [208] e le esperienze della completa corruzione del sistema costituzionale e giuridico nel Terzo Reich che l'idea del Rechtsstaat avrebbe dovuto salvaguardare, hanno spinto l'ordine giuridico tedesco a fornire regolamenti meticolosamente dettagliati in tutti i settori del diritto per dare effetto al principio di un potere esecutivo costituzionalmente completamente responsabile, insieme ad un complesso sistema di tribunali specializzati. E in effetti, c'è una norma che si occupa della creazione di denaro bancario attraverso il credito da parte delle banche commerciali. Il punto sorprendente è che questa norma potrebbe essere interpretata come un divieto. La legge bancaria tedesca del 1998 (Kreditwesengesetz 1998, KWG), prevede al §3(1)(3) che l'esercizio dell'attività di prestito o di deposito è vietato se, per accordo o secondo la normale prassi commerciale, è impossibile o reso seriamente difficile disporre dell'importo del credito o dei depositi mediante il ritiro in contanti. [209] Questo divieto risale a una disposizione del Banking Act del 1961 [210] e aveva un predecessore in un divieto simile in una legge del 1934, [211] non a caso, dato che il crollo finanziario del 1929-31 era fresco nella memoria della gente. [212] Una violazione di questa norma rende nullo l'intero accordo; [213] inoltre, è un reato penale. [214] L'idea di questo divieto di uso improprio del denaro bancario o del pagamento senza contanti è che le banche possono altrimenti fornire credito senza avere liquidità (contanti) disponibile come attività di supporto e possono quindi influenzare in modo sproporzionato, in particolare aumentando la quantità di denaro e di conseguenza disturbando la stabilità finanziaria di un'economia nazionale. Questa era esattamente la ragione data per l'introduzione del divieto nel §3(3) della legge bancaria del 1961; [215] la disposizione corrispondente nel §3(1)(3) dell'attuale legge bancaria del 1998 è identica. Questa norma impedisce anche la creazione di circoli di cambio isolati nell'economia in cui la consegna di merci viene pagata solo con l'accredito di un importo su un conto come corrispettivo che non può essere ritirato e convertito in contanti. [216] Una società o una banca potrebbe sennò ottenere teoricamente una capacità infinita di concedere prestiti. Poiché i depositi non potrebbero essere prontamente ritirati, una garanzia dei depositi sarebbe dubbia. E' quest'ultima preoccupazione che i commentatori considerano come il punto principale a cui la proibizione è diretta, più che il pericolo per l'economia generale a causa di un'espansione potenzialmente incontrollata del denaro attraverso la concessione sfrenata di crediti bancari. [217] Questa interpretazione cautamente restrittiva del divieto del §3(1)(3) è rivelatrice, perché a prima vista sembra che questa disposizione abbia esattamente in mente la creazione di denaro bancario attraverso il credito. Come descritto in precedenza, quando una banca fa un prestito, accredita sul conto del cliente l'importo del credito e quindi si indebita perché la banca ha tecnicamente l'obbligo di pagare il denaro del prestito (in contanti): invece accredita l'importo del cliente con denaro bancario, per cui allo stesso tempo il cliente diventa debitore in quanto è debitore del denaro bancario prestato. Il cliente potrebbe teoricamente ritirare il denaro prestato dal suo conto e ottenere così del contante, se il contratto di prestito lo permette. In caso contrario, ciò sembra essere un'inaccettabile esclusione o restrizione del ritiro in contanti di una somma di credito o di un deposito ai sensi del § 3(1)(3). I commentatori ritengono che il divieto dell'articolo 3, paragrafo 1, punto 3, sia applicabile solo se il prelievo di denaro contante è escluso del tutto, o per accordo, o perché reso di fatto difficile, ad esempio a causa di commissioni di prelievo sproporzionatamente elevate, ma l'esclusione del prelievo di denaro contante in singoli casi non è probabilmente contemplata. [218] Un tribunale tedesco ha deciso che se una banca non esclude o inibisce in generale i prelievi in contanti dei suoi prestiti o depositi, non rientra nel §3, anche se la banca esclude frequentemente i prelievi in contanti dai depositi di prestiti in singoli casi. [219] C'è anche un'autorità che sostiene che se il pagamento in contanti di un prestito non è disponibile, ma solo l'accredito su un conto aperto per il mutuatario da cui possono essere effettuati trasferimenti in contanti, questo non è una violazione del §3. [220] La principale giustificazione per l'opinione del tribunale era che "questa pratica corrisponde a un bisogno sempre crescente di trasferimento di denaro senza contanti" e la banca non elude in questo modo le misure di politica monetaria della banca centrale tedesca. [221] La corte sembra aver avuto in mente gli aspetti pratici delle transazioni commerciali, ma apparentemente non ha apprezzato la base concettuale della creazione di denaro. Anche le attività di investimento di capitale non sono considerate soggette al §3. [222] I contratti di credito spesso tacciono sulla questione del prelievo di contanti, poiché il denaro bancario e il contante sono generalmente considerati come effettivamente equivalenti. Ma se il cliente può insistere su un prelievo in contanti dell'importo del prestito (in modo che il divieto del §3(1)(3) sia definitivamente evitato), [223] allora anche un numero abbastanza piccolo di clienti di credito porterà all'immediato collasso del sistema bancario, perché solo una quantità insignificante dei prestiti bancari concessi è coperta da contanti. In Germania, come in altri paesi, solo il contante è moneta legale. [224] Cosa significa se il cliente può esercitare il suo diritto in teoria ma quasi mai nei fatti per ragioni sistemiche? Per esempio, un cliente potrebbe chiedere l'indennizzo da una compagnia di assicurazioni perché si è verificato l'evento assicurato, ma solo se non lo fanno troppi altri clienti nella stessa situazione? Così l'esercizio di certi diritti concessi a tutti dipenderebbe dal numero di persone che si avvalgono di questo diritto in un dato momento: una regola giuridica che beneficia tutti ma non ognuno in una data situazione concreta. Si applica sempre in generale ma mai in (tutti) i casi individuali, una versione giuridica del paradosso di Zeno, e riflette accuratamente il nucleo dell'attività bancaria. Se si applica la regola del §3, allora la violazione del divieto vizia teoricamente il contratto di prestito, quindi il mutuatario non deve rimborsare il prestito. L'interpretazione giudiziaria ha attenuato considerevolmente questa conseguenza: il contratto di prestito nel suo complesso non sarebbe reso nullo, solo il divieto di prelievo di contanti lo sarebbe, perché lo scopo del divieto non sarebbe quello di impedire i prestiti bancari. Ci si deve chiedere se il prelievo di denaro non sia la parte più cruciale del contratto di prestito, e se il divieto del §3 non sia esattamente diretto ad impedire alle banche di gonfiare la loro capacità di credito evitando di onorare i loro obblighi di denaro in - tutti? - singoli casi di depositi da prestiti. Creando moneta bancaria attraverso il credito, le banche commerciali aumentano enormemente la quantità di denaro circolante nell'economia (almeno circa il 95% di tutto il denaro viene creato in questo modo), e il ritiro in contanti di questa moneta bancaria (importo del credito) viene, se non impedito del tutto, significativamente ostacolato attraverso la normale pratica commerciale ("geschäftliche Gepflogenheit"), che è esattamente ciò che il divieto del §3(1)(3) prevede. Eppure, la creazione di moneta bancaria attraverso il credito da parte delle banche commerciali esiste in Germania come altrove. [226] Nel tentativo di risolvere questo problema, l'autore ha condotto un'intervista con Hans Scharpf, avvocato di Francoforte sul Meno, Germania, [227] specialista in diritto commerciale e nella lotta alla criminalità dei colletti bianchi, nei suoi uffici di Francoforte il 18 giugno 2015. Scharpf ha anche prodotto opuscoli informativi e tenuto conferenze sui fondamenti giuridici del sistema monetario in Germania, ed è stato impegnato in battaglie legali con le banche affermando che i prestiti bancari concessi sono nulli e inapplicabili. [228] L'intervista si è concentrata sulle seguenti questioni: la regolamentazione del prestito (bancario) nel diritto privato tedesco e i prerequisiti per la sua esecutività in tribunale; se i prestiti bancari sono esecutivi o meno e perché; l'esperienza con le banche e i tribunali nel mantenere la posizione critica sulla legalità del metodo di creare denaro tramite il credito. L'esperienza dell'intervistato è stata che il divieto del §3(1)(3) della legge bancaria tedesca del 1998 dovrebbe effettivamente coprire la creazione di denaro per mezzo di credito da parte delle banche commerciali, ma i tribunali non si impegnano realmente con questo argomento legale; la controargomentazione ironica è che le banche non sono "imprese" o aziende nel significato del §3, così che questo divieto non è diretto alle banche. [229] Questo punto di vista non può essere sostenuto perché le banche sono imprese nel senso del §1 del Banking Act, [230] e il §3(1)(3) ha ovviamente in mente le banche commerciali: queste sono le uniche "imprese" che possono beneficiare del privilegio contabile di riclassificare i conti di deposito, invece di creare conti fiduciari, che è la base della creazione di denaro. Le pratiche tedesche e britanniche sono le stesse. O la mancanza di interesse, o la mancanza di comprensione fa sì che la magistratura tedesca non applichi il §3 e lo trasformi effettivamente in lettera morta. Poiché il divieto del §3 non sembra operare, Scharpf usa (anche in contenzioso) un argomento diverso per dimostrare che il sistema di creazione di denaro da parte delle banche commerciali sembra incompatibile con il diritto tedesco. La base di questo ragionamento è il diritto privato e la disposizione sul prestito del codice civile tedesco o BGB. Il BGB distingue tra un prestito di denaro secondo il §488 BGB (Gelddarlehen) e un prestito di cose fisiche (§607 BGB, Sachdarlehen). Secondo la regola del §488, l'obbligo del prestatore in base al contratto di prestito è di mettere a disposizione del mutuatario la somma di denaro concordata per il prestito. Il semplice accredito di denaro bancario sul conto del cliente non è una messa a disposizione del mutuatario della somma di denaro prestata, lo sarebbe solo tramite denaro contante. Il §488 parla di un "Geldbetrag" (quantità di denaro), e una chiara definizione giuridica di "Geld" (denaro) non esiste. [231] Tuttavia, i commentatori giuridici considerano il denaro bancario come denaro, e quindi l'obbligo del prestatore non è limitato a pagare solo in contanti, [232] e ci sono pronunce della Corte Suprema tedesca (BGH) a questo proposito. [233] Questo punto di vista è tuttavia in contrasto con il principio peculiare del diritto privato tedesco [234] secondo cui gli oggetti di proprietà o le cose (Sachen) di diritto sono solo cose corporee (§90 BGB). Ciò significa che il contante (fisico) è una cosa di diritto, ma non il denaro bancario (incorporeo), un debito, poiché i debiti/crediti non sono cose secondo il BGB. Spesso il denaro è visto come un esempio di cose fungibili (vertretbare Sachen,§91 BGB), [236] e lo si può dedurre da altre disposizioni, [237] ma alcuni autori limitano la categoria delle cose fungibili solo al contante. [238] Si potrebbe quindi sostenere che solo il contante, essendo una cosa, è denaro, mentre il denaro bancario, non essendo una cosa di diritto, non lo è, nel qual caso l'obbligo del prestatore nel §488 BGB di fornire "una somma di denaro" non è stato assolto. La pratica giuridica disinformata sembra vedere il denaro contante e il denaro bancario ugualmente come 'denaro', mentre il BGB aderisce ancora a una nozione ottocentesca di denaro. [239] Questo è probabilmente lo stesso per molti avvocati che possono ancora pensare che il denaro bancario sia in qualche modo sostenuto da depositi o altre riserve (di contanti). Un ulteriore problema è che il denaro bancario è in realtà solo una promessa di consegnare contanti, ma non rende il contante (automaticamente) disponibile al mutuatario, come richiederebbe una lettura rigorosa del § 488 BGB. [240] Secondo tale norma, il denaro è messo a disposizione del mutuatario solo quando il mutuatario ha ricevuto l'importo del prestito, e cioè quando il denaro del prestito ha lasciato il patrimonio del mutuante ed è diventato definitivamente parte del patrimonio del mutuatario; [241] solo a questo punto sorge il dovere del mutuatario di pagare gli interessi. 242] Questo sembra prevedere il prestito di un privato ad un'altra persona e si applica presumibilmente anche al denaro delle banche. Ma il meccanismo di creazione di denaro da parte delle banche commerciali non sembra rispettare questa regola: il denaro prestato sotto forma di denaro bancario non proviene da attività bancarie esistenti e non esce dal patrimonio della banca ma diventa un'obbligazione riclassificata (da qui l'estensione del bilancio nei libri della banca). Così il prestito è teoricamente annullabile, e il mutuatario potrebbe esercitare un diritto di ritenzione e sospendere il rimborso perché il prestatore non ha consegnato. [243] L'ultimo argomento si applica anche se si scarta l'interpretazione restrittiva specificamente tedesca delle cose/proprietà come se fossero solo oggetti fisici. Secondo la nozione di proprietà dematerializzata, la res come concetto giuridico - indipendentemente dal fatto che sia reificata o meno in qualche forma corporea - deve finalmente uscire dal patrimonio della banca mutuante e deve finalmente diventare parte del patrimonio del mutuatario per costituire un contratto di prestito esecutivo con un diritto esecutivo al capitale e agli interessi. Il signor Scharpf ha affermato che i tribunali tedeschi considerano il §488 BGB come la base appropriata per i prestiti bancari e fanno valere i crediti derivanti da questi. Le linee di argomentazione esposte in precedenza non hanno finora mostrato alcun effetto reale. I tribunali applicano i contratti di prestito e non affrontano alcuna argomentazione che metta in discussione il fondamento giuridico del sistema di creazione di denaro sottostante che porta a questi prestiti. Tuttavia, alcuni giudici sembrano aver espresso qualche dubbio in conversazioni private sul fatto che la base legale del prestito bancario che crea denaro non sia così chiara. [244] 'Enforcement' può davvero significare l'applicazione dell'equivalente di diritto inglese di un mandato di esecuzione. A questo punto (probabilmente non al momento della concessione del prestito bancario) la proprietà di valore reale passa di mano. Quando i prestiti sono incorporati in un titolo documentario direttamente esecutivo (ad esempio, l'Hypothekenbrief, una forma di garanzia garantita da beni, l'atto di ipoteca), l'esecuzione mediante il sequestro di beni immobili, per esempio, può essere effettuata immediatamente senza un processo intermedio in tribunale dove potrebbero essere fatte delle osservazioni. L'intervista con il signor Scharpf ha confermato la tesi dell'autore. Il denaro è un debito legalmente esigibile. È la legge che crea il denaro e lo rende operativo, sia attraverso una legislazione specifica (per esempio, la designazione del corso legale) o attraverso l'esecuzione da parte dei tribunali di crediti derivanti da prestiti in cui mancano regole giuridiche specifiche e la base giuridica esatta è incerta. È il riconoscimento e l'esecuzione da parte dei tribunali di una particolare sequenza di registrazioni contabili da parte delle banche che trasforma queste in un testo normativo e conferisce loro lo status di denaro (a differenza della stessa procedura contabile se fatta da non banche). Questo può essere il risultato di un'insufficiente comprensione del processo di creazione del denaro come fonte dei prestiti bancari applicati, ma, in ogni caso, l'esecuzione da parte dei tribunali rende il denaro bancario "denaro". Così la definizione usuale di denaro come mezzo di scambio, unità di conto, riserva di valore non descrive adeguatamente l'essenza del denaro. Questo punto di vista può sorprendere gli economisti, ma essi spesso danno il denaro per scontato senza riflettere molto.
6 Conclusione
Il concetto di proprietà dematerializzata spiega meglio i fenomeni del denaro nel mondo commerciale moderno. Mostra che non c'è alcuna ragione concettuale per limitare una definizione di denaro al solo denaro contante e quindi per tralasciare il tipo di denaro praticamente infinitamente più importante, il denaro bancario come forma di debito, come hanno invece fatto i vecchi teorici del denaro. [245] Alcune supposizioni degli avvocati sul denaro possono derivare da una comprensione incompleta del processo di creazione del denaro, specialmente in relazione al denaro bancario. Una distinzione tra denaro contante, denaro bancario, credito, debito può essere inappropriata alla luce delle realtà del sistema monetario moderno. L'articolo ha anche dimostrato che le fonti legali del processo di creazione di denaro da parte delle banche commerciali sono piuttosto oscure: sono presupposte e implicite dalla magistratura e dalla pratica legale piuttosto che specificamente regolate dal legislatore. L'applicazione di un certo sistema, sul presupposto che esso sia già esistente, porta di fatto il sistema in vigore. Il denaro è quindi un debito legalmente esigibile (ovviamente non tutti i debiti legalmente esigibili sono denaro) ed è questa esigibilità che conferisce a un fenomeno (specialmente un insieme di voci contabili) la qualità di denaro nel diritto come strumento di pagamento. L'idea pragmatica di Goode - ciò che il denaro è, è determinato da ciò che è il pagamento [246] - ha senso solo con questo sostegno teorico. Inizialmente non si tratta di pagamento, ma di esecutività per mezzo della creazione di un debito attraverso un metodo contabile specifico. Il pagamento è solo una conseguenza. Questo dimostra anche che il denaro non è una vera e propria riserva di valore, perché la qualità di debito del denaro incarna solo un valore di aspettativa. Una comprensione giuridica del denaro mostra anche che la distinzione degli economisti tra una teoria "chartalista" o statale del denaro [247] e una teoria funzionale del denaro [248] è in realtà una falsa dicotomia, perché tutte le forme di denaro sono in definitiva creature della legge: [249] dove non c'è (percepita) esecutività legale, i mezzi di scambio non funzionano come denaro.
Note: |
Rahmatian, A. (2018) Money as a legally enforceable debt. European Business Law Review, 29(2), pp. 205-236. Extract: pp. 27-34 from: http://eprints.gla.ac.uk/142552/7/142552.pdf 5 German Law as an Example for Enforcement of Bank Money as Debt: Findings from an Interview
When trying to find the legal basis for the creation of bank money through credit by commercial banks it is worthwhile looking at the laws in Germany. The tradition of the Rechtsstaat [207] with its inherent principle of legal certainty [208] and the experiences of the complete corruption of the constitutional and legal system in the Third Reich that the idea of the Rechtsstaat was supposed to safeguard has prompted the German legal order to provide meticulously detailed regulations in all areas of the law to give effect to the principle of a constitutionally completely accountable executive power, together with a complex system of specialist courts. And indeed, there is a rule dealing with the creation of bank money through credit by commercial banks. The surprising point is that this rule could be interpreted as a prohibition. The German Banking Act 1998 (Kreditwesengesetz 1998, KWG), provides in §3(1)(3) that the conduct of lending business or deposit business is prohibited if, by agreement or in accordance with normal business practice, it is impossible or made seriously difficult to dispose of the credit amount or of the deposits by way of withdrawal in cash. [209] This prohibition goes back to a provision of the Banking Act 1961 [210] and had a predecessor in a similar prohibition in a law of 1934, [211] not surprisingly, since the financial crash of 1929-31 was fresh in people’s memory. [212] A violation of this rule renders the whole agreement void; [213] in addition, it is a criminal offence. [214] The idea of this prohibition of misuse of bank money or cashless payment is that banks can otherwise provide credit without having liquidity (cash) available as backing assets and can therefore disproportionately strongly influence, particularly increase, the quantity of money and consequently disturb the financial stability of a national economy. This was exactly the reason given for the introduction of the prohibition in §3(3)of the Banking Act 1961; [215] the corresponding provision in §3(1)(3) of the current Banking Act 1998 is identical. This rule shall also prevent the establishment of isolated exchange circles in the economy where the delivery of goods is only paid for with crediting an amount on an account as consideration which cannot be withdrawn and converted to cash. [216] A company or bank could then theoretically obtain infinite capacity to grant loans. Since deposits could not be readily withdrawn, a deposit guarantee would be doubtful. It is this latter concern which commentators regard as the principal point the prohibition is directed at, more than the danger to the general economy because of a potentially uncontrolled expansion of money through the unrestrained grant of bank credits. [217] This cautiously restrictive interpretation of the prohibition in §3(1)(3) is revealing, because at first sight it appears that this provision has exactly the creation of bank money through credit in mind. As described before, when a bank makes a loan, it credits the customer’s account with the credit amount and thereby indebts itself because the bank has technically the obligation to pay out the loan money (in cash): instead it credits the customer’s amount with bank money, whereby at the same time the customer becomes debtor as he is borrower of the bank money lent. The Customer could theoretically withdraw the money lent from his account and so obtain cash, if the loan agreement allows this. If not, this appears to bean unacceptable exclusion or restriction of cash withdrawal of a credit amount or a deposit under §3(1)(3). Commentators regard the prohibition of §3(1)(3) as applicable only if cash withdrawal is excluded altogether, either by agreement, or factually made difficult, for example because of disproportionately high withdrawal fees, but the exclusion of cash withdrawals in individual cases is arguably not covered. [218] A German court has decided that if a bank does not generally exclude or inhibit cash withdrawals of its loans or deposits, it does not fall under §3, even where the bank excludes frequently cash withdrawals from loan deposits in individual cases. [219] There is also authority to the effect that if cash pay-out of a loan is not available, but only crediting to an account opened for the borrower instead from which giro transfers can be made, this is not a violation of §3. [220] The main justification for the court’s view was that ‘this practise corresponds to an ever-increasing need for cash-less transfer of money’ and the bank does not evade the monetary policy measures of the German central bank in this way. [221] The court seems to have had the practicalities of business transactions in mind but apparently has not appreciated the conceptual basis of money creation. Capital investment business is not considered as being subject to §3 either. [222] Credit agreements are often silent on the question of cash withdrawals since bank money and cash are generally considered as effectively equivalent. But if the customer can insist on a cash withdrawal of the loan amount (so that the prohibition of §3(1)(3) is definitely avoided), [223] then even a fairly small number of credit customers will bring about the immediate melt-down of the banking system, because only an insignificant amount of the granted bank loans is backed by cash. In Germany, as in other countries, only cash is legal tender. [224] What does it mean if the customer can exercise his right in law but almost never in fact for systemic reasons? For example, can a customer claim from an insurance company because the insured event has occurred, but only if not too many other customers in the same situation do the same? Thus the exercise of certain rights granted to all depends on the number of people availing themselves of this right at any one time: a legal rule which benefits all but not everyone in a given concrete situation. It always applies in general but never in (all) individual cases, a legal version of Zeno’s paradox, and it reflects accurately the core of banking business. If the rule of §3 does apply, then the violation of the prohibition theoretically vitiates the loan agreement, so the borrower need not repay the loan. Judicial interpretation has watered down this consequence considerably: the loan agreement as a whole would not be rendered void, only the prohibition of cash withdrawal would be, because the purpose of the prohibition is not to prevent bank loans. [225] One needs to ask whether the cash withdrawal is not the most crucial part of the loan agreement, and whether the prohibition of §3 is not exactly directed at preventing banks from inflating their credit capacity by avoiding to honour their cash obligations in – all? – individual cases of loan deposits. By creating bank money through credit,commercial banks increase enormously the quantity of money circulating in the economy (at least about 95% of all money is created in this way), and the cash withdrawal of that bank money (credit amount) is, if not prevented altogether, significantly hindered through normal business practice (‘geschäftliche Gepflogenheit’), which is precisely what the prohibition of §3(1)(3) envisages. And yet, the creation of bank money through credit by commercial banks exists in Germany as anywhere else. [226] In an attempt to solve this problem, the author conducted an interview with Hans Scharpf, attorney-at-law in Frankfurt am Main, Germany, [227] a specialist in commercial law and in the combat of white-collar crime, in his offices in Frankfurt on 18 June 2015. Scharpf also produced information leaflets and gave talks about the legal foundations of the monetary system in Germany, and has been engaged in legal battles with banks by asserting that bank loans granted are void and unenforceable. [228] The interview focused on the following questions: the regulation of the (bank) loan in German private law and the prerequisites for its enforceability in court; whether or not bank loans are enforceable and why; the experience with banks and law courts when maintaining the critical position about the legality of the method of creating money by credit. The interviewee’s experience has been that the prohibition of §3(1)(3) of the German Banking Act 1998 should actually cover the creation of money by way of credit by commercial banks, but the courts do not really engage with that legal argument; the ironly counterargument is that banks are not ‘undertakings’ or businesses in the meaning of §3, so that this prohibition is not directed at banks. [229] This view cannot be maintained because banks are undertakings in the sense of §1 of the Banking Act, [230] and §3(1)(3) obviously has commercial banks in mind: these are the only ‘undertakings’ that can benefit from the accounting privilege of reclassifying deposit accounts instead of creating trust accounts, which is the basis of the money creation. The German and the British practices are the same. Either lack of interest, or lack of understanding makes the German judiciary not apply §3 and so turns it effectively into a dead letter. Since the prohibition of §3 does not seem to operate, Scharpf uses (also in litigation) a different argument to show that the money creation scheme by commercial banks seems incompatible with German law. The basis of this reasoning is private law and the loan provision of the German Civil Code or BGB. The BGB distinguishes between a loan of money under §488 BGB (Gelddarlehen) and a loan of physical things (§607 BGB, Sachdarlehen). According to the rule of §488 the lender’s obligation under the loan contract is to place the agreed loan amount of money at the borrower’s disposal. The mere crediting of bank money against the customer’s account is not a placing of the loan amount of money at the borrower’s disposal, this would only be cash. §488 speaks of a ‘Geldbetrag’ (amount of money), and a clear legal definition of ‘Geld’ (money) does not exist. [231] However, legal commentators regard bank money as money, and so the lender’s obligation is not restricted to paying out in cash only, [232] and there are pronouncements by the German Supreme Court (BGH) in this regard. [233] This view is nevertheless at variance with the peculiar principle in German private law 234 that property objects or things (Sachen) in law are only corporeal things (§90 BGB). This means that (physical) cash is a thing in law, but not (incorporeal) bank money, a debt, since debts/claims are not things according to the BGB. [235] Often money is seen as an example for fungible things (vertretbare Sachen,§91 BGB), [236] and one can infer this from other provisions, [237] but some authors restrict the category of fungible things to cash only. [238] One could therefore argue that only cash, being a thing, is money, while bank money, not being a thing in law, is not, in which case the lender’s obligation in §488 BGB to provide ‘an amount of money’ has not been discharged. The uninformed legal practice seems to see cash and bank money equally as ‘money’, while the BGB still adheres to a nineteenth-century notion of money. [239] This is possibly the same with many lawyers who may still think that bank money is somehow backed by deposits or other (cash) reserves. A further problem is that bank money is really only a promise to deliver cash, but does not make cash (automatically) available to the borrower, which a strict reading of §488 BGB would require. [240] According to that rule, money is only made available to the borrower when the borrower has received the loan amount, and that is when the loan money has left the lender’s assets and has definitively become part of the borrower’s assets; [241] only at this point the borrower’s duty to pay interest arises. [242] This seems to envisage the loan of a private person to another person and applies presumably even to bank money. But the money creation mechanism by commercial banks does not seem to comply with this rule: the loan money in form of bank money does not come from existing bank assets and does not leave the bank’s assets but becomes a re-classified obligation (hence the balance sheet extension in the books of the bank). Thus the loan is theoretically voidable, and the borrower could exercise a retention right and suspend repayment because the lender has not delivered. [243] The last argument also applies if one discards the specifically German restrictive interpretation of things/property as being physical objects only. In accordance with the notion of dematerialised property, the res as the legal concept – irrespective of whether or not reified in some corporeal form – must finally leave the lending bank’s assets and must finally become part of the borrower’s assets to constitute an enforceable loan agreement with an enforceable claim to capital and interest. Mr Scharpf affirmed that the German courts consider §488 BGB as the appropriate basis for bank loans and enforce claims arising from these. The lines of argument set out before have, so far, not shown any real effect. The courts enforce the loan agreements and do not deal with any argumentation that questions the legal foundation of the underlying money creation system bringing about these loans. However, some judges seem to have voiced some doubt in private conversation that the legal basis of the money-creating bank loan is not that clear. [244] ’Enforcement’ can really mean the application of the English law equivalent of a writ of execution. At this point (arguably not at the point of the grant of the bank loan) property of real value changes hands. Where loans are embodied in a directly enforceable documentary title (e.g. the Hypothekenbrief, a form of asset-backed security, mortgage deed), enforcement by seizing immoveable property, for example, can be effected immediately without an intervening trial in court where submissions could be made.
The interview with Mr Scharpf confirmed the author’s thesis. Money is a legally enforceable debt. It is the law which creates money and makes it operative, either through specific legislation (for example, the designation of legal tender) or through enforcement by the law courts of claims arising out of loans where specific legal rules are absent and the exact legal basis is uncertain. It is the courts’ recognition and enforcement of a particular sequence of accounting entries by banks which turns these into a normative text and confers on them the status of money (unlike with the same accounting procedure if done by non-banks). That may be the result of insufficient understanding of the money creation process as the source of the enforced bank loans, but, in any case, the courts’ enforcement makes bank money to money. Thus the usual definition of money as a means of exchange, unit of account, store of value does not describe adequately the essence of money. This view may startle economists, but they often take money for granted without much reflection.
6 Conclusion
The concept of dematerialised property explains better the phenomena of money in the modern commercial world. It shows that there is no conceptual reason to limit a definition of money to cash only and so to leave out the practically infinitely more important type of money, bank money as a form of debt, as older theorists of money have however done. [245] Some assumptions lawyers make about money may derive from an incomplete understanding of the money creation process, especially in relation to bank money. A distinction between cash, bank money, credit, debt may be inappropriate in view of the realities of the modern monetary system. The article has also demonstrated that the legal sources of the money creation process by commercial banks are rather obscure: they are presupposed and implied by the judiciary and legal practice rather than specifically regulated by the legislature. The enforcement of a certain system, on the assumption that it is already in existence, in fact brings the system into effect. Money is therefore a legally enforceable debt (obviously not all legally enforceable debts are money)and it is this enforceability which gives a phenomenon (especially a set of accounting entries) the quality of money in law as the instrument of payment. Goode’s pragmatic idea – what money is, is determined by what payment is [246] – only makes sense with this theoretical underpinning. Initially it is not about payment, but about enforceability by way of creating a debt through a specific accounting method. Payment is only a consequence. This also shows that money is not a store of value outright, because the debt quality of money only embodies a value of expectation. A legal understanding of money also shows that the economists’ distinction between a ‘Chartalist’ or state theory of money [247] and a functional theory of money [248] is really a false dichotomy, because all forms of money are ultimately creatures of the law: [249] where there is no (perceived) legal enforceability, the means of exchange will not operate as money.
Footnotes:
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204 Vedi sopra al punto 3. 205 In Inghilterra: Civil Procedure Rules, Parte 70, Parte 83 e seguenti; Insolvency Act 1986, Seconda Parte, ss. 251A e seguenti. In Scozia: Bankruptcy and Diligence (Scotland) Act 2007, parti 4-11, Bankruptcy (Scotland) Act 2016, ss. 78, 109. 206 Se il debitore rimborsa il prestito in contanti, la money-res bancaria (dal punto di vista della banca) è sostituita da una money-res della banca centrale: un debito è sostituito da un altro debito di origine diversa. In questo caso il valore di aspettativa del denaro non si trasforma in valore reale. Lo stesso vale effettivamente se il debitore trasferisce denaro bancario da un altro conto per ripagare il suo prestito, solo che (dalla prospettiva della banca) il denaro bancario (il deposito del prestito) viene semplicemente distrutto. 207 Georg Jellinek, Allgemeine Staatslehre, 3a ed (Berlin: O Häring,1914),248-249, 362, 613. 208 HansKelsen, Reine Rechtslehre (Wien: Österreichische Staatsdruckerei, 1992), 257, 314. 209 § 3 (1)(3) Kreditwesengesetz 1998 -Verbotene Geschäfte. 210 § 3 (3) Gesetz über das Kreditwesen del 10 luglio 1961 (BGBl. I, no. 149, p. 881). 211 § 2 Gesetz gegen Missbrauch des bargeldlosen Zahlungsverkehrs del 3 luglio 1934 (RGBl. I, p. 593). La legge del 1934 era un prodotto tipico del fascismo paternalista economicamente interventista e posticcio, ma cercava anche di sopprimere l'emergere di monete complementari. 212 Vedi Jörg Schäfer, Die zivilrechtliche Qualifizierung des Interbankenabkommens (Berlin: Duncker und Humblot,1990), 21. 213 Andreas Schwennicke, § 3 n. 20 in Andreas Schwennicke, Dirk Auerbach, Kreditwesengesetz (KWG). Kommentar (München: C H Beck,2009), 220; Andreas Schäfer, § 3 n. 30 in Karl-Heinz Boos, Reinfrid Fischer, Hermann Schulte-Mattler, Kommentar zum Kreditwesengesetz, 5th ed (München: C H Beck, 2016), 228, entrambi con ulteriori riferimenti. 214 § 54 Kreditwesengesetz 1998 (multa o reclusione fino a cinque anni). I trasgressori sarebbero gli amministratori e gli altri organi autorizzati ad agire per conto della società o della banca. 215 La relativa dichiarazione nel materiale preparatorio del progetto di legge bancaria del 1961 è citata in Schäfer, §3n20 in Boos, Fischer, Schulte-Mattler, 226, e ampiamente in Bundesanstalt für Finanzdienstleistungsaufsicht (BaFin), Merkblatt verbotene Geschäfte (15 nov. 2012), pt. 4. Vedi www.bafin.de (visitato il 30 nov. 2016).
216 Schäfer, §3n19 in Boos, Fischer, Schulte-Mattler,226; Schwennicke, §3 n 15 in Schwennicke e Auerbach, 218. 217 Questo è almeno quanto sostiene Schäfer,§3n21 in Boos, Fischer, Schulte-Mattler, 226. 218 Schäfer, §3n23 in Boos, Fischer, Schulte-Mattler,227; Schwennicke, §3 n 17 in Schwennicke e Auerbach,219. 219 OLG Stuttgart, 7 dicembre 1971, Versicherungsrecht (VersR) (1972), 380-387, a 381. 220 OLG Frankfurt am Main, 29 marzo 1972, Wertpapier-Mitteilungen (WM) (1972), 1196-1198, a 1197. 221 Ibidem. 222 Schäfer, §3n24 in Boos, Fischer, Schulte-Mattler, 227. 223 Lo stesso vale se il cliente ordina alla banca di pagare in contanti a un terzo, ad esempio il venditore da cui il cliente ha acquistato la merce. 224 § 14 Bundesbankgesetz 1992. 225 OLG Stuttgart, 7 dicembre 1971, Versicherungsrecht (VersR) (1972), 380-387, a 381. 226 Come viene descritto anche dalla Banca centrale tedesca, vedi Deutsche Bundesbank, Geld und Geldpolitik, cap. 3: Das Buchgeld (2015), 69-74. 227 https://www.anwalt.de/scharpf (visitato il 26 nov 2016). 228 Ad esempio H. Schwan, Intervista con Hans Scharpf: "Im Schuldenstreik", Frankfurter Allgemeine Zeitung, 18 maggio 2013. 229 Intervista Hans Scharpf, 18 giugno 2015. 230 §1(1) Legge sulle banche (KWG) 1998: "Le banche sono imprese ... ("Kreditinstitute sind Unternehmen..."), Schwennicke, §1nn1-4 in Schwennicke e Auerbach, 19. 231 Intervista Hans Scharpf, 18 giugno 2015. 232 Gerd Nobbe §488 n 28 in Hanns Prütting, Gerhard Wegen, Gerd Weinreich, BGB Kommentar, 10th ed (München: Luchterhand, 2015) 879. 233 BGH 11 ottobre 1995, VIII ZR 325/94, BGHZ 131, 66-75, al paragrafo 24: l'importo del prestito è maturato per il beneficiario se l'importo è stato pagato in contanti o accreditato (come denaro bancario), ma non se è stato consegnato solo un assegno. 234 Questo deriva da Savigny; per la storia di questo sviluppo contrario al principio generale dello ius commune che riconosce le cose incorporee come cose di diritto, per esempio anche il § 285 ABGB austriaco, si veda Thomas Rüfner, Savigny und der Sachbegriff des BGB, in Stefan Leible, Matthias Lehmann, Herbert Zech (eds), Unkörperliche Güter im Zivilrecht (Tübingen: Mohr Siebeck, 2011), 33, 42-46. 235 Alexander Peukert, "Sonstige Gegenstände" im Rechtsverkehr, in Stefan Leible, Matthias Lehmann, Herbert Zech (eds), Unkörperliche Güter im Zivilrecht (Tübingen: Mohr Siebeck, 2011), 95. I dettagli sono più complessi, che non possono essere discussi qui. 236 Barbara Völzmann-Stickelbrock, §91n3 in Hanns Prütting, Gerhard Wegen, Gerd Weinreich, BGB Kommentar, 10a ed (München: Luchterhand, 2015), 77. 237 Es. §783 BGB (ordine, "Anweisung"): "denaro, strumenti negoziabili o altre cose fungibili ... (corsivo aggiunto). 238 Köhler, §23n6, 342. 239 Il §488 BGB (prestito di denaro) è stato introdotto in un emendamento del 2002, quando la pratica bancaria attuale era già pienamente stabilita. Non è chiaro se il legislatore emendatore abbia apprezzato la moderna pratica bancaria o se abbia basato l'emendamento su un'idea obsoleta del denaro. 240 Intervista Hans Scharpf, 18 giugno 2015. 241 Nobbe §488 n 26 in Prütting, Wegen, Weinreich,879. 242 Nobbe §488 n 40 in Prütting, Wegen, Weinreich,881. 243 Secondo il § 273(1) BGB. Intervista Hans Scharpf, 18 giugno 2015. 244 Intervista Hans Scharpf, 18 giugno 2015. 245 Mann, 5-6. 246 McKendrick, 488. 247 Knapp è stato comunemente considerato il principale rappresentante di questa teoria, vedi Georg F Knapp, The State Theory of Money, H M Lucas and James Bonar (eds) (Mansfield Centre CT: Martino Publishing, 2013), 1. La stessa opinione anche in Mann, 13-20. 248 Mises, 70-71. Un primo predecessore è Savigny, 408, 432, ma si contraddice in effetti quando parla della carta moneta (a 413) e del ritiro della moneta (a 451-452). 249 Per il supporto storico dell'argomento che il denaro è un'istituzione legale, si veda Christine Desan, Money as a legal institution, in David Fox, Wolfgang Ernst, Money in the Western Legal Tradition: Middle Ages to Bretton Woods (Oxford: Oxford University Press, 2016), 18, 29. |
204 See above under 3. 205 In England: Civil Procedure Rules, Part 70, Part 83 et seq.; Insolvency Act 1986, Second Part, ss. 251A et seq. In Scotland: Bankruptcy and Diligence (Scotland) Act 2007, Parts 4-11, Bankruptcy (Scotland) Act 2016, ss. 78, 109. 206 If the debtor repays the loan in cash, the bank money-res (from the bank’s perspective) is replaced by a central bank money-res: one debt is replaced by another debt of different origin. In that case the expectation value of money is not transformed into real value. The same effectively applies if the debtor transfers bank money from another account to repay his loan, only that (from the bank’s perspective) bank money (the loan deposit) is simply destroyed. 207 Georg Jellinek, Allgemeine Staatslehre, 3rded (Berlin: O Häring,1914),248-249, 362, 613. 208 HansKelsen, Reine Rechtslehre (Wien: Österreichische Staatsdruckerei, 1992),257, 314. 209 § 3 (1)(3) Kreditwesengesetz 1998 –Verbotene Geschäfte. 210 § 3 (3) Gesetz über das Kreditwesen of 10 July 1961 (BGBl. I, no. 149, p. 881). 211 § 2 Gesetz gegen Missbrauch des bargeldlosen Zahlungsverkehrs of 3 July 1934 (RGBl. I, p. 593). The law of 1934 was a typical product of economically interventionist and posturing paternalist fascism, but also sought to suppress the emergence of complementary currencies. 212 See JörgSchäfer, Die zivilrechtliche Qualifizierung des Interbankenabkommens (Berlin: Duncker und Humblot,1990), 21. 213 Andreas Schwennicke, § 3 n. 20 in Andreas Schwennicke, Dirk Auerbach, Kreditwesengesetz (KWG). Kommentar (München: C H Beck,2009), 220; Andreas Schäfer, § 3 n. 30 in Karl-Heinz Boos, Reinfrid Fischer, Hermann Schulte-Mattler, Kommentar zum Kreditwesengesetz, 5th ed (München: C H Beck, 2016), 228, both with further references. 214 § 54 Kreditwesengesetz 1998 (fine or imprisonment for up to five years). The offenders would be the directors and other organs entitled to act on behalf of the company or bank. 215 The relevant statement in the preparatory material for the draft Banking Act 1961 is quoted in Schäfer, §3n20 in Boos, Fischer, Schulte-Mattler, 226, and at length in Bundesanstalt für Finanzdienstleistungsaufsicht (BaFin), Merkblatt verbotene Geschäfte (15 Nov 2012), pt. 4. See www.bafin.de (visited 30 Nov. 2016).
216 Schäfer, §3n19 in Boos,Fischer, Schulte-Mattler,226; Schwennicke, §3 n 15 in Schwennicke and Auerbach,218. 217 This is at least what Schäfer,§3n21 in Boos,Fischer, Schulte-Mattler, 226, maintains. 218 Schäfer, §3n23 in Boos,Fischer, Schulte-Mattler,227; Schwennicke, §3 n 17 in Schwennicke and Auerbach,219. 219 OLG Stuttgart, 7 December 1971, Versicherungsrecht (VersR) (1972), 380-387, at 381. 220 OLG Frankfurt am Main, 29 March 1972, Wertpapier-Mitteilungen (WM)(1972), 1196-1198, at 1197. 221 Ibid. 222 Schäfer,§3n24 in Boos, Fischer, Schulte-Mattler, 227. 223 The same applies if the customer directs the bank to pay out in cash to a third party, for example, the seller from whom the customer has bought goods. 224 § 14 Bundesbankgesetz 1992. 225 OLG Stuttgart, 7 December 1971, Versicherungsrecht (VersR)(1972), 380-387, at 381. 226 As is also described by the German Central Bank, see Deutsche Bundesbank, Geld und Geldpolitik, ch. 3: Das Buchgeld (2015), 69-74. 227 https://www.anwalt.de/scharpf (visited 26 Nov 2016). 228 E.g. H. Schwan, Interview with Hans Scharpf: ‘Im Schuldenstreik’, Frankfurter Allgemeine Zeitung, 18 May 2013. 229 Interview Hans Scharpf, 18 June 2015. 230 §1(1) Banking Act (KWG) 1998: ‘Banks are undertakings ...’ (‘Kreditinstitute sind Unternehmen...’), Schwennicke, §1nn1-4 in Schwennicke and Auerbach, 19. 231 Interview Hans Scharpf, 18 June 2015. 232 Gerd Nobbe §488 n 28 in Hanns Prütting, Gerhard Wegen, Gerd Weinreich, BGB Kommentar, 10th ed (München: Luchterhand,2015) 879. 233 BGH 11 Oct 1995, VIII ZR 325/94, BGHZ 131, 66-75, at para. 24: the loan amount has accrued to the payee if the amount has been paid in cash or credited (as bank money),but not if only a cheque has been handed over. 234 This derives from Savigny; for the history of this development contrary to the general ius commune principle which recognises incorporeal things as things in law, for example also § 285 Austrian ABGB, see Thomas Rüfner, Savigny und der Sachbegriff des BGB, in Stefan Leible, Matthias Lehmann, Herbert Zech (eds), Unkörperliche Güter im Zivilrecht (Tübingen: Mohr Siebeck, 2011),33, 42-46. 235 AlexanderPeukert, “Sonstige Gegenstände” im Rechtsverkehr, in Stefan Leible, Matthias Lehmann, Herbert Zech (eds), Unkörperliche Güter im Zivilrecht (Tübingen: Mohr Siebeck,2011), 95. The details are more complex, which cannot be discussed here. 236 Barbara Völzmann-Stickelbrock, §91n3 in Hanns Prütting, Gerhard Wegen, Gerd Weinreich, BGB Kommentar, 10th ed (München: Luchterhand, 2015), 77. 237 E.g. §783 BGB (order, ‘Anweisung’): ‘money, negotiable instruments or other fungible things ...’ (emphasis added). 238 Köhler, §23n6, 342. 239 §488 BGB (loan of money) was introduced in an amendment in 2002, when the present banking practice was already fully established. Whether the amending legislator appreciated modern banking practice or based the amendment on an out-dated idea of money is unclear. 240 Interview Hans Scharpf, 18 June 2015. 241 Nobbe §488 n 26 in Prütting, Wegen, Weinreich,879. 242 Nobbe §488 n 40 in Prütting, Wegen, Weinreich,881. 243 Under §273(1) BGB. Interview Hans Scharpf, 18 June 2015. 244 Interview Hans Scharpf, 18 June 2015 245 Mann, 5-6. 246 McKendrick, 488. 247 Knapp has commonly been regarded as the principal representative of this theory, see Georg F Knapp, The State Theory of Money, H M Lucas and James Bonar (eds) (Mansfield Centre CT: Martino Publishing,2013), 1. The same view also in Mann, 13-20. 248 Mises, 70-71. An early predecessor is Savigny, 408, 432, but he contradicts himself in effect when he discusses paper money (at 413) and the withdrawal of currency (at 451-452). 249 For historical backing of the argument that money is a legal institution, see Christine Desan, Money as a legal institution, in David Fox, Wolfgang Ernst, Money in the Western Legal Tradition: Middle Ages to Bretton Woods (Oxford: Oxford University Press, 2016), 18, 29. |
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