Wall Street, la Rivoluzione Russa e l’eco del passato: un monito per l’Europa di oggi
L’imminente pubblicazione della traduzione italiana di Antony Sutton, Wall Street e la Rivoluzione Russa, a cura di Marco Saba, riporta alla luce una tesi tanto affascinante quanto controversa: l’idea che alcuni finanzieri di Wall Street abbiano sostenuto la Rivoluzione Bolscevica del 1917 per interessi economici e geopolitici. Al di là del dibattito storico sulla veridicità di questa interpretazione, il libro offre uno spunto per riflettere su come il passato sembri fare rima con il presente. Esaminando i parallelismi tra le dinamiche di allora e quelle di oggi, emerge un avvertimento chiaro: l’Europa rischia di ripetere gli errori che, un secolo fa, condussero alla Seconda Guerra Mondiale, un pericolo che oggi appare fin troppo imminente.
Il contesto storico di Sutton: una tesi provocatoria
Nel suo Wall Street and the Bolshevik Revolution, Sutton sostiene che figure come Jacob Schiff e William Boyce Thompson, influenti banchieri americani, abbiano visto nella Rivoluzione Bolscevica un’opportunità per destabilizzare lo zarismo e aprire la Russia agli interessi occidentali, contrastando al contempo l’espansione economica della Germania, allora rivale nella Prima Guerra Mondiale. Secondo Sutton, non si trattava solo di ideali personali – come l’ostilità di Schiff verso lo zar – ma di una strategia per controllare mercati strategici, come il grano e il petrolio russi.
Questa tesi divide gli studiosi. Se è vero che la Germania finanziò Lenin per indebolire la Russia, molti storici ritengono che la rivoluzione sia stata principalmente un prodotto di crisi interne: guerra, fame e crollo istituzionale. Eppure, al di là delle critiche, il lavoro di Sutton invita a considerare un aspetto universale: il modo in cui potere economico e interessi geopolitici possono intrecciarsi per plasmare la storia.
Paralleli con il presente: la storia che si riflette
A distanza di oltre un secolo, alcune dinamiche descritte da Sutton sembrano riproporsi:
Competizione per i mercati strategici: All’epoca di Sutton, la Russia era un terreno di scontro per le risorse tra Germania e potenze occidentali. Oggi, con le sue immense riserve di gas naturale, petrolio e minerali, la Russia è al centro di una contesa tra Stati Uniti, Unione Europea e Cina. Progetti come il gasdotto Nord Stream o le rotte artiche testimoniano una lotta moderna per il controllo delle risorse che ricorda il passato.
L’economia come arma geopolitica: Sutton suggerisce che il sostegno finanziario ai bolscevichi servisse a limitare l’influenza tedesca. Oggi, le sanzioni contro la Russia – rafforzate dopo l’annessione della Crimea nel 2014 e l’invasione dell’Ucraina nel 2022 – perseguono un obiettivo simile: isolare Mosca per proteggere gli interessi occidentali. L’economia, allora come ora, è uno strumento di potere.
Il ruolo delle élite finanziarie: Se un tempo erano banchieri come Schiff a influenzare gli eventi, oggi sono le grandi corporation, soprattutto nel settore energetico, a esercitare pressioni sulle politiche globali, spingendo per l’accesso a giacimenti strategici o per accordi commerciali favorevoli.
Questi parallelismi non sono semplici coincidenze: riflettono pattern ricorrenti di competizione e interesse che attraversano la storia.
Un mondo diverso, ma non immune ai rischi
Nonostante queste somiglianze, il contesto attuale presenta differenze cruciali. La globalizzazione ha reso il mondo più interconnesso, complicando qualsiasi tentativo di isolamento economico. La tecnologia ha accelerato la diffusione delle informazioni e trasformato le modalità di conflitto. Inoltre, l’ascesa di nuove potenze come Cina e India ha creato un panorama multipolare, ben diverso dal dualismo del primo Novecento. Eppure, queste complessità non eliminano i rischi; al contrario, potrebbero amplificarli, rendendo le crisi più difficili da controllare.
Il pericolo imminente per l’Europa
Il vero monito che emerge da questa riflessione è il rischio che l’Europa ripeta gli errori del passato. Prima della Seconda Guerra Mondiale, l’instabilità economica, il nazionalismo e le rivalità tra potenze crearono un terreno fertile per il conflitto. Oggi, la guerra in Ucraina, la crisi energetica, le tensioni tra NATO e Russia e le ambizioni della Cina disegnano un quadro inquietante. L’Europa, stretta tra la dipendenza energetica dalla Russia e l’alleanza con gli Stati Uniti, si trova in una posizione vulnerabile. Un’escalation delle tensioni – magari innescata da un errore di calcolo o da una crisi mal gestita – potrebbe avere conseguenze catastrofiche, come accadde un secolo fa.
Un invito alla consapevolezza
La traduzione di Wall Street e la Rivoluzione Russa non è solo un evento editoriale: è un’occasione per guardare al presente attraverso la lente del passato. Che si accetti o meno la tesi di Sutton, i parallelismi tra il 1917 e oggi – competizione per le risorse, uso strategico dell’economia, influenza delle élite – ci ricordano che la storia tende a riproporre i suoi schemi. Per l’Europa, il pericolo di ripetere gli errori che portarono alla Seconda Guerra Mondiale è reale e imminente. Evitarlo richiede una diplomazia attenta, una gestione oculata delle crisi e, soprattutto, la consapevolezza che ignorare le lezioni del passato significa condannarsi a riviverlo. Marco Saba, con questa traduzione, ci offre non solo un libro, ma un invito urgente a riflettere. Sta a noi ascoltarlo.

Nessun commento:
Posta un commento