l’ad fiorentino: vado avanti
Carige, dopo Tesauro lascia anche il consigliere Lunardi
Le dimissioni del consigliere
indipendente di Carige Stefano Lunardi, arrivate all'indomani di quelle
del presidente della banca, Giuseppe Tesauro, evidenziano un fronte,
all'interno del consiglio di amministrazione, che dissente dall'impronta
che l'ad Paolo Fiorentino sta imprimendo all'istituto genovese. E il
pensiero di chi ha seguito nel tempo le vicende di Carige corre al
giugno 2017 quando, dopo la sfiducia all'ad Guido Bastianini, da parte
dell'azionista di riferimento, Malacalza Investimenti, alcuni
consiglieri avevano rassegnato le dimissioni.
Allora però i fuoriusciti protestavano contro la defenestrazione
dell'amministratore, che faceva seguito, dopo poco più di un anno, a
quella del precedente ad, Piero Montani. In questo caso, invece, sia
Tesauro che Lunardi hanno fatto un passo indietro criticando proprio
l'operato dell'ad. E facendosi interpreti di un malumore sulla
governance della banca che, in qualche misura, anche il primo azionista
aveva esplicato, tramite una memoria dei suoi legali, nel corso
dell'assemblea degli azionisti del 29 marzo scorso.Fiorentino risponde anche alle critiche mossegli da Tesauro, il quale ha stigmatizzato, anche in un'intervista al Sole 24 Ore, una gestione personalistica di Carige, da parte di Fiorentino, a causa dalla quale il cda viene informato solo all'ultimo delle decisioni prese dall'ad.
«Tutte le decisioni, che sono state tante nell'ultimo anno – risponde Fiorentino - sono passate attraverso il consiglio e su alcune decisioni strategiche abbiamo fatto passaggi reiterati in cda. Abbiamo anche introdotto un nuovo strumento che prevede riunioni del consiglio preparatorie alle decisioni che verranno prese in successivi cda».
Fiorentino sottolinea anche il suo impegno “a garantire simmetria di informazione e tutela per tutti gli azionisti, grandi e piccoli”. Questo, dice, “è uno dei miei obiettivi e dei miei doveri professionali, che perseguo e su questo tema ho un forte allineamento con il primo azionista”.
Tra le motivazioni addotte da Tesauro per le sue dimissioni c'è anche il fatto che Fiorentino avrebbe monopolizzato il dialogo con la Bce. «Il commento che faccio – risponde l'ad - è che naturalmente la Bce sceglie i propri interlocutori sulla base delle esigenze ma anche delle professionalità».
Fiorentino assicura poi che il piano di turnaround della banca va avanti senza scossoni o rallentamenti. «Tesauro aveva un ruolo non esecutivo all'interno della banca e quindi continuiamo l'implementazione del nostro piano che passa attraverso la sostenibilità del modello di business. Siamo impegnati nella pulizia della banca dagli asset non performanti e percentualmente l'anno scorso siamo quelli che abbiamo fatto di più».“Tesauro aveva un ruolo non esecutivo nella banca e quindi continuiamo l'implementazione del nostro piano che passa attraverso la sostenibilità del modello di business”Paolo Fiorentino, ad di Carige
Quest'anno, aggiunge, «vogliamo fare il passaggio definitivo verso una banca pulita che possa fare il suo mestiere. I piani non cambiano se un non esecutivo si dimette (e il discorso sembra valere anche per Lunardi, ndr). Vanno avanti, sono la nostra ossessione professionale. Li portiamo avanti con la consueta tenacia».
In tema aggregazioni Fiorentino chiarisce che «il management sta lavorando per mettere in sostenibilità il modello di business in una prospettiva stand-alone che assume un valore moltiplicativo se si riuscisse a trovare un'aggregazione che dal mio punto di vista è abbastanza nelle cose del sistema italiano». Al momento, però, prosegue, «è un ragionamento teorico. Il processo di consolidamento in Italia non è ancora partito. Quando partirà ci faremo trovare pronti. Non c'è nulla di concreto».
Rispetto al fatto che Tesauro lo ha definito «spendaccione», Fiorentino ha ricordato che, nel primo trimestre 2018, i costi si sono ridotti del 24% e che “dopo cinque anni la banca è tornata in utile”.