Luigi Amoroso
PRINCIPII DI ECONOMIA CORPORATIVA
Bologna, 1938. PP. 9-16
II. - LA MONETA BANCARIA
4. Il quantum della moneta bancaria.
Ogni
banca può creare moneta in due modi: passivamente, cioè pagando un
interesse, contro depositi; attivamente, cioè percependo un interesse,
sotto forma di aperture di credito.
Teoricamente i depositi
possono distinguersi in depositi moneta e depositi risparmio, ma la
distinzione non è netta neanche nella mente del depositante, che il più
delle volte non sa nemmeno lui quanta parte del suo deposito servirà per
far fronte a pagamenti correnti e quanta parte invece costituisce una
forma sia pure provvisoria di investimento. Per questo non è
teoricamente corretta la identificazione — che in mancanza di meglio si
fa ordinariamente in pratica — dei depositi moneta coi depositi liberi e
dei depositi a risparmio coi depositi vincolati.
La sola cosa
solidamente accertata in questo campo è la linea della evoluzione
monetaria, per cui: in un primo stadio i depositi bancari hanno
precipuamente il carattere di investimenti, la maggior parte dei
pagamenti essendo effettuata con biglietti;
in un secondo stadio i
depositi bancari sono usati particolarmente come un mezzo per tenere
disponibilità di danaro contante, ma vengono generalmente cambiati in
biglietti, quando giunge la necessità di effettuare un pagamento;
in
un terzo stadio gli affari sono precipuamente regolati per cheques e
l’uso dei biglietti si limita ai pagamenti di salari ed alle necessità
di piccola cassa;
in un quarto stadio si fanno per chèques anche i pagamenti di salari ed i biglietti trovano impiego solo negli usi di piccola cassa per le spese più minute.
La
maggior parte dei paesi del continente europeo è fra il secondo ed il
terzo stadio; l’Inghilterra nel terzo; gli Stati Uniti forse fra il
terzo ed il quarto.
Comunque negli usi commerciali che corrispondono a
siffatta evoluzione, assai più che nell’elemento formale della presenza
o dell’assenza del vincolo bancario, deve ricercarsi il criterio per
giudicare di volta in volta quanta parte del totale dei depositi debba
esser considerata moneta bancaria.
Ancora più incerta è oggi la
determinazione del volume totale della moneta bancaria che nasce allo
scoperto in forma di apertura di credito. Ciò che qui corrisponde al
deposito moneta è la quota del credito aperto che, pro tempore,
non è utilizzata. Poiché i bilanci delle banche non danno oggi siffatte
quote, manca oggi per questa forma di moneta ogni rilievo statistico.
Tuttavia,
anche se non è suscettibile oggi di rilevazione statistica, il totale
delle disponibilità liquide costituenti la moneta bancaria resta
teoreticamente definito: esso è pari al totale dei depositi moneta più
le aperture di credito non utilizzate (Keynes); e non può quindi essere
identificato col totale dei depositi che comprendono i depositi a
risparmio che non sono moneta e non comprendono invece le aperture di credito non utilizzate che sono moneta.
5. - I movimenti di simpatia fra le varie banche.
Il
processo di creazione della moneta bancaria è descritto chiaramente dal
Keynes (J. M. Milano, 1932. Keynes, Trattato della moneta, vol. I, pag.
31,) e qui riportiamo la parte essenziale della sua analisi.
Una
banca in attività riceve continuamente danaro contante e continuamente
ne paga; continuamente riceve crediti su altre banche e continuamente
deve far fronte ai crediti di altre banche sopra se stessa. In questo
flusso e riflusso essa si regola ordinariamente in modo che i processi
opposti approssimativamente si compensino, in modo cioè che le attività
ricevute giornalmente sotto forma di contante e crediti differiscano il
meno possibile dagli impegni cui si deve far fronte giornalmente.
Ne segue che il quantum della moneta creata con operazioni attive, cioè con prestiti ed investimenti, dipende anzitutto dall’ammontare dei depositi, cioè dal quantum creato con operazioni passive e per questo verso l’iniziativa apparisce essere dalla parte dei depositanti.
Le operazioni passive, cioè i depositi, aumentano le riserve della
banca, anche se soltanto una parte di esse è in via definitiva
trattenuta dalla banca; al contrario le operazioni attive, cioè i
prestiti e gli investimenti, diminuiscono le riserve, perchè i clienti
mutuatari utilizzano in tutto od in parte immediatamente i depositi che
sono stati così creati in loro nome. Tuttavia fra coloro che riceveranno
tali versamenti potranno pure trovarsi dei clienti depositanti della
banca in parola. Nella misura in cui ciò si verifica, i depositi passivi
appaiono dipendere direttamente dalle operazioni attive, cioè dalle
aperture di credito concesse dalla banca stessa e per questo verso
l’iniziativa apparisce esser anche da parte della banca.
Il peso di siffatta reazione è soprattutto indiretto.
Quando
i clienti mutuatari trasferiscono i loro depositi a clienti di altre
banche, queste ultime si trovano rinforzate di tanto, di quanto la
prima era risultata indebolita; nello stesso modo la prima si trova
rinforzata quando le altre estendono le loro operazioni attive. Nel loro
comune movimento le banche si sostengono quindi reciprocamente, sempre che esse avanzino di conserva.
Le parole messe in corsivo ci fanno capire quale è la chiave di volta
del sistema. Ogni movimento in avanti di una singola banca la
indebolisce, ma ogni simile movimento fatto da una delle consorelle la
rinforza, cosicché se tutte procedono di pari passo vi è compenso e
nessuna rimane indebolita. In tal modo il comportamento di ciascuna
banca è regolato dal comportamento medio delle banche nel loro
complesso, al quale la prima contribuisce per la sua parte, piccola o
grande. Per questo verso, ogni direttore di banca, seduto nel suo
ufficio, deve considerare se stesso come uno strumento di forze
esteriori sulle quali non ha potere di controllo; ma tali « forze
esteriori » sono i suoi colleghi direttori di banca come lui.
6. - La condizione che vincola il movimento del sistema bancario nel suo complesso.
La
conseguenza è che operazioni attive e passive si determinano
reciprocamente in un groviglio di azioni e reazioni, per alcune delle
quali l’iniziativa sta dalla parte dei depositanti e per altre dalla
parte delle banche.
In un sistema bancario chiuso, cioè senza relazioni col mondo esterno, in un paese dove tutti i pagamenti fossero fatti per chèques
e dove non fosse usato contante, non vi sarebbe limite all’ammontare
di moneta bancaria così creata, ma un sistema monetario di questo genere
sarebbe estremamente instabile, giacché ogni circostanza che tendesse
ad influire sul comportamento della maggioranza delle banche in uno
stesso senso, in avanti od indietro, non incontrerebbe resistenza, e
potrebbe imporre una scossa a tutto il sistema.
Gli attuali sistemi
monetari non sono in generale così cattivi e posseggono dei freni che
ostacolano i movimenti che porterebbero alla instabilità. Essi nascono
dalla necessità di mantenere riserve in contanti.
Per fronteggiare
le inevitabili divergenze che si presentano giorno per giorno fra
incassi e pagamenti, ogni banca mantiene riserve, parte sotto forma di
contante e parte sotto forma di disponibilità presso la banca centrale.
La aliquota con cui siffatta riserva si commisura normalmente al totale
degli impegni a vista può essere fissata dalla legge o dall’uso e può
anche essere lasciata alla prudente discrezionahtà dei singoli istituti,
ed in questo caso può variare da banca a banca e per la stessa banca di
tempo in tempo. In generale la banca cercherà di evitare che le sue
riserve si elevino al di sopra o scendano al di sotto della aliquota
fissata come normale, perchè una eccedenza significherebbe contrazione
di utili ed una deficienza farebbe sorgere il dubbio che la banca non
sia in grado di far fronte in ogni caso agli impegni a vista.
Per
conseguenza essa continuerà a creare attivamente depositi, attraverso
prestiti ed investimenti, fino al momento in cui le sue riserve,
attraverso alle fluttuazioni giomahere, mostrino la tendenza ad
oscillare intorno alla aliquota normale.
Percepiamo ora che esiste
non soltanto un vincolo per le singole banche a procedere di pari passo,
ma anche un vincolo per le banche nel loro complesso. Se nel complesso
la creazione della moneta bancaria procede con ritmo troppo accelerato,
si determina una discesa delle riserve.
Ad un certo momento alcune
banche si accorgeranno che la loro situazione va appesantendosi, per cui
saranno indotte a fare un passo indietro e ciò provoca una battuta di
arresto per tutto il sistema. Viceversa se la creazione della moneta
bancaria procede con ritmo troppo lento, alcune banche cominceranno a
trovare la proporzione delle proprie riserve eccessiva e saranno
stimolate a fare un passo innanzi, e ciò provoca un m oto di
accelerazione in tutto il sistema. Insomma ciò che dà il passo al
sistema nel suo complesso è il totale delle disponibilità a riserva pro tempore.
Può
essere che l ’ammontare della circolazione sia posto dalla legge o
dalla consuetudine fuori del discrezionale controllo della banca
centrale, essendo regolato da una norma fissa, nel qual caso il sistema
funziona automaticamente. Può darsi ancora che le singole banche
abbiano la facoltà, in certi casi ed entro determinati limiti, di
aumentare i loro depositi presso la banca centrale e quindi l ’ammontare
dei bigbetti che da essa prelevano.
In questo caso movimenti in
simpatia da parte delle banche partecipanti acquistano impeto a mano a
mano che procedono e trovano alimento nelle aumentate riserve, col
risultato che sarà difficile porre un freno all’intima instabilità del
sistema. Il caso normale è che la banca centrale controlli a suo
criterio discrezionale l’ammontare complessivo della propria emissione
di biglietti, ed allora anche le riserve complessive del sistema
bancario sono sotto il suo controllo; la banca centrale dirige
l’orchestra e dà il tempo.
7. - Il quantum della riserva in oro.
Se
motivi di carattere politico non interferiscono in senso contrario, la
banca centrale esercita la sua funzione direttiva nell’intento di
sviluppare al maximum la attività economica del paese col vincolo di mantenere la convertibilità dei biglietti in oro od in divisa estera.
Vediamo che cosa importa questa condizione.
La
conversione è richiesta d ’ordinario per finanziare un eventuale
sbilancio fra quanto si deve pagare e quanto si deve riscuotere
dall’estero; o per tesoreggiamento. Non e richiesto nei confronti dei
biglietti che sono impiegati per le transazioni all’interno: il totale
dei biglietti adibiti a questo scopo rappresenta un minimum al di sotto del quale la circolazione non scende. Se pro tempore
indichiamo questo minimo con m, la circolazione (quantità di biglietti
in circolazione) con M e con R la riserva, la condizione, necessaria e
sufficiente, che assicura la convertibilità è espressa dalla
diseguaglianza
R >= M — m
Detto r il rapporto della riserva alla circolazione, cioè di R ad M , dalla equazione precedente segue
r >= 1 - m/M
In particolare per
m =< 0,80 M è r >= 0,20
m =< 0,60 M è r >= 0,40
m =< 0,40 M è r >= 0,60
il
che significa che per assicurare la convertibilità dei biglietti deve
essere considerata sufficiente una riserva rispettivamente del
20 40 60
per cento della circolazione pro tempore, secondo che si presuma che la circolazione nel suo livello minimo non possa scendere al di sotto rispettivamente di
80 60 40
per cento della circolazione pro tempore.
In generale quindi la riserva necessaria per assicurare la stabilità
monetaria dipende essenzialmente dall’ ampiezza delle fluttuazioni della
differenza M — m.
Il valore presunto di siffatta differenza è
l’elemento che determina la politica monetaria della banca centrale, il
suo atteggiamento al rialzo od al ribasso nei confronti del risconto
del portafoglio delle singole banche, e che trova la manifestazione più
significativa nella manovra del saggio dello sconto.
L’efficacia di
siffatta manovra fu intravista verso la metà del secolo scorso all’atto
dell’ applicazione della legge bancaria inglese del 1844 (Bank Charter act).
Giustamente
osserva il Keynes che siffatta legge, che costituisce il primo
tentativo importante per stabilire principii scientifici nella dinamica
della circolazione della moneta, è il frutto di un principio sano e di
una grande confusione di idee. Il principio sano, che dovremo
illustrare più avanti, è il principio quantitativo, che afferma
essere i prezzi dipendenti essenzialmente dalla quantità della moneta in
circolazione. La confusione di idee nasce dall’avere la legge ignorato
la correlazione che sussiste fra moneta e credito bancario e che qui
abbiamo illustrato. Secondo il Keynes ne sarebbe derivato un vero e
proprio crollo, se questa interdipendenza, che non aveva trovato
espressione nella legge, non fosse stata intuitivamente acquisita dalla
finanza verso la stessa epoca. Per questo l’efficacia della manovra del
tasso dello sconto, in pratica, più che una nozione familiare alla
finanza diveniva un vero e proprio dogma economico, ma il suo preciso modus operandi non veniva chiaramente compreso e forma ancor oggi materia di discussione.
(Ringraziamenti ad Alessio B che ha fornito l'originale)