mercoledì 18 marzo 2020

Il virus euro

Il virus euro
(incurabile; anzi no “curabile”).

di Silvio Orlandi, 16 marzo 2020

La vicenda (tristissima e gravissima) del Covid 19 ha reso nudo il re. Anzi I RE. Euro, BCE, Europa, i tre re, sono nudi. Mai, come oggi, si è compreso che altrettanto mai è esistita l’Europa dei popoli, mentre è esistito soltanto un ristretto elitario comitato d’affari con due plenipotenziari (Germania e Francia) e molti sudditi.

La tematica sanitaria è affidata alla scienza (il “paesello” Italia, che tanto paesello non è perché florido di eccellenze, purtroppo tutte concentrate nella società civile, e troppo poche nella classe dirigente politica attualmente assente in quella governativa); ed i nostrani scienziati, medici, paramedici e volontari di ogni sorta (di assoluta eccellenza), cittadini compresi, mostrano una straordinaria capacità di reazione.

Ma tutti si domandano, stretti nella morsa della emergenza (da superare), cosà accadrà alla nostra intera economia, ai risparmi, ai beni nazionali e privati di ciascuno.

Imperversano ormai i numeri degli interventi di natura economica, con stanziamenti di somme a favore della collettività, per l’emergenza sanitaria in atto e per quella economica (anche essa in parte in atto), ma poi più ampia in seguito.

Ha colpito molti l’imponente stanziamento (550 miliardi di euro) fatto dalla Germania; ed anche le modalità di stanziamento, tramite la omologa della nostra Cassa Depositi e Prestiti.

È richiesto oggi un impegno collettivo, senza pregiudizi e preconcetti, serio, da parte di tutti, sul tema monetario (economisti, soprattutto quelli indipendenti – non mainstrem –, e giuristi, troppo lontani e troppo disinteressati allo studio “monetario”).

Soprattutto a questi ultimi, avvocati, commercialisti e giudici (e poi a tutti i cittadini italiani) rivolgo un caloroso appello, di intervento, studio analisi e contributo scientifico sul tema.

Indubbiamente una moneta che è denominata “euro”, concepita solo a debito presso una banca privata, è ormai defunta nel suo razionale giuridico.
Molti paesi, che rappresentano anche una ampia fetta della popolazione europea non hanno adottato la moneta unica.
Tralascio di indicare, per molti di essi, dati di economia crescente ed ampia soddisfazione interna.

Taluni paesi (Bulgaria; Croazia; Repubblica ceca; Ungheria; Polonia; Romania; Svezia) non hanno ancora adottato la moneta unica, ma aderiranno (forse??) all'area dell'euro una volta soddisfatte le condizioni necessarie. Si tratta per lo più di Stati membri che hanno aderito all'Unione nel 2004, nel 2007 e nel 2013, dopo l'introduzione dell'euro nel 2002.

Altri paesi membri si avvalgono di una clausola di non partecipazione.


Occasionalmente gli Stati membri possono negoziare una clausola di non partecipazione per una parte della legislazione o dei trattati dell'Unione europea e convenire di non partecipare a determinati settori. Per quanto riguarda la moneta unica, è il caso della Danimarca, che ha mantenuto la valuta nazionale dopo aver aderito all'UE.

La Repubblica Italiana (non risulta però alcun referendum popolare sulla adozione, che ha comportato cessione di sovranità monetaria in violazione dell’art. 11 Cost che permette, a condizioni di parità, solo una limitazione e mai la cessione di sovranità ) ha adottato la moneta unica.
Voglio qui ricordare che sul piano giuridico non esiste, nei trattati, e nel TFUE, alcuna norma che vieta la adozione di propria moneta ai paesi membri. Non annoio con citazioni normative, limitandomi ad indicarne la prova; la prova sono i paesi sopra indicati, che usano la propria moneta.

Dunque, sul piano giuridico, è inesatto confondere Unione Europea ed euro. Si può (e si poteva) essere membri dell’Unione Europea, senza adozione di moneta unica.
Infatti, i trattati mai “normano” la “unica moneta”, normando, viceversa, la “moneta unica”. Questione apparentemente sottile, ma invece, sul piano giuridico, fondamentale, per i paesi aderenti alla Unione Europea.
Una questione deve essere ricordata, poiché fondamentale rispetto alla analisi.

Il decreto “Salva Italia” del premier Monti dispose (impianto normativo poi dichiarato incostituzionale nel 2015) la “anticipata prescrizione della lira”. Negli altri paesi europei la vecchia moneta è sempre ancora convertibile.
Monti (è opinione dello scrivente) evidentemente intese chiudere subito la questione “lira”, per il timore (europeo) che gli italiani, che già stavano saggiando l’inaccettabile “euro”, utilizzassero di fatto le vecchie lire in circolazione, senza più convertirle, ma di fatto reimmettendole nella economia reale (per il bisogno di propria moneta che si stava già facendo sentire).

Oggi si legge in buona luce quel neghittoso intervento. Sarebbe curioso reperire i dati dell’ammontare di lire in circolazione in quel momento (gli italiani erano piuttosto riottosi a “disfarsi” delle loro lire). Pare che, ad oggi, esistano in circolazione ancora almeno 10 miliardi e nel 2012 circa 1,2 miliardi (in euro). Gli Italiani avevano iniziato a fiutare l’inganno.

Altra questione, in punto di diritto, è quella inerente, oggi, la reintroduzione della lira (vista la scelta ormai fatta dagli allora rappresentanti nazionali) pur permanendo l’Italia nell’Unione Europea. Si tratta di un tema da approfondire, da un punto di vista giuridico (e politico), ma probabilmente ozioso, atteso che il comune sentire identifica euro ed Europa in un sol uno; ed oggi riesce difficile pensare ad una Europa di popoli, per come è ormai costruita. Forse, previo azzeramento (o sospensione) dei patti di vincolo economico/finanziario (lasciando inalterati i patti di libera circolazione ecc...), e nascita di una costituente europea, con vera adesione consapevole alla Unione Europea (previa consultazione popolare dei popoli tutti e non di quattro banchieri ed affaristi insieme a politici di dubbia imparzialità).

Ma la tematica centrale, al momento, vista la urgenza, deve riguardare la analisi giuridica in tema monetario. Perché la Germania crea moneta in ingente quantità, tramite la propria CDP.

Esiste una limitazione giuridica a ciò nei trattati?
Evidentemente no.

Ed esiste, al di là di questo, una circuitazione monetaria parallela all’euro nella Unione Europea?
Esistono entrambe; esiste la moneta libera degli stati membri non aderenti all’euro (quelli sopra citati); ed esiste anche una moneta parallela, all’interno del sistema euro BCE, presente e creata in grande quantità.
Sarà chiaro a breve.

Intanto un quadro minimo, ma esaustivo, di riferimento normativo.

Oggi, in Italia, la creazione ed emissione di moneta a corso legale è delegata alla BCE (in forza del TFUE), unico soggetto abilitato. Così la norma.

Art 128 del Trattato sul funzionamento dell’Unione europea
(TFUE)


1. La Banca centrale europea ha il diritto esclusivo di
autorizzare l'emissione di banconote in euro all'interno
dell'Unione. La Banca centrale europea e le banche
centrali nazionali possono emettere banconote. Le
banconote emesse dalla Banca centrale europea e dalle
banche centrali nazionali costituiscono le uniche banconote
aventi corso legale nell'Unione.


2. Gli Stati membri possono coniare monete metalliche in
euro con l'approvazione della Banca centrale europea per
quanto riguarda il volume del conio. Il Consiglio, su
proposta della Commissione e previa consultazione del
Parlamento europeo e della Banca centrale europea, può
adottare misure per armonizzare le denominazioni e le
specificazioni tecniche di tutte le monete metalliche
destinate alla circolazione, nella misura necessaria per
agevolare la loro circolazione nell'Unione.


Vediamo poi le altre minime norme

Art. 13 del Trattato sull'Unione europea (TUE), par. 4 (vers.
vig. dal 1.12.2009) che “Le disposizioni relative alla Banca
centrale europea [...] figurano, insieme a disposizioni
dettagliate sulle altre istituzioni, nel trattato sul
funzionamento dell'Unione europea”.


L’art. 3 par. 1 lett. c) del TFUE dispone, in particolare, che
l’Unione ha competenza esclusiva, tra l’altro, in materia di
“politica monetaria per gli Stati membri la cui moneta è
l'euro”, e il capo II del Titolo VIII Politica Economica e
Monetaria (art. 127 e ss,) fissa appunto i principi ai quali si
deve ispirare la BCE e le istituzioni comunitarie
nell’esercizio di tale competenza esclusiva.

Ai sensi dell’art. 131 del TFUE, gli Stati membri devono
assicurare che la propria legislazione (compreso lo Statuto
della propria Banca centrale nazionale) sia compatibile con
i trattati, e con lo statuto della BCE, oltre che del Sistema
Europeo delle Banche Centrali («SEBC»), il cui obiettivo
principale è il mantenimento della stabilità dei prezzi (art.
127 TFUE).

Art 131 TFUE
Ciascuno Stato membro assicura che la propria legislazione
nazionale, incluso lo statuto della banca centrale nazionale,
sarà compatibile con i trattati e con lo statuto del SEBC e
della BCE.


La legislazione nazionale prevede, all’art 1277 cc., che le obbligazioni pecuniarie si adempiono solo con moneta a corso legale.

Art 1277 del codice civile.
1. I debiti pecuniari si estinguono con moneta avente corso
legale nello Stato al tempo del pagamento e per il suo valore
nominale.

2. Se la somma dovuta era determinata in una moneta che
non ha piu' corso legale al tempo del pagamento, questo
deve farsi in moneta legale ragguagliata per valore alla
prima.


Tralasciando per adesso la questione giuridica posta con forza dall’art 1277 cc, per questo contributo limitiamo la attenzione al solo tema della “creazione monetaria”.

Prima ricordo che, con risposta ad interrogazione parlamentare in commissione 5/11177 della Legislatura 17 seduta di annuncio 781 del 19.04.2017 fatta dall’Onorevole Villarosa, il Governo di allora, insieme a Bankitalia, ha risposto così.

L’Istituto ha, poi, risposto positivamente alla seconda domanda formulata dall’interrogante relativa alla creazione della moneta bancaria.

In particolare, è stato fatto presente che:
La moneta “bancaria” (o moneta privata) è creata (tutta)
dal sistema bancario sotto forma di diverse tipologie di
depositi. I predetti M1, M2 e M3 sono modi diversi di
aggregare i depositi;


Tutta la moneta bancaria è creata dal sistema bancario a
fronte di: (i) concessione di nuovi prestiti a famiglie e
imprese (ad esempio quando la Banca A concede un
prestito al proprio cliente X, nel bilancio della banca
aumentano sull’attivo i prestiti e sul passivo i depositi del
cliente X”.)


Dopo la pubblicazione del contributo di studio ed analisi giuridici sulla creazione monetaria privata da parte delle banche commerciali, la BCE, direttamente interrogata su quei contenuti con pregevole corrispondenza dall’economista Dott. Marco Saba di concerto con lo scrivente odierno, ha ufficialmente e direttamente risposto così.

Riguardo all’offerta di moneta, è importante definire che
cosa si intende per base monetaria e per aggregato
monetario ampio. La base monetaria è costituita dalla
somma delle seguenti poste dello stato patrimoniale
consolidato dell’Eurosistema: Banconote in circolazione
(voce 1 del passivo), Conti correnti (voce 2.1 del passivo) e
Depositi presso la banca centrale (voce 2.2 del passivo)4.
Le banche commerciali possono creare moneta (aggregato
monetario ampio), sotto forma di depositi bancari,
erogando nuovi prestiti. Ad esempio, nel concedere un
prestito finalizzato all’accensione di un mutuo ipotecario
per l’acquisto di un’abitazione, la banca accredita sul
conto del cliente un deposito di importo pari a quello del
mutuo. In quel momento, si crea nuova moneta (aggregato
monetario ampio), senza che si registrino cambiamenti
della base monetaria. [...]
La concessione di prestiti determina la formazione di nuove
attività, senza alcun effetto di reddito immediato. Gli
afflussi di cassa che ne derivano non rappresentano profitti.
I depositi detenuti dalla clientela presso le banche
commerciali costituiscono in ultima analisi un credito sulla
moneta emessa dalla banca centrale, nel senso che i
depositanti possono convertirli in banconote oppure
utilizzarli per pagamenti scritturali. Soltanto la moneta
emessa dalla banca centrale ha corso legale. [...]
Tali depositi sono soggetti al rischio di credito, al pari di
ogni altra forma di credito. [...]

La BCE e l’Eurosistema attualmente non hanno in
programma di emettere una moneta digitale di banca
centrale. Tuttavia, stiamo analizzando con attenzione le
potenziali conseguenze dell’emissione di una tale moneta in
aggiunta al contante. In relazione ad alcuni degli aspetti
riguardanti questo tema, La invitiamo a consultare la
recente lettera8 del Presidente Mario Draghi all’Onorevole
Jonás Fernández, membro del Parlamento europeo.
La BCE non vuole emettere moneta digitale (ricordiamolo
a chi invoca la antigiuridica abolizione del contante).


Dunque, gli impianti normativi esistenti non impediscono la creazione di una moneta parallela, da accettare by choice; si crea nuova moneta (aggregato monetario ampio), senza che si registrino cambiamenti della base monetaria, ci scrive la BCE. Moneta parallela che esiste già, “concessionata” da BCE, ed è la moneta privata bancaria, ma emessa solo da privati e con ricchezza solo a profitto di questi privati.

Nessuna norma impedisce che questa moneta parallela sia fatta da banche pubbliche e che la ricchezza da “creazione monetaria” torni e rimanga al soggetto creatore pubblico. La stessa moneta creata dal sistema privato creata invece da soggetto pubblico.

Allora, ecco uno stralcio del testo pubblicato. Ricordo che, secondo un dato pubblicato da ABI (curiosamente non ne ha poi pubblicati in seguito) a gennaio 2018, sull’anno precedente, il sistema bancario privato aveva creato 1770 miliardi di euro in moneta privata bancaria o aggregato monetario ampio come denominato da BCE.

Stralcio pubblicazione:

“Considerazioni riassuntive
Dunque, appare tristemente chiaro che la creazione di 

moneta privata costituisce per il creatore un puro profitto; 
se non contabilizzato, evidentemente e conseguentemente 
neppure assoggettato a regolare tassazione.
Nessuna veste legale può essere attribuita a questo 

signoraggio privato.

La moneta legale è solo quella della BCE; la moneta privata, 

creata dalle banche private sicuramente non è moneta legale; 
potrebbe però essere moneta illegale?
Oppure è solo moneta privata, esule ed estranea rispetto alla 

moneta legale, ma mero strumento di misura degli scambi, 
con un suo valore autonomo?

Da più parti si percepiscono spinte per la reintroduzione 

della moneta di Stato; o moneta parallela all’euro; o moneta 
positiva ecc.

Invero una moneta non euro, non legale, già circola; non ha 

base legale e non è quella legale. Ma viene usata per 
procurare profitto e signoraggio.

Ma se questa enorme ed infinita massa monetaria creata
con mere scritture contabili, che si scambia con il lavoro
della intera collettività, che drena le risorse tutte
dell'economia reale, e crea profitto solo per le banche
private, viceversa fosse creata dallo Stato per arricchire se
stesso e conseguentemente l'intera collettività?
Basta pensare che questi 1770 miliardi annui creati dalle
banche private (abbiamo visto nel paragrafo dell’approccio 

contabile che pare non vengano neppure contabilizzati 
in creazione) venissero, in ossequio alla
sovranità monetaria, creati dal popolo (cui appartiene la
sovranità), tramite meccanismi democratici (lo Stato), e
dunque dallo Stato, il lavoro della collettività creerebbe
ricchezza per lo Stato (di cui il sovrano, che coincide con il
popolo, potrebbe beneficiare – ed anche il cd disastrato
bilancio statale) a favore di tutti. Perché fare arricchire, ai
danni del popolo sovrano, pochi, pochissimi già ricchi?
Oppure, visti i 1770 miliardi creati per prestiti (vedi più
sopra) dalle banche private commerciali, perché non farli
creare, ad esempio, alla CDP (Cassa Depositi e Prestiti),
affinché distribuiti agli intermediari finanziari (banche ed
altri autorizzati) che, da veri intermediari, li prestino a
famiglie ed imprese. I mutui saranno veri mutui; la loro
restituzione sarà una vera restituzione; il profitto
apparterrà alla collettività e non a pochi privati.


Temi e questioni fin qui analizzati torneranno ben utili e
dovranno essere ricordati nel prosieguo di questo studio,
per le implicazioni che hanno nel contesto dei negozi
nominati “mutuo bancario” ed “apertura di credito”.”
La brava Nicoletta Forcheri, su Scenari Economici ed altre
sue pubblicazioni, ci ricorda che esiste, in Italia, il MCC,
che ben può, quale banca (ma pubblica) al pari delle
“sorelle” private, creare moneta (rectius: aggregato
monetario ampio) e prestarlo a chiunque (famiglie imprese
soggetti pubblici – ricordo che esistono mutui anche onerosi
contratti da enti pubblici).


Allora CORAGGIO ITALIA. Con coraggio crea senza timori la moneta che altri creano proprio senza timori. Se questo genuflesso Governo non si sente all’altezza di questo compito, chiami subito un governo di Salvezza Nazionale con forza monetaria, con la presenza dell’intero arco parlamentare.

Il virus euro è curabile, esiste già il farmaco. Non divulgato, ma esistente fin dalla nascita della BCE stessa, con la creazione monetaria parallela dal nulla da parte delle banche commerciali.

Poi ci potrà essere, per noi, la cura definitiva. O la intera riforma di Unione Europea ed euro per i popoli e dei popoli; o uscita senza dilazione. In ogni caso, un interpello della Nazione è imprescindibile.

Chi scrive crede (e credeva) nell’Europa dei popoli, delle famiglie, delle imprese, degli studenti, dei lavoratori. Ma questa Europa non c’è; non è mai nata. E dopo ormai quasi venti anni di virus euro, mai più nascerà.

Ed a nulla valgono oggi le “ritrattazioni” di BCE; le mellifluamente gelide parole della Presidente Von der Leyen, e quelle future che verranno da quei pulpiti e loro coesi sodali.

Si percepisce (quasi ad occhio nudo verrebbe da dire), la preoccupazione della uscita della POTENTE ITALIA dall’euro e dall’Unione Europea.

Credo che però si sia ormai avviato un irreversibile percorso di uscita.

Il virus euro ha provocato indignazione irreversibile. Così come le condotte dei partner europei. La irreversibilità della indignazione alberga negli animi e nei cuori di moltissimi connazionali e l’attuale ceto governativo è troppo lontano dal sentire comune più diffuso.

Sempre e comunque VIVA L’ITALIA.

Silvio Orlandi

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